giovedì 30 settembre 2021

Arrivederci in Paradiso!

Riporto la lettera d'addio che Santa Teresa di Lisieux scrisse qualche mese prima di morire a Padre Roulland, sacerdote missionario e suo fratello spirituale.


Fratello mio,
                      [...] Quando riceverà questa lettera, sicuramente avrò lasciato la terra. Il Signore, nella sua infinita misericordia, mi avrà aperto il suo regno e potrò attingere ai suoi tesori per prodigarli alle anime che mi son care. Sia pur certo, fratello mio, che la sua sorellina manterrà le sue promesse, e la sua anima, liberata dal peso dell'involucro mortale, volerà felice verso le lontane regioni da lei evangelizzate. Ah! Fratellino mio, lo sento bene, le sarò molto più utile in cielo che sulla terra ed è per questo che vengo ad annunziarle con tanta gioia il mio prossimo ingresso nella città beata, sicura che parteciperà alla mia gioia e ringrazierà il Signore di offrirmi così il mezzo per aiutarla più efficacemente nelle sue opere apostoliche.

Conto molto di non restare inattiva in cielo; il mio desiderio è di lavorare ancora per la Chiesa e per le anime. È quello che domando al buon Dio e sono sicura che egli mi esaudirà. Forse che gli Angeli non si occupano continuamente di noi senza cessare mai di contemplare il volto di Dio, di perdersi nell'oceano senza rive dell'Amore? Perché Gesù non mi dovrebbe permettere d'imitarli?

Vede bene, fratello mio, che se lascio il campo di battaglia, non lo faccio per il desiderio egoistico di riposarmi; il pensiero della beatitudine eterna fa appena trasalire il mio cuore. Da tanto tempo ormai la sofferenza è divenuto il mio cielo quaggiù e stendo ad immaginare come potrò acclimatarmi in un Paese dove la gioia regna senza mescolanza alcuna di tristezza. Bisognerà che Gesù trasformi la mia anima e le dia la capacità di godere, altrimenti non saprei sopportare le delizie eterne.

Ciò che m'attira verso la patria dei cieli, è la chiamata dei Signore, è la speranza di amarlo finalmente come ho tanto desiderato e il pensiero che portò farlo amare da una moltitudine di anime che lo benediranno in eterno.

Non avrà il tempo, fratello mio, d'inviarmi le sue commissioni per il cielo, ma me le immagino facilmente. Del resto basta che me le accenni appena: capirò a volo e porterò fedelmente i suoi messaggi a nostro Signore, alla nostra Madre Immacolata, agli Angeli, ai suoi Santi preferiti. Domanderò per lei la palma del martirio e le sarò vicino, a reggere la sua mano perché possa cogliere senza sforzo questa palma gloriosa. Poi voleremo insieme felici verso la patria celeste, circondati da tutte le anime che saranno la sua conquista.

Arrivederci, fratello mio, preghi molto per sua sorella; preghi per nostra Madre il cui cuore sensibile e materno non sa rassegnarsi al pensiero della mia partenza.

Conto su di lei per consolarla. Sono, per l'eternità, la sua sorellina

Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo

["Gli Scritti" di S. Teresa di Gesù Bambino, Edizioni OCD, traduzione a cura di Dante Giovannini].




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mercoledì 29 settembre 2021

Perseguitato a causa del suo amore per Gesù

Ripubblico una lettera che molti anni fa mi scrisse un lettore del blog perseguitato dai suoi genitori. 


Salve,
           mi chiamo [...], ho 16 anni, e ti scrivo da [...]. Sono ormai mesi che seguo il tuo bellissimo blog vocazionale e ho pensato di scriverti anch'io per avere un po' di conforto e di consigli, e soprattutto per confidarmi con una persona spirituale (una vera rarità), che possa comprendermi. Ti racconto brevemente la mia storia: io sono nato in una famiglia cattolica non troppo praticante, e fino allo scorso settembre ho vissuto praticamente come un senza Dio. Non ho mai smesso di frequentare la parrocchia, di andare a messa la domenica ecc., ma, nonostante ciò, un po' per comodità, ma soprattutto per colpevole ignoranza, non vivevo una vita cristiana, anzi non sapevo neppure che cos'era. Mi ero fatto influenzare dai comportamenti di chi avevo intorno a me, in particolare dai miei compagni di classe. Io mi ritenevo comunque un buon cristiano, anzi mi "autocanonizzavo", in un certo senso. Queste sono state le basi per quello che mi è successo qualche mese fa. Sono andato ad un ritiro con dei ragazzi della mia parrocchia, e per la prima volta nella mia vita mi sono accostato veramente alla preghiera. Poi un pomeriggio il sacerdote che ci accompagnava ha cominciato a parlarci di vocazione, e in quel momento ho sentito un desiderio fortissimo di donare tutta la mia vita a Dio. Da allora ho cominciato a pregare e sono stato folgorato dall'incontro con Gesù buono. Il Re dei re e il Signore dei signori era morto in croce a causa delle mie nefandezze! Il Dio eterno e immortale aveva preso un corpo umano e si era lasciato flagellare, schernire, incoronare di spine, crocifiggere per colpa delle mie scelleratezze! E in più, non si rifiutava di perdonarmi tutto il male che avevo compiuto! Sia lodata la misericordia del Padre, e la sua premura che non mi ha permesso di fare peggio di quello che ho fatto. Insomma in breve tempo ho cambiato completamente vita, grazie anche all'aiuto della Mamma del Cielo. Il vago desiderio che avevo inizialmente di donarmi a Dio ha cominciato a prendere forma: io voglio abbandonare il mondo per abbandonarmi a Dio, voglio consolare il mistico cuore di Gesù trafitto dai peccati dell'umanità con una vita santa, voglio portare tutte le anime dalle tenebre del peccato, alla Luce della Fede, voglio combattere i nemici della Chiesa, voglio medicare le ferite del Suo Corpo Mistico, voglio asciugare le Sue lacrime, voglio vivere nell'umiltà e nel nascondimento per tutto il resto della mia vita. E' parecchio tempo ormai che sto attraversando un momento di tiepidezza, con alti e bassi in quanto al fervore. Purtroppo non mi è possibile fare esattamente ciò che vorrei: per esempio i miei genitori mi impediscono di mortificarmi, vogliono che io vada alle feste di alcuni miei compagni, [...] si arrabbiano perché non voglio guardare la televisione e tante altri divertimenti mondani simili. Mi stanno facendo vivere un inferno, perché sono costretto a fare tutto quello che detesto: non riesco più a pregare come prima, non riesco più ad accostarmi ai sacramenti, sto cadendo nella disperazione. Mi è stato proibito di fare letture spirituali [...]. Tu che ne pensi? Per quanto riguarda la mia vocazione, ormai la vedo solo come un sogno lontano. Forse ho aspettato troppo prima di parlarne con un sacerdote, ma ancora non ne ho trovato uno di cui mi fidi veramente. Tu cosa mi consiglieresti di fare? Non ho nemmeno troppa libertà di movimento: i miei genitori controllano ogni cosa che faccio, persino la cronologia dei siti internet visitati. Prega per me affinché mi sia concessa la grazia della perseveranza.
Ti ringrazio di cuore per la risposta e per i consigli che mi vorrai dare e ti saluto in Cristo,

(lettera firmata)


Carissimo fratello in Cristo,
                                          mi è piaciuta molto la tua lettera. Anche se hai solo 16 anni, hai già lo spirito del combattente cristiano! Militia est vita hominis super terram (Iob 7,1). Inoltre ho notato che hai una coscienza delicata che ti fa avvertire subito la puzza del peccato. Si vede che ti sei istruito con uno di quei catechismi ben fatti, non con quei libri annacquati che parlano e parlano, ma non insegnano quasi nulla. Comprendo benissimo le pene che stai patendo, e ti incoraggio a resistere per amore di Gesù buono.

Alle domande particolari ti ho risposto in forma privata. Mi dispiace molto sapere che stai soffrendo. Se avessi 18 anni potresti andartene tranquillamente in convento, poiché circa l'elezione dello stato di vita non si è tenuti ad obbedire ai genitori (così insegna Sant'Alfonso). Però adesso non è possibile abbracciare la vita religiosa senza il permesso dei genitori, i quali potrebbero denunciare i frati per “sequestro di minori”.

Dobbiamo vedere la situazione in un'ottica cristiana. Innanzitutto Dio non permette che veniamo tentati oltre le nostre forze. In secondo luogo dobbiamo pensare che ciò che stai vivendo è una dura prova d'amore verso Dio, devi dimostrare di essere fedele, se resisterai valorosamente riceverai un grande premio dal Signore. “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.” (Matteo 5,11-12)

Coraggio, continua a resistere come un soldato in battaglia. Per aspera ad astra, per le asperità si giunge alle stelle! Maggiori sono le difficoltà, più bella è la vittoria finale! Anche san Francesco, santa Chiara e tanti altri santi sono stati perseguitati dai parenti, ma adesso godono il gaudio eterno in Cielo. Così sia anche per te!

Spero tanto di esserti stato di qualche utilità, ma rimango a tua disposizione per qualsiasi cosa. Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali saluti in Cristo Redentore e Maria Corredentrice,

Cordialiter




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martedì 28 settembre 2021

Errori circa la vera natura della perfezione cristiana

Di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932)

Tra le stesse persone devote ce ne sono di quelle che s'ingannano sulla vera natura della perfezione, dipingendola ognuno "secondo la propria passione e la propria fantasia".

A) Molti, confondendo la devozione con le devozioni, si immaginano che la perfezione consista nel recitare un gran numero di preghiere e nel fare parte di molte confraternite, talora anche a detrimento dei doveri del proprio stato che costoro trascurano per fare questo o quel pio esercizio, o mancando alla carità verso le persone di casa. Questo è un sostituire l'accessorio al principale e un sacrificare al mezzo il fine.

B) Altri poi si danno ai digiuni e alle austerità, fino ad estenuarsi e rendersi incapaci di compiere bene i doveri del proprio stato, credendosi con ciò dispensati dalla carità verso il prossimo; e mentre non osano intingere la lingua nel vino, non temono poi "di immergerla nel sangue del prossimo con la maldicenza e con la calunnia". Anche qui si prende abbaglio su ciò che vi è di più essenziale nella perfezione, e si trascura il dovere capitale della carità per esercizi buoni senza dubbio ma meno importanti. -- In pari errore cadono coloro che fanno ricche elemosine, ma non vogliono poi perdonare i nemici, oppure, perdonando i nemici, non pensano poi a pagare i debiti.

C) Alcuni, confondendo le consolazioni spirituali col fervore, si credono perfetti quando sono inondati di gioia e pregano con facilità; e s'immaginano invece s'essere rilassati quando sono assaliti dalle aridità e dalle distrazioni. Dimenticano che ciò che conta agli occhi di Dio è lo sforzo generoso e spesso rinnovato, non ostante le apparenti sconfitte che si possono provare.

D) Altri, invaghiti di azioni e di opere esteriori, trascurano la vita interiore per darsi più intieramente all'apostolato. È un dimenticare che l'anima di ogni apostolato è la preghiera abituale, che attira la grazia divina e rende feconda l'azione.

E) Finalmente alcuni, avendo letto libri mistici o vite di Santi in cui si descrivono estasi e visioni, si immaginano che la devozione consista in questi fenomeni straordinarii e fanno sforzi di mente e di fantasia per arrivarvi. Non capiscono che, a detta dei mistici stessi, questi sono fenomeni accessori che non costituiscono la santità, ai quali quindi non bisogna aspirare, e che la vita della conformità alla volontà di Dio è molto più sicura e più pratica.

Sgombrato così il terreno, potremo ora più facilmente intendere in che essenzialmente consista la vera perfezione.



[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Desclée & Co., 1928]




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lunedì 27 settembre 2021

Respingere un corteggiatore

A volte capita che le ragazze che vogliono abbracciare la vita religiosa vengano prese di mira da qualche “corteggiatore”. Una cosa del genere era capitata a una lettrice del blog che era stata fatta oggetto di insistenti attenzioni da parte di un giovanotto della sua città. Ripubblico quello che le risposi in proposito, poiché penso che possa interessare anche altre persone.


Carissima sorella in Cristo,
                                           per quanto riguarda le attenzioni di quel ragazzo, ti dico chiaramente quello che penso in generale su questo argomento. A parte il tuo direttore spirituale, credo che nessun altro nella tua città sappia che ti senti attratta dalla vita religiosa, e che stai facendo discernimento per capire in quale stato di vita il Signore ti chiama. Hai fatto bene a non parlare di vocazione con nessuno. Immagino tuttavia che da quando ti sei convertita, la grazia ti ha reso una persona spirituale. Un conto sono gli atteggiamenti esteriori di una ragazzaccia, altro conto sono gli atteggiamenti di una ragazza spirituale. La differenza è come tra un mazzo di fiori appassito e uno fresco. Le persone spirituali “attraggono” molto il prossimo, soprattutto attraggono altre persone spirituali, o comunque che praticano la Religione. Non sappiamo esattamente se quel ragazzo volesse solo fare amicizia, oppure volesse aprire un discorso che portasse al matrimonio, ecc. Siccome costui non conosce le tue intenzioni vocazionali, non me la sento di “condannarlo”, anche se in effetti mi è sembrato un po' troppo insistente. Santa Teresa di Lisieux quando venne in pellegrinaggio in Italia per parlare col Papa, venne corteggiata da qualche studente bolognese. Fin quando resterai tra i secolari (spero il meno possibile), non è da escludere che qualche ragazzo tenti di corteggiarti, ma come ti ho già detto in passato, mi dispiacerebbe molto se venissi a sapere che hai donato il tuo cuore a qualche uomo della terra. Da tutte le cose che mi hai raccontato nelle tue lettere, ti confesso che nutro molte speranze che la tua sia vera vocazione. La conferma l'avremo quando la priora di qualche monastero osservante ti accetterà come novizia. Nel frattempo il nemico del genere umano farà di tutto per farti cambiare idea, ad esempio sussurrandoti che puoi farti santa anche sposandoti, mettendo su famiglia, e magari anche avendo una carriera lavorativa. In sé per sé non sono cose cattive, ma se Dio ti chiama nel monastero, sarebbe assurdo rinunciare ad essere sposa di Cristo, per prenderti al suo posto una povera creatura. Come leggerai ne “La vera sposa di Gesù Cristo”, Sant'Alfonso afferma che tra tutte le donne che si sono confessate da lui (sicuramente migliaia), non ne ha mai trovata nemmeno una felice dello stato matrimoniale. È vero che allora molte mogli venivano trattate come delle serve, ma secondo me anche oggi (per altri aspetti) la situazione rimane difficile per le persone sposate. Tra coloro che mi hanno contattato ci sono anche molte persone sposate (soprattutto donne) che stanno soffrendo assai. Alcune mi hanno detto chiaramente che se potessero tornare indietro entrerebbero in convento. Perché ti dico tutto questo? Voglio dirti che fai bene a respingere tutti i ragazzi che desiderano unirsi a te. Se qualcuno ti chiede se sei fidanzata, puoi rispondere pure di sì. Non si tratta di una bugia, ma di una restrizione mentale, poiché lui capisce che hai un fidanzato “normale”, mentre in realtà tu ti riferisci a un Fidanzato speciale. Anche Santa Teresa di Lisieux quando era ancora nel mondo si considerava fidanzata di Gesù buono. Dicendo che sei già felicemente fidanzata ti toglierai di torno gran parte dei ragazzi. Sono certo che da quando ti sei convertita non hai permesso a nessun ragazzo di prendersi confidenza, ad esempio tendoti mano nella mano, o cose di questo genere. Fai benissimo e ti incoraggio a perseverare. Una ragazza (non aveva la vocazione, ma era molto praticante) mi disse che la gente l'accusava di essere “peggio di una suora” :-) ma sono sicuro che se dicessero anche a te una cosa cosa del genere, non ti offenderesti affatto.

Che altro dirti? Sono davvero contento che tu stia cercando di approfondire seriamente quel pio desiderio di consacrazione religiosa che senti nel cuore. Non arrenderti, poiché maggiori sono le difficoltà, più bella è la vittoria!

Ti saluto fraternamente in Corde Matris,

Cordialiter




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domenica 26 settembre 2021

Quando era bambina desiderava la vita religiosa

Ripubblico una toccante testimonianza scritta qualche anno fa da una gentile lettrice che da bambina desiderava diventare suora...


Caro fratello in Cristo,
                                    [...] Da tempo volevo scriverti [...]. Così oggi, nel leggere la lettera della ragazza uscita dal convento per le pressioni psicologiche della famiglia, mi sono detta: ora o mai più.

La prima cosa che vorrei dire a quella ragazza è che nessun motivo esterno alla sua vita spirituale potrà mai annullare quell’anelito, quella spinta verso Dio che ora lei crede di poter spegnere poco a poco. Nessuna ragione mondana, nessuna riuscirà a far davvero dimenticare ciò che lei ha provato e a cui è destinata. Mi spiego meglio facendo ricorso alla mia esperienza personale, che a volte è la cosa più semplice.

Da piccola ebbi certe esperienze che, senza enfasi e con molta umiltà, si potrebbero definire “mistiche”. Pregavo molto e amavo intensamente Gesù. Soprattutto mi attraevano i due misteri, direi, più caratteristici della nostra fede: l’Incarnazione e la Passione. Passavo ore davanti al Presepe e vivevo molto intensamente la Settimana Santa. Senza avere nessuna cognizione di teologia o di liturgia, posso affermare che sentivo la Santa Messa come la presenza del sacrificio di Nostro Signore. Andavo a scuola da delle monache domenicane, a cui sono infinitamente grata perché le basi spirituali me le diedero solo loro, dato che, nella mia famiglia, solo la nonna paterna aveva una certa devozione [...]. Per il resto: indifferenza e poi persino disprezzo per la Chiesa e per la religione. La parabola della mia famiglia è assolutamente tipica dell’Italia del boom economico: progressiva secolarizzazione, consumismo come progressismo, voto a favore del divorzio e dell’aborto, e un lungo eccetera.... Così io, quando arrivai all’adolescenza, cominciai provare per la mia religiosità vergogna, e quasi quasi mi sentivo in colpa in confronto ai miei genitori. Ovvero sentivo su di me le loro proiezioni di voglia di successo, di scalare la piramide sociale, insomma di ricevere da me fatti concreti che li facessero felici.

È così che, sotto queste pressioni, abbandonai l’idea di farmi suora e poi anche la fede. Si arrivò all’assurdo, al paradosso che se andavo in discoteca e tornavo tardi, la cosa era vista come normalissima, ma se invece andavo in chiesa, alla Messa, allora dovevo mentire per non vedere lo sguardo torvo e inquisitoriale di mia madre, e non sentirmi in colpa per deluderla. Dalla fine del liceo in poi, la mia vita è stata come una progressiva abiura di ciò che era la mia vocazione e un buttarmi nella vita per ottenere quei risultati che i miei si aspettavano da me. Laurea brillante. Vittoria di un concorso internazionale per entrare in una scuola prestigiosa di cinema. Contratti nel mondo dell’industria audiovisiva. Un matrimonio con un regista e un figlio. Casa a Roma e a Madrid. Viaggi, premi, ecc.

Tutto inutile. Un vuoto prodotto dalla vocazione rifiutata e tradita si spalancava sempre di più, fino a convertirsi in una voragine. Tra l’altro, quando la propria famiglia impone questo tipo di scelte, attraverso ricatti emozionali, poi di sicuro non è mai contenta. Voglio dire che chiede, pretende sempre di più, per una ragione molto semplice, anche se terribilmente “perversa”: perché ha cercato di raggiungere la felicità proiettando su altri (sui figli) le proprie frustrazioni o le proprie illusioni, senza rispettare davvero l’essenza profonda, l’essere degli stessi figli, il loro spirito. È un meccanismo patologico che può produrre solo dolore e insoddisfazione.

Mi ci è voluto tempo e tanta sofferenza per capire il perché non mi sentivo soddisfatta da tutti i successi che ero riuscita a raccogliere e a offrire alla mia famiglia. Erano “falsi”. Non erano i successi a cui io davvero aspiravo. Non era quella la vita a cui ero destinata. Così, poco a poco, ho cominciato a “disfare” una vita che avevo costruito per gli altri e che non corrispondeva al mio vero essere. Sono uscita dal mondo dello spettacolo. Ho cominciato a lavorare come insegnante. Ho dovuto fare un cammino tortuoso per tornare a “casa”, come il figlio prodigo con cui tanto mi identifico. Nonostante il disprezzo di mia madre, ho cercato di capire che cos’era ciò che avevo abbandonato e che ormai stava sepolto sotto tante esperienze e distrazioni.

Mi ci sono voluti quasi dodici anni per ritornare alla casa del Padre. E da quando, il 13 febbraio del 2005, il giorno della morte di Suor Lucia di Fatima, mi riconvertii, ho pianto molto, moltissimo. Come Francesco e altri convertiti, piangiamo per la nostra cecità, la nostra vigliaccheria, il nostro tradimento a Dio, per tutto il tempo perso e per la vita “sbagliata” che abbiamo vissuto...

Anche se so che, nella immensa misericordia di Dio, persino i nostri sbagli più grossolani si convertono in passi di avvicinamento a Lui, il dolore acuto per non aver saputo abbracciare la grazia che il Signore mi aveva fatto quando ero piccola continua a farmi male. In questi sei anni dalla mia conversione, e lottando tutti i giorni per continuare a convertirmi, ho accarezzato l’idea di poter entrare in un Carmelo di stretta osservanza. Solo un miracolo potrà far sì che questo sogno si avveri. Mio figlio ha compiuto 18 anni e sto accudendo mio padre di quasi 79 anni. Non so se mi sarà concessa l’immensa grazia di morire con l’abito carmelitano. Però non mi preoccupo più di tanto, perché so che in ogni caso sarà per il mio bene e, soprattutto, sarà fatta la volontà di Dio. Ma quando scrivo o parlo con alcune sorelle carmelitane non posso non piangere per quello che avrebbe potuto essere e non è stato a causa della mia debolezza...

Così a quella giovane, le dico solo che si guardi dentro, nella solitudine della preghiera, che vada a fondo, fino alla radice della sua vocazione. E che se davvero scoprisse che è nata per servire Dio, nella clausura o nella vita attiva, allora si ricordi delle parole di Gesù, lasci gli obblighi familiari e le ambizioni altrui e lo segua. Come dice Sant’Agostino, solo in Dio un cuore innamorato di Lui potrà trovare riposo.

Che Dio benedica te, quella giovane anima e tutti coloro che si avvicinano al Signore grazie ai tuoi blog.

Firmo questa lettera con il nome che mi piacerebbe avere se potessi prendere i voti come carmelitana scalza: Edith Teresa Maria della Divina Misericordia.




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sabato 25 settembre 2021

Dalla mondanità al seminario

Le storie delle vocazioni sono tutte belle, perché sono tutte storie d'amore. Mi riferisco al vero amore, quello che nasce da Dio.

Vorrei farvi conoscere l'impressionante storia della vocazione di Mons. Ketteler, Vescovo di Magonza (Germania), riportata sull’Osservatore Romano del 24 maggio 1929: «Celebrando la S. Messa in un monastero, Mons. Ketteler, vescovo di Magonza (1811-87), rimase stranamente colpito, nel distribuire la S. Comunione, alla vista di una suora. Quel sembiante gli era apparso altre volte, ma in circostanze diverse. Finita la Messa, espresse il desiderio di parlare alla Comunità: tutte le religiose si adunarono in coro; ma il Vescovo non vi ritrovò quella che tanto l’aveva impressionato. Chiese se tutte fossero presenti, e seppe che mancava una vecchia suora, che lavorava in cucina, e desiderava essere dispensata dalle visite. Venne chiamata, e comparve quando le altre si erano già allontanate. Interrogata come potesse rendersi ancora utile alle anime, rispose che il lavoro di cucina l’assorbiva tutta: ma che offriva a Dio le sue azioni e sofferenze: un’ora per il Papa, una per il Vescovo, una per le Missioni; e che, a notte inoltrata, dedicava un’ora per la conversione di quei giovani intelligenti che sarebbero stati chiamati al sacerdozio, ma che trascurano la loro vocazione. Ancora più impressionato, il Vescovo esorta la Suora a continuare il suo meritorio apostolato e la congeda, benedicendola. Poi narra alla Superiora: - Io debbo la mia conversione da una vita frivola a questa Suora. Una notte, nella foga della danza e dell’eccitazione, vidi improvvisamente dinanzi un volto che mi fissava con intensa pietà. Ne rimasi sbalordito. Meditai su quella strana apparizione, compresi la leggerezza del mio operare, e cambiai vita entrando in seminario. Stamane, nel distribuire la Comunione, ho riconosciuto inaspettatamente le sembianze, apparsemi in quella notte, proprio nell’ora nella quale essa prega per i giovani leggeri, che trascurano la loro vocazione. Lasciamola nell’ignoranza del gran bene che mi ha fatto. Essa non ha bisogno di incoraggiamenti, per continuare nel suo fruttuoso apostolato».




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venerdì 24 settembre 2021

Voleva vivere in monastero


Una signora mi ha confidato che da giovane si sentì attratta da Gesù alla vita monastica, ma i suoi parenti fecero forti pressioni su di lei affinché si sposasse...


Carissimo fratello,
                                ti avevo scritto una lunga lettera in cui raccontavo la mia esperienza di fede e come sul punto di entrare in clausura mi tirai indietro ...ma non so come, al momento di inviarla, si è cancellata. Ti dico soltanto, a proposito di rimpianti, che ora sono infelicemente sposata. Per non deludere i genitori e il mio fidanzato, mi sposai e ...fu un inferno interiore. Poi il mio matrimonio fu dichiarato nullo dalla Sacra Rota, ma era nato un bimbo, allora dopo 4 anni di depressione, psicofarmaci e psicoterapia fui invitata ad uscire di casa, ad alzarmi da quel letto di morte, a trovare un compagno che desse parvenza di famiglia a mio figlio. Mi risposai, poiché ormai non potevo più andare in clausura con un bambino. Oggi ho un'altra bambina di un anno. Sono triste [...]. È vero che non si giunge in egual modo allo stato di santità, perché qui nel mondo la società, la televisione, la tecnologia, la moda, ti deviano, ti fanno appartenere al mondo degli umani, parli la loro lingua per vivere con loro, è un purgatorio dove vedi Gesù e non puoi averlo, mentre il convento è un pezzetto di cielo, sei di Gesù, hai meno tentazioni, e la vita è bella perché è Lui il tuo Sposo, non un marito umano che molto spesso a noi che abbiamo sentito "la chiamata di Cristo", appare come un bruto [...].

Sorelle, se sentite una voce anche lieve, PROVATE E FIDATEVI DI GESÙ. Le cose in famiglia poi si aggiusteranno, una prova in monastero non nuoce e poiché il cammino è lungo, si può tornare indietro, mentre dal matrimonio no. Il matrimonio è per chi non può farne a meno, ma la vita religiosa è ben altro, è un sogno realizzabile. Siate forti e decise! Io soffro terribilmente anche con due figli dolcissimi ...se potessi, tornerei indietro e non mi lascerei più ingannare dal demonio che se le inventa tutte per scoraggiarci. Pregate per me ogni tanto perché ...un giorno so che pure per una settimana, prima di morire, entrerò nel monastero di clausura ...e, anche se per breve tempo, finalmente sarò felice anche io. Vi voglio bene.

Grazie fratello per la tua missione, per le parole di cielo di cui ci fai dono. Puoi pubblicare la mia lettera interamente o nei tratti che ritieni opportuno. Credimi, se potessi darei la vita per far capire ai ragazzi che qui il mondo è sterile e triste, di non provarci nemmeno a restare nel mondo contro la volontà di Dio. Andando in convento non si sbaglia mai, "solo Dio basta".


Cara sorella in Cristo,
                                          innanzitutto ti ringrazio per aver scritto un caloroso appello alle lettrici del blog affinché seguano la chiamata di Gesù buono alla vita religiosa, anziché lasciarsi ingannare dal demonio, il quale insinua mille scuse pur di convincere i giovani a non adempiere la vocazione. Speriamo che le persone che leggeranno la tua testimonianza sappiano agire con saggezza, sottomettendosi alla volontà di Dio nel momento in cui dovranno eleggere lo stato di vita.

Per quanto riguarda la tua situazione, ti incoraggio a ritrovare nel Signore la gioia di vivere. La tua vita non è ancora finita, il tuo obiettivo supremo su questa terra rimane quello di dare gloria a Dio e di salvarti l'anima. Inoltre adesso hai un'importantissima missione da compiere, devi educare cristianamente i tuoi figli, cioè devi insegnar loro a conoscere, amare e servire la Santissima Trinità. I tuoi bimbi sono stati fortunati a non aver avuto una mamma atea, ma una mamma cristiana che può aiutarli a crescere nella fede. I bambini piccoli sono creature religiosissime, ascoltano volentieri gli insegnamenti riguardanti la fede, i racconti dei miracoli e la vita di Gesù e dei santi. Inoltre a loro piace molto pregare! Conosco due sorelline gemelline che sin dall'età di tre o quattro anni pregano con gioia il Rosario. Pur essendo piccole sembrano due suore di clausura! :-)

E poi, non ti nascondo che ho la speranza che tu possa un giorno entrare in monastero. Infatti una “ragazza madre” lettrice del mio blog è diventata suora di clausura pur avendo una figlia minorenne. Tu sei sposata, però un giorno, quando i tuoi figli saranno più grandi, potrai chiedere a tuo marito il permesso per farti suora, e poi ottenere la dispensa ecclesiastica per poter iniziare validamente il noviziato. Se tuo marito non vorrà darti il permesso per entrare in monastero per il resto della tua vita, penso che almeno ti darà il permesso di trascorrere una o due settimane all'anno in ritiro spirituale tra le suore di clausura (in genere le Benedettine ospitano volentieri donne in ritiro spirituale nella foresteria del monastero). Oppure potrai andare in qualche convento per fare gli esercizi spirituali.

Anche se adesso vivi nel mondo, devi continuare a combattere la buona battaglia della fede, sforzandoti, per quanto possibile, di fare una vita devota. Il tuo modello da imitare deve essere la Beata Zelia Guerin, l'eroica mamma di Santa Teresa di Gesù Bambino.

Coraggio, non arrenderti! Se vuoi, puoi continuare a scrivermi ogni volta che lo desideri, per me è una gioia aiutare le anime che cercano Dio. Prego la Regina del Cielo di darti la forza di restare fedele a Gesù buono fino alla morte. Così sia.

Cordialiter




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giovedì 23 settembre 2021

Confidare in Dio

Una lettrice del blog stava soffrendo molto a causa dei peccati commessi in passato. Non bisogna demoralizzarsi, Gesù è sempre pronto a riabbracciare i peccatori che ritornano a Lui col cuore contrito...


Caro Cordialiter,
                            è da diversi mesi che leggo il tuo blog e finalmente ho preso coraggio e ho deciso di scrivere una e-mail.

Sono una ragazza di 18 anni e, nonostante la mia giovane età, ho commesso molti errori e peccati di cui adesso mi pento molto. Circa tre anni fa mi allontanai da Dio, e da allora la mia vita fu fatta esclusivamente di cose materiali che mi portarono e mi portano tuttora molta sofferenza. Ho provato a riavvicinarmi a Gesù e a ritrovare la Fede, ma non ci riesco, non mi sento più "pura" e non trovo il modo -se esiste- per tornare ad esserlo. Soffro molto per questo motivo e non so più cosa fare. Ho provato a parlarne con un sacerdote, ad avvicinarmi di nuovo alla Chiesa, prego ogni sera affinchè io ritrovi la Fede, ma è tutto così difficile. Cosa posso fare?

Grazie dell'attenzione.
(Lettera firmata)


Cara sorella in Cristo,
                                       ti ringrazio di avermi scritto, spero tanto di poter esserti di qualche aiuto.

Leggendo le vite dei santi ci si accorge che alcuni furono buoni sin da bambini, altri invece in gioventù furono dei gran peccatori, ma in seguito si convertirono e praticarono in maniera eroica le virtù cristiane. Santa Maria Maddalena era una prostituta, ma quando incontrò Gesù si convertì, abbandonò il peccato e visse nella purezza il resto della sua vita. Anche Santa Maria Egiziaca era stata in gioventù una donna molto scandalosa a causa dei peccati riguardanti la sessualità, ma dopo essere stata convertita dalla Madonna, diventò eremita e visse santamente sino alla morte.

Santa Margherita da Cortona da giovane convisse con un uomo senza essere sposata con lui, ed ebbe persino un figlio. Un giorno il suo "fidanzato" (sarebbe più corretto chiamarlo "concubino") morì, e lei venne cacciata di casa dai parenti del defunto. Capì che la vita peccaminosa che aveva condotto insieme a quell'uomo era una grave offesa al Signore, si pentì e visse da vera cristiana sino alla morte.

Carissima in Cristo, anche se in passato hai commesso dei peccati, puoi vivere il resto della tua vita nella purezza. Mi hai detto di essere pentita dei peccati fatti, quindi adesso è sufficiente confessarli a un sacerdote, e con l'assoluzione sacramentale le tue colpe verranno incenerite dall'infinito amore misericordioso di Dio, e finalmente ti sentirai l'anima pura, come se ti avessero tolto un sasso dallo stomaco.

Il diavolo sta cercando di farti cadere nello scoraggiamento per indurti ad allontanarti definitivamente da Gesù buono. Non ascoltare gli inganni del demonio!

Che fare? Tuffati tra le braccia del Signore, il quale è il più amorevole dei padri e la sua misericordia è infinita. Digli che sei pentita del male fatto e che non vuoi offenderlo mai più col peccato, costi quel che costi. Poi vai a confessarti e finalmente troverai la pace nel cuore. Coraggio, non avere paura, ricordati che Dio è amore, fidati di Lui. Chiedi alla Madonna di aiutarti, Ella è nostra madre ed è sempre pronta a venire in nostro soccorso. Per questo motivo la Chiesa le ha dato il titolo di "Rifugio dei peccatori".

Ti auguro ogni bene spirituale, e rimango a tua disposizione per continuare ad incoraggiarti nel cammino di conversione.

In Cristo Re e in Maria Regina,

Cordialiter




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mercoledì 22 settembre 2021

Le vere amicizie

Dagli scritti di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932).


L'amicizia può essere mezzo di santificazione o serio ostacolo alla perfezione, secondo che è soprannaturale o naturale e sensibile. [...]

1° DELLE VERE AMICIZIE.

Ne diremo la natura e i vantaggi.

595.   A) Natura. -- a) Essendo l'amicizia una mutua comunicazione tra due persone, si specifica innanzi tutto secondo la varietà delle comunicazioni e la qualità dei beni che si comunicano. Il che viene molto bene spiegato da S. Francesco di Sales: "Quanto più squisite saranno le virtù in cui comunicate, tanto più perfetta sarà l'amicizia. Se comunicate in scienze, l'amicizia è certamente assai lodevole; più lodevole ancora se comunicate in virtù, nella prudenza, nella moderazione, nella fortezza, nella giustizia. Se poi la vostra mutua comunicazione riguarda la carità, la devozione, la perfezione cristiana, oh Dio! quanto preziosa sarà l'amicizia! Sarà eccellente perchè viene da Dio, eccellente perchè tende a Dio, eccellente perchè ne è vincolo Dio, eccellente perchè durerà eternamente in Dio! Oh! che buona cosa è amare sulla terra come si ama in cielo e imparare ad averci in questo mondo quella reciproca tenerezza che ci avremo eternamente nell'altro!"

La vera amicizia è dunque in generale un'intima corrispondenza tra due anime per farsi scambievolmente del bene. Può restare semplicemente onesta, se i beni che si comunicano sono di ordine naturale. Ma l'amicizia soprannaturale è di ordine assai superiore. È un'intima corrispondenza tra due anime che si amano in Dio e per Dio, a fine di scambievolmente aiutarsi a perfezionar la vita divina che possedono. Fine ultimo ne è la gloria di Dio, fine immediato il progresso spirituale, e Gesù il vincolo di unione tra i due amici. Tal è il pensiero del Beato Etelredo [...] che il Lacordaire traduce così: "Non posso più amar persona senza che l'anima prenda posto dietro il cuore e che Gesù Cristo venga a fare il terzo in mezzo a noi".

596.   b) Perciò quest'amicizia, [invece] di essere appassionata, predominante, esclusiva come l'amicizia sensibile, ha per doti la calma, il riserbo e la mutua confidenza. È affetto calmo e moderato, appunto perchè fondato sull'amor di Dio ne partecipa la virtù; onde è pure affetto costante, che va crescendo, al rovescio dell'amore passionale che tende ad affievolirsi. Ed è accompagnata da savio riserbo: [invece] di cercar familiarità e carezze come l'amicizia sensibile, è piena di rispetto e di riservatezza, perchè non desidera altro che comunicazioni spirituali. Questa riservatezza non impedisce però la confidenza; mutuamente stimandosi e vedendo nella persona amata un riflesso delle divine perfezioni, si prova per lei confidenza grandissima, che è del resto reciproca; il che porta intime comunicazioni, perchè si brama di partecipare alle soprannaturali doti dell'amico. Si comunicano quindi i pensieri, i disegni, i desideri di perfezione. E bramando di scambievolmente perfezionarsi, non si peritano di avvertirsi dei difetti e di aiutarsi a correggerli. La mutua confidenza che regna tra i due amici impedisce all'amicizia di diventare inquieta, affannosa, esclusiva; non si ha per male che l'amico abbia altri amici, anzi se ne gode pel bene suo e per quello del prossimo.

597.   B) È chiaro che tale amicizia presenta grandi vantaggi. a) La S. Scrittura ne fa frequenti elogi: "Un amico fedele è tetto robusto, e chi lo trova ha trovato un tesoro... l'amico fedele è balsamo vitale [...]. Nostro Signore ce ne diede l'esempio nell'amicizia che ebbe per Giovanni, il quale era conosciuto per "l'amato da Gesù, quem diligebat Jesus". S. Paolo ha amici a cui porta profondo affetto; soffre della loro assenza e la sua più dolce consolazione è di rivederli; così è inconsolabile perchè non trova Tito al luogo convenuto [...]; si rallegra appena lo ritrova [...]. Si vede pure quale affetto nutriva per Timoteo e quanto bene gli faceva la sua presenza e che aiuto gli dava a farne anche agli altri; lo chiama quindi suo collaboratore, suo figlio, suo carissimo figlio, suo fratello [...].

Anche l'antichità cristiana ci porge illustri esempi di amicizia: uno dei più celebri è quello di S. Basilio e di S. Gregorio Nazianzeno.

598.   b) Da questi esempi si deducono tre ragioni a mostrare quanto utile sia l'amicizia cristiana, specialmente per il sacerdote di ministero.

1) Un amico è una tutela rispetto alla virtù, protectio fortis. Noi sentiamo il bisogno d'aprire il cuore a un intimo confidente; il direttore risponde talora a questo bisogno, ma non sempre: la sua amicizia paterna è diversa dall'amicizia fraterna che cerchiamo noi. Abbiamo bisogno d'un nostro pari con cui poter discorrere con tutta libertà. Se non lo troviamo, correremo pericolo di far confidenze biasimevoli a persone che non sempre riusciranno innocue per noi e per loro.

2) È pure un intimo consigliere a cui apriamo volontieri i dubbi e le difficoltà e che ci aiuta a risolverli; è un monitore savio e affettuoso, che, vedendoci all'opera e sapendo ciò che si dice di noi, ci dirà la verità, facendoci così schivar talora molte imprudenze.

3) È finalmente un consolatore, che ascolterà amorevolmente il racconto delle nostre pene, e troverà nel suo cuore le parole necessarie per addolcirle e confortarci.

599.   Si può chiedere se queste amicizie siano da approvarsi nelle comunità, potendosi infatti temere che portino danno all'affetto che deve unire tutti i membri e che generino gelosie. Bisogna certamente badare che tali amicizie non rechino nocumento alla carità comune, e che siano non solo soprannaturali ma tenute entro i giusti limiti fissati dai superiori. Con queste riserve, anche coteste amicizie hanno i loro vantaggi, perchè i religiosi hanno essi pure bisogno d'un consigliere, d'un consolatore e d'un monitore che sia insieme un amico. Tuttavia anche nelle comunità, anzi più che altrove, bisogna premurosamente evitare tutto ciò che può aver colore di falsa amicizia.


[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]




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martedì 21 settembre 2021

Addio a una lettrice

Ripubblico una lettera d'addio che scrissi a una ragazza francese prima della sua entrata in monastero.

Carissima sorella in Cristo,
                                              sono felicissimo di sapere che sabato entrerai in uno dei migliori monasteri di clausura d'Europa! Coraggio, finalmente è arrivato il momento di abbandonare il mondo traditore per abbracciare la vita religiosa. È meraviglioso!

Il demonio cercherà di farti avere nostalgia del mondo, ma tu devi rimanere fedele a Cristo Re che ti sta chiamando a diventare sua sposa. Resisti, non arrenderti! Davvero grande è la grazia di poter abbracciare la vita monastica in un ottimo monastero! Potrai assistere ogni giorno alla Messa nel venerabile e antico rito romano, fare adorazione Eucaristica, fare l'orazione mentale, vivere in pace senza preoccupazioni materiali, amare intensamente Gesù, vivere continuamente alla presenza di Dio! Che gioia!

Allontana i dubbi dalla tua mente, non avere nostalgia del mondo traditore, dobbiamo essere felici per la tua entrata in monastero!  Ecco quel che diceva Sant'Alfonso Maria de Liguori alle ragazze che entravano in monastero: "Voi oggi lasciate il mondo: credete forse di lasciare qualche gran cosa? Che cosa è mai questo mondo? terra di spine, di lacrime e di dolori. Promette grandi cose il mondo ai suoi seguaci; spassi, gioie e pace: ma tutto poi si riduce ad inganni, amarezze e vanità. Le stesse ricchezze, onori e spassi mondani diventano alla fine pena e lutto: Extrema gaudii luctus occupat. E Dio faccia che per tanti accecati che amano il mondo questo lutto non diventi eterno; poiché in mezzo al mondo i pericoli sono molti, sono grandi e sono inevitabili, di perdere l'anima, il paradiso e Dio. Povere quelle fanciulle che, ingannate dalle false promesse del mondo, lasciano Gesù Cristo e vanno al secolo! Sperano di trovare ivi piaceri e gioie, ma povere! dico, perché poi non vi trovano altro che fiele e spine, come dimostra l'esperienza. [...] Insomma, se voi foste rimasta nel mondo, quale altro sposo più grande potevate sperare che un cavaliere, un titolato, un monarca di qualche regno? Ma ora prendete per sposo il Re del cielo e di tutti i regni della terra.  […] Lasciate, figliuola mia, lasciate a quelle giovani che amano il mondo tutti i loro spassi, vanità, belle vesti, commedie, banchetti e festini, e godetevi voi Gesù Cristo. Egli nella vostra cella vi terrà più contenta che tutti i piaceri, gli sfarzi e le ricchezze che possiedono le regine della terra. Ivi nella vostra solitaria cella godrete un paradiso ed una continua pace. Se amate Gesù Cristo, amerete la solitudine che troverete nella vostra cella. In essa il vostro crocifisso Sposo vi parlerà familiarmente al cuore; da quella croce vi manderà raggi di luce alla mente e saette infiammate di santo amore al cuore. E voi da sola a solo nella vostra cella gli paleserete l'affetto che gli portate, gli farete continuamente offerte di voi stessa e di tutte le cose vostre; gli chiederete le grazie di cui avete bisogno; gli comunicherete le vostre angustie, i timori che vi affliggono; ed egli vi consolerà. Non dubitate che lo Sposo divino vi consolerà sempre in vita e maggiormente poi vi consolerà nell'ora della morte […]."

Prego per te affinché tu possa essere una buona sposa di Gesù. Anche tu, quando sarai in monastero, prega per me e per i lettori del blog, affinché tanti altri giovani possano abbandonare il mondo e abbracciare la vita religiosa in ordini fervorosi e osservanti! Bisogna far rifiorire la Chiesa Cattolica riempiendo i monasteri e i conventi con numerose e sante vocazioni!

Ricordo ancora le bellissime parole d'amore che scrivesti in una delle tue prime lettere: "Il mio più grande desiderio è quello di consolare Gesù, curare le sue piaghe, adorarlo, asciugare le sue lacrime, passare la mia vita con Lui, dargli tutto, non tenere niente per me, e sacrificare tutto per amor suo, vivere di Lui, per Lui, in Lui; amarlo fino a fondermi completamente in Lui, contemplarlo, supplicarlo di salvare i peccatori, di accordare la sua misericordia, di dar loro la fede. Voglio consolare Gesù per tutti gli oltraggi fatti al suo Sacro Cuore e al Cuore Immacolato di sua Madre. Se potessi, mi piacerebbe fargli dimenticare tutte le sue sofferenze, asciugare le lacrime che ha versato per noi."

Ti ringrazio per l'aiuto che mi hai dato in questi anni scrivendo o traducendo alcuni post per il blog vocazionale in francese. Merci beaucoup!

Addio carissima sorella in Cristo, speriamo di poterci incontrare un giorno in Paradiso, dove insieme alla Madonna e a tutti gli angeli e ai santi potremo amare Dio per tutta l'eternità. Così spero, così sia!

In Cordibus Jesu et Mariae,

Cordialiter




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lunedì 20 settembre 2021

Adorazione Eucaristica

Riporto una delle lettere che mi ha scritto una gentilissima lettrice del blog, alla quale rispondo sempre volentieri, perché desidera diventare sposa del mio Re.


Carissimo D.,
                     scusa il disturbo! Come ben sai questo non è un momento facile per me, non riesco a pregare, mi sento confusa, non lo so ma più passa il tempo e più mi sento male, sto soffrendo tanto e non so veramente cosa fare!

Oggi nella nostra chiesa, come ogni settimana, c'era l'adorazione Eucaristica per tutto il giorno. Prima di questa crisi andavo sempre a stare davanti a Gesù, adesso è un po' di tempo che vado solo alla conclusione, giusto per non sentire lamentele del mio parroco...oggi però, entrata in chiesa, mi sono come sentita attratta da Lui, non ti so spiegare ma è come se Lui mi chiamasse e mi diceva STAI CON ME!! ma io niente, nonostante ogni tanto uscivo dalla sacrestia per vederLo non sono riuscita ad andare da Lui... [...] non so come dirlo ma... sembra che Lui mi chiama ed io sto scappando. Che mi prende? Io so che solo Lui può darmi il vero amore, che Lui è il mio amore, il mio sposo, ma allora perché Lo evito?

Ti saluto fortemente in Gesù e Maria.
(lettera firmata)

Carissima sorella in Cristo,
                                           tu non mi disturbi affatto, per me è un onore poter aiutare una futura sposa del mio Re.

Mi dispiace molto sapere che stai soffrendo assai, vorrei tanto fare qualcosa per aiutarti, ma mi rendo conto che solo Gesù buono può consolarti davvero. Comunque, quel che potrò fare per te lo farò volentieri, a cominciare dalla preghiera. Come ti ho già detto in passato, ci tengo molto a ogni vocazione religiosa, quindi anche alla tua, e non voglio che qualcosa possa turbarti e distrarti dal desiderio di donare a Gesù buono il resto della tua vita.

Innanzitutto mi complimento col tuo parroco per aver istituito l'adorazione Eucaristica per un'intera giornata alla settimana. Purtroppo, una cosa del genere non è molto frequente di questi tempi.

Sì, Gesù nel Santissimo Sacramento desidera ardentemente che noi andiamo a visitarlo per parlare con Lui da cuore a cuore e fargli affetti devoti e dichiarazioni d'amore. A maggior ragione il Redentore desidera che tra i suoi adoratori ci sia tu che sei chiamata a vivere con Lui da vera sposa in qualche ordine religioso osservante.

Questo è un momento importantissimo per te, poiché è giunta l'ora di eleggere lo stato di vita che dovrai abbracciare. Il nemico del genere umano sta facendo di tutto per allontanarti dal tuo futuro Sposo, ma tu devi resistere come un valoroso soldato in battaglia. Questo è un periodo di grande sofferenza per la tua anima, ma è proprio questo il momento in cui si vede se ami davvero Gesù oppure no. È facile essere cristiani quando si è immersi nelle consolazioni spirituali, ma è nell'ora della prova che viene vagliata la nostra fedeltà al Signore, è in questi momenti che si vede se amiamo sinceramente Dio oppure siamo innamorati solo delle consolazioni spirituali.

Dunque, che fare? Continua a svolgere tutte le pratiche di devozione che facevi prima della “crisi spirituale”, soprattutto cerca di rifugiarti spesso ai piedi di Gesù Sacramentato. Anche se non senti consolazioni spirituali, devi resistere e perseverare nel fargli dichiarazioni d'amore. Devi dirgli che tutte le ricchezze della terra non ti interessano per nulla, poiché ami solo Lui e per amor Suo sei disposta ad abbandonare il mondo e a donarti tutta a Lui entrando in un ordine religioso fervoroso.

Coraggio, resisti con ardore! Quando sarai in Cielo comprenderai quanto sono stati preziosi i tuoi atti d'amore a Gesù fatti durante questo sofferente periodo di aridità.

Approfitto dell'occasione per salutarti cordialmente in Cristo Re e in Maria Corredentrice del genere umano.

Cordialiter




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domenica 19 settembre 2021

Disposizioni per trarre profitto dalla comunione

Dagli scritti di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932).


Avendo l'Eucaristia per fine d'unirci a Gesù e a Dio in modo intimo, trasformante e permanente, tutto ciò che fomenterà quest'unione, nella preparazione o nel ringraziamento, ne intensificherà i lieti effetti.

a) La preparazione sarà quindi una specie d'unione anticipata a Nostro Signore. Si suppone che l'anima sia già unita a Dio con la grazia santificante, altrimenti la comunione sarebbe un sacrilegio. Ciò posto, la preparazione abbraccerà almeno queste tre cose:

1) Anzitutto l'adempimento più perfetto di tutti i doveri del nostro stato in unione con Gesù e per piacere a Lui. Non è forse questo infatti il mezzo migliore per attirare in noi Colui la cui vita si compendia nell'ubbidienza filiale al Padre a fine di piacergli? "Quæ placita sunt ei facio semper" [...].

2) Una sincera umiltà, fondata da un lato sulla grandezza e sulla santità di Nostro Signore e dall'altro sulla nostra bassezza e indegnità: "Domine, non sum dignus..." Questa disposizione fa, per così dire, il vuoto nell'anima nostra, sgombrandola dall'egoismo, dall'orgoglio, dalla presunzione; ora è proprio nel vuoto di sè che si opera l'unione con Dio; quanto più ci vuotiamo di noi stessi, tanto meglio prepariamo l'anima a lasciarsi prendere e possedere da Dio.

3) A questa umiltà terrà dietro un desiderio ardente d'unirsi al Dio dell'Eucaristia: sentendo vivamente la nostra impotenza e la nostra povertà, sospireremo a Colui che solo può fortificare la nostra debolezza, arricchirci dei suoi tesori e riempire il vuoto del nostro cuore. Or questo desiderio, dilatandoci l'anima, la spalancherà a Colui che desidera dare tutto se stesso a noi: "Desiderio desideravi hoc pascha manducare vobiscum".

b) Il migliore ringraziamento sarà quello che prolungherà la nostra unione con Gesù.

1) Principierà dunque con un atto di silenziosa adorazione, d'annientamento, e di intiera donazione di noi stessi a Colui che, essendo Dio, si dà interamente a noi: "Adoro te devote, latens deitas... Tibi se cor meum totum subjicit". In unione con Maria, la più perfetta adoratrice di Gesù, ci annienteremo davanti alla Maestà divina, per benedirla, lodarla, ringraziarla, prima il Verbo Incarnato e poi, con Lui e per Lui, la SS. Trinità. "Magnificat anima mea Dominum... fecit mihi magna qui potens est, et sanctum nomen ejus". Nulla fa meglio penetrar Gesù nel più intimo dell'anima nostra quanto quest'atto di annientamento di noi stessi; povere creature, è questo per noi il modo di darci a Colui che è tutto. Gli daremo tutto ciò che v'è di buono in noi, e sarà una restituzione perchè tutto viene da lui e non cessa d'appartenergli; offriremo pure le nostre miserie, perchè le consumi nel fuoco dell'amor suo e vi sostituisca le sue così perfette disposizioni. Quale mirabile cambio!

2) Vengono allora i dolci colloqui tra l'anima e l'ospite divino: "Loquere, Domine, quia audit servus tuus... Da mihi intellectum ut sciam testimonia tua. Inclina cor meum in verba oris tui" ... Si ascolta attentamente il Maestro, l'Amico; gli si parla rispettosamente, semplicemente, affettuosamente. Si apre l'anima alle comunicazioni divine; perchè è questo il momento in cui Gesù fa passare in noi le sue disposizioni interiori e le sue virtù; bisogna non solo riceverle ma attirarle, assaporarle, assimilarsele: "Os meum aperui et attraxi spiritum". Onde poi questi colloqui non degenerino in abitudine, è bene variare, se non ogni giorno almeno ogni tanto, l'argomento della conversazione, prendendo ora una virtù ora un'altra, meditando adagino qualche parola del Vangelo, e supplicando Nostro Signore di volercela far ben capire, gustare e praticare.

3) Non dimentichiamo di ringraziarlo dei lumi che si degna, per grazia sua, di comunicarci, dei pii affetti, come pure delle oscurità e delle aridità in cui ci lascia ogni tanto; cogliamo anzi l'occasione da quest'ultime per umiliarci, per riconoscerci indegni dei divini favori, e per aderire più frequentemente con la volontà a Colui che, anche nelle aridità, non cessa di far passare in noi, in modo segreto e misterioso, la sua vita e le sue virtù. Supplichiamolo di prolungare in noi la sua azione e la sua vita: "O Jesu, vivens in Mariâ, veni et vive in famulis tuis"; di ricevere, per trasformarlo, quel poco di bene che è in noi: "Sume, Domine, et suscipe omnem meam libertam...".

4) Offriamoci pronti a fare i sacrifici necessari per riformare e trasformare la nostra vita, specialmente su quel tal punto particolare; consapevoli della nostra debolezza, chiediamo istantemente la grazia di compiere questi sacrifizi. È questo un punto capitale, dovendo ogni comunione esser fatta allo scopo di progredire in una speciale virtù.

5) È questo pure il momento di pregare per tutte le persone che ci sono care, per tutti i grandi interessi della Chiesa, secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, per i Vescovi, i sacerdoti. Non temiamo di rendere la nostra preghiera universale quanto più è possibile: è questo in sostanza il miglior mezzo d'essere esauditi.

Infine si termina chiedendo a Nostro Signore, con una formola o con un'altra, la grazia di restare in lui come egli resta in noi e di fare tutte e ciascuna delle nostre azioni in unione con lui, in spirito di ringraziamento. Si affida a Maria quel Gesù da lei così ben custodito, perchè ci aiuti a farlo crescere nel nostro cuore; e così, riconfortati dalla preghiera, si passa al lavoro.


[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]




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sabato 18 settembre 2021

L'azione apostolica

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).


Mi metto alla presenza di Gesù per imparare da lui, primo ed unico Apostolo, quali requisiti deve avere la mia azione perchè possa realmente giovare alle anime. 

1 - Nei tre anni della sua vita pubblica Gesù ha esercitato su larga scala l’apostolato esterno, ma la sua attività non è stata mai disgiunta dalla sua intima unione col Padre, anzi è sbocciata da essa: unione non limitata solo alle ore di preghiera, ma unione permanente, indissolubile di ogni istante della sua vita. Se una simile, sostanziale unione con Dio può esistere solo in Cristo a motivo dell’unione ipostatica e della visione beatifica di cui Egli godeva, noi dobbiamo però, per quanto è possibile a semplici creature, sforzarci d’imitare questo atteggiamento di Gesù: vivere continuamente uniti a Dio, pur lavorando per i fratelli. In questo senso la vita interiore è l’anima dell’apostolato; un’azione realmente efficace, e perciò portatrice di grazia alle anime, può procedere solo da chi vive intimamente unito a Dio. […] 

L’unione con Dio, l’unione con Gesù è la condizione preliminare e indispensabile per l’efficacia di qualsiasi attività apostolica. Quest’unione si effettua per mezzo della grazia santificante, cresce con l’uso fervoroso dei sacramenti, con la pratica generosa delle virtù, si stabilisce più direttamente e si rinfranca nella preghiera, si consolida e si conserva attraverso il raccoglimento ed il distacco. Più l’unione con Dio aumenta, più l’azione che ne sgorga porterà frutto per le anime. Un’attività apostolica puramente esterna, che cioè pretendesse - sia pure a motivo dell’urgenza delle opere - di trascurare gli esercizi della vita interiore, la preghiera e la ricerca dell’unione con Dio, si condannerebbe a rimanere, per se stessa, infeconda. 

2 - L’opera apostolica di Gesù, tutta permeata di sacrificio, culminò nel Sacrificio supremo della Croce; così la nostra attività apostolica, per essere feconda, deve immergere le sue radici nel fertile terreno dell’immolazione. Di per sè l’azione apostolica richiede sacrificio, sia per la vita faticosa che impone, sia per i continui contatti con persone di mentalità, di gusti, di abitudini diverse, sia perchè può esporre a derisioni, insuccessi, ecc. L’apostolo deve andare incontro a tutto ciò con cuore generoso, convinto che proprio dal sacrificio, abbracciato in unione a Gesù crocifisso, scaturirà la forza fecondatrice delle sue opere. Inoltre l’apostolato esterno, per essere veramente soprannaturale, esige rettitudine d'intenzione: vale a dire che le opere devono essere intraprese solo per la gloria di Dio, in modo conforme alla volontà di Dio [...]. Per arrivare a tale purezza d’intenzione l’apostolo deve, giorno per giorno, morire al suo amor proprio, alla vanagloria, alla tendenza ad attirarsi le lodi altrui o a compiacersi nei successi; morire alle sue vedute ed iniziative personali, ai suoi interessi. Si tratta quindi di una vera immolazione dell’io che darà frutti di apostolato in proporzione della sua profondità. […].

Colloquio - O Gesù, fammi ben comprendere che le più belle opere di apostolato sono un vano agitarsi, se non derivano da una profonda vita interiore. Tu solo sei la vite vera in cui circola la linfa divina della grazia, e soltanto il tralcio innestato in te può comunicare questa linfa alle anime producendo per esse frutti di grazia. Quale illusione è la mia se, lasciandomi prendere dall’urgenza delle opere, mi butto in esse trascurando di alimentare, di consolidare la mia unione con te! Eppure Tu non cessi di richiamarmi col dolce monito che hai impresso profondamente nell’anima mia: « senza di me non potete far nulla... [solo] chi rimane in me porta frutti abbondanti ». O vano agitarsi, o inutile movimento di tante mie opere intraprese come attività puramente umane, quasi che il loro frutto dipendesse solo dalla mia industria e capacità! O mio Dio, preservami da tanta stoltezza; no, non voglio sciupare così le mie energie, perdere così il mio tempo. Non valeva la pena che mi consacrassi a te, che mi dedicassi ad una vita di apostolato per ridurmi poi ad un’attività puramente umana, quale può essere svolta da un qualsiasi professionista o lavoratore. Anche quelli che non credono in te si dedicano ad opere sociali: aprono scuole, ospedali, stampano libri e giornali, fanno propaganda...; ciò che deve distinguere la mia attività dalla loro deve essere appunto lo spirito interiore da cui proviene: spirito di unione con te, spirito di preghiera, di sacrificio. Solo questo ha il grande potere di trasformare la povera azione umana, in azione soprannaturale, in apostolato. Fa’, o Signore, che la mia azione sgorghi dal vigoroso tralcio fortemente innestato in te, fa’ che sia imbevuta di preghiera, permeata di sacrificio. 

Fammi comprendere, o Gesù mio, quanto mi è necessario morire a me stesso per giungere a quella totale purezza d’intenzione che deve animare ogni vero apostolato! Quante volte credo di essere mosso dallo zelo per la tua gloria e per il bene delle anime e forse, al contrario, sono mosso, almeno in gran parte, dal mio orgoglio che vuole quell’iniziativa, quelle opere, perchè in esse trova uno sfogo alla sua naturale tendenza all’attività, alla sua nascosta brama di farsi vedere, di farsi valere, al desiderio di applausi, di successi. […] O Signore, tutte queste possibili deviazioni del mio io, viste così, alla tua luce, quanto mi appaiono brutte, meschine, detestabili e profondamente indegne di un’anima a te consacrata! Ma anche se esse destano in me un senso di orrore, non ti chiedo, o mio Dio, di diminuire la tua luce, anzi ti supplico di renderla sempre più penetrante, affinchè io possa veder chiaro nell’anima mia e, con l’aiuto della tua grazia onnipotente, combattere con energia contro queste basse tendenze dell’io che, simili a tarli roditori, minacciano di rovinare, di distruggere il mio apostolato. Dammi la purità d’intenzione, dammi l’umiltà del cuore, dammi la verità dell’amore! Attirami a te, mio Dio, e non cercherò che te! 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].




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venerdì 17 settembre 2021

Suore di clausura

Tempo fa mi ha contattato una donna che scrive su una rivista cattolica, e mi ha posto varie domande sulle suore di clausura. Ecco le risposte che le ho dato.



Carissima in Cristo,
                               rispondo molto volentieri alle sue domande.

- Sono devoto a Sant'Alfonso Maria de Liguori perché i suoi toccanti e fervorosi scritti spirituali mi hanno convertito. La sua spiritualità mi ha “contagiato” e adesso cerco di propagarla nella speranza che anche altre persone vengano contagiate. :-)

- Non penso che una ragazza entri in un monastero di clausura semplicemente per “fuggire” da questa società frivola e decadente. Senza una vera vocazione difficilmente una persona riuscirebbe a resistere rinchiusa nella clausura. Ciò che spinge le ragazze ad abbandonare il mondo e ad entrare in monastero è un folle amore per il Redentore Divino.

- Dio attrae alcune ragazze in ordini di vita attiva e apostolica, altre invece in monasteri di clausura, nei quali c'è più silenzio e maggiori possibilità di dedicarsi alla preghiera e alla contemplazione.

- L'età massima per abbracciare la vita religiosa varia da ordine ad ordine. Ce ne sono alcuni, anche tra quelli di clausura, che non hanno limiti d'età.

- Alle ragazze attratte dalla vita monastica consiglio di mettersi in contatto con qualche buon monastero, e magari chiedere di poter fare un'esperienza vocazionale. È importante che il monastero sia fervoroso e osservante, perché diceva Sant'Alfonso che è meglio restare a casa propria anziché entrare in un monastero rilassato, cioè dove la vita religiosa non si vive più in maniera intensa e non si cerca più la perfezione cristiana.

- Purtroppo, c'è tanta gente che considera inutile la vita delle suore di clausura. La cosa che mi amareggia è che questa cosa non è sostenuta solo negli ambienti atei, ma anche in certe sacrestie. La realtà è che la mentalità mondana e materialista ha contagiato le menti di tanti cristiani, e ormai a causa dell'immanentismo dilagante, in molti non hanno più una visione soprannaturale della vita. Le suore di clausura sono utilissime alla Chiesa Cattolica, cioè al Corpo Mistico di Cristo. Infatti con le loro preghiere e penitenze ottengono innumerevoli grazie dal Cielo. Santa Teresa di Lisieux era una giovane carmelitana, e pur vivendo rinchiusa nella clausura, la Chiesa l'ha proclamata Patrona Universale delle Missioni Cattoliche insieme a quel zelante ed eroico missionario che fu San Francesco Saverio. Come è possibile? Ebbene, sì, anche restando nella clausura si può essere missionari ed apostoli, innalzando a Dio ferventi orazioni e offrendogli le proprie sofferenze e mortificazioni. Noi non ce ne accorgiamo, ma sono innumerevoli le anime convertite grazie al silenzioso e nascosto apostolato delle suore di clausura. Se non ci fossero queste eroiche donne, il mondo sarebbe certamente peggiore.

Approfitto dell'occasione per porgerle cordiali saluti in Corde Matris,

Cordialiter






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giovedì 16 settembre 2021

"Benedetto il Signore, che addestra le mie mani alla guerra"

Ripubblico un post scritto da Laudem Gloriam.


Stavo usando un vecchio ferro da stiro che -non si sa per intercessione di quale santo del Carmelo, continuava misteriosamente a funzionare- sulle lenzuola, quando venne a trovarmi la Maestra di Noviziato. Il sole era alto e faceva caldo, solo un filo di vento rinfrescava l'aria afosa.

"Vedi? L'abito carmelitano ricalca quello dei Crociati. D'altronde, le origini dei Carmelitani, sul Monte Carmelo, risalgono alle Crociate, quando dei penitenti e pellegrini, iniziarono a vivere eremiticamente lì dove il Profeta Elia, nel Nome del Signore degli Eserciti, vinse i sacerdoti di Baal.", mi disse. La cappa bianca sopra l'abito come i mantelli candidi dei crociati, il soggolo come la maglia ad anelli di metallo, che stava sotto l'elmo, lo scapolare con le effiggi del Signore che si serve.. e, non per ultimo, S. Paolo quando parla dell'armatura dei credenti, cintura ai fianchi, e scudo della fede stretto sul braccio.

Mi furono particolarmente illuminanti le parole della Maestra di Noviziato, e guardai con occhi nuovi alcune cerimonie tipiche del Carmelo. Nel Coro monastico, a differenza di altri Ordini, vige una disciplina quasi "militare", lieta a fraterna, e, durante la Messa o le Ore Liturgiche, non c'è un movimento lasciato al caso, ma le due ali del coro delle monache si muovono in sincronia o a coppie durante l'uscita e l'ingresso, tanto da farmi venire in mente quegli eserciti disciplinati, che, all'ordine dei segnali della Priora (ora un tocco della sua mano sul banco, ora il dare la nota iniziale del canto, ora un'altro cenno), obbediscono secondo un ordine comune ben noto a tutte.

"Elia rispose: «Per la vita del Signore degli eserciti, alla cui presenza io sto, oggi stesso io mi presenterò a lui»" (1Re 18, 15)

Il Profeta Elia, Padre spirituale dell'Ordine del Carmelo, era alla presenza costante del Signore degli Eserciti, e questa è la vita della Carmelitana Scalza, al servizio delle Schiere del Signore, con la lancia della nuda fede, con la cotta dell'Amore ardente, in pugno il giavellotto della fiducia e dell'abbandono nel Nome del Signore.

La vita cristiana, specialmente per chi ha una vocazione particolare -non ci si illuda- è una dura battaglia: ma abbiamo un Principe, il Figlio del Re come Condottiero divino, e per vincere questa guerra che il nostro nemico ci muove costantemente, non dobbiamo nè agitare le spade, nè fremere di rabbia. L'unica vittoria sta in chi, davanti al nemico in preda all'ira, si rifugia sotto le Ali pacifiche del Principe della Pace, Gesù Cristo, e alza fiduciosa a Lui gli occhi, Lui, nostro Condottiero e Sposo, affinchè combatta Lui per noi la terribile battaglia che ci viene mossa.

Benedetto il Signore, mia roccia,
che addestra le mie mani alla guerra,
le mie dita alla battaglia,

mio alleato e mia fortezza,
mio rifugio e mio liberatore,
mio scudo in cui confido,
colui che sottomette i popoli al mio giogo.

Signore, lancia folgori e disperdili,
scaglia le tue saette e sconfiggili!

Stendi dall'alto la tua mano,
scampami e liberami dalle grandi acque!

(Sal 144)

In Cristo Vincitore,

Laudem Gloriam


lll




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