mercoledì 30 dicembre 2020

Segni vocazionali (sacerdozio cattolico)

Diversi ragazzi mi hanno chiesto quali sono i segni della vocazione sacerdotale. Visto che questo argomento interessa molti lettori, per poter dare una risposta soddisfacente, ho consultato il testo "Esortazioni al clero", pubblicato nel 1943 dalla casa editrice Civiltà Cattolica, e scritto da Padre Ottavio Marchetti, sacerdote della Compagnia di Gesù. Ecco una sintesi schematica. Affinché una vocazione sacerdotale sia considerata autentica sono necessarie quattro caratteristiche: doni di natura, doni di grazia, libera volontà, retta intenzione.

Doni di natura:
- dono della salute (che consenta di svolgere efficacemente il ministero sacerdotale);
- dono del buon carattere;
- dono dell'intelligenza.

Doni di grazia:
- pratica delle virtù acquisite: pietà, castità, disinteresse, zelo, spirito di disciplina ed ubbidienza.

Libera volontà:
- tendere al sacerdozio senza costrizioni da parte di qualcuno.

Retta intenzione:
- tendere al sacerdozio cattolico unicamente per consacrarsi al servizio di Dio e alla salvezza delle anime, avendo una soda pietà, una provata purezza di vita, e una scienza sufficiente.

Chi ha tutte queste caratteristiche mostra di avere segni della chiamata di Dio allo stato sacerdotale.




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martedì 29 dicembre 2020

Schema per fare un buon esame di coscienza (per anime amanti della vita devota)


Ogni tanto una mia amica mi scrive per chiedermi dei consigli spirituali.  


Caro D. [...] ti scrivo perché penso che tu possa veramente aiutarmi. Ti chiedo però di rispondermi con calma, quando potrai, non vorrei mai metterti fretta. È mio desiderio confessarmi una volta alla settimana come regola, ma dev'essere una confessione ben fatta. Perciò ho cercato qua e là, ma non ho trovato uno schema serio per l'esame di coscienza. Ora mi chiedo se tu forse puoi darmi qualche indicazione. Ti ringrazio come sempre di cuore. [...] Ciao!


Cara sorella in Cristo, 
ti ringrazio di cuore per la richiesta che mi hai fatto. Ormai lo sai bene che per me è una grande gioia fare qualcosa che va a vantaggio della tua anima, nella speranza di dare gusto a Gesù buono che ti ha tanto amato sin dall’eternità ed è giunto ad immolarsi sulla croce del Golgota per espiare anche i tuoi peccati. Sono davvero contento che desideri confessarti spesso, come raccomandato da Papa Pio XII, da Sant’Alfonso Maria de Liguori e da tanti altri autorevoli e dotti autori. In genere, quando una persona si confessa bene, sente un grande fervore di praticare le virtù cristiane, prega il Signore con maggiore carità, sente maggiore carità anche verso il prossimo, resiste più facilmente alle tentazioni, ed ottiene altri benefici spirituali. Purtroppo, i preti modernisti sconsigliano di confessarsi spesso, quindi ti conviene recarti da qualche confessore timorato di Dio e amante della vita devota.

Per rispondere alla tua richiesta di aiuto, ho preparato appositamente per te uno schema per fare un esame di coscienza adatto alle anime che sono attratte dalla vita devota. Onde evitare di essere troppo prolisso, ho evitato di riportare quei peccati che in genere le persone che praticano un’intensa vita interiore difficilmente commettono, ad esempio l’apostasia, il non andare a Messa nei giorni di precetto, l’omicidio, le rapine, l’incesto, la calunnia, e altri gravi peccati. Ho dato particolarmente risalto a quei peccati veniali (leggeri) che spesso vengono trascurati dai penitenti. Chi ama Dio e vuole praticare una vita davvero virtuosa cerca di evitare non solo le colpe gravi ma anche quelle veniali. Per esserti di maggiore aiuto, di fianco a ogni peccato ho segnalato se si tratta di materia grave o veniale, basandomi sugli scritti di autori di buona dottrina come Sant’Alfonso, Don Luigi Piscetta, Padre Eriberto Jone, Padre A. Chanson, e altri. Si tratta di un qualcosa che manca negli schemi che in genere si trovano in giro. Ovviamente non ho potuto elencare tutti i peccati possibili e immaginabili, oppure riportare tutta l’intera casistica per ogni tipo di peccato, altrimenti avrei dovuto scrivere un’enciclopedia, ma mi sono limitato a parlare di alcuni dei peccati tra quelli più comuni. Spero tanto che il lavoro che ho realizzato possa esserti di aiuto nel cammino di perfezione cristiana.


Schema per l’esame di coscienza per anime devote.

- Ho tralasciato di raccogliermi interiormente e di mettermi alla presenza di Dio prima di incominciare a pregare? (Veniale)

- Mi sono distratta volontariamente mentre recitavo le preghiere oppure mentre assistevo al Santo Sacrificio della Messa? (Veniale)

- Ho ricevuto la Comunione con poco fervore e profitto per l’anima a causa della negligenza con cui mi sono preparata a ricevere Gesù sacramentato? (Veniale)

- Ho accettato deliberatamente pensieri di superbia? (La “superbia perfetta”, cioè quando una persona giunge a considerarsi al di sopra di Dio, è peccato mortale, invece la “superbia imperfetta”, cioè quando una persona si limita solamente a nutrire uno sregolato desiderio di onore e ad amare in maniera esagerata la propria eccellenza, è peccato veniale, a meno che non giunge a far commettere qualche grave colpa nei confronti del prossimo)

- Quando mi sono capitate cose spiacevoli mi sono arrabbiata con Dio, ingiuriandolo o accusandolo di fare cose sbagliate? (Peccato grave)

- Faccio discorsi inutili, cioè che non giovano né a me né al prossimo? (Veniale)

- A volte faccio delle “opere buone”, non con l’intento di dare gusto a Dio, ma per vanagloria, cioè per fare bella figura ed essere stimata dalla gente? (Veniale)

- Mi impegno seriamente ad educare cristianamente la prole? (Si tratta di un obbligo gravissimo, pertanto i genitori che sono gravemente negligenti nell’educare i figli, facendoli crescere quasi come se Dio non ci fosse, peccano mortalmente)

- Nutro antipatia o addirittura odio nei confronti delle persone scortesi o di quelle che mi hanno fatto dei torti? (“Sentire” antipatia verso una persona non è peccato se non vi diamo il consenso della volontà, se invece vi diamo il consenso e si tratta di piccole antipatie, pecchiamo venialmente, mentre se proviamo odio grave, in questo caso pecchiamo mortalmente, ad esempio accettando deliberatamente il pensiero di desiderio che il prossimo venga colpito da qualche grave ed ingiusto male)

- Ogni tanto aiuto materialmente le opere pie (ad esempio le opere davvero cattoliche che svolgono apostolato) e le persone che si trovano in stato di bisogno? (Chi dona alle opere pie o ai bisognosi che si trovano in stato di necessità comune almeno il 2% di ciò che avanza alle spese necessarie per il mantenimento del proprio stato di vita e quello dei propri cari, non pecca; se dona meno del 2% pecca venialmente; se non vuole donare nulla a nessuno pecca gravemente, almeno secondo i teologi della sentenza più rigida. Non si è tenuti ad aiutare tutti coloro che si trovano in stato di necessità comune, è sufficiente aiutarne alcuni a nostra scelta. Per quanto riguarda i poveri che si trovano in stato di necessità estrema, cioè che rischiano di morire, grazie a Dio in Italia è rarissimo trovare qualcuno che si trovi in condizioni così disperate, quindi non sto ad elencarti tutta la casistica, anche perché su questo tema i teologi non sempre sono concordi)

- Ho esagerato nel bere o nel mangiare? (Per capire quando si pecca in questa materia ti faccio un esempio: bere un po’ di vino è una cosa buona, berne sino al punto da rimanere brilli è peccato veniale, berne sino al punto da ubriacarsi è peccato mortale; lo stesso discorso vale quando si mangia in maniera eccessiva, peccando in modo grave o veniale in base alla gravità delle conseguenze, se ci cibiamo sino al punto da star male o di nuocere alla salute)

- Ho detto delle bugie? (Le menzogne che fanno un grave danno al prossimo sono colpe gravi, le altre sono colpe veniali)

- Sopporto con pazienza le avversità oppure mi lascio prendere dall’impazienza? (Ordinariamente è un peccato veniale, tuttavia può diventare mortale se giunge a far trasgredire un grave precetto)

- Nella vita cristiana mi lascio dominare dall’accidia? (L’accidia è la pigrizia nel compiere opere virtuose, spesso fa commettere delle colpe solamente veniali, ad esempio quando induce una persona a saltare, per pigrizia spirituale, delle pratiche devozionali facoltative alle quali è abituato; ma se l’accidia giunge a non far compiere atti che obbligano gravemente in coscienza, ad esempio assistere alla Messa domenicale, trascina al peccato mortale)

- Quando vedo qualcuno comportarsi male mi lascio prendere dall’ira? (Quando una persona si adira in modo ragionevole per un torto subìto e auspica una giusta punizione del colpevole, non commette peccato; invece quando l’ira giunge a far accettare un disordinato trasporto dell’animo, in questo caso si commette un peccato veniale, tuttavia diventa colpa grave se la persona adirata giunge a tale eccesso da far pensare che abbia perso l’uso della ragione, oppure quando giunge a far desiderare disordinatamente qualcosa che è gravemente contraria alla carità e alla giustizia, ad esempio desiderare una punizione gravemente esagerata per il colpevole o addirittura per un innocente)

- Anche se da tanti anni non vivo più coi miei genitori, continuo ad interessarmi di loro e ad aiutarli quando hanno bisogno del mio sostegno? (Abbandonare a se stessi i genitori che si trovano in grave stato di necessità, pur avendo la possibilità di aiutarli, è una grave mancanza di pietà filiale da parte dei figli)

- Mi sono attaccata eccessivamente ai beni materiali? (In se stessa è una colpa veniale, tuttavia può essere causa di peccati mortali, ad esempio quando giunge al punto di far commettere furti in materia grave, omettere di aiutare il prossimo che sta letteralmente morendo di fame, considerare i soldi più importanti di Dio, eccetera).

- Ho creduto alle superstizioni? (Si tratta di materia grave, tuttavia alcuni autorevoli teologi ammettono la possibilità che il penitente possa peccare solo venialmente per ignoranza, semplicità, errore, o se considera la cosa più per scherzo che seriamente)

- Ho giudicato temerariamente il prossimo oppure ho avuto dei sospetti temerari nei suoi confronti? (Se c’è bastante fondamento per giudicare che il prossimo ha commesso un grave male, non si commette nessun peccato, mentre il giudizio diventa “temerario”, e peccato grave, quando senza sufficienti motivi giudichiamo che il prossimo abbia certamente commesso un grave male; da ciò, secondo Sant’Alfonso, si deduce che tali giudizi di solito non sono peccaminosi poiché spesso ci sono sufficienti motivi che fanno ritenere che il prossimo abbia commesso davvero quella colpa, oppure perché non sono giudizi, ma solo dei sospetti, i quali non giungono a peccato mortale se non quando si dubita, senza avere nessun indizio, che persone di buona fama siano colpevoli di colpe gravissime, mentre se c’è anche un minimo indizio non si commette nemmeno peccato veniale nel sospettare del prossimo)



Vari consigli per confessarsi bene.

I peccati mortali sono talmente gravi che ne basta solo uno per meritare l'inferno, se si muore senza essersi pentiti. Se una persona ha commesso solo peccati veniali e non si è pentita, non va all'inferno, ma in purgatorio, tuttavia è bene cercare di evitare anche queste colpe che pur non essendo gravi, indeboliscono l'anima e la predispongono al peccato mortale. 

È obbligatorio confessare solo i peccati certamente mortali, cioè le colpe gravi commesse con piena avvertenza dell’intelletto e deliberato e pieno consenso della volontà. Se una persona ha commesso una colpa grave, ma non è certa di aver avuto piena avvertenza e pieno consenso, non è obbligata a confessare quella colpa, anche se, per maggiore tranquillità di coscienza del penitente, è consigliabile confessarla, dicendo, ad esempio, che non si è certi di aver dato il pieno consenso della volontà a quel pensiero di odio grave (alle anime scrupolose è vivamente sconsigliato di confessare i peccati dubbi). Inoltre tutte le cose che avvengono durante il sonno o il dormiveglia non sono peccati mortali. È facoltativo confessare i peccati veniali (cioè colpe con materia leggera, oppure con materia grave ma commesse senza piena avvertenza o senza pieno consenso della volontà), tuttavia è bene confessarsi anche se si hanno solo colpe veniali, perché l'assoluzione purifica la coscienza, aiuta a resistere con maggior vigore alle tentazioni e accresce la grazia santificante.

È molto facile fare una buona Confessione; è sufficiente fare un esame di coscienza (bastano pochi minuti per chi si confessa spesso), pentirsi dei peccati commessi, avere il proposito di non peccare più, confessarli con sincerità al sacerdote, e infine eseguire la penitenza (se il confessore tralascia o si dimentica di dare la penitenza, la confessione è valida lo stesso, però, come insegna Sant'Alfonso, il prete si macchia di colpa, veniale o mortale in base alla gravità delle colpe confessate dal penitente, se ha deliberatamente omesso di assegnargli una penitenza).

Affinché la Confessione sia fruttuosa è necessario essere sinceramente pentiti dei peccati commessi, ma ciò è un dono di Dio, pertanto è importante pregare lo Spirito Santo e la Beata Vergine Maria per ottenere la grazia del pentimento per le colpe compiute. Per suscitare il dispiacere dei peccati commessi è molto utile riflettere al fatto che con le proprie colpe è stato offeso Dio che è infinitamente buono, ci ha tanto amato sin dall’eternità, ed è degno di essere amato sopra ogni cosa, inoltre i propri peccati hanno causato l'atroce Passione e Morte di Gesù Cristo. Chi si pente per questi motivi, significa che ha un dolore perfetto (contrizione del cuore). Invece il dolore è imperfetto (detto anche “attrizione”) quando è causato principalmente (non esclusivamente) dalla paura dell'inferno, o dal dispiacere di aver perso il paradiso, o dalla riflessione sulla bruttezza del peccato commesso. Affinché una Confessione sia valida è sufficiente avere un dolore imperfetto. In caso di imminente pericolo di morte, mancando un sacerdote, è possibile ricevere il perdono di tutti i peccati suscitando qualche pensiero di dolore perfetto. A tal fine è ottima cosa imparare a memoria e recitare spesso l'Atto di dolore. 

È necessario essere sinceramente pentiti di tutti i peccati mortali compiuti, altrimenti l’assoluzione è nulla (e anche sacrilega, se il penitente è consapevole di non essere pentito). Se ti confessi solo di peccati veniali, affinché l’assoluzione sia valida è necessario essere sinceramente pentita almeno di uno di loro, tuttavia conviene suscitare il dolore di tutte le colpe veniali, poiché in questo modo si ottengono maggiori benefici spirituali. È lecito confessare dei peccati, mortali o veniali, già confessati in passato. 

Per scriverti questa lettera ho impiegato diverse ore (per poter fornirti informazioni precise sono andato a rivedere vari manuali di Teologia Morale), ma l’ho fatto molto volentieri, poiché voglio che la tua anima avanzi sempre di più nel cammino di perfezione cristiana e, soprattutto, spero in questo modo di aver dato gusto a Dio. Se in futuro avrai altri consigli da chiedermi, non esitare a scrivermi ancora, sarò molto felice di fare qualcosa per il tuo bene spirituale.

Rinnovandoti la mia amicizia e la mia stima, ti saluto cordialmente nei Cuori di Gesù e Maria.

Cordialiter




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mercoledì 23 dicembre 2020

Salvare la vocazione

Non bisogna respingere la vocazione. A tal proposito ripubblico la lettera di una ragazza che con le lacrime agli occhi ha voluto lanciare un accorato appello...

Caro fratello in Cristo, le scrivo affinché la mia testimonianza possa servire a tutte quelle ragazze che si sentono chiamate alla vita religiosa. Sono una ragazza di vent'anni, e pur avendo una giovane età, l'ho vissuta molto intensamente [...]. A soli dodici anni ho iniziato quasi per caso a frequentare un ordine di stretta osservanza, il quale mi ha portato ad amare Cristo e la sua Chiesa in maniera smisurata. Da piccola ho sempre pensato che un giorno mi sarei donata a Cristo [...] presso quella che definivo la mia vera casa, ossia qualche convento del mio amato ordine, ma essendo minorenne e non riuscendo ad ottenere il permesso dai miei genitori di poter entrare in convento, ho atteso il giorno del mio diciottesimo compleanno con ansia e trepidazione, e mentre tutti si accingevano a preparare il mio compleanno, io in gran segreto preparavo la mia anima per donarmi al mio amato Sposo. Dopo qualche mese dal mio compleanno partii dicendo ai miei genitori che quello sarebbe stato un ritiro non come gli altri e che prima o poi sarei tornata, forse qualche mese o due ...iniziai il mio cammino sotto la guida di monache sante, fedeli all'ordine e alla regola, persone che donerebbero la vita pur di restare fedeli alla loro professione. Avevo una gioia che mi veniva da dentro e che nessuno mai, pensavo, mi avrebbe potuto togliere. Certo le difficoltà ci sarebbero state, ma quelle ci sono anche nell'amore tra due creature. Ben presto i miei genitori si resero conto che quello sarebbe stato un ritiro senza ritorno e molto addolorati vennero a trovarmi disperati e con gli occhi pieni di lacrime mi supplicarono di tornare […]. Tornai a casa con la speranza che ben presto sarei ritornata. E fu proprio così, dopo poche settimane tornai nello stesso ordine ma nel ramo di clausura, parlo di clausura stretta, parlo dell'ordine delle [....]. Mai in vita mia avevo provato e sono certa che mai più proverò una gioia tanto grande. Pur essendo dietro a quelle grate mi sentivo libera, difficile a credersi ma era così, per me quella era l'anticamera del paradiso. Ancora oggi darei di tutto pur di ritornarvi. Le scrivo con le lacrime agli occhi e la morte nel cuore, la prego sproni chiunque a non abbandonare la via della consacrazione a Cristo perché, mi creda, si muore per davvero. Attualmente sono fidanzata, vivo in una famiglia agiata, studio e non mi manca niente... eppure le dico mi manca tutto, darei la mia stessa vita pur di ritornare a qualche anno fa, ma purtroppo non è possibile, e certa di questo continuo a sopravvivere nella speranza di tornar ad avere almeno un minimo di felicità. La prego in nome di Cristo e della Madonna faccia l'impossibile ma sproni e aiuti coloro che hanno la tentazione di abbandonare, dica loro che la felicità sta solo nella strada che Cristo ha scelto per noi. Grazie per il suo blog.


Carissima sorella in Cristo,
                                             dammi pure del tu (lo preferisco). Ti ringrazio per la tua testimonianza che credo potrà essere molto utile alle persone che frequentano questo blog. Però nella tua lettera ho notato un po' di scoraggiamento. Carissima, ogni cristiano deve sperare in Dio, dunque non deve temere di nulla, e nel suo animo deve albergare sempre la letizia spirituale. Quindi, coraggio! Anche se la situazione può apparirti compromessa, devi sperare contro ogni speranza. Sei sicura che non puoi più abbracciare la vita religiosa in qualche buon ordine? Comunque sia, non puoi vivere nel rimpianto il resto della tua vita, affidati alla Mediatrice di tutte le grazie e vedrai che si troverà una soluzione. Se in futuro mi scriverai ancora, spero con tutto il cuore di sentirti con l'animo allegro e piena di letizia spirituale. Ci tengo molto alla salvezza eterna della tua anima, poiché sei stata pagata a caro prezzo da Cristo inchiodato alla Croce. Confida sempre in Gesù e Maria!

Ti incoraggio ad adempiere la volontà di Dio su di te, e ti saluto fraternamente in Corde Matris,

Cordialiter




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venerdì 18 dicembre 2020

Messa per le anime dei sostenitori dei miei blog

Lunedì 21 dicembre sarà celebrata una Messa per ottenere da Dio la grazia della salvezza eterna di tutte le anime dei sostenitori del blog, cioè coloro che anche solo una volta mi hanno inviato una donazione (anche di modico importo) per supportare l'enorme lavoro che sta dietro ai miei blog si temi religiosi.

Quando una persona sta per lasciare questa valle di lacrime, spesso si scatena una sorta di battaglia campale: il demonio dà l'ultimo assalto per cercare di trascinare l'anima alla perdizione eterna, mentre l'angelo custode, la Beata Vergine Maria, i santi patroni e il Redentore Divino cercano di aiutarla ad entrare nell'eternità in stato di grazia. In quell'ora estrema della vita quanto sarà stato utile aver beneficato nel corso degli anni di Sante Messe fatte celebrare per la propria salvezza! 

Ringrazio di cuore il caritatevole sacerdote che celebrerà il Santo Sacrificio e coloro che con la propria generosità permettono al blog, sorto nel 2008, di continuare la buona battaglia a sostegno della Tradizione!



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martedì 15 dicembre 2020

Conforto ai novizi per la perseveranza nella loro vocazione

Ecco la rielaborazione e il riassunto di un interessante scritto di Sant'Alfonso Maria de Liguori intitolato: "Conforto ai novizi per la perseveranza nella loro vocazione".

Giovane mio, tu che con favore così speciale sei stato chiamato dal Signore alla sua sequela, senti come Egli stesso ti esorta ed anima: Sta attento, figlio mio, a conservare la grazia da me ricevuta; e temi che se la perdi, un altro avrà la corona che avevo preparato per te.

Chi entra nel noviziato entra al servizio del Re del cielo, il quale suol provare la fedeltà di coloro che Egli accetta per suoi, con le croci e con le tentazioni con cui permette che i nemici infernali li combattano. Sicché il novizio nell'entrare nella casa di Dio deve prepararsi non già alle consolazioni, ma alle tentazioni ed alle battaglie che muove l'inferno a coloro che si donano totalmente a Dio. E bisogna intendere che il demonio tenta più a far perdere la vocazione a un novizio che a mille secolari, specialmente se il novizio entra in qualche comunità di religiosi dediti all'apostolato. Sì, perché un tal novizio, se persevererà e resterà fedele a Dio, strapperà a satana migliaia di peccatori che per suo mezzo si salveranno. E perciò il nemico cercherà in tutti i modi di fargli abbandonare la vita religiosa, e metterà in campo tutte le astuzie per ingannarlo. Le tentazioni con le quali il diavolo suol tentare i novizi ad abbandonare la loro vocazione sono le seguenti. Per prima li tenta con la nostalgia dei parenti. Per resistere a questa tentazione bisogna riflettere che Gesù Cristo ha dichiarato non è degno di goderlo chi ama i suoi parenti più di Lui. [...] Oh quanti poveri giovani per l'affetto ai parenti han perduta prima la vocazione e poi (come facilmente suole avvenire) anche l'anima! Di questi casi funesti ne son piene le cronache. Sta dunque attento, fratello mio, se il demonio per tal via cerca di farti perdere la vocazione. [...] Ascolta dunque quel che ti dice Dio, e vedi che se lo lasci per amor dei parenti, troppe saranno la pena e il rimorso che avrai in morte, quando ti ricorderai della casa di Dio che hai abbandonato [...]. Considera invece qual contento e pace sentirai morendo, se sarai stato fedele a Dio e avrai la sorte di finire la vita in mezzo ai tuoi fratelli religiosi che ti aiuteranno con le loro orazioni e con la speranza del paradiso, senza lusinghe, ti daranno animo a morire allegramente. Considera inoltre che se i parenti da vari anni e con qualche tenerezza ti hanno amato, molto tempo prima e con assai maggior tenerezza ti ha amato Dio. Non saranno più che venti o trent'anni che i tuoi genitori ti amano, ma Dio ti ama sin dall'eternità. Sì, i parenti avranno fatto qualche spesa e patito qualche incomodo per te; ma Gesù Cristo per te ha speso tutto il sangue e la vita. Allorché dunque ti senti qualche tenerezza verso i tuoi parenti, e pare che la gratitudine ti stimoli a non disgustarli, pensa che più grato devi esser con Dio che più di tutti ti ha beneficato e amato, e di' fra te stesso: parenti, se io vi lascio, vi lascio per Dio che più di voi merita il mio amore e che mi ha amato più di voi. E così dicendo vincerai questa terribile tentazione dei parenti, che a molti è stata di rovina in questa vita e nell'aldilà.

Un'altra tentazione con cui suole il demonio assalire il novizio, riguarda la salute corporale, dicendogli così: non vedi che con tal sorta di vita perderai la salute, e poi non sarai più buono né per il mondo né per Dio? Da questa tentazione deve il novizio disbrigarsi sperando che quel Signore il quale gli ha data la vocazione, gli darà anche la salute per adempierla. [...] Un'altra tentazione è di non poter sopportare gli incomodi della vita religiosa [...]. Il novizio dovrà pensare che lui non è venuto nella casa di Dio per far vita comoda, ma per farsi santo; e come dovrà farsi santo? Con le comodità e con le delizie? No, ma col patire e morire a tutti gli appetiti del senso. [...] Sicché se uno non sta risoluto a patire ed a patire ogni cosa per Dio, non si farà mai santo e non avrà mai pace. E che? forse la pace dell'anima si trova nel godere i beni del mondo e nel contentare i sensi? forse i grandi della terra che abbondano di tali beni trovano pace? Questi sono i più infelici che si pascono di fiele e di veleno. Il cuore dell'uomo, quando sta in mezzo a questi beni, per quanti ne ottiene, ne cerca sempre di più, e sempre resta inquieto; ma quando mette il suo piacere in Dio, in Lui trova tutta la sua pace. [...] Ma qui occorre parlare di un altro inganno con cui l'inferno tenta il novizio allorché si trova in desolazione di spirito. Non vedi (gli dice il demonio) che qui non trovi pace? Hai perso la devozione, tutto ti dà tedio, l'orazione, la lezione spirituale, la comunione, anche la ricreazione. Questo è segno che Dio non ti vuole religioso. Oh che tentazione terribile è questa, e pericolosa per i novizi novelli e poco accorti! Per vincere questa tentazione bisogna innanzitutto ben considerare dove consiste la vera pace di un'anima in questa terra, che è luogo di merito, e perciò luogo di pene. Non consiste, come abbiam visto, nel godere i beni del mondo; ma neppure consiste nel godere le delizie spirituali, perché queste non ci accrescono il merito per se stesso, né ci rendono più cari a Dio. La vera pace dell'anima consiste solamente nell'uniformarsi alla divina volontà. Onde la miglior quiete che noi dobbiamo desiderare è quella che ci fa unire al volere di Dio, allorché Egli vuol tenerci nell'oscurità e desolazione. Oh come è cara a Dio un'anima fedele, che senza consolazioni fa tutto solo per piacere a Dio! [...] Coloro che con pazienza avran sofferto la tempesta dell'aridità, e avranno vinto le tentazioni che in quel tempo gli avrà dato l'inferno per farli voltare indietro, il Signore ben li consolerà, con fargli provare la manna nascosta, cioè quella pace interna, che (come dice s. Paolo) supera tutti i diletti del senso. Io ora faccio la volontà di Dio, do gusto a Dio, è un contento il quale avanza tutti i contenti che può dare il mondo con tutti i suoi spassi, festini, commedie, banchetti, onori e grandezze. Non può fallire la promessa fatta da Dio a chi lascia tutto per amor suo. Sta dunque promesso a costui il cielo nell'altra vita e il centuplo in questa. Qual'è questo centuplo? È appunto la testimonianza della buona coscienza che avanza immensamente tutte le delizie della terra.

Ma non abbiamo finito; resta a parlare delle tentazioni più pericolose. Quelle di cui abbiam parlato finora sono tentazioni carnali e mondane, le quali già si fan vedere che vengono dal demonio; onde col divino aiuto più facilmente possono conoscersi e superarsi. Le tentazioni più terribili son quelle che portano la maschera di spirito e di maggior bene, perché queste son nascoste, e perciò più facili ad ingannare. La prima tentazione di simil fatta suol essere il dubbio della vocazione, che il demonio insinua nella mente del novizio dicendogli: chissà se la tua è stata vera vocazione, oppure è stato tuo capriccio. E se tu non sei stato veramente chiamato da Dio, tu non avrai l'aiuto a perseverare; e forse avverrà che, dopo aver fatto i voti, te ne pentirai ed apostaterai; e dove nel mondo ti saresti salvato, qui ti perderai. Per ribattere a questa tentazione bisogna considerare come e quando qualcuno possa star sicuro della sua vocazione. La vera vocazione è quando vi concorrono tre cose. La prima, il buon fine, cioè di allontanarsi dai pericoli del mondo, di poter meglio assicurar la salvezza eterna e di stringersi maggiormente con Dio. La seconda, che non vi sia impedimento positivo di salute, di talento e di necessità dei genitori, circa le quali cose deve quietarsi il novizio col rimettersi al giudizio dei superiori, dopo che avrà loro esposta la verità con chiarezza. La terza, che i superiori l'accettino. Essendo vere queste tre cose, il novizio non deve dubitare che la sua sia stata vera vocazione. L'altra tentazione è quella che può dare il maligno a qualche giovane il quale abbia condotto nel mondo vita spirituale. Tu fuori (gli dirà il diavolo) facevi più orazione, più mortificazioni, più silenzio, più ritiro, più elemosine, ecc. Ora non puoi fare tutte queste belle opere e molto meno potrai farle dopo, quando uscirai dal noviziato, perché allora i superiori ti applicheranno agli studi, agli offici della comunità e ad altre ubbidienze che ti distrarranno da tali opere. Oh che inganno è questo! Chi dà ascolto a tal tentazione è segno che non intende quanto sia grande il merito dell'ubbidienza.

Infine un'altra tentazione che suol dare il demonio a taluno che forse si ritrova da Dio favorito con consolazioni spirituali sensibili, lacrime e atti d'amore verso Dio. Non vedi (gli dice) che tu non sei chiamato alla vita attiva, ma alla contemplazione, alla solitudine e all'unione con Dio? Bisogna dunque che tu vada in un ordine di vita contemplativa o almeno in un eremo: questa è la tua vocazione. Se il demonio mi tentasse in questo modo, io gli risponderei così: giacché parli di vocazione, dunque io debbo seguire la vocazione mia, non già il mio genio o la tua suggestione. Avendomi Dio chiamato in questa comunità apostolica, chi mi assicura che il lasciarla è ispirazione e non tentazione? E lo stesso dico a te, o novizio. Non c'è dubbio che Dio alcuni li chiama alla vita attiva, altri alla contemplativa: ma avendoti chiamato Dio ad una comunità apostolica, devi ritenere che l'altra vocazione non venga da Dio, ma dall'inferno che pretende con ciò di farti perdere la tua vera vocazione. [...] Sicché per non errare dovresti esser moralmente certo, essere volere di Dio che passi ad altro stato; ma questa certezza dov'è, specialmente se il tuo superiore e il padre spirituale ti dicono che è tentazione? E poi devi considerare, come insegna s. Tommaso, che sebbene la vita contemplativa (parlando per se stessa) è più perfetta dell'attiva, tuttavia la vita mista, cioè intrecciata d'orazione e d'azione, è la più perfetta, perché questa fu la vita di Gesù Cristo. E questa è la vita di tutte le comunità attive bene ordinate, in cui vi sono ore di orazione ogni giorno e ore di silenzio. Onde tali religiosi possono dire che quando stanno fuori di casa sono apostoli; ma quando stanno in convento sono eremiti. E così, fratello mio, non farti ingannare con questi pretesti del nemico. Sta certo che se abbandonerai la vita religiosa te ne pentirai, com'è avvenuto ad alcuni, e conoscerai l'errore quando non potrai più rimediarvi, perché difficilmente sarai riaccolto.




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domenica 13 dicembre 2020

Chi non obbedisce alla vocazione religiosa, rischia di dannarsi eternamente

Molte persone, pur avendo avuto la grazia della vocazione religiosa, preferiscono restare nel mondo. Rifiutare la vocazione generalmente non costituisce peccato mortale, tuttavia facendo questa scelta si rischia seriamente di andare all'inferno. Perché? La spiegazione la dà Sant'Alfonso Maria de Liguori nel suo celebre scritto intitolato "Avvisi spettanti alla vocazione religiosa". Pubblico alcuni brani tratti da questo prezioso scritto vocazionale. Preciso solamente che per agevolare la lettura ho tradotto i termini desueti e ho eseguito alcuni piccoli ritocchi.

§. 1. Quanto importa l'eseguir la vocazione alla vita religiosa.

È chiaro che la nostra eterna salute dipende principalmente dall'elezione dello stato di vita. Il padre Granata chiamava l'elezione dello stato la ruota maestra di tutta la vita. Quindi, così come negli orologi, guastata la ruota maestra, è guastato tutto l'orologio; allo stesso modo nell'ordine della nostra salvezza, errato lo stato, andrà errata tutta la vita, come dice s. Gregorio Nazianzeno.

Circa poi lo stato di vita da eleggere, se noi vogliamo accertare la salvezza eterna, bisogna che seguiamo la divina vocazione, poiché solamente in essa Iddio prepara gli aiuti efficaci per salvarci. [...].

Bisogna intendere che il punto della vocazione, dal mondo non molto si comprende da alcuni, sembra loro che sia lo stesso il vivere nello stato a cui chiama Dio, che il vivere nello stato eletto a proprio genio; e perciò tanti vivono poi malamente e si dannano. Ma è certo che questo è il punto principale per l'acquisto della vita eterna. Alla vocazione succede la giustificazione, ed alla giustificazione succede la glorificazione, cioè la vita eterna. Chi scompone quest'ordine e questa catena di salute non si salverà. Con tutte le fatiche che alcuno farà, gli dirà s. Agostino: Corri bene, ma fuor di via: Bene curris, sed extra viam, cioè fuor della via per cui Dio ti avrà chiamato a camminare per giungere a salvarti. [...].

Le chiamate divine a vita più perfetta sono certamente grazie speciali e molto grandi che Dio non fa a tutti; onde ha molta ragione di sdegnarsi poi con chi le disprezza. […] Comincerà il castigo del disubbidiente sin da questa vita, in cui starà sempre inquieto [...]. Molto difficilmente si salverà, restando come resta un membro smosso dal suo luogo, sicché con molta difficoltà potrà viver bene [...]. È celebre il caso che narra il p. Lancizio. Nel collegio romano stava un giovane di gran talenti; facendo gli esercizi spirituali, domandò al suo confessore se era peccato non corrispondere alla vocazione di farsi religioso. Rispose il confessore, che per sé non era peccato grave, perché ciò era consiglio, non precetto; ma che era mettere a gran pericolo la salvezza eterna, come è accaduto a tanti che poi si sono dannati. Egli non ubbidì alla chiamata. Se ne andò a studiare a Macerata, dove presto cominciò a lasciar l'orazione e le comunioni, e alla fine si diede ad una mala vita. Poco tempo dopo, scendendo una notte dalla casa di una colpevole femmina, fu ferito a morte da un suo rivale; corsero alcuni sacerdoti, ma egli spirò prima del loro arrivo, e spirò innanzi al collegio. In ciò Dio volle far conoscere il castigo avvenutogli per aver disprezzata la sua vocazione. È notabile anche la visione che ebbe un novizio, il quale (come riporta il p. Pinamonti nel suo trattato della vocazione vittoriosa) pensava di abbandonare la vita religiosa, Gesù Cristo gli apparve sdegnato in trono, che ordinava di cancellare il suo nome dal libro della vita; quindi egli, atterrito, perseverò nella vocazione. E quanti altri esempi simili vi sono nei libri! E quanti miseri giovani vedremo dannati nel giorno del giudizio, per non aver ubbidito alla loro vocazione!

[…] Pertanto quando Dio chiama a uno stato di vita più perfetto, chi non vuole mettere in gran pericolo la sua salvezza eterna, deve ubbidire ed ubbidire subito.

[…] I lumi di Dio son passeggeri, non permanenti; quindi dice s. Tommaso d'Aquino che le vocazioni divine a vita più perfetta debbono eseguirsi al più presto. Egli nella sua Somma propone il dubbio, se sia lodevole l'entrare in un ordine religioso senza il consiglio di molti e senza lunga deliberazione. E risponde di sì, dicendo che il consiglio e la considerazione son necessari nelle cose dubbie; ma non già in questa, che è certamente buona, giacché l'ha consigliata Gesù medesimo nel Vangelo; poiché la vita religiosa comprende più consigli di Gesù Cristo. Gran cosa! Gli uomini del secolo, quando si tratta che uno voglia entrare in religione a fare vita più perfetta e più sicura dai pericoli del mondo, dicono che per tali risoluzioni vi bisogna molto tempo a deliberarle e metterle in esecuzione, per accertarsi che la vocazione venga veramente da Dio e non dal demonio. Ma non dicono così poi, quando si tratta di accettare una toga, […] ecc., dove vi sono tanti pericoli di perdersi. Allora non dicono che vi bisognano molte prove per accertarsi se quella è vera vocazione di Dio. Ma non parlano così i santi.

[…] dice s. Giovanni Crisostomo che quando il demonio non può distogliere alcuno dalla risoluzione di consacrarsi a Dio, almeno cerca di fargliene differire l'esecuzione, e stima allora di far gran guadagno, se ottiene la dilazione di un giorno, di un'ora: Si brevem arripuerit prorogationem. Perché dopo quel giorno o quella ora, succedendo altra occasione, gli sarà men difficile poi di ottenere più tempo: sintanto che il chiamato, trovandosi più debole e meno assistito dalla grazia, ceda ed abbandoni la vocazione. Con tali proroghe, oh a quanti chiamati è riuscito il diavolo a fargli perdere la vocazione!

[…] Odasi quel che scrive s. Francesco di Sales nelle sue opere, circa le vocazioni religiose, perché tutto gioverà per confermare ciò che si è detto e ciò che appresso si dirà: «Per avere un segno d'una buona vocazione, non vi bisogna una costanza che sia sensibile, ma che sia nella parte superiore dello spirito; quindi non bisogna giudicare non vera la vocazione, se mai il chiamato, prima di eseguirla, non provi più quei sentimenti sensibili che ebbe al principio, o vi senta ripugnanze e raffreddamenti tali che lo riducano talvolta a vacillare, parendogli che il tutto sia perduto; basta che la volontà resti costante nel non abbandonare la divina chiamata; e basta anche che vi rimanga qualche affezione verso di quella. Per sapere se Dio vuole che uno sia religioso, non bisogna aspettare che Dio stesso gli parli o gli mandi un angelo dal cielo a manifestargli la sua volontà. Né c'è bisogno di un esame di dieci esperti per vedere se la vocazione debba eseguirsi o no; ma bisogna corrispondere e coltivare il primo moto dell'ispirazione, e poi non preoccuparsi se vengono disgusti e raffreddamenti; perché, facendo così, non mancherà Iddio di far riuscir tutto a gloria sua.»

[...]

§. 2. Mezzi per custodire la vocazione.

Così chi vuole ubbidire alla vocazione divina bisogna che non solo si decida di eseguirla, ma anche di eseguirla subito e quanto più presto può, se non vuol porsi ad evidente rischio di perderla: e frattanto che fosse necessariamente obbligato ad aspettare, deve procurare con ogni diligenza di custodirla come una perla preziosa.

Tre sono i mezzi per custodire la vocazione: segretezza, orazione e raccoglimento. [...]




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sabato 12 dicembre 2020

Circa l'obbligo di assistere alla Messa festiva

Pubblico alcuni brani tratti da "Teologia Morale: prontuario di morale cattolica per sacerdoti e laici", di Padre Teodoro da Torre del Greco, O.F.M. Cap., edito dalle Edizioni Paoline (sesta edizione, 1964).



186. - La materia di questo precetto è di ascoltare tutta la Messa, cioè dal principio alla fine. L'adempimento del precetto richiede che colui che ascolta la Messa vi assista a) con la debita attenzione; b) con la dovuta intenzione; c) intieramente; d) presente corporalmente; [...]

I. La debita attenzione

L'attenzione può essere interna o esterna. La prima è l'avvertenza della mente all'azione ché si compie ed esclude la distrazione o divagazione della mente alle cose estranee; la seconda consiste nell'evitare qualunque atto esterno incompatibile con l'attenzione interna. Per l'adempimento del precetto basta che la Messa si ascolti con l'attenzione esterna. Non soddisfa, perciò, colui che durante la Messa studia o legge cose che non hanno alcuna attinenza col divin Sacrificio, oppure [...] dorme, giuoca, ecc. Soddisfa, invece, colui che raccoglie l'elemosina, l'organista, il cantore e colui che si confessa. In questi casi si suppone sempre che, in qualche modo, si stia attenti alla Messa, particolarmente dalla consacrazione alla comunione.

2. Con la dovuta intenzione, cioè, con l'atto della mente con il quale si intende compiere l'opera comandata.

Non soddisfa, dunque, colui il quale assiste alla Messa contro la sua volontà, oppure; essendo ubriaco, ignora che si celebra il Santo Sacrificio,come neppure soddisfa colui che va in chiesa solo per ammirare una bella fanciulla o per ripararsi dalla pioggia. Soddisfa, invece, colui che va in chiesa con l'intenzione di ammirare non solo la bellezza di una fanciulla o altra simile, anche peccaminosa, ma anche con l'intenzione di ascoltare la Messa (Génicot­-Salsmans, I, 341).

3. Intieramente, cioè, dall'inizio fino alla benedizione finale.

Pecca colui che omette una parte della Messa. La gravità o leggerezza del peccato dipende dall'importanza e dalla lunghezza della parte che si tralascia. Perciò:

a) Probabilmente commette peccato non grave colui che è presente solo a quelle parti che costituiscono la cosiddetta Messa dei fedeli [cioè dall'Offertorio in poi, n.d.r.].

b) Pecca gravemente colui che volontariamente tralascia la parte essenziale della Messa (dall'Offertorio, o anche dall'inizio del canone, secondo alcuni autori, fino alla Comunione), oppure solo quelle cose che nel sacrificio sono di grande importanza (la Consacrazione e la Comunione), anche se è presente alle altre parti.

c) Commette peccato veniale colui che volontariamente e senza motivo; omette qualsiasi piccola parte della Messa (...).

[...] Chi arriva prima della consacrazione e non può ascoltare un'altra messa, deve rimanere, perché può soddisfare parzialmente al precetto festivo; non soddisfa, invece, chi arriva dopo la consacrazione, e perciò, non è obbligato a restarvi.

4. Deve essere corporalmente presente, cioè, chi ascolta la Messa deve essere moralmente congiunto al celebrante da poter comprendere tutto lo svolgimento del sacro rito [...].

Si soddisfa al precetto ascoltando la Messa dal coro situato dietro l’altare o anche dalla sacrestia, benché non si veda il sacerdote celebrante, purché si possa avvertire lo svolgimento del sacrificio. Non si soddisfa quando si è distanti dalla Chiesa oltre 40 metri, a meno che non si sia congiunti a una gran massa di popolo che la chiesa non è capace di contenere e si possa seguire, almeno confusamente l'azione del celebrante. - Non soddisfa al precetto chi ascolta la Messa per radio, pur compiendo un'opera buona.

[...]

Le cause scusanti. Qualunque giusto motivo può scusare il fedele dall'assistere alla S. Messa.

Scusa dunque: a) l’impossibilità fisica o morale p. es. gli infermi, i convalescenti, i carcerati, i naviganti, quelli che abitano molto lontano dalla chiesa, ecc.

b) la carità del prossimo per cui uno è tenuto a soccorrerlo onde non abbia a subire un grave danno, p. es., coloro che assistono i malati, i pompieri in caso d'incendio o di alluvione, ecc.

c) l’ufficio che si esercita, p. es., i soldati di sentinella, i custodi del gregge, le madri che non possono abbandonare i bambini, le mogli ed i figli che temono l’indignazione del marito o del padre, ecc.




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giovedì 10 dicembre 2020

Consigli a una ragazza che desidera abbracciare la vita religiosa

Una ragazza mi ha raccontato delle sue incertezze sulla vocazione religiosa. Ecco i consigli che le ho dato.


Cara sorella in Cristo,
                                   comprendo molto bene il tuo attuale stato d'animo. Questo è un momento importantissimo della tua esistenza, perché ormai è giunta l'ora di eleggere lo stato di vita. Non si tratta di una scelta qualsiasi, ma di una scelta di fondamentale importanza, pertanto è necessario non commettere errori.

Il fatto che tu sia incerta sul da farsi è una cosa “normale”, infatti “nemo iudex in causa sua”, cioè nessuno è buon giudice nelle cause che lo riguardano. Ecco perché è cosa buona avere un buon direttore spirituale, ma è molto difficile trovarne uno davvero adatto a tale scopo. Se una persona non è pratica di vita ascetica, come farà a guidare l'anima di un figlio spirituale? Un altro rischio è rappresentato da quei direttori che pur essendo sufficientemente istruiti su questioni morali e ascetiche, tuttavia sono troppo aspri e rigorosi coi figli spirituali. Insomma non è facile trovare una guida spirituale che oltre a non essere ignorante in questioni di vita spirituale non sia né lassista né rigorista, né sdolcinato né aspro.

Dunque, che fare? Secondo me la cosa migliore è trascorrere una o due settimane in un buon convento di suore a fare discernimento e a vedere se sei portata per la vita religiosa. Quando il nemico del genere umano si accorge che una persona potrebbe avere la vocazione religiosa, cerca in ogni modo possibile di farle “cambiare idea” distogliendola dal proposito di donare la propria vita a Dio. Se riesce a farle perdere la vocazione, non metterà nei guai spirituali solo quell'anima, ma anche tante altre. Infatti, se quella persona fosse entrata in monastero, avrebbe potuto salvare tante altre anime con la sua preghiera e con l'apostolato. Molte conversioni che avvengono nel mondo sono il frutto delle preghiere e buone opere delle suore di clausura.

Nessuna donna è degna di diventare sposa di Gesù Cristo, Re del Cielo, però Lui chiama alla sua sequela, non in base ai meriti, ma per puro e gratuito amore. Anche se tu in passato avessi commesso delle colpe, non devi desistere dal proposito di donare a Dio il resto della tua vita, anzi, il sapere che nonostante i tuoi difetti e le tue mancanze, Sua Maestà il Redentore Divino abbia deciso ugualmente di prenderti come sua sposa, deve farti ardere d'amore e di riconoscenza nei Suoi confronti. A te il Signore ha fatto delle grazie speciali e adesso ti sta facendo sentire l'attrazione per la vita consacrata... pensa che tante altre ragazze del mondo vivono come se Dio non ci fosse semplicemente perché non hanno avuto la grazia di conoscere l'amore di Gesù per noi. Se queste ragazze che vivono paganamente avessero avuto tutte le grazie che hai avuto tu, molte di loro con immensa gratitudine avrebbero già abbandonato il mondo traditore e con grande gioia avrebbero accettato la chiamata di Gesù alla vita religiosa, che è lo stato di vita più perfetto.

Il nemico del genere umano potrebbe insinuarti il dubbio che entrando in convento, dopo alcune settimane potresti stancarti. Questa è una tipica tentazione diabolica. Innanzitutto io non credo che ti stancherai di vivere in convento. L'unica cosa che può spingerti ad abbandonare il mondo per entrare in convento è l'amore verso Gesù. Si tratta di puro amore, non dell'amore falso che regna nel mondo. Il vero amore ha la caratteristica di non esaurirsi mai, e quindi di non annoiare mai. Anzi, questo amore cresce giorno per giorno, come un incendio che divampa sempre di più. Quindi puoi stare certa che non ti stancherai mai, ma se per assurda ipotesi dovessi annoiarti, sarai liberissima di tornartene a casa tua. Infatti, prima di emettere i voti perpetui, dovrai fare il postulandato, il noviziato e poi emettere i voti temporanei, quindi avrai tanto tempo a disposizione per vedere se rischi di "stancarti" oppure se (come penso io) ti convincerai definitivamente che si tratta di una vita gioiosa e piena d'amore. Io credo che le donne più felici del mondo siano le suore di ordini fervorosi e osservanti.

Un'altra trappola del demonio è il far credere alla persona chiamata alla vita religiosa di essere vittima di un'illusione fomentata da troppo sentimentalismo. Le false vocazioni, cioè quelle che non nascono da Gesù, ma sono figlie del sentimentalismo, non hanno radici, quindi nascono e tramontano nel giro di pochi giorni o al massimo nel giro di qualche settimana. Inoltre, appena queste persone entrano in convento, non riescono a resistere per più di un paio di giorni. Tu invece è da molti mesi che senti il desiderio di donarti a Dio. La differenza tra l'amore e il sentimentalismo è abissale: il primo è puro, forte, radicale e profondo, il secondo è superficiale e passeggero. I cristiani “sentimentali” si smascherano facilmente perché conducono uno stile di vita incoerente, costoro infatti tentano di coniugare vita mondana con la vita spirituale, ma ciò è impossibile. La tua conversione invece è stata profonda, infatti tu disprezzi le mancanze del passato e adesso ti sforzi di vivere il più possibile in maniera coerente.

Sant'Alfonso Maria de Liguori negli “Avvisi spettanti alla vocazione religiosa” svela un'altra tipica trappola del demonio, la quale consiste nel mettere il dubbio nella persona chiamata da Dio alla vita religiosa, che anche restando nel mondo potrebbe farsi santa. Tutti possono diventare santi, anche coloro che vivono nel mondo, ma solo se hanno la vocazione alla vita secolare, altrimenti è moralmente impossibile che ciò possa avvenire. Anche per diventare santi nella vita coniugale bisogna avere una specifica “vocazione matrimoniale”. Bisogna dire però che San Paolo Apostolo consiglia (è solo un consiglio, non un precetto) di vivere in castità, mentre il matrimonio lo consiglia solo a coloro che per propria negligenza non vogliono vivere in castità. In questo caso è meglio sposarsi anziché ardere dalla passione.

Tra le numerose persone che mi hanno scritto ci sono anche delle persone sposate (in maggioranza donne) che mi hanno fatto comprendere più o meno esplicitamente che rimpiangono di non aver abbracciato la vita religiosa. Tu invece stai pensando in questo periodo allo stato di vita da eleggere, e hai due principali alternative: da una parte c'è Gesù buono, l'Agnello di Dio che si è immolato sulla croce per redimerti, il quale ti sta chiamando a divenire sua sposa, dall'altra parte c'è il mondo con tutte le sue luccicanti attrattive, il quale vorrebbe invece che tu prendessi come sposo un uomo della terra. Rifletti attentamente sulla scelta da fare, ricordati però che abbiamo solo un'anima e che al termine della vita su questa terra ci attende l'eternità: o sempre felice in Cielo con Dio oppure sempre infelice all'inferno, dove non sarà più possibile amare il Signore. Un'anima, un'eternità!

Quando il diavolo si accorge che una ragazza è ormai decisa ad entrare in convento, tenta un altro pericoloso inganno. Cerca di insinuarle il dubbio che l'ordine che ha scelto non è quello giusto, e che Dio la desidera in un altro istituto. Se ad esempio lei voleva diventare suora di clausura, le dice che la sua vocazione è per la vita attiva (e viceversa). In questo modo la tortura col dubbio e le fa perdere la tranquillità. Lui cerca di fomentare la confusione perché nel torbido riesce sempre a pescare qualcosa. Se per ipotesi una ragazza vuole entrare nelle benedettine, lui sussurra che deve entrare tra le carmelitane o tra le clarisse o in qualche altro ordine. Ogni scusa è buona per seminare dubbi e confusione. Non bisogna ascoltare i suoi inganni, e una volta presa una decisione, bisogna andare avanti con decisione. Se poi davvero l'ordine che ha scelto non era quello giusto per lei, avrà sempre il tempo (ad esempio durante il postulandato o il noviziato) di uscire dal monastero e di entrare in un altro ordine.

Se un orologio ad ingranaggi ha la ruota maestra guasta non può più funzionare correttamente, allo stesso modo colui che sbaglia il proprio stato di vita condurrà un'esistenza squilibrata poiché gli verranno a mancare gli aiuti spirituali che Dio gli aveva preparato nello stato in cui lo chiamava. Gesù è amore infinito, pertanto è incapace di fare o desiderare il male. Lui ci vuole troppo bene, ce lo ha dimostrato sulla croce. Nella sua sapienza infinita ha progettato il percorso più facile per ciascuno di noi per giungere alla salvezza eterna. Per alcuni questo percorso è la vita nel mondo, per altri è la vita in convento. Se uno elegge lo stato di vita sbagliato si mette da se stesso nei guai spirituali, ma la colpa non è di Gesù che gli aveva dolcemente suggerito la strada da seguire.

Come ho già detto, scegliere di entrare in convento non comporta rischi, perché se uno in seguito si accorge di non avere la vocazione, ha molto tempo a disposizione prima dei voti perpetui per ritornarsene a casa. Ed anche dopo aver emesso i voti perpetui ha la possibilità di chiedere alla Santa Sede di essere dispensato dai voti (come hanno fatto alcuni religiosi e sacerdoti che si sono sposati). Invece il matrimonio, una volta che è rato (cioè valido) e consumato, non può più essere sciolto da nessuno, nemmeno dal Papa. Solo la morte di uno dei due coniugi scioglie lo stato coniugale.

Se farai un'esperienza vocazionale potrai capire meglio la volontà di Gesù su di te. Immersa nel silenzio, sarà più facile raccoglierti interiormente e ascoltare quel che Dio vuole da te. Nel mondo è più difficile trovare il tempo e la tranquillità per immergersi nella preghiera e nella meditazione.

Scrivere questa lunga lettera mi è costato un po' di tempo e fatica, ma l'ho scritta volentieri nella speranza di aiutarti ad allontanare i dubbi che ti infastidiscono. Spero di esserti stato di qualche giovamento. Prego ardentemente il mio amatissimo Gesù di prenderti come sua sposa facendoti entrare in convento al più presto. Continuerò a pregare con tenacia fino a quando non verrò a sapere che ti sei arresa al suo amore per te. E chi altro potresti amare all'infuori di Lui? Non conosco nessun uomo che si lascerebbe flagellare, coronare di spine e inchiodare alla croce per dimostrarti il suo amore.

In Cordibus Jesu et Mariae,

Cordialiter




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mercoledì 9 dicembre 2020

Vocazione o evasione dalla realtà?

Un lettore del blog mi ha detto di sentire la vocazione, ma sua madre lo accusa di voler evadere dalla realtà...

Buongiorno,
                      non so come spiegarti quello che mi è successo ieri. […] Tutto è incominciato dopo pranzo, quando mio padre si è presentato in camera di mio fratello, piangendo, per chiedere a me e a mio fratello scuse per non essere stato, a suo parere, abbastanza attento nei nostri confronti. […] Diceva che la mia scelta di diventare sacerdote è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. […] Lui ci vuole bene, ma un bene enorme!! Egli ha infatti paura di perderci!

[…] Poi è venuta la sera. Mia madre ha cominciato a dire che io cerco di evadere dalla realtà attraverso la Religione. […] Lei mi diceva che in realtà la mia felicità, che io lego al rapporto personale con Dio, sia fasulla perchè inculcata nella mia mente da don A. [...] Più lei andava avanti, più io mi sentivo annebbiato: era come se il mio cervello mi venisse compresso da tutte le parti, così da causarmi ansia, timori, grandi perplessità su ciò in cui stavo credendo e quindi anche grandi tribolazioni. Diceva poi che il mio "fanatismo" era evidente:
1. troppe ore passate a pregare (in particolare si riferiva al giorno prima che, siccome ho fatto la Via Crucis e subito dopo il Santo Rosario, ho pregato per circa due ore di fila);
2. la mi asocialità. Giusto oggi a tavola ho espresso il mio parere sul fatto che non mi va più di uscire al sabato sera solo per andare in un bar, sommerso dai discorsi più inutili e infruttuosi.
3. il fatto che da troppi mesi non fumo più.

E' stato davvero terribile sentire che lei, mia madre, mi dava quasi del pazzo per queste cose. E' stato davvero angosciante il sentirmi dire che la mia decisione di farmi sacerdote e/o frate sia scaturita da uno scaltro tentativo del mio direttore spirituale, approfittando della mia debolezza (io infatti sono molto sensibile). Poi mi ha consigliato di allontanarmi un po' dalla preghiera e di andare da uno psicologo. Non so perchè ti ho scritto questa e-mail. Sono assalito da tantissimi dubbi: il mio direttore spirituale cerca di convincermi a fare il sacerdote? Allora perchè ti scrivo? Sicuramente ti scrivo perchè, dato che con il mio direttore spirituale difficilmente potrò parlargli presto, devo parlare con una persona che mi possa capire. E chi meglio di te? Aiutami, ti prego! Dammi una speranza perchè sono veramente tentato e spiazzato dai turbamenti!


Caro fratello in Cristo,
                                     rispondo molto volentieri alla tua lettera.

Diceva Sant'Alfonso Maria de Liguori che spesso i genitori sono i peggiori nemici della vocazione dei figli. Dunque non mi stupisco affatto delle cose che ha detto tua madre per farti desistere. Non sono i genitori che devono stabilire se i figli hanno o no la vocazione. Se fosse per loro, i figli dovrebbero essere tutti dottori, avvocati e ingegneri. Preghiamo per tua madre affinché smetta di ostacolarti. Nessuno conosce bene la tua anima tanto quanto il tuo direttore spirituale, dunque se lui dice che hai la vocazione, dovresti fidarti più di lui che di altre persone che non conoscono quasi nulla di ascetica e vita spirituale.

Il nemico del genere umano tenta in ogni modo di allontanare le anime dalla preghiera, perché sa bene che chi prega si salva e chi non prega si danna. È assurdo che tu venga considerato un fanatico solo perché reciti il Rosario e la Via Crucis. La preghiera è l'ossigeno dell'anima, pertanto, fino a quando l'orazione non ti distoglie dai doveri del tuo stato, non c'è nessun pericolo se dedichi una parte del tempo innalzando preghiere al Signore e ai santi intercessori. Non penso che tu sia una persona asociale. Presumo infatti che se tu avessi degli amici davvero cristiani, trascorreresti volentieri il tuo tempo libero con loro. Ma se i tuoi amici attuali stanno sempre a parlare di argomenti più o meno immorali, fai benissimo a stare alla larga da loro, perché altrimenti potrebbero influenzarti e trascinarti sulla via del peccato. Rispondi a te stesso: ti senti più felice quando a scuola sei costretto ad ascoltare i discorsi immorali dei tuoi compagni di classe, oppure quando preghi il Rosario nella tua cameretta? Senti più pace nel cuore quando vai alle feste dei tuoi amici, oppure quando ti confessi e fai la Comunione?

Sei stato creato per amare Dio con tutte le tue forze, e il tuo cuore può avere pace solo se riposa in Lui. Continua a rimanere fedele al Signore, sarà grande la ricompensa che riceverai nell'istante della morte, quando potrai unirti per sempre a Colui che ami. Al contrario, coloro che muoiono in peccato mortale vivranno per sempre tra atroci sofferenze e nel rimorso di essersi dannati per aver voluto soddisfarsi con miseri e passeggeri piaceri. La mentalità del mondo è folle, perché per delle misere soddisfazioni su questa terra, spinge le anime a perdere un bene infinito ed eterno: Dio. Il nostro unico obiettivo deve essere di salvarci l'anima compiendo la volontà del Signore, tutto il resto è secondario. Un'anima, un'eternità!

In Cordibus Jesu et Mariae,

Cordialiter




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lunedì 7 dicembre 2020

Derisa dalla gente del mondo

Ripubblico l'e-mail di una lettrice attratta dall'adorazione eucaristica.

Carissimo Cordialiter,
                                    più passa il tempo e più mi sento come un pesce fuor d'acqua. Al lavoro, in famiglia, con gli amici, sento che ho ben poco da condividere con gli altri; non ho interesse a parlare di gossip, di cosa fanno o non fanno gli altri, di attualità o di politica... il mio unico interesse è Gesù.

Ho provato a parlare della mia fede, dell'importanza della preghiera e dell'affidamento in Dio, ma ho ricevuto solo incomprensione e derisione. Per molta gente che ho incontrato, avere fede e desiderare di passare il proprio tempo in contemplazione o in adorazione davanti a Gesù, significa perdere tempo, per cui sono stata etichettata come vagabonda e "girandolona". In realtà quando esco dal lavoro sento solo il desiderio di stare con Gesù, e il tempo mi sembra sempre così poco...

Se le persone capissero che per risolvere le liti, per unire le famiglie, per aiutare i propri figli, non servono tante parole o oggetti da comprare, ma solo preghiera, sacrifici e affidamento in Dio, quanto saremmo più felici!

Non vedo l'ora di trovare un buon monastero e chiedo giornalmente la luce per capire qual è la Sua volontà, ma anche la forza e il coraggio per metterla in pratica. Aspetto tue notizie per i due monasteri di [...] ma anche per sapere [...].

Grazie,
(lettera firmata)


Cara sorella in Cristo,
                                   penso che sia normale per un cristiano sentirsi “come un pesce fuor d'acqua” in questa società in cui regna il materialismo idolatrico. La mentalità del mondo è contraria al Vangelo. Presumo che il tuo stato d'animo sia condiviso da tutti (o quasi tutti) i lettori del blog. Non si possono fare compromessi, bisogna scegliere di stare o con Cristo o contro di Cristo.

I mondani non comprendono i discorsi spirituali, poiché per loro lo scopo della vita è di ammassare ricchezze, avere successo, divertirsi sfrenatamente, banchettare, ballare, ridere e scherzare. Insomma, pensano a tutto fuorché ad amare Dio e a salvare l'anima. Ecco quel che diceva Sant'Alfonso Maria de Liguori nelle celebri “Massime eterne”: “Si pensa ad accumulare ricchezze, si pensa a banchettare, a festeggiare, a darsi al bel tempo: e Dio non si serve, e a salvar l'anima non ci si pensa, e il fine eterno si tiene per bagatella! E così la maggior parte dei cristiani, banchettando, cantando e suonando se ne va all'inferno. Oh se essi sapessero che vuol dire inferno!”

Per incoraggiarti, ti riporto altri bellissimi pensieri di Sant'Alfonso:

*L'amore non sa stare ozioso. Chi ama Dio, non sa vivere senza dargli continuamente segni del suo affetto.

*Oh beati noi se questi quattro giorni di vita li spendiamo per Dio!

*S'inculchi ancora più volte amore a Dio. Chi non piglia amore a Dio, ma si astiene dal peccare solo per timore dell'inferno, sta in molto pericolo di tornare a cadere, quando cessa quella viva apprensione di timore. Ma chi giunge ad innamorarsi di Gesù Cristo, difficilmente cadrà ancora in peccato mortale. Ed a ciò molto giova il pensare alla Passione di Gesù Cristo.

*Solo l'amare Dio e salvarsi l'anima è necessario.

*Io amo Gesù Cristo e perciò ardo dal desiderio di dargli delle anime: ma prima la mia e poi un incalcolabile numero di altre.

*Si dà un gran gusto a Gesù Cristo certamente, con pensare ai suoi dolori e disprezzi patiti per noi. E chi pensa spesso ai suoi dolori ed alla sua Passione, mi pare impossibile che non s'innamori di Gesù Cristo.

*Fratelli miei: in questa vita che ci resta, o poca o molta, il che non lo sappiamo [...] facciamoci santi ed amiamo Gesù Cristo assai, perché se lo merita.

*Amiamo dunque assai Gesù Cristo, in cui troviamo il nostro Salvatore, il nostro Dio, la nostra pace ed ogni nostro bene. Ti prego perciò a dare ogni giorno un'occhiata alla sua Passione, mentre in essa troverai tutti i motivi di sperare la vita eterna e di amare Iddio, dove consiste tutta la nostra salute. Tutti i santi sono stati innamorati di Gesù Cristo e della sua Passione, e per questo unico mezzo si son fatti santi.

Spero tanto che tu possa abbandonare il mondo traditore ed entrare in un buon monastero nel quale potrai finalmente dedicarti totalmente alla vita devota che tanto desideri.

Cordiali saluti in Cristo Re e Maria Regina,

Cordialiter




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sabato 5 dicembre 2020

Non bisogna trasformare i monasteri in lager!

Ho saputo che diverse ragazze sono uscite da certi monasteri e conventi troppo rigidi, nei quali soffrivano assai sia da un punto di vista fisico che psichico.



Carissimo D., 
                          non immagini che bella sorpresa leggere la tua mail. Mi chiedo come avrai mai fatto a sapere che ero uscita dal monastero. [...] Ogni volta che mi ritrovo a leggere il tuo blog penso sempre di aggiornarti, ma poi ci ripenso sempre, perché vorrei spiegarti tante e tante cose, e non è facile, e poi mi sono chiesta se in ogni caso ti fossi ricordato di me. Rimandavo sempre, fino ad oggi! All'inizio, quando sono uscita, non è stato per niente facile per me. Ho attraversato dei momenti che non auguro a nessuno, compresi di fortissima avversione alla preghiera. Non sono uscita per riprendermi tutto quello che avevo lasciato fuori, ma lì non potevo più rimanere. Quando ero dentro non ho mai sentito quel posto come mio, ma sono andata avanti altri mesi, perché  pensavano fosse una tentazione, lacerata dentro per il terrore di non rispondere alla chiamata del Signore. Fino ad arrivare agli ultimi giorni senza più forze, nemmeno fisiche. È stato un percorso molto travagliato, sia dentro e purtroppo anche quando ho preso la decisione di andare via. Però, come tutti i percorsi travagliati, alla fine i frutti che ne raccogli sono di valore inestimabile. Il desiderio della consacrazione, anche nei momenti bui, non mi ha mai lasciata. [...] Quante cose ho imparato, vorrei elencartele tutte, ma sarebbe impossibile. [...]

D., non ho parole per il tuo caro gesto, l'ho sentito come carezza del Signore alla sua pecorella che spesso si sente piccola, infedele e smarrita. È così che spesso mi sento, a volte anche stanca di cercare il suo Volere. Solo Lui è il senso del mio futuro, e quando ho paura di non camminare sulla Sua strada, sento come se la vita perdesse tutto il senso.

Ti chiedo di pregare tanto per me. Dio ti benedica. 

In Gesù e Maria,

(lettera firmata)



Cara sorella in Cristo,
                                      anche io penso che l'esperienza di vita monastica che hai fatto a [...] è stata comunque positiva per diversi motivi. Innanzitutto lì hai avuto una buona formazione ascetica. Invece entrare in un monastero dove non si pratica seriamente l'ascetica, cioè la ricerca della perfezione cristiana e l'unione con Dio, sarebbe stato un grosso sbaglio, perché nei monasteri rilassati la vita monastica appassisce e va in decomposizione, come è accaduto in tante case religiose.  

[...]

Ma forse la cosa più importante che hai vissuto a [...] è stata la "scuola della sofferenza". Mi spiego meglio: umanamente parlando mi dispiace molto che hai tanto sofferto sia nel fisico che interiormente (le anime nobili soffrono di più per i dolori spirituali che per quelli materiali). Ma da un punto di vista spirituale è stata una scuola straordinaria. Mediante il dolore Dio ha forgiato la tua anima e l'ha preparata per qualche missione particolare. La sofferenza è una prova d'amore nei confronti di Dio: è facile essere cristiani quando si godono le consolazioni spirituali, ma è nell'ora della sofferenza che si vede se un'anima ama davvero il Signore. Molte persone quando non sentono più le consolazioni spirituali e sono angustiate sotto il peso della croce, abbandonano la vocazione religiosa, lasciano la vita devota e si dedicano alla vita mondana.

Quante persone, dopo essere uscite dal monastero, hanno perso la fede! Tu invece non solo non hai perso la fede, ma ardi ancora dal desiderio di donare a Dio il resto della tua vita abbracciando la vita consacrata in un monastero fervoroso. Inoltre, grazie alla grossa croce che hai portato in monastero, adesso sei molto più sensibile alle sofferenze del prossimo. Qualsiasi cosa farai in futuro, dovrai spendere la tua vita nel consolare i sofferenti.

Per esempio, se diventerai monaca di clausura (come io spero), dovrai avere tanta carità e dolcezza nei confronti di quelle persone afflitte da tante tribolazioni che vengono in parlatorio a cercare un po' di conforto dalle claustrali. Ma soprattutto dovrai avere tanta carità e dolcezza nei confronti delle consorelle che soffrono. Non mi riferisco semplicemente alle sofferenze fisiche, ma specialmente alle sofferenze spirituali. Per esempio, a volte persino nei monasteri possono nascere delle incomprensioni, degli equivoci, delle divergenze, degli errori fatti in buona fede, che procurano tanta sofferenza. Basti pensare alle sofferenze che patì Santa Teresa quando stava tra le Carmelitane dell'Antica Osservanza. Oppure alle sofferenze che la stessa santa sopportò eroicamente ad Avila quando fondò il primo monastero di Carmelitane Scalze.

Adesso devo dirti una cosa importante. In passato pensavo che i monasteri si dividessero un due specie: quelli rilassati da una parte e quelli fervorosi e osservanti dall'altra. Purtroppo, mi sono reso conto che la situazione è più complessa. Tu sai che io ci tengo molto all'osservanza delle Costituzioni, ma ciò non deve avvenire a discapito della carità, che è la regina delle virtù. Ho saputo infatti che in certi monasteri osservanti sono avvenute cose "poco caritatevoli" che non solo hanno causato grande sofferenza tra le giovani religiose, ma ha portato alcune di loro a perdere la salute psichica, e a cadere in forme più o meno gravi di depressione e di esaurimento nervoso (ciò è avvenuto anche in case religiose maschili). La stretta osservanza, se non è unita alla carità fraterna, rischia di divenire pura formalità di stampo farisaico.

Per esempio, se una suora per disattenzione fa cadere un piatto per terra, la superiora non deve sgridarla con asprezza e acidità, magari usando addirittura parole offensive. San Francesco di Sales, il santo della dolcezza, quando doveva rimproverare un suo subordinato che aveva commesso qualche sbaglio, lo faceva con talmente tanta carità, serenità e dolcezza, che la persona che veniva corretta rimaneva molto edificata da tanta bontà. Questo grande vescovo era convinto che si prendono più mosche con un cucchiaio di miele che con un barile d'aceto, cioè si attirano più anime a Dio con la dolcezza che con l'acidità e l'asprezza.

Pur non conoscendo la tua amica [...], tuttavia presumo che sia una religiosa esemplare, sia perché ha avuto una buona formazione a [...], sia perché in passato ha sofferto molto. Chi ha sofferto molto comprende e consola più facilmente le sofferenze del prossimo.

[...]

La prossima volta che trovi un buon monastero, prima di iniziare ufficialmente il postulantato ti conviene fare un lungo periodo di aspirantato (almeno un mese), così potrai renderti conto se quello è davvero il tuo “habitat naturale”, oppure se non è il posto giusto per te, come è successo a [...], e potrai uscire senza grossi traumi spirituali.

Coraggio, continua la buona battaglia in difesa della vocazione (il mondo farebbe salti di gioia se abbandonassi il pensiero della consacrazione religiosa). Spero tanto che Gesù buono ti prenda presto tutta per Sé in un monastero fervoroso e ricco di carità fraterna. Adesso stai lottando contro molte avversità, ma ricorda: maggiori sono le difficoltà, più bella sarà la vittoria!

Ti saluto cordialmente nei Cuori di Gesù e Maria.

Cordialiter




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