venerdì 30 aprile 2021

Amare immensamente Dio

Riporto la lettera di una giovanissima ragazza alla quale ho risposto volentieri.


Caro fratello in Cristo,
                                   ti ringrazio ancora per la pazienza e la cura con cui ti interessi a me! Grazie per le tue parole! In realtà ho già fatto esperienza vocazionale in un convento per dieci giorni ed è stato meraviglioso! Non so se sono chiamata alla vita attiva o contemplativa, io voglio amare Gesù, lo voglio amare immensamente donandomi tutta a Lui, per questo già mi considero la sua fidanzata [...] credo anche nella forza dei consacrati, forza che bisogna portare al mondo che si sta perdendo... per questo penso di poter unire la vita contemplativa a quella attiva. […] Ti ringrazio per i consigli sui libri da leggere, Filotea lo sto già leggendo, la “Storia di un'anima” l'ho già letto... devo interessarmi agli altri libri. Per quanto riguarda il mio direttore spirituale è convinto che ho la vocazione e lui mi conosce bene, è da 9 anni che ci conosciamo. Comunque puoi darmi gli indirizzi dei monasteri di clausura, non si sa mai! Grazie ancora. Dio ti benedica,

(lettera firmata)


Carissima in Cristo,
                               nessuno conosce la tua anima meglio del tuo direttore spirituale che ti dirige fin da quando eri bambina. Quindi se lui ha visto in te la vocazione alla vita religiosa c'è da credergli. Devi reputarti fortunata per essere stata prescelta da Gesù buono a divenire un giorno sua vera sposa. Ti rendi conto? Non la sposa di un uomo della terra che può tradirti, ma sposa dell'Amore, sposa dell'eterno e sommo Bene. Che altro volere dalla vita?

Nel mondo ci sono tante preoccupazioni e distrazioni che allontanano il cuore e la mente dalle cose celesti. Invece quando sarai suora potrai dedicarti ad amare con tutto il cuore il tuo Sposo senza preoccuparti dei soldi, della carriera, del successo, delle mode, dei figli, delle gelosie del consorte e di altri pensieri che attanagliano le persone che vivono nel mondo.

È molto importante scegliere l'ordine giusto in cui poter tendere alla santificazione. Il pericolo principale è di entrare in un ordine rilassato e secolarizzato, ma c'è anche il rischio di entrare in un ordine che pur osservando fedelmente la propria Regola, tuttavia si è indebolito nell'osservare la virtù della carità.

Spero tanto che durante l'estate tu possa fare un'esperienza vocazionale in qualche convento fervoroso e osservante in cui regna la carità verso Dio e il prossimo.

Ti saluto cordialmente in Gesù e Maria e rimango a tua disposizione per qualsiasi altra informazione.

Cordialiter

P. S. in privato ti ho inviato gli indirizzi di alcuni buoni monasteri di clausura della tua regione.




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giovedì 29 aprile 2021

Amare la virtù della purezza

Tempo fa una lettrice mi ha scritto pensieri molto belli sulla purezza, e gentilmente ha concesso di farmeli pubblicare sul blog. Credo infatti che possano essere di edificazione anche per altre persone.

Gentile D., ho chiesto oggi al nostro buon Gesù di darti qualcosa di bello dalle ricchezze del suo Cuore e sono certa che lo farà, Lui che è tanto generoso e amorevole. Mi piace pensare a Lui e chiamarlo l'Amante appassionato delle anime come si è descritto Egli stesso nelle rivelazioni a Suor Consolata Ferrero, se non mi sbaglio. Quel Gesù che nel mondo di oggi è tanto povero, poiché molti Lo rifiutano, non comprendono affatto i desideri del suo Cuore, non lo vogliono comprendere. Allora cerchiamo di farlo noi e consoliamoLo con la nostra purezza di corpo e di cuore. Sai, io apprezzo tanto la purezza, la verginità, non per esserne orgogliosa, ma l'amo per Gesù solo, perché così possiamo essere simili a Lui, e anche a Maria, agli Angeli e a molti santi. Ciò è talmente bello e fa sì che io mi possa sentire libera e sopra quel mondo che non capisce la verginità e vorrebbe negarla perfino a Gesù scrivendo e proclamando brutte cose come quelle con santa Maddalena. Beh, il mondo ha il suo linguaggio, noi il nostro. [...].

Sappi che fra una settimana faccio un ritiro spirituale [...].

Stammi bene D.

(lettera firmata)

Carissima in Cristo, è edificante sapere che al giorno d'oggi una ragazza nubile della secolarizzata Europa desidera la castità per amor di Gesù buono. Che posso dirti? Ti ringrazio per la tua coraggiosa testimonianza che pubblico volentieri affinché sia di incoraggiamento per altri giovani non sposati. I mondani considerano le persone caste come pazze, ma noi cattolici dobbiamo ragionare come il Vangelo di Gesù Cristo, il quale esalta coloro che volontariamente rinunciano ai piaceri carnali per ottenere un premio maggiore dopo la morte, quando l'anima in grazia di Dio si staccherà dal corpo e si unirà eternamente con la Santissima Trinità nella Patria del Cielo.

Durante il tuo ritiro spirituale pregherò tanto, nella speranza che al ritorno tu possa darmi una “bella notizia”. Sei assolutamente libera di eleggere lo stato di vita che preferisci, ma io leggendo le tue lettere ormai ho pochi dubbi su quel che Gesù vuole da te. Una volta che avrai compreso la divina volontà, eseguila con prontezza, come i soldati eseguono gli ordini dei superiori. Avanti, march! Puoi star sicura che non te ne pentirai!

Cordialiter

[Aggiornamento: la ragazza che mi scrisse questa lettera di elogio della castità, alcuni mesi dopo è entrata in un monastero di clausura molto fervoroso. Me lo aspettavo che avrebbe abbracciato la vita religiosa].




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mercoledì 28 aprile 2021

Una ragazza uscita dal convento

Vari lettori e lettrici del blog, prima di abbandonare il mondo ed entrare in convento o in monastero, hanno voluto scrivermi per salutarmi e darmi l'addio. Dopo un po' di tempo, una di queste gentilissime lettrici mi ha riscritto per dirmi di essere tornata nel mondo, perché non si sentiva sicura di avere la vocazione religiosa e anche perché ha compreso che la vita consacrata richiede dei sacrifici...


Cara sorella in Cristo,
                                      hai fatto bene a scrivermi, spero di poterti incoraggiare. Certe persone dopo essere uscite dal convento si sono lasciate andare a una vita rilassata e mondana. Sono felicissimo di sapere che invece tu ami ancora la vita devota e non hai rinunciato all'idea di abbracciare la vita religiosa.

Il diavolo odia ciascuno di noi, vorrebbe vederci tutti all'inferno. Quando si accorge che qualcuno vuole consacrarsi a Dio, fa di tutto per fagli perdere la vocazione, perché sa benissimo che entrando in un convento fervoroso e osservante, molto probabilmente si salverà l'anima, e con le preghiere, i sacrifici e l'apostolato salverà le anime di tante altre persone. Quindi satana cerca di seminare dubbi e incertezze per spingere i giovani a rinunciare alla vita religiosa. Santa Teresa del Bambino Gesù nella sua autobiografia racconta che il giorno prima di fare la professione religiosa ebbe un dubbio lacerante, temeva che la sua vocazione non fosse vera, e questo dubbio la fece soffrire assai, ma saggiamente pensò di confidare il suo tormento alla maestra delle novizie, la quale l'aiutò a comprendere che si trattava solo di una tentazione diabolica, e così si rasserenò completamente. Se Santa Teresina fosse uscita dal monastero, sarebbe stato un disastro sia per lei che per tante altre anime che non si sarebbero convertite e salvate senza le sue preghiere e penitenze. Inoltre oggi non avremmo quel capolavoro spirituale intitolato “Storia di un'anima”, la cui lettura ha convertito tante persone e ha suscitato numerose vocazioni religiose. Io non so come sono andate le cose nel tuo caso, però spero che quello che hai detto a me, tu l'abbia confidato alla maestra delle novizie, può darsi che anche tu hai avuto la stessa tentazione che ebbe Santa Teresina.

Adesso che fare? Ti confesso che non sono entusiasta dell'idea di iscriverti alla facoltà di scienze religiose. Ciò ritarderebbe la tua entrata in convento di almeno tre o quattro anni, ma nel frattempo il demonio le escogiterà tutte pur di farti rinunciare definitivamente alla vita consacrata. E se dopo la laurea non avrai ancora perso la vocazione, il diavolo ti suggerirà di rimanere ancora un po' di tempo nel mondo e intanto di trovarti un lavoro. Ma dopo che l'avrai trovato, sarà difficile per te lasciare la carriera ed entrare in convento. Molti preferiscono perdere la vocazione (col rischio di perdere l'anima) anziché lasciare la carriera lavorativa. E poi sono preoccupato del fatto che in giro ci sono troppi "teologi" modernisti che diffondono gravi errori dottrinali. Altri teologi, pur non essendo palesemente eretici, tuttavia diffondono dottrine che creano confusione e distruggono la visione soprannaturale della vita. Invece i tuoi due ordini religiosi preferiti sono entrambi di buona dottrina.

Se vuoi puoi fare una nuova esperienza vocazionale di una settimana tra le suore di [...], per vedere se ti piace il loro carisma. Queste religiose sono di stretta osservanza e fanno molte penitenze e sacrifici. Lo so che i sacrifici ti spaventano, ma se hai la vocazione devi sopportarli per far piacere a Gesù, il quale, pur essendo Dio, ha voluto morire in croce per espiare i tuoi peccati e redimere la tua anima. È vero che l'abbracciare la vita religiosa richiede dei sacrifici per amore del Signore, però bisogna dire che Gesù buono sa ricompensare in maniera generosa le sue spose fervorose e fedeli, alle quali fa sentire la pace del cuore che è un dono più prezioso di tutte le ricchezze della terra.

Mi hai detto che stai cercando un direttore spirituale. Sì, sarebbe davvero utile, ma purtroppo è difficile trovare in giro una buona guida spirituale. Vedo che manca la preparazione ascetica per questo impegnativo compito. Se un sacerdote vive in maniera rilassata ed imperfetta, e magari non ha mai letto un libro di ascetica, come potrà dirigere un'anima sulla via della perfezione cristiana? Certi preti preferiscono leggere libri di psicologia anziché quelli di ascetica, ma si tratta di due materie molto diverse. Se un prete è un buon psicologo ma ignora l'ascetica, non sarà mai una buona guida spirituale. Invece nei tuoi due ordini preferiti so che hanno dei buoni cappellani tra i quali potresti trovare una valida guida.

Tu avevi già fatto un'esperienza vocazionale, quindi sapevi bene che la vita religiosa richiede dei sacrifici. Chissà, forse sulla tua uscita dal convento è pesato anche un po' il distacco dai tuoi familiari. Comunque, penso che questa storia ti abbia aiutato a maturare e a fare esperienze utili. Coraggio, non ti demoralizzare, continua a sperare in Gesù e Maria, non te ne pentirai. Ah, quante signore sposate che leggono il blog vorrebbero essere nei tuoi panni! Se fossero ancora nubili, subito spiccherebbero il volo per qualche convento o monastero fervoroso e osservante. Tu sei giovane, sei ancora in tempo per eleggere qualsiasi stato di vita. Spero tanto che Gesù buono ti prenda tutta per Sé, facendoti abbracciare la vita consacrata. Ma sia fatta la Sua volontà!

Approfitto dell'occasione per porgerti cordiali saluti in Gesù e Maria,

Cordialiter




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martedì 27 aprile 2021

Attratto dalla vita missionaria


Un ragazzo mi ha detto che è indeciso se intraprendere la carriera d'insegnate, oppure donarsi a Dio abbracciando la vita religiosa e missionaria.

Caro Cordialiter, 
                           mi chiamo [...], abito in provincia di [...], ho 30 anni e scrivo per la prima volta dopo aver scoperto il tuo blog diversi mesi fa. Ho esordito con la parola "caro" non per formalità stilistica, ma perchè leggere i vari post e le tue risposte mi dà grande conforto. Vi trovo spesso espressi i miei pensieri e sentimenti più intimi! E questo non può che farmi sentire vicino a te...grazie per il prezioso aiuto che attraverso la rete giunge a tante persone, un vero esempio di carità cristiana! 

Per spiegare la mia situazione posso dire, brevemente, di essere tornato a Cristo circa un anno fa, dopo un lungo periodo in cui l'orizzonte terreno aveva oscurato il mio desiderio di Infinito. Solo l'intervento della Santissima Madre di Dio e Madre nostra poteva riportarmi sui giusti binari: la Sua amorevole guida e la preghiera del S. Rosario non hanno vincitori! Ora, ti scrivo in cerca di qualche consiglio perchè ho molta confusione in testa...o, meglio, una certezza, che è il desiderio di crescere nella fede e di compiere la volontà di Dio nella mia vita, ma tanta incertezza su come capire il Suo progetto per me e attuarlo in concreto. Come già dicevo mi ritrovo perfettamente leggendo il blog: denaro, potere e le vanità terrene non mi attirano più. Non sento tuttavia, o non credo di essere chiamato alla vita contemplativa in  monastero, pur sentendone il fascino. Non sento, altresì, di essere chiamato a formare una famiglia (condivido quanto letto tempo fa sul blog, che le donne più felici sono le Spose di Cristo); ma allora che fare? Dove mi vuole il Signore? In che campo mi chiama ad agire? Quale può essere il mio posto nella Chiesa? Quali sono i miei talenti e come metterli a servizio degli altri? Attualmente non lavoro e ho smesso circa 3 anni fa di frequentare l'Università; la prospettiva di diventare ingegnere e di lavorare in qualche industria avente come scopo il profitto non è nelle mie corde. Cosa mi attrae allora? Cosa mi rende contento? Direi che seguo la mia coscienza e mi sento felice quando faccio qualcosa per gli altri, quando mi avvicino alle loro difficoltà; a volte penso che qua sto perdendo il mio tempo mentre nel mondo la gente muore di fame...dovrei partire, ad esempio, come volontario in una Missione? Ma con quali competenze? Non si può improvvisare; non sono medico o infermiere, non sono un Sacerdote, non sono un operatore sociale, ecc...come potrei servire bene il prossimo e dare lode a Dio in questo modo? Quante domande, quanti dubbi... 

Nel mio percorso di ritorno alla fede, alimentato dalla preghiera e dalla lettura della Parola, posso dire di aver alzato gli occhi al Cielo in tutti i sensi; e proprio contemplando il cielo stellato e la natura che ci circonda, ha fatto capolino, tra i tanti pensieri, un'idea che mi sta travolgendo sempre più: la Scienza. San Paolo nella lettera ai Romani ci ricorda che Dio parla attraverso le cose che ha creato. Basta poco infatti, per accorgersi che la natura (dall'infinitamente piccolo delle particelle sub-atomiche all'infinitamente grande delle strutture dello spazio cosmico) mostra tutto il suo fascino lasciandoci intuire il fascino di Chi è alla sua  origine. Studiare e contemplare la bellezza, l'eleganza, la logica e la razionalità dell'Universo mi riempie di gioia. Che bello constatare che la legge dell'amore mostrataci da Gesù (fino al dono supremo della vita) è la vera legge universale! Vale per le stelle come il nostro Sole, che si consuma bruciando tutto il combustibile al suo interno ma donandoci così la vita; e vale anche per le più piccole particelle, dalla "vita" brevissima, ma che "morendo" generano altre particelle  più piccole con maggior energia. Che la ricerca scientifica, quella pura, senza secondi fini, quella  che cerca la Verità, la mia via di ringraziamento a Dio? O tutti questi sono solo bei pensieri e miei desideri, che però non sono la volontà di Dio per me? Oppure...che sia avvicinare gli altri a Dio attraverso la scienza il campo in cui sono chiamato ad agire? Ma come, magari insegnando? Su questo ultimo punto, entrando più nel concreto, posso dire che la Laurea in Ingegneria (qualora finissi) non è utile per poter insegnare ad esempio matematica o fisica (pur avendone  studiata un bel po'!). Allora? Dovrei ripartire daccapo a 30 anni con un corso universitario  che mi permetta poi di insegnare, nonostante le prospettive più cupe per questa professione? Oppure è meglio lasciar perdere? Io cerco risposte nella preghiera, ma ancora non sento di essere  chiamato fortemente in una particolare direzione. Certi giorni mi vedo ad insegnare matematica, spiegando che è il linguaggio per capire la bellezza dell'Universo creato da Dio; altre volte pregando e riflettendo sui problemi e sulle atroci ingiustizie nel mondo, quasi mi vergogno di starmene a pensare alla matematica; a volte, poi, trovo un tale conforto nella preghiera e nella Santa Eucaristia da non voler fare altro che contemplare e adorare Dio tutto il tempo, come una  candela vicino al Tabernacolo... Insomma, vorrei ringraziare e stare con Dio ogni momento, ma non so in che modo farlo...e a 30 anni questa indecisione non può essere protratta oltre, procura già abbastanza sofferenza in me e in chi mi è vicino! Grazie per avermi "ascoltato" e sopportato leggendo questa lunga mail; prego per te e per le Spose di Cristo, anime elette, veri pilastri che con preghiera e sacrificio  sostengono il mondo!


Carissimo in Cristo,
                                   sono contento che ti piace leggere spesso il mio blog sulla vocazione religiosa. Viviamo in un periodo drammatico, la società si è scristianizzata ed è sprofondata nel neopaganesimo. La storia ci insegna che Dio nei momenti di maggiore crisi dell'umanità, ha suscitato dei religiosi ricchi di virtù, fervore e zelo per la salvezza delle anime, i quali hanno lottato eroicamente per contrastare il degrado morale e ricristianizzare la società corrotta. Penso ad esempio a San Benedetto, San Bernardo di Chiaravalle, San Domenico, San Francesco, Sant'Ignazio di Loyola, Santa Teresa d'Avila, Sant'Alfonso Maria de Liguori, la Beata Maria Deluil-Martiny, San Massimiliano Maria Kolbe e tanti altri santi. Sono convinto che anche oggi per convertire e salvare le anime sia necessario rilanciare la vita religiosa, ed è questo uno dei principali scopi del blog.

Per quanto riguarda la tua situazione, penso che tu stia facendo bene a cercare di capire qual è la volontà di Dio su di te. L'elezione dello stato di vita è una scelta di fondamentale importanza. A tal proposito potresti partecipare agli esercizi spirituali di Sant'Ignazio, oppure potresti fare un'esperienza vocazionale in qualche istituto religioso che potrebbe interessarti. Visto che ti piace la vita missionaria ti consiglio di contattare l'Istituto del Verbo Incarnato. Questi sacerdoti, oltre ad avere una buona formazione spirituale e dottrinale (seguono il tomismo), sono anche molto zelanti, caritatevoli e fervorosi. Per saperne di più su di loro, puoi leggere questo mio vecchio post:  http://vocazione-religiosa.blogspot.it/2011/05/istituto-del-verbo-incarnato.html

Inoltre ti consiglio di chiedere preghiere alle suore di clausura, le quali saranno felici di innalzare suppliche a Dio affinché ti illumini nelle scelte da compiere.

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Cordibus Jesu et Mariae,

Cordialiter




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lunedì 26 aprile 2021

Paura della vocazione?

Ripubblico la lettera di una giovane lettrice del blog interessata alla vita religiosa "contemplativa-attiva".


Caro fratello in Cristo,
                                   mi chiamo [...] e ho 17 anni. Vorrei un tuo consiglio riguardo alla mia situazione. Non nego che ho stima per il matrimonio cristiano, ma al solo pensare alla parola "vocazione" mi si illuminano gli occhi, tuttavia non so se è solo una mia invenzione. Inoltre sono anche spaventata dal grande passo che dovrò fare, più che spaventata confusa. Le domande che mi riempiono la mente: dove andrò? Sarò capace di lasciare i miei cari? Di andare verso l'ignoto? Insomma lasciare tutte le mie sicurezze e i miei legami affettivi per farne di nuovi anche se so che quando Gesù chiama pretende tutto dall'anima chiamata. Per fortuna ad alternarsi a queste paure c'è dentro me una fiamma viva un desiderio ardente di fare la Sua volontà, di portarlo al mondo, di farLo conoscere a chi non lo conosce, di donarGli il mio corpo per operare in me per gli altri. Voglio essere suo strumento e sua consacrata anche perché c'è un mondo in perenne bisogno di Amore! Bisogna che si incendi di Spirito Santo! Bisogna che ci siano atti concreti di Amore per aiutare sia spiritualmente che materialmente...ma dove andare? La mia vita deve essere attiva e contemplativa alla maniera di San Filippo Neri che operava e pregava mettendo tanta gioia e con la forza dello Spirito Santo sotto lo sguardo materno di Maria. Gesù mi chiama? Lo scoprirò solo vivendo. Grazie del tempo impiegato per me... ah cosa ne pensi delle suore del Sacro Cuore e delle Francescane? ....un abbraccio in Dio.


Cara sorella in Cristo,
                                  per è una grande gioia ricevere lettere di persone come te che stanno riflettendo sulla propria vocazione. Anche se sei ancora minorenne, fai benissimo a domandarti qual è il progetto di Gesù buono su di te, infatti è ottima cosa cominciare fin dalla giovinezza a riflettere sul senso della vita, onde evitare di commettere errori che potrebbero compromettere il futuro, come purtroppo hanno fatto certe ragazze che si sono legate sentimentalmente a certi mascalzoni che le hanno solamente sfruttate, per poi gettarle vie come strofinacci usurati.

I mondani tramite la televisione, la radio e i giornali vogliono farci credere che lo scopo della vita è di divertirci il più possibile e di abbandonarci in maniera sfrenata ai piaceri materiali. Questo è un inganno! Noi siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio su questa terra per poi godere eternamente della sua beatifica visione dopo la morte, se avremo lasciato la terra in stato di grazia. La vita su questa terra è solo una prova, cioè dobbiamo provare a Dio che lo amiamo davvero con tutto il cuore e sopra ogni cosa. In che modo? Osservando fedelmente ciò che ci ha insegnato Gesù nel Vangelo.

Io non so quale sia il progetto di Dio su di te, ma spero tanto che tu sia stata prescelta tra tante altre ragazze a divenire casta sposa di Gesù, abbracciando lo stato di vita religioso. Che fare in concreto? Sarebbe buona cosa parlarne con un ottimo direttore spirituale, ma è difficilissimo trovarne uno adatto a tale scopo. Non parlare di vocazione con amici e parenti; in questo campo c'è bisogno di massima riservatezza. Un'altra cosa che ti consiglio vivamente è di trascorrere alcuni giorni in qualche convento di suore fervorose e osservanti, come le “Serve del Signore e della Vergine di Matará”. È facile rimanere contagiati dall'entusiasmo apostolico di queste suore che ripartiscono la giornata tra preghiera e apostolato. Sono quasi tutte giovani e hanno numerose vocazioni. Se vuoi fare delle domande generali sulla vocazione o vuoi saperne di più sulla loro congregazione, ti consiglio di contattare suor Maria Stella, che pur essendo ancora giovane ha ormai molti anni di esperienza di vita religiosa, ed è incaricata di aiutare le ragazze che tramite internet chiedono informazioni sulla vita religiosa. Puoi scriverle all'indirizzo: vocazione@servidoras.org

Le suore del Sacro Cuore non le conosco, invece tra gli ordini “francescani” conosco le Francescane dell'Immacolata, le quali sono molto fervorose e attraggono anch'esse molte vocazioni.

Sei studentessa? Se mi dici la regione in cui abiti forse sono in grado di segnalarti un buon direttore spirituale a cui rivolgerti, oppure indirizzi di ottimi monasteri di varie congregazioni in cui fare esperienze vocazionali. Da oggi pregherò tanto il Signore affinché voglia prenderti tutta per Sé tra le “Serve del Signore e della Vergine di Matará” o in qualche altro ordine religioso di stretta osservanza.

Ti incoraggio ad andare avanti nel percorso di discernimento vocazionale, affinché tu adempia alla volontà di Dio, qualunque essa sia. Ma se il Signore ti chiama alla sua sequela, esulta di gioia per la grazia immensa che ti ha donato! Non ho mai conosciuto nel mondo delle ragazze più felici di quelle che hanno lasciato tutto per divenire caste spose del Re dei re.

Affidati alla Beata e Gloriosa Vergine Maria, e chiedile di aiutarti ad eleggere lo stato di vita che il Signore ha desiderato per te sin dall'eternità. Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali saluti in Cristo Re e Maria Regina di tutte le Vittorie.

Cordialiter

P. S. Continua a seguire il mio blog vocazionale, pubblico ogni giorno un post per tenere acceso il pensiero della vocazione religiosa nelle persone che come te stanno riflettendo sullo stato di vita da eleggere.




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domenica 25 aprile 2021

Consolare Gesù

Ripubblico una bella lettera di una studentessa liceale innamorata di Gesù buono.

Caro D.,
              scusa se non ti ho più scritto (ho avuto dei problemi con il pc), mi ha fatto molto piacere però ricevere la tua lettera: è bello avere amici che non ti dimenticano! Comunque continuo a leggere il blog quando riesco e prego per voi. Adesso sto bene, come ti scrivevo i mesi scorsi sono stati un po' difficili, ma ora è diverso, infatti anche se le difficoltà non mancano so che non sono sola. Ti confesso che ultimamente il desiderio di donarmi al Signore si è fatto davvero grande e non vedo l'ora di entrare in un buon convento, se questa è la Sua volontà. A volte la gioia è così tanta che sono tentata di dire tutto ai miei genitori, ma penso che sia troppo presto; tuttavia tra non molto dovranno saperlo perché già adesso si parla di cosa fare dopo la scuola e non potrò continuare a rimandare quando dovremo prendere decisioni definitive. […] Mi ha colpita moltissimo la testimonianza che mi hai spedito e se non è un problema mi piacerebbe leggere anche l'altra. Il blog mi sta aiutando davvero tanto e vorrei essere più vicina ai lettori, specialmente a quelli che stanno soffrendo, ma posso solo incoraggiarli pregando per loro. Mi piace rileggere spesso la testimonianza che ti aveva scritto una ragazza francese... vorrei essere anch'io così innamorata di Gesù e poterlo consolare come lei...

Grazie infinite per la tua disponibilità!
Un abbraccio in Gesù e Maria,

(lettera firmata)


Carissima sorella in Cristo,
                                               mi ha fatto molto piacere ricevere la tua lettera, mi avevi fatto preoccupare! :-) Non ricevendo più tue notizie avevo temuto che ti fossi scoraggiata e avessi abbandonato il desiderio di donare a Dio il resto della tua vita. Sarebbe stato un grosso dispiacere per me! Adesso sono felicissimo di sapere che stai bene e ardi dal desiderio di diventare sposa di Gesù Cristo.

Hai ragione, quella testimonianza che mi scrisse una ragazza francese è splendida. La riporto a beneficio delle altre lettrici che desiderano donare a Gesù buono il resto della propria vita: "Il mio più grande desiderio è quello di consolare Gesù, curare le sue piaghe, adorarlo, asciugare le sue lacrime, passare la mia vita con Lui, dargli tutto, non tenere niente per me, e sacrificare tutto per amor suo, vivere di Lui, per Lui, in Lui; amarlo fino a fondermi completamente in Lui, contemplarlo, supplicarlo di salvare i peccatori, di accordare la sua misericordia, di dar loro la fede. Voglio consolare Gesù per tutti gli oltraggi fatti al suo Sacro Cuore e al Cuore Immacolato di sua Madre. Se potessi, mi piacerebbe fargli dimenticare tutte le sue sofferenze, asciugare le lacrime che ha versato per noi."

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali saluti in Cordibus Jesu et Mariae,

Cordialiter




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sabato 24 aprile 2021

Il sacerdote deve essere santo

Di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932).


In virtù della sua missione, il sacerdote deve glorificar Dio in nome di tutte le creature e più specialmente del popolo cristiano. È dunque veramente, in virtù del sacerdozio quale fu istituito da Nostro Signore, il religioso di Dio "pro hominibus constituitur in iis quæ sunt ad Deum, ut offerat dona et sacrificia". Questo dovere egli adempie principalmente col santo sacrifizio della messa e con la recita del Divino Officio; ma tutte le sue azioni, anche le più comuni, possono contribuirvi, come già abbiamo detto, se sono fatte per piacere a Dio. Or questa missione non può essere adempita che da un prete santo o almeno disposto a diventarlo.

A) Quale santità si richiede pel Santo Sacrificio? i sacerdoti dell'Antica Legge che volevano accostarsi a Dio, dovevano essere santi (si tratta principalmente di santità legale) sotto pena di venir puniti: "Sacerdotes, qui accedunt ad Dominum, sanctificentur, ne percutiat eos". Santi dovevano essere per poter offrire l'incenso e i pani destinati all'altare: "Incensum enim Domini et panes Dei sui offerunt, et ideo sancti erunt".

Or quanto più santi, di interna santità, non devono essere coloro che offrono non più ombre e figure ma il sacrificio per eccellenza, la vittima infinitamente santa? Tutto è santo in questo divino sacrifizio: santi la vittima e il sacerdote principale, che altri non è che Gesù, il quale, come dice S. Paolo, "è santo, innocente, immacolato, segregato dai peccatori, elevato al di sopra dei cieli: Talis decebat ut nobis esset pontifex, sanctus, innocens, impollutus, segregatus a peccatoribus et excelsior cælis factus"; santa la Chiesa, in cui nome il sacerdote offre la santa mess, santificata da Cristo, a prezzo del suo sangue "seipsum tradidit pro eâ ut illam sanctificaret... ut sit sancta et immaculata"; santo il fine, che è di glorificare Dio e di produrre nelle anime frutti di santità; sante le preghiere e le cerimonie, che richiamano il sacrifizio del Calvario e gli effetti di santità da lui meritati; santa specialmente la comunione, che ci unisce alla fonte di ogni santità. -- Non è dunque necessario che il sacerdote, il quale, come rappresentante di Gesù Cristo e della Chiesa, offre questo augusto sacrifizio, sia egli pure rivestito di santità? Come potrebbe rappresentar degnamente Gesù Cristo, così da essere alter Christus, se mediocre ne fosse la vita e senza aspirazioni alla perfezione? Come potrebbe essere ministro della Chiesa immacolata, se l'anima sua, attaccata al peccato veniale, non si desse pensiero di spirituale progresso? Come potrebbe glorificar Dio, se il suo cuore fosse vuoto d'amore e di sacrificio? Come potrebbe santificar le anime, se non avesse egli stesso sincero desiderio di santificarsi?

Come oserebbe salire il santo altare e recitare le preghiere della messa, che spirano i più puri sentimenti di penitenza, di fede, di religione, di amore, d'abnegazione, se l'anima sua ne fosse aliena? Come potrebbe offrirsi con la vittima divina "in spiritu humilitatis, et in animo contrito suscipiamur a te, Domine", se questi sentimenti fossero in contraddizione con la sua vita? Con che coraggio chiedere di partecipare alla divinità di Gesù "ejus divinitatis esse consortes", se la nostra vita è tutta umana? Come ripetere quella protesta d'innocenza: "Ego autem in innocentia mea ingressus sum", se non si fa sforzo alcuno per scuotere la polvere di mille peccati veniali deliberati? Con che animo recitare il Sanctus, in cui si proclama la santità di Dio, e consacrare identificandosi con Gesù, autore d'ogni santità, se non c'è studio di santificarsi con lui e per lui? Come recitare il Pater senza rammentare che dobbiamo essere perfetti come il Padre celeste? E l'Agnus Dei, senza avere un cuore contrito ed umiliato? E le belle preghiere preparatorie alla comunione: "Fac me tuis semper inhærere mandatis et a te numquam separari permittas", se il cuore è lontano da Dio, lontano da Gesù? E come sumere ogni giorno il Dio di ogni santità, senza il desiderio sincero di partecipare a questa santità, di avvicinarvisi almeno ogni giorni con progressivo sforzo? Non sarebbe questa un'aperta contraddizione, una mancanza di lealtà, una provocazione, un abuso della grazia, un'infedeltà alla propria vocazione?



[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]




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venerdì 23 aprile 2021

Pensare alla vocazione religiosa

Ripubblico una bella lettera vocazionale che tempo fa mi ha scritto una lettrice del blog.

Gentilissimo Cordialiter, è davvero poco che seguo il tuo blog, e per fortuna l’ho trovato! Ti scrivo perché vorrei “approfittare” della tua disponibilità per raccontarti la mia piccola storia, e anche per ricevere consigli, o qualche dritta, visto che al momento mi trovo un po’ spaesata. Ho sempre frequentato la messa, iper-impegnata in parrocchia come organista, con le mie migliaia di difetti e imperfezioni, ma soprattutto coi peccati che regolarmente commettevo e di cui puntualmente mi pentivo, salvo poi continuare a commetterli. Non ho mai pensato a consacrarmi interamente al Signore, anzi, il pensiero era ben lungi da me, volevo sposarmi, avere figli, un bel lavoro, fare carriera… avere fama, essere conosciuta, benvoluta e apprezzata da tutti. Ho 25 anni, sono laureata in psicologia e a luglio mi diplomo in pianoforte; inoltre ho un’amica d’infanzia con cui stavo progettando di trasferirmi in Toscana (io sono della provincia di...) e di trovare lavoro, iniziando così “la bella vita” lontano dai nostri genitori (che io e questa mia amica vedevamo come un impedimento alla nostra voglia di libertà). [...] Ho sempre pregato Santa Faustina Kowalska, conoscendola attraverso un librettino di una trentina di pagine, ma non mi sono mai spinta a comprare il suo Diario perché (mi dicevo) mi avrebbe spronata ad irrobustire la mia fede ancora immatura (era una cosa che percepivo dai pochissimi scritti di lei che ci sono in questo libretto), e io non volevo… Era così bella la vita rilassata e godereccia! A quante privazioni mi sarei dovuta sottomettere? A quante cose avrei dovuto rinunciare? Ad ottobre 2010 mi decisi però, e acquistai il Diario… Grazie al Diario mi sono progressivamente allontanata dal peccato e la mia vita ha piano piano assunto un senso nuovo, una luce diversa. Mi sono resa conto di tante cose, è come se Santa Faustina, con il suo modo semplice e umile di dire le cose, mi abbia spalancato gli occhi su una vita intera (la mia) vissuta ben lontana da Dio, e io che con la mia presunzione credevo di salvarmi, ero (e sono) in verità la più misera peccatrice! In fondo, cosa mi distingue da un bestemmiatore? Niente, lui offende Dio pubblicamente, io nel mio intimo… il risultato però è lo stesso. Ma soprattutto: ho capito che non basta andare in chiesa per essere perfetti cristiani...

A dicembre, pochi giorni prima del Natale, mi sono liberata di molte cose con una bella Confessione (che non facevo da tanto), e ho ricevuto l’Eucarestia per la prima volta con il cuore veramente grato per il tanto amore di Gesù, per aver perdonato ancora una volta i miei peccati. Da allora è stato un vortice crescente: dopo il Diario ho letto con un certo tedio altri libri (io amo leggere!) che mi erano stati consigliati, ma che non erano riferiti a Gesù, per cui cercai di terminarli quanto prima e passare a un’altra perla che avevo sul comodino in attesa di esser letta: “Storia di un’anima”, della piccola Teresa di Lisieux… Un altro libro che ha fatto un bene immenso alla mia anima, ma quest’ultima unitamente al mio cuore desiderava di più, così ho iniziato una lettura del Nuovo Testamento (in base a un ordine che mi è stato consigliato dal mio sacerdote per rendermi la lettura un po’ più fruibile). Caro Cordialiter, non ci crederai, ma quel che prima mi sembrava “oscuro” o “difficile” è diventato per me leggibilissimo e chiaro come il sole!! Piano piano, nel giro di questi pochi mesi, tutte le cose di questo mondo hanno assunto per me un valore differente; ho iniziato a pesare il tutto con la bilancia che adopererebbe Dio. Quanto è importante uscire truccata, coi capelli in perfetto ordine, e piena di gingilli? Quanto conta l’aspetto esteriore rispetto a quello che ho nel mio cuore? … Ho iniziato a dare un valore diverso anche alla mia laurea. […] ho iniziato a riconsiderare tutta la mia esistenza alla luce di Dio, e ho constatato che io in 25 anni ho fatto veramente poco! [...] Tre settimane orsono ero assorta nei miei pensieri quando ho avuto una specie di folgorazione: e se Dio stesse chiedendo qualcosa di più alla mia vita? Da allora ho iniziato a pensare a una possibile consacrazione. Il tempo trascorso è davvero poco, e in effetti io sono ancora in cerca di qualcuno che mi aiuti a capire se la mia è una semplice fantasia oppure è effettivamente la Volontà del Signore. Ho iniziato la lettura dell’Imitazione di Cristo di cui spesso parlava la cara Santa Teresina, ed è edificante al massimo grado. Se Dio volesse una mia consacrazione io risponderei semplicemente “Eccomi”, perché ho compreso in questi mesi che le opere compiute sulla terra, quelle che non hanno come scopo la maggior Gloria di Dio, valgono a ben poco. E’ strano: quando penso di essere risolutiva in questa mia scelta, mi prende uno strano torpore, avrei tanto bisogno di un padre spirituale a cui confidare quello che sento. Ho raccontato i miei pensieri al mio sacerdote e lui mi ha esortata a continuare a pregare, che poi la volontà di Dio si sarebbe manifestata in un modo o in un altro.

Cosa mi consigli caro Cordialiter? Di cercarmi un padre ora? Di attendere qualche mese nel frattempo continuando a pregare? Di provare direttamente con un’esperienza? Ho confidato questa cosa anche a mia madre, la quale devo dire che mi ha dato il suo appoggio morale e materiale, qualora io decidessi di consacrarmi. L’ho confidato ad alcune amiche e a un paio di zie… Ma mi rendo conto che forse se avessi taciuto, conservando (come fece la Madonna) nel mio cuore queste cose, e meditandole in silenzio, sarebbe stato meglio, ma ormai è fatta. Per ora sono in una situazione di stallo. Mi sento come potrebbe sentirsi una persona che si trova da sola in una distesa sconfinata, senza un punto di riferimento; ho notato che il diavolo mi tenta molto, specialmente di notte; i suoi assalti si fanno tenaci specialmente quando desidero essere risolutiva, mi prende un torpore terribile. Mi affido interamente a Dio e alla Madonna. Se dovessi consacrarmi, mi piacerebbe optare per un ordine rigido e per una vita contemplativa, magari anche di studio delle Sacre Scritture o di lavoro. Ho paura altrimenti che il mio carattere estroverso, portato ad inorgoglirsi e facile al riso (e forse alla buffonaggine) potrebbe nuocermi e alimentare il mio amor proprio, oltre che distrarmi, invece di mortificarmi. Però non lo so, farò la volontà di Dio, qualunque essa sia. Intanto ti saluto, scusami se mi sono dilungata!

Un abbraccio fraterno,

(lettera firmata)




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giovedì 22 aprile 2021

Una ragazza felice di essere vergine

Viviamo in una società fondata sul vizio della lussuria. L'immoralità dilaga in televisione (consiglio di accendere la TV il meno possibile), sulla stampa, per strada, nelle scuole, spesso persino nelle chiese, dove purtroppo molte persone entrano vestite in maniera spudorata. Ma non tutti si sono lasciati corrompere dalla lussuriosa mentalità mondana. Infatti tra i lettori e le lettrici dei miei blog ci sono tanti giovani che mi hanno confidato di amare la purezza. Ecco l'edificante e-mail che mi ha scritto una ragazza lombarda.


Caro D., 
                perdona il mio ritardo nella risposta [...]. 

Forse non mi crederai, ma è da un po' di tempo che desideravo scriverti per condividere con te un mio pensiero... un pensiero che, purtroppo, non posso condividere con tutti perché temo che non sarebbe ben compreso.

Come sai, non sento di avere una vocazione alla vita religiosa. Nonostante questo, non ti ho mai nascosto che nutrivo e nutro tuttora amore per la purezza e per la verginità, desiderando però allo stesso tempo l'amore. Ho sempre sentito come la sensazione di essere continuamente alla ricerca di questo amore e non ti nego che credevo di poterlo trovare in un ragazzo. Ma ogni ragazzo che vedevo non corrispondeva mai a quell'idea che avevo nella mia mente, né mi è successo di vederne uno così, nel quale vedessi quell'amore puro che cercavo. Non so se lo troverò mai, non me la sento di escludere niente perché è difficile fare previsioni, però per ora mi sento di dire che quell'amore l'ho trovato solo in Gesù. Chi altri potrebbe mai amarmi come mi ama lui? In quale altro amore potrei trovare più purezza? Non so se sto usando le parole giuste per esprimermi, eppure nella mia mente è tutto molto chiaro. Desidero amare Gesù e desidero piacere a lui. Ciò non toglie che magari in futuro potrei trovare qualcuno che abbia i miei stessi sentimenti per Gesù con cui formare una famiglia. Però, se questo un tempo è stato uno dei miei desideri, ora è diverso... ho visto molte famiglie sfaldarsi, coppie divorziare o non rispettarsi e tutto, ne sono convinta, perché non ponevano le loro fondamenta in Dio. 

Certo ora Gesù non mi sta chiedendo di prendere alcuna decisione: adesso sto bene così, con Lui e non ho altro desiderio se non quello di avvicinarmi ogni giorno sempre di più. E se anche non mi mettesse mai davanti alla possibilità di sposarmi sarei felice, perché ti confesso che l'idea di trascorrere la vita in castità non mi sconforta, anzi, la percepisco come una grazia, un dono prezioso, qualcosa che farei con naturalezza proprio come lo sto facendo ora e come ho sempre fatto, contrariamente, con mio rammarico, a molti della mia età.

Sai, ripensando a quando desideravo farmi suora, mi sto rendendo conto che i miei sentimenti per Dio allora non erano come quelli di adesso. Non che non fossero sinceri, tutt'altro, solo che adesso li sento più maturi.

In tutto quello che ti ho scritto non sono completamente sicura di aver detto tutto quello che sentivo. Ma capisci, è difficile spiegare questo genere di cose. La mia famiglia ad ogni modo rispetta i miei pensieri, anche se di queste cose in realtà ho parlato un po' solo a mia sorella, con cui riesco a confidarmi sempre e apertamente, anche se non le ho mai detto tutto. 

Scusa se mi sono presa la libertà di confidarti queste cose, ma ti ringrazio per l'attenzione che presterai alle mie parole.

Ti saluto con fraterno affetto in Gesù e Maria,

(lettera firmata)



Cara sorella in Cristo,
                                   leggo sempre con interesse le tue e-mail.

Ho apprezzato molto ciò che mi hai confidato circa la virtù della purezza. Se tu avessi detto le stesse cose a una persona mondana avresti rischiato di venire derisa ed etichettata come una ragazza dalla mentalità medievale.

Qui non si tratta di essere moderni o medievali, si tratta di essere cristiani oppure no. Dio vuole che tutte le persone non sposate vivano in totale castità. Quindi, tutte le donne nubili devono rimanere vergini, se desiderano osservare la Legge Eterna di Dio, la quale vieta i rapporti prematrimoniali (ovviamente lo stesso discorso vale anche per gli uomini celibi). Purtroppo, viviamo in una società secolarizzata e immersa nel fango dei vizi, e ormai i discorsi sulla purezza vengono compresi solo da poche persone.

Tu continua a vivere nella purezza, anche se i mondani dovessero deriderti per il tuo stile di vita quasi “monastico”. L'importante è piacere a Dio, non ai mondani.
 Nell'istante in cui morirai verrai giudicata da Gesù Cristo, non da qualche uomo del mondo.

Visto che non ti senti chiamata alla vita religiosa, sappi che non sei costretta a sposarti. Lo Spirito Santo per mezzo di San Paolo consiglia di rimanere vergini (è solo un consiglio, non un obbligo, infatti chi invece desidera sposarsi non trasgredisce alcun precetto). Inoltre afferma che mentre le donne sposate pensano a piacere ai propri mariti, invece le donne vergini pensano a piacere a Dio.

Se resterai nubile ti sarà più facile vivere pensando maggiormente alle cose spirituali, mettendo in secondo piano le cose materiali (soldi, lavoro, casa, salute, eccetera). Invece i mondani fanno l'esatto contrario: mettono al primo posto le cose materiali, mentre trascurano le cose davvero importanti per l'anima.

Se un giorno deciderai di sposarti, dovrai trovarti un marito che sia cattolico al 100%, non uno di quelli che fa dei compromessi al ribasso con la mentalità del mondo, altrimenti ti farà tribolare assai, come è accaduto a tante altre donne cristiane che purtroppo hanno commesso l'errore di sposare degli uomini che vivono come se Dio non ci fosse.

Sia se resterai nubile sia se ti sposerai con un uomo davvero cristiano, la mia speranza è che tu possa sempre vivere unita a Gesù, amandolo con tutto il tuo cuore, con tutte le tue forze, e sopra ogni altra cosa. Sei stata creata per conoscere, amare e servire il Signore, e il tuo cuore può trovare la vera pace solo riposando in Lui.

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti nei Cuori di Gesù e Maria.

Cordialiter




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mercoledì 21 aprile 2021

L’anima dell’apostolato

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).


Fammi comprendere, o Signore, che solo l'unione con te, che solo l’amore può fecondare ogni apostolato. 

1 - Non si può essere collaboratori di Dio, docili strumenti nelle sue mani, non si può sentire con Cristo e associarsi al suo amore ed alla sua opera per la salvezza delle anime, senza una vita di affettuosa intimità con Dio e con Gesù benedetto, ossia, senza una intensa vita interiore. 

Mediante la preghiera e la lotta contro il peccato, mediante la rinuncia di sè e l’esercizio delle virtù, la vita interiore spoglia progressivamente l’anima di tutto ciò che è difettoso, favorendo così in lei lo sviluppo della grazia e dell’amore, il che è quanto dire che la riveste di vita divina, giacchè grazia e amore sono una partecipazione della vita stessa di Dio. Ne consegue che quanto più un’anima coltiverà la vita interiore, tanto più si avvicinerà a Dio e, diventata simile a lui per grazia ed amore, potrà vivere nella sua intimità, potrà godere della sua amicizia, penetrare i suoi misteri ed associarsi ad essi. Chi, dunque, sarà atto a comprendere il grande mistero della Redenzione e a portarvi il suo contributo più di colui che, per mezzo di una fervorosa vita interiore, vive in intima amicizia con Dio? 

Ai fini dell’apostolato non può essere sufficiente quel primo grado di amicizia divina che risulta dall’assenza del peccato grave, ma occorre un’amicizia più profonda che crei uniformità di vedute, di volontà, di desideri, di affetti, in modo che l’apostolo possa agire secondo il cuore di Dio, mosso non da impulsi personali, ma dall’impulso della grazia, dal volere divino, dalle ispirazioni dello Spirito Santo. È significativo il fatto che Gesù, prima di lanciare gli Apostoli alla conquista del mondo, ha voluto farli vivere per tre anni nella sua intimità, trattandoli da veri amici: « Io non vi chiamo più servi... vi ho chiamati amici » (Gv. 15, 15). Amici non solo perchè ha partecipato ad essi i tesori della sua vita divina, ma anche perchè li ha voluti collaboratori e, in un certo senso, continuatori della sua missione di Redentore. 

L’apostolo non può essere tale se non è amico di Dio; Dio Stesso l’invita a questa amicizia, ma è necessario che egli vi corrisponda con una seria vita interiore che renda i suoi rapporti con Dio sempre più intimi e più ricchi di amore. 

2 - Solo dall’amicizia con Dio, solo dalla carità che ci unisce a lui, scaturisce quella forza soprannaturale che rende efficace qualsiasi forma di apostolato. Quanto più un’anima è unita a Dio, tanto più partecipa della potenza di Dio stesso e quindi le sue preghiere, i suoi sacrifici e le sue opere intraprese per la salvezza delle anime sono efficaci, raggiungono il loro intento. 

Ma, dove attingerà l’apostolo questo amore che, unendolo a Dio, lo rende tanto potente? Senza dubbio da Dio stesso. « L’amore divino si è riversato nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci fu dato » (Rom. 5, 5). In un primo momento, il momento della giustificazione, Dio infonde in noi la carità senza la nostra collaborazione, ma Egli non ci conserva questo dono, e tanto meno l’accresce, se non ci manteniamo uniti a lui mediante gli esercizi della vita interiore. La lotta contro le passioni, la pratica delle virtù, la frequenza dei sacramenti, la preghiera, il raccoglimento, la presenza di Dio hanno appunto lo scopo di favorire l’unione col Signore e l’aumento della carità. La vita interiore è la fucina segreta in cui l’anima a contatto con Dio s’infiamma del suo amore e, proprio perchè infiammata e forgiata dall’amore, diventa docile strumento, di cui Dio può valersi per diffondere l’amore in altri cuori. È quindi molto opportuno richiamarsi spesso al grande principio: la vita interiore è l’anima dell’apostolato. Una vita interiore profonda sarà generatrice di intenso amore, di intima unione con Dio, e perciò da essa sgorgherà un apostolato fecondo, vera collaborazione dell’opera salvifica di Cristo; invece una vita interiore mediocre non potrà produrre che un amore e un’unione con Dio molto deboli e fiacchi, e di conseguenza l’apostolato che ne deriverà non potrà avere un efficace influsso sulle anime. 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].




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martedì 20 aprile 2021

Colpita dalla gioia di una novizia

Ripubblico una specie di intervista che mi rilasciò un'ex monaca di clausura.

Quando e come hai cominciato a sentire la vocazione religiosa?

La vocazione è nata nel periodo dell'adolescenza quando, frequentando il Liceo Artistico, sono andata in gita scolastica ad Assisi; era l’anno 1988 e in quel periodo stavamo studiando gli affreschi di Giotto, Cimabue, Lorenzetti... La mia insegnate di storia dell'arte conosceva una monaca clarissa in quella meravigliosa cittadina ed invitò ad incontrarla gli studenti che lo desideravano. Io non frequentavo più la Chiesa dai tempi del catechismo, però accettai la proposta. Eravamo una trentina di giovani curiosi che non avevano mai visto una monaca di clausura. C’è stato questo incontro nel parlatorio, abbiamo visto una giovane novizia che ci ha raccontato un po' la sua vita, quello che faceva, perché era lì… Io, sinceramente, non ricordo nulla di quello che ha detto, però la cosa che mi è rimasta impressa è stata la sua GIOIA; il vederla così felice, così luminosa, così piena di pace mi ha sconvolta perché, pur credendo di essere felice, quel giorno mi resi conto che non lo ero. Da quell'incontro è iniziato un cammino che è durato quattro anni. Tornata a casa constatai che pensavo sempre più spesso all’incontro che avevo fatto: avevo nostalgia di quella gioia che avevo incontrato e volevo essere felice anch'io. Il mio ragionamento era semplice: “Vorrei essere felice come quella sorella, ma per essere felice come lei devo essere come lei, quindi devo essere clarissa anch’io”. Ed è così che dopo due anni sono ritornata. Ho incontrato la Madre e le ho detto: “Madre, vorrei venire qui perché vorrei essere come Gesù, vorrei essere felice”. Così è cominciato il cammino.

Per i mondani è assurdo rinchiudersi in un monastero di clausura. A te invece che cos’è che ti affascinava tanto della vita claustrale?

All’inizio del mio cammino monastico la scelta è stata spontanea: ero entrata in clausura perché avevo trovato Dio attraverso quella comunità, e quindi tutto era meraviglioso. Poi c’è stato un momento nel mio cammino nel quale mi sono posta le stesse domande: “Ma cosa ci faccio qua dentro? Perché sto chiusa qui? Potrei andare con le suore di Madre Teresa, fare del bene, aiutare i poveri…”. E allora c’è stata una parola del Vangelo di Marco, al capitolo 14, che mi ha colpita molto: “I poveri li avrete sempre con voi, ma non sempre avrete Me.” E mi sono detta: Ma a Gesù chi ci pensa? E poi noi cosa ci crediamo di essere? Dio non ha bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno di Lui. E mi sono detta anche che la prima che ha bisogno, la prima povera SONO IO, e che ho tutto da ricevere da Dio, e che se io sono piena di Dio anche il mondo ne guadagnerà. E se è vera quella parola di Gesù: “Qualunque cosa avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a Me”, allora è vero anche il contrario: “Qualunque cosa avete fatto a Me, l’avete fatto a loro.”

Se tu avessi una figlia maggiorenne attratta dalla vita monastica, saresti felice se diventasse sposa di Gesù Cristo?

Lo sarei senz’altro, a patto che vivesse questa vocazione nella verità. Nella verità personale prima di tutto e in secondo luogo nella verità comunitaria. In questa, come in tutte le vocazioni (compresa quella matrimoniale) bisogna vagliare attentamente le motivazioni che ci spingono ad abbracciare uno stato di vita e far sì che queste motivazioni rimangano pure. Non si entra in clausura perché non si trova lavoro o il fidanzato oppure perché si ha una bassa stima di sé e ci si vuol nascondere dal mondo intero… Al contrario, i monaci sono gli esseri più esposti del mondo tant’è che Gesù stesso li paragona alla luce. Se poi si sceglie di vivere la vocazione monastica all’interno di una comunità, è importante che questa sia una VERA scuola di spiritualità e di vita.

Ci sono alcune lettrici del blog che sono incerte sullo stato di vita da eleggere. Che consigli vorresti dare a tal proposito?

La prima cosa che mi viene da dire è che non siamo noi ad “eleggere” uno stato di vita ma è Gesù che elegge noi. È una chiamata. La mia esperienza mi dice poi che la cosa fondamentale in questo momento così delicato è saper ASCOLTARE: bisogna chiudere gli occhi ed entrare nel più profondo di se stessi per capire e discernere le proprie emozioni. So che spesso sono contrastanti ma sappiate che solo la scelta giusta dà una PACE profonda e durevole nel tempo, nonostante le varie lotte e difficoltà da affrontare. Lo ribadisco: l’ago della bussola è e sarà sempre la PACE interiore. Ai più giovani – ma è buona cosa per tutti – consiglio anche di confrontarsi con una guida spirituale saggia e illuminata: è uno dei doni più preziosi che Dio possa farci!




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lunedì 19 aprile 2021

La conformità alla volontà di Dio

Dagli scritti di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932).


La conoscenza di Dio non unisce soltanto la nostra intelligenza al pensiero divino ma tende all'amore, perchè tutto è amabile in Dio; la conoscenza di noi stessi, mostrandoci il bisogno che abbiamo di Dio, ce lo fa ardentemente sospirare e ci getta tra le divine sue braccia. Ma la conformità alla divina volontà ci unisce ancor più direttamente e più intimamente a Colui che è la fonte di ogni perfezione; assoggetta infatti e unisce a Dio la volontà, che, essendo la regina delle facoltà, tutte le mette al servizio del Sommo Padrone. Si può quindi dire che il grado di perfezione dipende dal grado di conformità alla divina volontà. A farlo meglio intendere, esporremo: 1° la natura di questa conformità; 2° l'efficacia santificatrice.

I. Natura della confirmità alla volontà di Dio.

Sotto il nome di conformità alla divina volontà intendiamo l'intiera e affettuosa sottomissione della nostra volontà a quella di Dio, sia alla volontà significata, sia alla volontà di beneplacito.

Infatti la volontà di Dio ci si presenta sotto doppio aspetto. a) È la regola morale delle nostre azioni, significandoci chiaramente, per mezzo dei precetti o dei consigli, quello che dobbiamo fare. b) Tutto sapientemente governa, dirigendo gli avvenimenti per farli convergere alla gloria sua e alla salute degli uomini; ci viene quindi manifestata dai provvidenziali avvenimenti che accadono in noi e fuori di noi.

La prima si chiama volontà significata, perchè chiaramente ci significa ciò che dobbiamo fare. La seconda si chiama volontà di beneplacito, perchè i provvidenziali avvenimenti ci dicono quale sia il beneplacito di Dio.

[...]

LA VOLONTÀ SIGNIFICATA DI DIO.

La conformità alla volontà significata di Dio consiste nel volere tutto ciò che Dio ci significa essere di sua intenzione. Ora, dice S. Francesco di Sales, "la dottrina cristiana ci propone chiaramente le verità che Dio vuole che crediamo, i beni che vuole che speriamo, le pene che vuole che temiamo, ciò che vuole che amiamo, i comandamenti che vuole che osserviamo, i consigli che desidera che seguiamo. Tutto ciò si chiama volontà significata di Dio, perchè Dio ci significò e manifestò che vuole e intende che tutto questo sia creduto, sperato, temuto, amato e praticato".

La volontà significata comprende dunque, secondo lo stesso Dottore, quattro cose: i comandamenti di Dio e della Chiesa, i consigli, le ispirazioni della grazia, e, per le comunità, le Costituzioni e le Regole.

a) Dio essendo nostro Supremo Padrone, ha diritto di comandarci; ed essendo infinitamente sapiente e buono, nulla ci comanda che non sia insieme utile alla gloria sua e alla felicità nostra; dobbiamo quindi, con tutta semplicità e docilità, sottometterci alle sue leggi, legge naturale o legge divina positiva, legge ecclesiastica o giusta legge civile, perchè, come dice S. Paolo, ogni legittima autorità viene da Dio, e l'obbedire ai Superiori che comandano nei limiti dell'autorità loro conferita, è un obbedire a Dio, come il resistere ad essi, è un resistere a Dio stesso: "Omnis anima potestatibus sublimioribus subdita sit: non est enim potestas nisi a Deo; quæ autem sunt, a Deo ordinatæ sunt. Itaque qui resistit potestati, Dei ordinationi resistit; qui autem resistunt, ipsi sibi damnationem acquirunt". Non esaminiamo qui in quali casi la disobbedienza alle varie leggi è grave o leggiera, avendolo già fatto nella nostra Teologia morale. Ci basti il dire, rispetto alla perfezione, che quanto più fedelmente e cristianamente osserviamo le leggi tanto più ci avviciniamo a Dio, perchè la legge è l'espressione della sua volontà. Aggiungiamo pure che i doveri del proprio stato rientrano nei comandamenti, essendo come una specie di precetti particolari che obbligano i cristiani in virtù della vocazione speciale e degli uffici che Dio loro assegna.

Non possiamo quindi santificarci senza osservare i comandamenti e i doveri del proprio stato; trascurarli sotto pretesto di fare opere di supererogazione è illusione pericolosa e vera aberrazione, perchè è chiaro che il precetto va innanzi al consiglio.

b) L'osservanza dei consigli non è per sè necessaria alla salute e non cade sotto un diretto ed esplicito precetto. Abbiamo però detto, parlando dell'obbligo della perfezione (n. 353), che, per conservare lo stato di grazia, è necessario fare talora opere di supererogazione e quindi praticare alcuni consigli: è un obbligo indiretto fondato sul principio che chi vuole il fine vuole anche i mezzi.

Ma, ove si tratti di perfezione, abbiamo provato, n. 338, che non si può sinceramente ed efficacemente tendervi senza la pratica di alcuni consigli, di quelli che convengono alla propria condizione. Così una maritata non può praticare i consigli che si opponessero all'adempimento dei suoi doveri verso il marito o i figli; un sacerdote obbligato al ministero non può vivere da certosino. Ma, quando si mira alla perfezione, bisogna bene risolversi a fare di più di quanto è strettamente comandato: quanto più generosamente uno si da alla pratica dei consigli compatibili coi doveri del proprio stato, tanto più s'avvicina a Nostro Signore e alla divina perfezione, perchè questi consigli sono espressione dei suoi desiderii rispetto a noi.

c) Convien dire lo stesso delle ispirazioni della grazia, quando sono espresse chiaramente e accertate dal direttore; può dirsi allora che siano come consigli particolari diretti a questa o a quell'anima.

Si devono per altro premurosamente sottoporre, nel loro complesso, al giudizio del direttore, perchè altrimenti si correrebbe pericolo di cadere nell'illusione. Così certe anime ardenti e appassionate, dotate di viva immaginazione, si persuadono facilmente che Dio parli loro, mentre sono le passioni che suggeriscono questa o quella pratica molto pericolosa. Certe anime meticolose o scrupolose prenderebbero per divine ispirazioni ciò che sarebbe soltanto espressione di esaltata fantasia o suggestione diabolica fatta per ingenerare scoraggiamento. Cassiano ne cita parecchi esempi nelle sue Conferenze sulla discrezione; e i direttori sperimentati sanno che la fantasia o il demonio suggeriscono talvolta pratiche moralmente impossibili, contrarie ai doveri del proprio stato, colorandole come ispirazioni divine. Queste suggestioni cagionano turbamento; se si seguono, si diventa ridicoli, si perde o si fa perdere un tempo prezioso; se vi si resiste, uno si crede ribelle a Dio, si disanima e finisce col cadere nel rilassamento. Bisogna quindi farne una qualche verificazione e la regola che si può dare è questa: se si tratta di cose ordinarie, che le anime fervorose della propria condizione sogliono generalmente fare e che non turbano l'anima, si facciano pure generosamente, riserbandosi di parlarne poi al proprio direttore; se si tratta invece di cose anche minimamente straordinarie, che le anime buone generalmente non fanno, bisogna astenersene, finchè non si sia consultato il direttore, e intanto starsene quieti adempiendo generosamente i doveri del proprio stato.

Fatta questa restrizione, è chiaro che chi tende alla perfezione deve prestare attento orecchio alla voce dello Spirito Santo che interiormente gli parla "Audiam quid loquatur in me Dominus Deus"; e prontamente, generosamente eseguire quanto chiede: "Ecce venio ut faciam, Deus, voluntatem tuam". È questo infatti un corrispondere alla grazia, la quale docile e costante corrispondenza è appunto quella che ci rende perfetti [...]. Il carattere distintivo delle anime perfette sta appunto nell'ascoltare e mettere in pratica queste divine ispirazioni [...].

d) Quanto alle persone che vivono in comunità, sono tanto più perfette, a parità di cose, quanto più generosamente obbediscono alle regole e costituzioni: queste infatti sono mezzi di perfezione approvati in modo esplicito o implicito dalla Chiesa e che uno si obbliga ad osservare entrando in comunità. Come abbiamo spiegato al n. 375, il mancare per fragilità a qualche regola particolare, in sè non è certamente peccato; ma, oltre che spesso in queste volontarie negligenze ci s'insinua un motivo più o meno peccaminoso, è certo che, non osservandole, sia pure per fragilità, uno si priva di preziose occasioni di farsi dei meriti. Resta pur sempre vero che l'osservare la regola è uno dei mezzi più sicuri di fare la volontà di Dio e di vivere per lui: "Qui regulæ vivit, Deo vivit;" e che il mancarvi volontariamente e senza ragione è abuso della grazia.

Quindi l'obbedienza alla volontà di Dio significata è il mezzo normale per giungere alla perfezione.


[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]




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domenica 18 aprile 2021

Annuncio matrimoniale

Ho una cara amica del 1985, la quale è una ragazza che ha un cuore d’oro. Grande è la mia stima nei suoi confronti, la considero una delle persone più “belle dentro” che abbia conosciuto nella mia vita. Nel suo cuore sente il desiderio di sposarsi con un uomo profondamente cristiano. Essendo anche carina ha avuto tanti spasimanti, ma in questa società non è facile trovare un uomo fedele agli insegnamenti della Chiesa Cattolica, soprattutto sul tema della castità prematrimoniale o di altri argomenti riguardanti la morale coniugale.

Desidera un uomo di fede profonda, un uomo con cui poter condividere una intensa vita di preghiera e che voglia coltivare davvero i valori cristiani; per poter crescere insieme nel cammino di perfezione cristiana. La sua aspirazione è santificarsi nello stato di vita matrimoniale.

Ho pubblicato questo annuncio col suo permesso. Se qualcuno fosse interessato a contattarla per iniziare un dialogo per conoscersi reciprocamente, può scriverle al seguente indirizzo mail: lastellachebrilla85@gmail.com

Giovani vocazioni

Lettera di una giovane ragazza desiderosa di fare un'esperienza vocazionale in qualche ordine religioso di "stretta osservanza"...

Salve,
          mi chiamo [...], ho 22 anni, Le scrivo dalla provincia di [...] e Le faccio i miei complimenti per il suo bellissimo blog, che immagino sia graditissimo a Nostro Signore.

Scrivo a Lei, come tante altre ragazze, per avere un aiuto e un'indicazione sull'istituto religioso in cui entrare a far parte. Su di me posso darLe poche ma precise indicazioni: sono pronta a lasciare tutto e tutti per unirmi completamente e definitivamente a Colui che mi vuole sua sposa. In realtà, ho già abbandonato da tempo la quasi totalità delle cose del mondo, posso dirLe che il mio non è un entusiasmo iniziale ma è una scelta frutto di un lungo cammino. […] Non ho altri al mondo che Lui, e Lo benedico perché è così. Desidero tanto fare una vera esperienza vocazionale: ho letto che nel suo blog parla di istituti di “stretta osservanza", di istituti seri, e non dallo spirito rilassato. Dunque, [...] potrebbe segnalarmi istituti di questo tipo in queste regioni?

Io comunque so che devo esser pronta ad entrare in qualsiasi istituto di vita attiva o contemplativa laddove Gesù mi voglia. Ho bisogno di stimoli continui per non addormentarmi nella fede, spero soprattutto di trovare delle consorelle pronte anche all'accoglienza delle giovani come me, considerando che sia nella preghiera che nel lavoro manuale ho davvero tanto da imparare, mi considero una grande ignorante, che però è tutta desiderosa di non dar loro fastidio ma di impegnarsi e di sottomettersi alla volontà del Signore nel servizio e nell'obbedienza alle mie superiori.

La ringrazio per la gentile attenzione che avrà nel leggere la mia mail e spero possa segnalarmi gli istituti di cui parla. Mi perdoni per il tempo che Le sottraggo.

(Lettera firmata)


Cara sorella in Cristo,
                                  dammi pure del tu (lo preferisco). Rispondo molto volentieri alla tua lettera, poiché uno degli scopi del mio blog è appunto di far conoscere gli ordini religiosi fervorosi e di “stretta osservanza”. Purtroppo, facendo un'esperienza vocazionale in un monastero rilassato si corre il rischio di rimanere disgustati e di rinunciare alla vocazione. Sant'Alfonso diceva addirittura che è meglio restare a casa propria anziché entrare in un monastero rilassato.

Nella risposta che ti ho inviato in privato ti ho segnalato due ottimi ordini religiosi presenti nella tua regione. Il loro stile di vita gioiosamente povero, fervoroso e pieno di zelo per la salvezza delle anime riesce ad affascinare molte ragazze, e infatti sono tra le poche congregazioni italiane che hanno molte vocazioni.

Carissima in Cristo, se per caso non ti sentissi portata per questi due ordini che ti ho suggerito, non ti arrendere, infatti ci sono tanti altri ordini che posso consigliarti. Per me ogni singola vocazione religiosa ha un valore enorme, pertanto non esitare a scrivermi per avere dei chiarimenti o semplicemente per avere una parola di incoraggiamento.

Spero con tutto il cuore che Gesù voglia prenderti come sua sposa. Ma ti rendi conto? Una cosa è unirsi al Re del Cielo, altra cosa è unirsi con una povera creatura della terra. Oh, quante donne rimpiangono di aver sposato un uomo della terra!

Ti incoraggio a perseverare nel bel proposito di donare il resto della tua vita a Dio. Siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio, per poi poterlo amare in Cielo per l'eternità. Entrando in un ordine fervoroso e osservante sarà facile per te salvarti l'anima e cercare la santità, nel mondo invece ci sono tante distrazioni, dissipazioni e pericoli per l'anima. Se dovessi incontrare degli ostacoli sul percorso vocazionale, non ti arrendere, ma continua a perseverare.

Quando andrai in convento a fare un'esperienza vocazionale, non dimenticarti di pregare la Madonna per i lettori del blog, soprattutto per alcune ragazze che vorrebbero entrare in monastero ma devono superare vari ostacoli (soprattutto l'opposizione dei parenti).

Nella speranza di esserti stato di qualche utilità, approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali saluti in Gesù e Maria.

Cordialiter




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sabato 17 aprile 2021

Della conoscenza di noi stessi

Dagli scritti di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932).


La conoscenza di Dio ci porta direttamente ad amarlo, perchè è infinitamente amabile; la conoscenza di noi stessi vi ci porta indirettamente, mostrandoci il bisogno assoluto che abbiamo di lui a perfezionare le doti da lui largiteci e a rimediare alle profonde nostre miserie. Esporremo dunque di questa conoscenza 1° la necessità; 2° l'oggetto; 3° i mezzi d'arrivarvi.

1° NECESSITÀ DELLA CONOSCENZA DI NOI STESSI.

Poche parole basteranno a convincercene.

A) Chi non conosce sè stesso è nella morale impossibilità di perfezionarsi. Perchè allora uno s'illude sul proprio stato, cadendo, secondo il proprio carattere o l'ispirazione del momento, ora in un presuntuoso ottimismo che ci fa credere di essere già perfetti, ora nello scoraggiamento che ci fa esagerare i nostri difetti e le nostre colpe; nell'uno e nell'altro caso quasi identico è il risultato, cioè l'inazione o almeno la mancanza di sforzi energici e perseveranti, vale a dire il rilassamento. - D'altra parte come correggere difetti che punto non si conoscono o si conoscono male, e come coltivare virtù e doti di cui non si ha che una nozione vaga e confusa?

B) Invece la chiara e sincera conoscenza dell'anima nostra ci sprona alla perfezione: le nostre doti c'inducono a ringraziarne Dio, corrispondendo più generosamente alla grazia; i nostri difetti e la coscienza della nostra impotenza ci mostrano che abbiamo ancora molto da lavorare e che non convien perdere occasione alcuna di progredire. Allora uno si giova di tutte le occasioni per estirpare o almeno svigorire, mortificare, dominare i propri vizi, per coltivare e svolgere le proprie doti. E avendo coscienza della propria incapacità, si chiede umilmente a Dio la grazia di progredire ogni giorno, e, sorretti dalla fiducia in Dio, si ha la speranza e il desiderio della buona riuscita; il che dà slancio e costanza nello sforzo.

2° OGGETTO DELLA CONOSCENZA DI NOI STESSI.

Osservazioni generali. Perchè questa conoscenza sia più efficace, è necessario che abbracci tutto ciò che si trova in noi, doti e difetti, doni naturali e doni soprannaturali, inclinazioni e ripugnanze, l'intiera storia della nostra vita, le nostre colpe, i nostri sforzi, i nostri progressi; il tutto studiato senza pessimismo, ma con imparzialità, con retta coscienza illuminata dalla fede.

a) Bisogna quindi rilevar sinceramente, senza falsa umiltà, tutte le doti che il Signore ha posto in noi, non certo per gloriarcene ma per esprimerne riconoscenza al loro autore e per diligentemente coltivarle: sono talenti che Dio ci ha affidati e di cui ci domanderà conto. Il terreno da esplorare è quindi vastissimo, perchè comprende e i doni naturali e i doni soprannaturali: quello che avemmo più direttamente da Dio, quello che ricevemmo dai genitori e dall'educazione, quello che dobbiamo ai nostri sforzi sorretti dalla grazia.

b) Ma bisogna pure porci coraggiosamente di fronte alle nostre miserie e ai nostri falli. Tratti dal nulla, al nulla continuamente tendiamo; non sussistiamo e non possiamo agire che coll'incessante concorso di Dio. Attirati al male dalla triplice concupiscenza [...], questa tendenza noi abbiamo accresciuto coi peccati attuali e con le abitudini che ne risultano; bisogna umilmente riconoscerlo, e, senza disanimarci, metterci all'opera, con la grazia di Dio, per guarire queste ferite con la pratica delle virtù cristiane, onde accostarci alla perfezione del Padre celeste.

Applicazioni. A ben procedere in questo esame, possiamo ordinatamente percorrere i doni naturali e i soprannaturali, seguendo una specie di questionario che ci agevolerà il lavoro.

A) Quanto ai doni naturali, possiamo chiederci, alla presenza di Dio, quali siano le principali tendenze proprie delle nostre facoltà, seguendo non un ordine strettamente filosofico ma semplicemente un ordine pratico.

a) Rispetto alla sensibilità: è lei che domina in noi oppure la ragione e la volontà? V'è in noi tutti un misto di queste due cose, che però varia nella misura secondo gli individui. Amiamo più per sentimento che per volontà o affezione?

Sappiamo padroneggiare i nostri sensi esterni oppure ne siamo schiavi? Qual dominio esercitiamo sull'immaginazione e sulla memoria? Non sono queste nostre facoltà eccessivamente volubili, occupate spesso in vane fantasticherie? E le nostre passioni? Sono bene orientate e moderate? È la sensualità che domina oppur la superbia e la vanità?

Siamo apatici, fiacchi, negligenti, pigri? Se lenti, siamo almeno costanti nei nostri sforzi?

b) L'intelligenza: di che natura è? vivace e chiara ma superficiale, oppure lenta e penetrante? Siamo intellettuali e speculativi, oppure uomini pratici che studiano con la mira di amare e di operare? Come coltiviamo l'intelligenza? Fiaccamente oppur con energia? Con costanza oppure a salti? A quali risultati riusciamo? Qual è il nostro metodo di lavoro? Non si potrebbe migliorarlo?

Siamo appassionati nei giudizi e ostinati nelle opinioni? Sappiamo dare ascolto a chi non la pensa come noi, e acconsentire a ciò che si dice di ragionevole.

c) La volontà: è fiacca e incostante o forte e perseverante? Che facciamo per coltivarla? La volontà dev'essere la regina delle facoltà, ma non può riuscirvi che adoprando grande delicatezza ed energia. Che facciamo per assicurarle il dominio sui sensi interni ed esterni, sull'esercizio delle facoltà intellettuali e per dare a lei stessa maggior energia e costanza? Abbiamo convinzioni profonde? E le rinnoviamo di frequente? Esercitiamo la volontà nelle piccole cose, nei piccoli sacrifici quotidiani?

d) Il carattere ha grandissima importanza nelle relazioni col prossimo; un buon carattere che sa adattarsi al carattere altrui, è una leva potente per l'apostolato; un cattivo carattere è uno dei più grandi ostacoli al bene. Uomo di carattere è colui che, avendo forti convinzioni, si studia con fermezza e perseveranza di conformarvi la sua condotta. Il buon carattere è quel misto di bontà e di fermezza, di dolcezza e di forza, di franchezza e di riguardo, che concilia la stima e l'affetto di coloro con cui si ha da trattare. Un cattivo carattere è invece colui che, col mancare di franchezza, di bontà, di delicatezza o di fermezza, o col lasciar predominare l'egoismo, è rozzo nelle maniere e si rende sgradito e talora anche odioso al prossimo. C'è qui dunque un punto capitale da studiare.

e) Le abitudini: nascono dalla ripetizione degli atti e danno una certa facilità a fare atti simili con prontezza e diletto. Conviene quindi studiare quelle che si sono già contratte per fortificarle, se buone, per estirparle, se cattive.

Ciò che nella seconda parte diremo dei peccati capitali e delle virtù, ci sarà di aiuto in questa indagine.

B) I nostri doni soprannaturali. Essendo le nostre facoltà tutte compenetrate di soprannaturale, non ci conosceremmo interamente se non badassimo ai doni soprannaturali che Dio mette in noi. Li abbiamo descritti più sopra [...]; ma la grazia di Dio è molto varia nelle sue operazioni, multiformis gratia Dei; è quindi necessario studiarne la speciale azione nell'anima nostra.

a) Studiare le inclinazioni ch'ella ci dà per questa o per quella vocazione, per questa o per quella virtù: dalla docilità nel seguire questi movimenti della grazia dipende la nostra santificazione.

1) Vi sono nella vita momenti decisivi in cui la voce di Dio si fa più forte e più insistente: l'ascoltarla allora e il seguirla è cosa della massima importanza.

2) Bisogna pure osservare se, fra queste inclinazioni, non ce ne sia qualcuna dominante, che ritorni, più frequentemente e più fortemente, verso questo o quel genere di vita, verso questo o quel modo di far meditazione, verso questa o quella virtù: si avrebbe allora la speciale via in cui Dio vuole che camminiamo, e bisognerebbe entrarvi per trovarsi nella corrente della grazia.

b) Oltre che delle inclinazioni, occorre renderci pur conto delle resistenze alla grazia, delle debolezze, dei peccati, a fine di sinceramente detestarli, ripararli e schivarli nell'avvenire. È studio penoso e umiliante, specialmente chi lo faccia lealmente e venendo al particolare, ma è studio molto proficuo, perchè per un verso ci aiuta a praticar l'umiltà, e per l'altro ci getta fiduciosamente in seno a Dio, che solo può guarire le nostre miserie.

3° DEI MEZZI ATTI AD OTTENERE QUESTA CONOSCENZA.

Notiamo subito da principio che la perfetta conoscenza di noi stessi è cosa difficile. a) Attratti come siamo dalle cose esteriori, ci è duro rientrar nel nostro interno per esaminare questo piccolo mondo invisibile; e ancor più duro è per noi, superbi, il rilevare i nostri difetti.

b) Questi alti interni sono molto complessi: vi sono in noi, come dice S. Paolo, due uomini, che spesso tumultuosamente contrastano tra loro. Per sceverare ciò che viene dalla natura e ciò che viene dalla grazia, ciò che è volontario e ciò che non è, si richiede molta attenzione, perspicacia, lealtà, coraggio e perseveranza. Soltanto a poco a poco si fa la luce; una cognizione ne trae un'altra e quest'altra prepara la via a una cognizione ancor più profonda.


[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]




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