martedì 12 novembre 2019

Lo zelo per le anime

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena.


O Gesù, che ti sei dato per la salvezza del mondo, accendi nel mio cuore un grande zelo per la salvezza delle anime. 


1 - A misura che l’amore di Dio prende possesso dei nostri cuori, vi fa nascere e vi alimenta un amore sempre più grande per il prossimo, amore che, essendo soprannaturale, mira soprattutto al bene soprannaturale dei nostri simili e diventa perciò zelo per la salvezza delle anime.

Se amiamo poco Dio, ameremo poco anche le anime e, viceversa, se il nostro zelo per le anime è debole, vuol dire che altrettanto debole è il nostro amore per Iddio. Infatti, come sarebbe possibile amare molto Dio, senza amare molto coloro che sono figli suoi, che sono oggetto del suo amore, delle sue cure, del suo zelo? Le anime sono, per così dire, il tesoro di Dio; Egli le ha create a sua immagine e somiglianza in un atto di amore, Egli le ha redente nel Sangue del suo Unigenito in un atto di amore più grande ancora. « Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figliolo unigenito, affinchè chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna » (Gv. 3, 16). Chi ha penetrato il mistero dell’amore di Dio per gli uomini, non può rimanere indifferente alla loro sorte: alla luce della fede ha compreso che tutta l’azione di Dio nel mondo mira al loro bene, alla loro felicità eterna, e vuole in qualche modo prendere parte a quest’azione, sicuro di non poter fare cosa maggiormente grata a Dio che prestare la sua umile collaborazione alla salvezza di coloro che gli sono tanto cari. Tale è stato Sempre il desiderio ardente dei santi; desiderio che li ha spinti a compiere eroismi di generosità pur di procurare il bene di un’anima sola. « Questa - scrive S. Teresa di Gesù - è l’inclinazione che il Signore mi ha data. Mi pare che Egli apprezzi di più un’anima sola che con le nostre industrie ed orazioni, per sua misericordia, noi gli guadagnamo, che non quanti servizi gli possiamo rendere » (Fd. 1, 7). 


È vero, il fine primario dell’azione di Dio è la sua gloria, ma questa gloria Egli, infinitamente buono, ama procurarsela particolarmente mediante la salvezza e la felicità delle sue creature, e di fatto nulla più dell’opera salvifica degli uomini esalta la sua bontà, il suo amore, la sua misericordia. Perciò, amare Dio e la sua gloria significa amare le anime, significa lavorare e sacrificarsi per la loro salvezza.

2 - Lo zelo per le anime nasce dalla carità, nasce dalla contemplazione di Cristo crocifisso: le sue piaghe, il suo sangue, i dolori strazianti della sua agonia ci dicono quanto valgono le anime al cospetto di Dio e quanto Dio le ama. Ma quest’amore non è corrisposto e sembra che gli uomini ingrati vogliano sempre più sfuggire alla sua azione. È il triste spettacolo di tutti i tempi che anche oggi si rinnova, quasi ad insultare Gesù e a rinnovare la sua Passione. « Tutto il mondo è in fiamme: gli empi, per così dire, anelano di condannare ancora Gesù Cristo, sollevano contro di lui un’infinità di calunnie e si adoperano in mille modi per distruggere la sua Chiesa ». Se Teresa di Gesù (Cam. 1, 5) poteva dire così del suo secolo tormentato dall’eresia protestante, tanto più possiamo dirlo noi del nostro, in cui la lotta contro Dio e contro la Chiesa è aumentata a dismisura e dilaga ormai in tutto il mondo. Beati noi se possiamo ripetere con la Santa: « La perdita di tante anime mi spezza il cuore. Vorrei che il numero dei reprobi non andasse aumentando... Mi pare che pur di salvare un’anima sola delle molte che si perdono, sacrificherei mille volte la vita » (ivi, 4 e 2). Ma non si tratta solo di formulare desideri: occorre fare, occorre agire e patire per la salvezza dei fratelli.

S. Giovanni Crisostomo afferma che « nulla è più freddo di un cristiano che non si cura della salvezza altrui ». Questa freddezza è conseguenza di una carità molto languida; accendiamo, ravviviamo la carità, e sì accenderà in noi lo zelo per la salvezza delle anime. Allora il nostro apostolato non sarà più soltanto un dovere imposto dall’esterno, cui dobbiamo necessariamente attendere per obbligo del nostro stato, ma sarà un’esigenza dell’amore, una fiamma che divampa spontaneamente per il calore interno della carità.

Darsi alla vita interiore non significa chiudersi in una torre d’avorio per godere indisturbati le consolazioni di Dio disinteressandosi del bene altrui, ma significa concentrare tutte le proprie forze nella ricerca di Dio, nel lavorare per la propria santificazione, onde diventare accetti a Dio ed acquistare così una potenza di azione e d’intercessione, mediante la quale ottenere la salvezza di molte anime. 



[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

giovedì 7 novembre 2019

Sentire con Cristo

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 - 1953).


O Gesù, fa’ che io possa nutrire per le anime sentimenti simili a quelli del tuo Cuore divino. 

1 - Un’efficace collaborazione esige sempre una certa affinità d’intenti e di metodi fra il promotore dell’opera e i suoi collaboratori, anzi questa affinità deve essere tanto più profonda quanto più l’opera da compiersi non è materiale, ma spirituale. Dovendo collaborare con Dio per il bene delle anime, l’apostolo deve vivere in intima affinità spirituale con lui, sì da entrare il più possibile nelle sue vedute e nei suoi disegni per la salvezza del mondo. Solo penetrando a fondo il mistero dell’amore di Dio per gli uomini, l’apostolo potrà cooperare all'effusione attuale dell’amore e della grazia. Mediante le virtù teologali egli deve tenersi in contatto intimo con Dio e cercare di cogliere il movimento profondo del suo amore. La fede c’insegna che Dio ha chiamato all’esistenza gli uomini, spinto dalla sua bontà infinita che ha voluto effondersi al di fuori di sè, onde partecipare ad altri qualche cosa del suo bene, della sua felicità, della sua stessa vita. Ecco la grazia, creazione del suo umore, che rende gli uomini consorti della sua natura. E quando gli uomini, col peccato, si sono distaccati da lui rendendosi immeritevoli del suo dono, Egli non ha rinunciato il suo piano d’amore e, per poter ridare ad essi ciò che colpevolmente avevano perduto, ha sacrificato il suo Unigenito «che per noi uomini e per la nostra salute discese dal cielo» (Credo). 

L’apostolo deve comprendere a fondo che l’azione di Dio per gli uomini è tutta azione di amore: è l’azione del Padre che va in cerca del figliol prodigo, del pastore che va in cerca della pecorella smarrita; è l’azione di Dio che vuol offrire agli uomini la sua amicizia per renderli felici, per poterli accogliere nella sua casa, per poterli ammettere alla sua intimità, per renderli beati della sua beatitudine eterna. L’apostolo deve cercare di mettere il proprio cuore a contatto col cuore di Dio per riempirlo del suo amore, per condividere la sua carità verso gli uomini. L’apostolo deve, per così dire, sentire con Dio, sentire con Cristo, ossia nutrire profondi sentimenti di amore per i suoi fratelli, pallido riflesso dell’amore di Dio per gli uomini. 

2 - Non solo nella preghiera, ma nell’esercizio stesso del suo apostolato, l’apostolo deve cercare di mantenersi a contatto con Dio e col mistero del suo amore per gli uomini, cui deve umilmente collaborare. Cercherà questo contatto attraverso un intenso esercizio della fede che gli farà sempre più comprendere il mistero della Redenzione, che gli farà riconoscere l’attuazione di questo mistero nelle varie circostanze della vita, nello svolgersi degli avvenimenti, che lo aiuterà ad inserire la sua umile azione nella grande azione divina. In tal modo, anche quando userà mezzi umani, anche quando si occuperà di questioni materiali, si manterrà in un’atmosfera soprannaturale: non perderà mai di vista il fine ultimo della sua attività, ma sarà sempre desta in lui la consapevolezza di collaborare con Cristo alla salvezza delle anime. 

Alla fede l’apostolo deve unire un’ardente carità, perchè il contatto con Dio e l’affinità col suo amore si realizzano appunto per via d’amore. La carità, per la forza d’intuizione che le è propria, permetterà all’apostolo di penetrare più a fondo il mistero della Redenzione, di gustare la dolce realtà dell’Amore infinito che in esso si manifesta e lo spingerà a vivere in intima comunione con questo Amore, di cui deve essere il collaboratore e lo strumento. Allora il suo esempio, le sue parole renderanno testimonianza di verità non solo credute in teoria, ma vissute in pratica, ma assaporate, sperimentate nel contatto intimo con Dio. Allora l’apostolo potrà affermare con S. Giovanni: « Noi abbiamo conosciuto e creduto alla carità che Dio ha per noi » (1Gv. 4, 16) [...]. 

Mediante la fede e l’amore l’apostolo giungerà ad un'affinità spirituale sempre più grande col mistero della Redenzione e con Gesù che ne è il grande Attore, potrà fare suoi i sentimenti di Gesù, secondo la parola di S. Paolo: « abbiate in voi quel sentire che era anche in Gesù Cristo » (Fil. 2, 5). Questo « sentire con Cristo », che significa amare e volere all’unisono col Cuore divino, che significa condividere il suo amore immenso per Dio e per le anime, è il segreto di ogni apostolato.


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].