martedì 19 maggio 2020

La Comunione sulla mano non è un sacrilegio (/)

Coloro che seguono da tempo il blog sanno che nutro un profondo disprezzo sia per il lassismo, solido alleato del modernismo, sia per il rigorismo esasperato che serpeggia in taluni ambienti. Ricordo che per Sant'Antonino di Firenze e Sant'Alfonso Maria de Liguori i rigoristi trascinano le anime all'inferno facendo credere erroneamente alla gente che determinati atti umani costituiscano colpe gravissime mentre in realtà sono colpe veniali o addirittura non costituiscono alcun peccato.

Noi amiamo ricevere la Comunione direttamente in bocca principalmente perché in questo modo ci sono meno possibilità che qualche piccolo frammento possa staccarsi e andare disperso. Il Concilio di Trento insegna infallibilmente che anche in un frammento di Ostia consacrata vi è la Presenza Reale di Gesù Cristo in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, pertanto desideriamo trattare con tanto rispetto l’Eucaristia. 

Recentemente è ripartita a pieno ritmo la dura e aspra propaganda dei rigoristi, i quali affermano che se un fedele laico tocca l’Eucaristia con le mani commette un sacrilegio, pertanto esortano vivamente ad astenersi a tempo indeterminato dal ricevere la Comunione, qualora dal proprio vescovo venisse vietata la possibilità di ricevere il Corpo di Cristo direttamente in bocca. Ma questo soverchio rigore è fondato sulla falsità! Infatti i tradizionali manuali di Teologia Morale insegnano che in certi casi (per esempio se sta arrivando un esercito invasore che profana le chiese, oppure se sta per scatenarsi un’inondazione), se non c’è un prete a disposizione, qualsiasi fedele laico può prendere le Ostie consacrate e mangiarle tutte o distribuirle ad altri fedeli (cfr. “Dizionario di Teologia Morale”, compilato sotto la direzione del Cardinale Francesco Roberti, Editrice Studium, 1957). 

Se un atto umano è intrinsecamente perverso, come ad esempio l’aborto, l’adulterio, la fornicazione, l’idolatria, ecc., non può essere compiuto per nessun motivo al mondo, nemmeno per salvare la propria vita. Ma se i vecchi manuali di Teologia Morale, scritti in tempi in cui la Chiesa consentiva di ricevere la Comunione solo in bocca, insegnavano che in alcuni casi anche a un semplice fedele laico era lecito toccare con le mani l’Eucaristia, significa che non è un atto intrinsecamente peccaminoso, come invece lasciano intendere i rigoristi. E non lo è a maggior ragione oggi che in Italia (e in tanti altri Stati) è in vigore un indulto concesso dalla Santa Sede che permette di poter ricevere la Comunione sulla mano.

Del resto è risaputo che nella Chiesa dei primi secoli i fedeli si comunicavano ricevendo l’Eucaristia sulla mano. A tal proposito abbiamo le testimonianze scritte da autorevoli autori come Papa San Cornelio, San Cipriano, San Cirillo di Gerusalemme, Sant’Agostino, ecc. Se ragionassimo con i parametri dei rigoristi dovremmo pensare che tutti i santi e i martiri dei primi secoli erano “sacrileghi” perché ricevevano o distribuivano (se erano sacerdoti) la Comunione sulle mani. Ma un giudizio del genere sarebbe davvero blasfemo!

Su ordine del Sommo Pontefice il 25 marzo 2004 la “Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti” ha emanato un’Istruzione sulla Santissima Eucaristia, nella quale al numero 91 ha affermato che: “Nella distribuzione della santa Comunione è da ricordare che «i ministri sacri non possono negare i sacramenti a coloro che li chiedano opportunamente, siano disposti nel debito modo e non abbiano dal diritto la proibizione di riceverli». Pertanto, ogni cattolico battezzato, che non sia impedito dal diritto, deve essere ammesso alla sacra comunione. Non è lecito, quindi, negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio [...]”. Mentre al numero 92 ha affermato che ogni fedele ha «sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca» (Istruzione «Redemptionis sacramentum», del Cardinale Francis Arinze e di Mons. Domenico Sorrentino, Libreria Editrice Vaticana).

Tutti i vescovi e sacerdoti devono attenersi alle norme stabilite della Santa Sede, la quale ha l’esclusiva prerogativa di stabilire le norme liturgiche. Ma se ciò nonostante in una diocesi un vescovo impedisse ai fedeli laici di esercitare il proprio diritto di ricevere la Comunione in bocca, che fare? Secondo gli arcigni rigoristi bisognerebbe astenersi a tempo indeterminato dal ricevere la Comunione (anche per mesi, anni o per tutta la vita!), e qualcuno afferma addirittura che non bisognerebbe andare più nemmeno a Messa. 

Dotti e tradizionali autori di testi di Teologia Morale insegnano che ci sono dei casi in cui è obbligatorio ricevere la Comunione. Ne cito tre: 1) almeno una volta all'anno nel periodo pasquale, anche se il Codice di Diritto Canonico, per giusta causa, consente di adempiere questo precetto in un altro periodo dell’anno; 2) in pericolo di morte (Viatico); 3) ogni volta che un fedele, senza l’aiuto spirituale dell’Eucaristia, ritenesse di non riuscire a superare una grave tentazione. Ma se uno seguisse la propaganda rigorista, come potrebbe adempiere questi doveri che obbligano in coscienza? Quindi, secondo loro, un moribondo dovrebbe combattere l’ultimo e decisivo combattimento spirituale della vita, da cui dipenderà la sua salvezza o dannazione eterna, senza l’aiuto di Gesù Eucaristia ricevuto per Viatico? Assurdo!

Ma anche al di fuori dei motivi in cui è un dovere che obbliga in coscienza ricevere la Comunione, perché privarsi per un lungo periodo dell’aiuto spirituale che dona l’Eucaristia? Se una persona digiunasse per un giorno dal cibo corporale, ordinariamente non sarebbe un problema, ma se digiunasse per un lungo periodo finirebbe col far deperire il fisico e ammalarsi. Allo stesso modo se una persona si astiene volontariamente per un lungo periodo dalla Comunione rischia di indebolire l’anima, la quale risulterebbe molto più fiacca nel resistere alle tentazioni. La santità consiste essenzialmente nella perfezione della carità, la quale viene accresciuta notevolmente nell'anima di chi riceve l’Eucaristia con devozione.

Non ho scritto questo post per fare apologia della pratica della Comunione sulla mano, infatti ero e rimango un convinto fautore della devota pratica della Comunione in bocca. Il mio scopo è di tranquillizzare le anime di quelle persone pie che per devozione sentono un gran desiderio di ricevere la Comunione, ma temono di commettere un peccato qualora l’Eucaristia venisse data solo ed esclusivamente sulla mano. Queste anime non dovrebbero sentirsi in colpa se dovesse capitare una cosa del genere, purché, come insegna San Cirillo di Gerusalemme nella V Catechesi Mistagogica, il fedele, dopo aver preso l’Ostia sulla mano e averla mangiata, badi con attenzione che nessun frammento vada disperso. Non erano sacrileghi Santa Monica, Sant'Agata, Santa Felicita, Santa Perpetua, Santa Maria Maddalena, la Beata Vergine Maria e tutti i santi fedeli laici dei primi secoli cristiani che si comunicavano ricevendo l'Eucaristia sulle mani, quindi non saranno sacrileghi nemmeno coloro che, in questi tempi difficili in cui stiamo vivendo, pur volendo ricevere la Comunione direttamente sulla lingua, col cuore in lacrime preferiranno ricevere la Comunione sulla mano pur di non restare troppo a lungo a digiuno del Pane del Cielo che dona la Vita Eterna.

Se questo post vi è piaciuto e lo ritenete utile, potreste farlo leggere ad altre anime devote inoltrandolo tramite whatsapp o in altro modo conveniente, onde poter contrastare l’arcigna e acida propaganda dei rigoristi, che tanti scrupoli e angustie interiori stanno fomentando nelle anime che amano la vita devota e sono in dubbio sulla liceità della Comunione sulla mano.

lunedì 18 maggio 2020

Santità pienezza della grazia

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena.


Mi accosto a Gesù, « fonte di vita e di santità », con vivo desiderio di bere a questa sorgente inesauribile. 

1 - [...] La santità è la perfezione della vita cristiana. Essa consiste nel pieno sviluppo in noi della vita soprannaturale, i cui principi sono la grazia santificante, le virtù infuse e i doni dello Spirito Santo. Il battesimo ha deposto in noi questo germe di santita che è appunto la grazia, germe capace di sbocciare in frutti preziosi di vita soprannaturale, di vita eterna per l’anima che ne asseconda con impegno lo sviluppo. La grazia, elevandoci allo stato soprannaturale, ci rende capaci di entrare in relazione con la SS.ma Trinità [...]. È dunque una nuova vita di conoscenza e di amore che la grazia fa nascere ed alimenta in noi, vita che è partecipazione della vita divina. E che cosa può esserci di più santo e di più santificante di queste relazioni intime con la SS.ma Trinità? A tali altezze ci porta la grazia, dono concesso a tutti i battezzati.

2 - È necessario che la vita soprannaturale, che sboccia dalla grazia, investa tutta la nostra vita umana, così che questa venga soprannaturalizzata in ogni sua attività, in ogni suo particolare, in tutto il suo complesso. Man mano che la grazia cresce e matura nell’anima nostra, vi esercita un influsso sempre più ampio e più profondo; e quando quest’influsso si estenderà effettivamente a tutte le nostre attività orientandole tutte alla gloria di Dio e unendoci totalmente a lui per mezzo della carità, saremo giunti alla pienezza della vita cristiana, alla santità.

La grazia è un dono completamente gratuito che Dio ci ha elargito per i meriti infiniti di Gesù. Gesù, morendo sulla Croce, ce l’ha meritata e non in piccola misura, ma in misura sovrabbondante [...]. Ciò non significa, però, che siamo tutti chiamati alla stessa altezza e alla stessa forma di santità. Accanto ai così detti « grandi » santi, quelli cioè che hanno avuto una grande missione da compiere ed hanno ricevuto quindi anche speciali doni di natura e di grazia, vi saranno sempre i santi più umili, più nascosti, che si sono santificati nell’ombra e nel silenzio. La santità non consiste nella grandezza delle opere compiute o dei doni ricevuti, ma nel capitale di amore e di grazia che l’anima accumula, corrispondendo fedelmente agli inviti divini. A questa santità posso aspirare anch’io, senza alcun timore di temerarietà o d’illusione.

Colloquio - O mio dolcissimo Salvatore, non solo dunque per alcune anime privilegiate, ma anche per me Tu hai voluto meritare quella pienezza della vita della grazia che è la santità. Lo comprendo: quell’infinito amore che ti ha portato ad incarnarti per noi, a farti uno di noi, Tu che sei Dio, a soffrire fino a morire sulla croce spargendo tutto il tuo preziosissimo Sangue, quei meriti infiniti che hai così acquistati per noi sono più che sufficienti per meritare non solo la salvezza, ma anche la santificazione di tutto il genere umano.

E allora, perchè sono così pochi quelli che realmente si santificano? Perchè io sono così indietro sulla via della santità? Io che ho ricevuto da te non solo il dono del santo battesimo, ma anche quello di tante e tante confessioni e comunioni che dovrebbero già aver aumentato in misura assai grande il mio capitale di grazia? Io che ho ricevuto pure tante grazie attuali, tante ispirazioni e sollecitazioni del tuo amore infinito che mi ha chiamato ad uno stato di consacrazione?

O mio Signore, me lo fai comprendere: Tu che mi hai creato senza di me, non mi salverai, non mi santificherai senza di me. Tu hai già meritato tutto quel che serve per la mia santificazione, moltissimo mi hai già dato, ma io non mi farò santo senza cooperare all’opera tua.

Tu solo sei santo e Tu solo mi puoi santificare, e tuttavia esigi la mia libera cooperazione e l’esigi al punto che se io la rifiutassi, malgrado la tua onnipotenza e il tuo amore infinito, non mi santificheresti.

O Gesù, dunque, per la mia indolenza, per il mio poco amore, per la mia freddezza io posso rendere vani per l’anima mia i tuoi meriti infiniti, tutto il tuo Sangue sparso sulla croce? Come può una povera creatura, che deve tutto al suo Dio, aver l’ardire di ostacolare e d’impedire la tua azione nell’anima sua? Io, piccola formica, avrò il coraggio di fare questo? Non permetterlo, o Signore, non permetterlo mai, e perseguitami con la tua grazia finchè non mi arrenderò totalmente ad essa.

Per dimostrarti la sincerità dei miei sentimenti voglio, col tuo aiuto, essere generoso, vincermi su quel punto che più mi costa e dirti il mio sì anche quando più ripugna alla mia cattiva natura. Assistimi col tuo aiuto onnipotente, sorteggi e sostieni i miei poveri sforzi, perchè già lo sai che io sono la stessa debolezza. Permetti, o Signore, che io possa accostare le labbra a quella fonte di acqua viva che sgorga da te, fonte di vita e di grazia, di forza e di santità, perchè, così dissetato, possa riprendere con novella lena il cammino che mi additi.


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

domenica 17 maggio 2020

Ragazza ribelle

Una studentessa universitaria di Napoli era vissuta serenamente fino all'età di 21 anni, ma quando si fidanzò con un giovanotto, iniziarono i suoi guai con i parenti coi quali litigava spesso. Da angelo della casa si era trasformata in una vipera pronta a mordere chiunque. Si sentiva infelice, piangeva, considerava tutti come nemici, soprattutto Dio, che invece è bene infinito. E così eliminò il Signore dalla sua vita, ma Lui invece non si dimenticò di lei, e le tese una trappola per catturarla. La madre della ragazza decise di andare in pellegrinaggio in Terra Santa e riuscì a convincere la figlia ad accompagnarla. Nel gruppo dei pellegrini vi erano anche alcuni frati e suore di stretta osservanza. All'inizio la "ragazza ribelle" tenne un atteggiamento ostile nei confronti dei religiosi e quando doveva comunicare con loro usava parole acide, ma quando vide il comportamento edificante che avevano e il modo devoto e fervoroso di pregare, cambiò idea su di loro, meditò sulla Passione di Cristo e si pentì del male fatto in tutta la vita, ottenendo l'assoluzione sacramentale nella Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Una suora gli indicò anche un sacerdote con cui parlare, il quale da allora è divenuto il suo padre spirituale. Tuttavia la studentessa non era del tutto "domata", e viveva la sua vita cristiana con compromessi, mezze misure e contraddizioni.

La svolta venne durante un pellegrinaggio a Fatima, dove decise di avere un comportamento più coerente. Tornata in Italia, chiese al padre spirituale di dirigere sia la sua anima che quella del fidanzato in vista del matrimonio. Intanto cominciò a recitare il Rosario ogni giorno, cambiò il modo di vestire, smise di truccarsi e non frequentò più le discoteche. Questo cambiamento le causò molti problemi con i suoi familiari, pertanto decise di trasferirsi nel convento delle suore che aveva conosciuto in Terra Santa, per poter continuare più tranquillamente i suoi studi universitari.

La ragazza non aveva nessuna intenzione di farsi suora, ma il padre spirituale le prospettò la possibilità della vocazione religiosa. Vivendo in convento con le suore, iniziò a partecipare alla vita comunitaria e alle preghiere in comune, e invece di studiare, leggeva le biografie dei santi. Cominciò a sentire per la prima volta in vita sua la chiamata alla vita religiosa, ma cercò di soffocare dentro di sé questa ispirazione, sforzandosi a far tacere la voce del cuore. Ne parlò col direttore, il quale le confermò ciò che temeva: si trattava proprio di vocazione. Così lasciò il convento e tornò a casa sua, non voleva sentir parlare di vocazione, e si dedicò ad ultimare i preparativi per il matrimonio, onde evitare che Dio intralciasse i suoi progetti. Tuttavia i preparativi per le nozze, invece di farle provare gioia, le provocavano angoscia. Tutti se ne accorsero di questo disagio, ma lei non voleva ammettere che le mancava la vita di preghiera con le suore e il rapporto intimo con Gesù, cose che ormai le erano diventate indispensabili come l'aria. Nel frattempo la sua cameretta era diventata simile a una cella monastica.

Il giorno del suo compleanno si sentì al telefono con le suore, le quali la invitarono a trascorrere qualche giorno in convento. Ella accettò con gioia, poiché il suo cuore ormai era attratto dalla vita religiosa. Sarebbe dovuta restare lì solo un paio di giorni, invece vi rimase per sempre. Gesù buono la chiamava e lei era stanca di lottare, resistergli e fuggire. Così si arrese all'amore del Redentore Divino, e comunicò telefonicamente ai genitori e al fidanzato la sua decisione di abbracciare la vita consacrata. Insieme a Gesù e Maria, il suo cuore si sentiva finalmente felice.




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sabato 16 maggio 2020

Stare alla larga dai luoghi di divertimento mondano

Una laureanda in giurisprudenza si sta domandando qual è lo stato di vita che dovrà eleggere...

Santa notte! Scrivo a quest'ora perché mi son detta o scrivo adesso o non scrivo più. Da una decina di giorni sono una lettrice del tuo blog, scoperto per caso. Ho 26 anni e mi trovo in un periodo della mia vita cruciale. Il mese prossimo, se Dio vuole, termino l'università e mi laureo in giurisprudenza. Ho deciso di prendermi poi una pausa per riflettere sullo stato di vita da eleggere. Tempo fa ero ambiziosa e pensavo anche a una bella carriera. Ora tutte queste cose non mi attirano più. Sono più attratta dalla vita contemplativa e dalla preghiera. Ho sempre avuto però il desiderio di formare una santa famiglia cristiana e crescere dei bambini, tutti quelli che il Signore mi avrebbe mandato. Da poco ho anche conosciuto un ragazzo che vorrei conoscere meglio per capire se è volontà di Dio che io costruisca con lui una famiglia. Non voglio sbagliare il mio stato di vita e voglio fare solo la volontà di Dio, anche se ti confesso che la vita religiosa mi spaventa e allo stesso tempo un po' mi attrae. Ho tanti pensieri confusi in testa e per meglio discernere la volontà divina su di me vorrei fare gli esercizi di Sant'Ignazio. Sapresti dove li potrei fare? Io abito a [...]. Che altri consigli potresti gentilmente darmi? Leggevo dal tuo blog i consigli di Sant'Alfonso Maria de' Liguori e sono sempre più convinta della necessità di fare discernimento per non sbagliare lo stato di vita da eleggere. Ti ringrazio per il tuo blog, anche se la mia strada dovesse essere il Matrimonio, mi fa un'enorme piacere leggere quanto l'Amore sia amato e corrisposto!
In Gesù e Maria,
(Lettera firmata)


Cara sorella in Cristo,
                                              per me è una grande gioia sapere che hai compreso che il vero scopo della vita non è "fare carriera", accumulare ricchezze, banchettare, darsi ai divertimenti sfrenati, eccetera. No, il fine ultimo della nostra esistenza non è in nessuna di queste cose. Il nostro scopo è di salvarci l'anima e di impegnarci per ricercare la maggior gloria di Dio. Purtroppo, oggi molte persone non riflettono che su questa terra siamo solo di passaggio in attesa di giungere all'eternità, la quale sarà felice per coloro che moriranno in stato di grazia, mentre sarà infelice per coloro che moriranno in peccato mortale. Anche praticando la carriera forense potresti farti santa, ma è più difficile, poiché ti troveresti immersa in tante questioni ingarbugliate che ti faranno perdere facilmente la tranquillità e il fervore per la vita spirituale. Come tu stessa hai capito, è importantissimo riflettere attentamente sullo stato di vita da eleggere, onde evitare di fare sbagli che potrebbero avere tragiche conseguenze per l'anima. Spero tanto che Gesù buono desideri prenderti tutta per Sé chiamandoti alla vita religiosa, sarebbe una grazia immensa poter diventare sposa del Re dei re. Nella mia vita, le donne più felici che ho conosciuto sono le suore appartenenti ad ordini religiosi fervorosi e osservanti. Le donne sposate pensano a piacere ai loro mariti, invece le suore fervorose pensano a piacere a Dio.

Qual è la volontà del Signore su di te? Stai facendo bene a meditare sulla scelta da fare, poiché solo facendo la sua volontà potrai essere davvero felice. Gli esercizi spirituali di Sant'Ignazio sono utili a tutti, ma lo sono soprattutto a coloro che non hanno ancora eletto uno stato di vita. Non so se nella tua regione c'è qualche sacerdote che predica gli esercizi ignaziani. Per essere efficaci devono essere predicati bene, senza essere annacquati col buonismo. Ti è possibile andare nel Lazio? Lì potresti fare gli esercizi spirituali e anche un'esperienza vocazionale tra le Servidoras. Altrimenti dovrò chiedere informazioni a una lettrice che abita nella tua provincia. Nel frattempo non confidare ad amici e parenti che stai riflettendo sulla vocazione religiosa. Cerca di condurre una vita raccolta e ritirata, stando lontano dai luoghi di divertimento mondano che potrebbero distrarre il tuo proposito di donarti a Dio. So bene che attualmente non escludi la vita matrimoniale, però ascolta bene il mio ragionamento: se entri in convento e poi dovessi accorgerti che non sei portata per quella vita, puoi tranquillamente tornartene a casa tua, visto che prima di emettere i voti perpetui passa molto tempo di prova (aspirantato, postulantato, noviziato e voti temporanei). Invece se ti sposi e poi ti penti (come è capitato a tante donne), non potrai più tornare indietro, poiché se un matrimonio è stato celebrato validamente ed è stato consumato, non può essere sciolto da nessuno, nemmeno dal Romano Pontefice. Al massimo potresti ottenere una dispensa ecclesiastica per entrare in convento, ma non è facile averla, anche perché il marito dovrebbe essere favorevole.

Spero di esserti stato di qualche utilità, ma rimango a tua disposizione qualora volessi farmi altre domande. Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali saluti in Gesù e Maria,

Cordialiter




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giovedì 14 maggio 2020

Non sbagliare vocazione

Ripubblico la lettera di una signora che rimpiange di non essere entrata in monastero.

Caro fratello,
                           è da un po' che leggo il tuo blog. È meraviglioso...non vorrei disturbarti, ma forse tu mi puoi aiutare a risolvere un'angoscia spirituale che mi porto dietro da molti anni. Se vuoi, puoi pubblicare questa mia lettera, magari servirà a qualche ragazza ancora in dubbio sulla sua vocazione. Ho 48 anni, sono sposata da 26 anni e ho tre figli, ormai grandi. Avevo 19 anni, quando ho sentito forte nel mio cuore la chiamata alla vita religiosa. Andavo in chiesa tutti i giorni, guardavo il crocifisso...e piangevo d'amore per Lui. Desideravo entrare in clausura tra le Carmelitane Scalze. Avevo letto la vita di Santa Teresina e ne ero rimasta affascinata. Odiavo il mondo con tutte le sue illusioni. Mia madre se ne era accorta, e un giorno mi disse: "ma cosa ti sei messa in testa...con la vocazione si nasce...e tu non ce l'hai". Non l'ascoltai e andai a parlare col mio parroco. Gli confidai il mio ardente desiderio di offrire la mia vita a Gesù, in clausura. Per tutta risposta, mi disse di aspettare una ventina di giorni, per poi essere sicura di voler fare un'esperienza in convento. Non ero felice della sua risposta, ma obbedii. Quell'attesa fu fatale, poiché incontrai un ragazzo che mi sviò completamente. Mi fece una corte serrata e io cedetti e rimasi incinta. Ci sposammo, ma il mio matrimonio non è mai stato felice. La nostalgia di Dio è continua e giornaliera. Porto avanti il mio matrimonio, per obbedienza al sacramento, ma non sono felice, né appagata, né capita. Vivo nel mondo ma non mi sento del mondo. So, per certo, che il Signore aveva altri progetti per me, ma io non ho saputo afferrare subito quel treno...o forse non sono stata guidata bene dal sacerdote...comunque ho perso moltissime grazie che Dio aveva preparato per me. Nonostante sia sposata, io mi sento di essere completamente di Gesù, perché lo amo enormemente. È un grande dolore dover vivere una vita che non è per noi...

Care ragazze....non indugiate....se avvertite Quella dolce voce nel cuore... è Lui.... è Gesù...vi chiama... dite di sì e sarete felici per l'eternità. Io piango tutti i giorni per quello che ho lasciato...mi sento il cuore lacerato dallo strazio....ma non posso nulla ...ormai.

Caro fratello, ti saluto e ti ringrazio se vorrai rispondermi anche in privato, per dare un po' di conforto all'anima mia.


Cara sorella in Cristo,
                                            ti ringrazio di avermi scritto, credo che la tua testimonianza possa essere molto utile per quelle ragazze che si sentono attrarre da Gesù alla vita religiosa, ma temono di dover rinunciare alle gioie del mondo. Oh, quanto vorrei che tutte le persone che stanno eleggendo lo stato di vita potessero leggere la tua lettera! Chissà quanti eviterebbero l'errore di rinunciare alla vocazione! Ti confesso che ho ricevuto varie lettere di persone sposate (soprattutto donne) pentitesi di non aver abbracciato la vita religiosa.

In privato ti ho inviato una lunga lettera di incoraggiamento. Qui, pubblicamente, ti consiglio di offrire al Signore le tue sofferenze per le vocazioni religiose, poiché la Chiesa ha tanto bisogno di anime generose che offrano la propria vita a Cristo per la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime.

In Gesù e Maria,

Cordialiter




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domenica 10 maggio 2020

Far piangere la fidanzata?

Un gentile lettore mi ha chiesto se sia giusto abbracciare la vita religiosa, pur sapendo che in questo modo si dovrà lasciare la fidanzata, la quale soffrirà il distacco.

Ciao Cordialiter, e grazie per il tuo blog meraviglioso che leggo regolarmente con tanta attenzione!

Vorrei esporti un mio dubbio: fino a quanto è giusto lasciare la propria ragazza per ascoltare la propria vocazione che si fa sempre più pressante e iniziare un cammino religioso? Fino a che punto il Signore sa accogliere la sofferenza, non tanto mia, ma quanto quella della ragazza che si sta lasciando?

Grazie di cuore.
(Lettera firmata)


Carissimo in Cristo,
                                una fidanzata potrà anche essere la ragazza più buona del mondo, ma non sarà mai equiparabile a Dio. Dunque, se il Signore chiama ad abbracciare uno stato di vita più perfetto, sarebbe assurdo rinunciarvi per timore di far soffrire la propria fidanzata. Se un ragazzo ha la vocazione religiosa, ma preferisce sposarsi, tutto andrà storto nella sua vita, quindi soffrirà lui e farà soffrire anche sua moglie, la quale gli dirà: “Era meglio se ti fossi fatto monaco, così non mi avresti rovinato la vita, visto che non sei portato per lo stato coniugale!”

Tra i lettori del blog, ci sono varie persone sposate (soprattutto donne) che mi hanno scritto per dirmi di essersi pentite di aver contratto matrimonio, e adesso rimpiangono di non aver abbracciato la vita religiosa. Secondo me l'ideale sarebbe di pregare affinché il Signore doni la vocazione alla propria ex fidanzata. So che ci sono stati dei fidanzati che si sono lasciati per abbracciare entrambi la vita religiosa. Ciò è avvenuto ad esempio al mio amatissimo Sant'Alfonso Maria de Liguori, il quale convinse la sua fidanzata a farsi monaca di clausura. Ma un caso simile è accaduto alcuni anni fa a due fidanzati. Addirittura so che persino una coppia di sposi è riuscita ad avere la dispensa ecclesiastica per “lasciarsi” e abbracciare entrambi la vita religiosa (lui in un convento, lei in un monastero molto lontano) dopo che entrambe le due figlie si erano fatte monache di clausura.

Ogni sofferenza patita su questa terra può diventare una grande ricchezza spirituale se con rassegnazione viene offerta al Signore. Quindi, se Dio ti sta chiamando alla vita religiosa, obbedisci alla vocazione. Ci penserà lo Spirito Santo a consolare la tua fidanzata.

Approfitto dell'occasione per porgerti cordiali saluti in Cristo Re e Maria Regina,

Cordialiter




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sabato 9 maggio 2020

Trovare uno sposo

Una gentilissima lettrice "fidanzata" con Gesù, desidera ardentemente diventare Sua sposa...

Carissimo D.,
                       come stai? Io sono appena tornata dalla settimana a [...], è stata bellissima. All'inizio avevo paura ma poi mi sono affidata al mio parroco e al Signore ed è andato tutto benissimo. Il momento più bello è stato quando sono rimasta a pregare nella chiesa di [...], lì con il cuore aperto ho chiesto al Signore cosa vuole da me... forse la risposta non è arrivata palesemente ma nel mio cuore ho sentito il Suo abbraccio […]. Poi c'è stato il giorno del silenzio all'eremo [...] immerso nella natura [...] è una cosa fantastica riuscire a sentire la "voce" di Dio attraverso il suo magnifico capolavoro della natura... sono stata a contatto con tante persone in particolare ho incontrato tanti consacrati e consacrate, e la cosa che mi colpiva di più di ognuno di loro non sono state tanto le parole che mi hanno detto, ma la felicità, l'amore, la luce di Dio che emanavano i loro occhi!!

In un momento di adorazione, parlando a Nostro Signore, gli ho detto che sarei voluta tornare a casa e dire che Lui era il mio fidanzato, questo ancora non avviene [...] ma di sicuro dopo mesi di sofferenza ho finalmente ritrovato Dio in me, ho ricominciato a pregare e mi sento molto meglio, il prossimo passo sarà proprio quello di dire a Gesù che sono pronta a fidanzarmi con Lui perché voglio diventare Sua Sposa!!!

Grazie tantissimo per le tue preghiere e per il tuo sostegno; durante il pellegrinaggio ho pregato anche per te e per il tuo servizio!

Ti saluto in Cristo Gesù e in Maria madre nostra,

(lettera firmata)


Carissima sorella in Cristo,
                                              sono felicissimo di sapere che hai ritrovato la devozione e il fervore per la preghiera. Secondo me, per il momento è più prudente non parlare ad amici e parenti del tuo desiderio di diventare sposa del Re dei re. Però fai benissimo a considerarti fidanzata di Gesù. Anche Santa Teresa di Lisieux si autodefiniva “fidanzata”, prima di pronunciare i voti coi quali divenne ufficialmente sposa di Gesù Cristo. È davvero una grande grazia avere la vocazione religiosa, ma ti rendi conto? Unirti totalmente a Dio e dedicare tutta la tua vita a Lui. Solo Gesù sarà il Padrone del tuo corpo e del tuo cuore! Tutti gli uomini della terra non sono altro che cenere e polvere in confronto al Redentore Divino. Infatti spesso gli uomini della terra trattano male le proprie spose, mentre Gesù ti tratterà sempre con delicatezza e amore vero. Dio è amore.

Santa Teresa di Lisieux non voleva che il cuore di sua sorella Celina venisse conquistato da un uomo della terra, pertanto pregava il Signore di prendersela come sposa, e venne esaudita. Anche io continuerò a pregare sin tanto che non saprò che sei stata catturata da Gesù buono in qualche ordine religioso fervoroso e osservante. Non vedo l'ora!

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali saluti in Cristo Re e Maria Regina degli Angeli,

Cordialiter




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martedì 5 maggio 2020

Anche se non si è più vergini si può abbracciare la vita religiosa

Alcuni pensano che per divenire frate o suora sia necessario essere vergini, cioè aver custodito intatto il giglio della purezza sin dalla fanciullezza. In realtà anche coloro che hanno conosciuto il peccato possono entrare in convento, purché siano sinceramente pentiti e risoluti a tutto pur di non peccare più. Sentite la storia di una delle amanti di Gabriele D'Annunzio. Alessandra di Rudinì (nella foto a lato) nacque a Napoli nel 1876. Suo padre era marchese e celebre politico (fu anche Ministro degli Interni e Capo del Governo). Da bambina ebbe un'infanzia “vivace”, e a causa della sua incontenibile indisciplinatezza venne “cacciata” dal collegio. Viveva in un'ambiente razionalista e la sua fede si indebolì molto; pensava che il cristianesimo fosse un fenomeno puramente politico-sociale. Poi, leggendo un pessimo libro di Renan, la sua fede crollò a terra. Era considerata una ragazza molto bella e vari giovanotti altolocati le fecero proposte di matrimonio. Tra i suoi spasimanti vi era anche il Marchese Marcello Carlotti, col quale accettò di sposarsi, e dal quale ebbe due figli. Ma dopo pochi anni di matrimonio, rimase vedova. Aveva solo 24 anni, ed essendo ricca e bella, non sarebbe stato difficile per lei trovare un nuovo marito. Nel 1903 conobbe Gabriele D'Annunzio, famoso sia come poeta che come forsennato conquistatore di donne. Prima le conquistava, poi le abbandonava e passava a corteggiare qualche altra sventurata. D'Annunzio corteggiò anche Alessandra, la quale inizialmente lo respinse, ma alla fine capitolò e andò a convivere “more uxorio” (cioè come se fossero coniugi) nella lussuosa villa del poeta. Ciò era (e lo è ancora oggi) un grave peccato contrario al sesto comandamento, il quale proibisce di commettere fornicazione (rapporti sessuali fuori dal matrimonio). Ma la Madonna, essendo una madre affettuosa, vegliava su di lei, e il buon Dio le inviò un salutare castigo. Il Signore è amore infinito, e quando ci invia qualche croce, lo fa per il nostro bene, ossia per trarne un bene maggiore. Così, Alessandra si ammalò gravemente e rischiò di morire senza ricevere gli ultimi sacramenti. Quando guarì, D'Annunzio la lasciò. Dopo la malattia, la giovane marchesa di Rudinì Carlotti non era più bella come prima, e poi il poeta si era già innamorato di un'altra donna. Ecco come è fragile l'amore mondano e come svanisce velocemente! Alessandra pianse amaramente il suo amore perduto, ma ben presto si accorse che quell'amore era solo vanità: “vanitas vanitatum et omnia vanitas”, dice la Sacra Scrittura. Dopo un lungo periodo di ricerca, si sentì attrarre da un Uomo speciale, il migliore di tutti gli uomini, Colui che non tradisce mai: Gesù Cristo, il Re del Cielo. Dopo essersi consigliata col suo direttore spirituale e aver preso contatti con le suore, entrò in un monastero di clausura francese, nel quale le venne imposto il nome religioso di suor Maria di Gesù e visse in maniera esemplare la sua vocazione. I peccatori scellerati che si convertono sinceramente a Dio, in genere diventano zelantissimi seguaci del Vangelo. E così suor Maria di Gesù venne eletta priora del suo monastero, svolse egregiamente il compito di superiora e fondò altri monasteri in Francia. Morì in concetto di santità nel gennaio del 1931, felice di aver abbandonato il mondo traditore e di essersi donata a Gesù buono. Gabriele D'Annunzio non poté riempire di gioia e di pace il cuore di Alessandra, il quale era stato creato per amare Dio e solo in Lui riuscì a trovare la felicità. “Inquietum est cor nostrum”, il nostro cuore è inquieto sin tanto che non riposa in Dio.




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domenica 3 maggio 2020

L’ideale apostolico

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).


Accendi in me, Signore, la fiamma dell’apostolato e alimentala col tuo amore. 

1 - Come il seme non può germinare lo stelo che porterà una nuova spiga se prima non affonda le radici nel terreno, così l’anima non può dar frutti per l’apostolato, se prima non mette le radici di una seria vita interiore, mediante la quale trarrà da Dio stesso la linfa che la renderà feconda. La vita interiore è il principio vitale, è la forza, è la fiamma dell’apostolato; ma d’altra parte anche l’apostolato può portare il suo contributo alla vita interiore, cooperando a renderla più generosa, più intensa. Quando un’anima è presa dall’ideale apostolico, il suo stesso desiderio di conquistare altre anime a Dio la spinge ad impegnarsi con maggiore generosità nella preghiera, nella mortificazione, nell’esercizio delle virtù proprio con l’intento di rendersi maggiormente capace di un apostolato fecondo. Così, mentre la vita interiore è l’anima dell’apostolato, l’apostolato è a sua volta una molla assai potente per spingere l’anima all’unione con Dio, alla perfezione, alla santità. L’ideale apostolico è di per sè suscitatore di energie spirituali, di vita generosa, santa. [...]

Questo stesso ideale ha fatto sorgere recentemente nella Chiesa un nuovo stato di perfezione, quello degli Istituti secolari, in cui anime desiderose di consacrarsi alla salvezza dei fratelli s’impegnano a vivere nel mondo secondo la perfezione evangelica. […] Quando l’ideale apostolico è vivo e ben compreso, anzichè gettare sventatamente le anime nell’azione, le conduce ad una vita interiore più profonda, al dono totale di sé, alla santità, perchè è necessario santificarsi per santificare. [...]

2 - Una vita interiore in cui non brilla l’ideale apostolico non potrà mai essere piena, rigogliosa. Ciò dipende dalla natura della grazia e della carità che sono per se stesse espansive, apostoliche. Sebbene la grazia aderisca in modo intimo ed incomunicabile all’anima che ne è dotata, tuttavia giova al bene di tutta la comunità cristiana. Il dogma della comunione dei santi ci dice appunto che la grazia e la santità di un membro di Cristo ridonda a vantaggio di tutte le altre membra. Parimenti la carità, compagna inseparabile della grazia, è per sua natura espansiva e, abbracciando Dio, abbraccia tutte le creature in Dio. Essa imprime all’anima un duplice slancio: verso Dio e verso il prossimo; se l’uno o l’altro di questi slanci viene represso, la carità resta soffocata nella sua essenza. Questa virtù si sviluppa e giunge a maturità solo quando sono in piena efficienza i suoi due aspetti: amore di Dio e amore del prossimo; escludendo o diminuendo la carità fraterna, di cui l’apostolato è l’espressione più alta, si viene inevitabilmente a diminuire anche l’amore verso Dio. 

Perciò una vita interiore fredda, indifferente per il bene delle anime è necessariamente una vita sminuita, rimpicciolita, ridotta ad una forma di pietà gretta, meschina e spesso anche egoista; ha perso il calore vitale, il calore della carità e non merita neppure il nome di vita. 

Dove invece la fiamma dell’apostolato è viva, si ha una vita interiore più che mai rigogliosa, capace di grande generosità. Non è forse vero che talvolta il desiderio della nostra perfezione non è sufficiente a darci il coraggio per accettare certi sacrifici, certe rinunce che costano tanto alla natura? Ma quando si pensa che dalla nostra generosità, dalla nostra fedeltà alla grazia, dalla nostra immolazione può dipendere la salvezza di altre anime, allora non si può rifiutare nulla al Signore e si trova la forza per abbracciare anche le cose più aspre e penose. 

Così l’ideale apostolico diventa una leva potente per la santificazione personale e l’anima, resa più ricca da una fervorosa vita interiore, può mettere a disposizione di questo ideale nuove energie, nuova fecondità. 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

sabato 2 maggio 2020

Consacrazione alla Madonna

Tempo fa una ragazza mi ha confidato l'intenzione di consacrarsi alla Madonna secondo gli insegnamenti di San Luigi Grignon de Montfort.

Caro D., non sai che piacere immenso nel leggere una tua email! Continuo a leggere il tuo blog, anche se non ti ho più scritto! […] Conosco gli Esercizi Spirituali del Santo del Discernimento, in base a tutte le esperienze che ho letto e che ho sentito, pare che cambino letteralmente la vita e il modo di vedere le cose, ma purtroppo non ho mai avuto modo di farli, anche se l'intenzione c'è! Sai in questi giorni ho terminato la lettura del libro "Trattato della vera devozione a Maria" di S. Luigi Maria Grignon de Montfort, e ho deciso di fare la Consacrazione totale a Gesù per le mani di Maria; in pratica rinnoverò le mie promesse battesimali dopo un mese di preghiera e di preparazione; inoltre tutte le mie azioni e i miei moti interiori da quando avrò terminato la consacrazione passeranno per le mani di questa dolce Signora che li purificherà e li renderà degni di comparire presso il Signore; non dovrò più preoccuparmi delle mie intenzioni di preghiera, giacché sarà Maria stessa la destinataria, la quale provvederà a far giungere le mie preghiere e buone azioni a chi più ne avrà bisogno! In pratica è una via molto più semplice di quella che va direttamente a Gesù (come ad esempio la via difficilissima dell'Imitazione di Cristo), una sorta di "scorciatoia" suggerita dal Monfort e anche dal de' Liguori... MARIA è una scala che va direttamente in Cielo!! Spero di riuscirci con il Suo aiuto..... Ad Jesum per Maria!

Nel frattempo ti abbraccio nei Cuori di Gesù e Maria! Spero di riuscire a compiere gli Esercizi, se li hai fatti mi piacerebbe saperne di più...anche per sommi capi!

un caro saluto
(Lettera firmata)


Cara sorella in Cristo,
                                      mi hai dato una splendida notizia! Sono felicissimo di sapere che hai deciso di consacrarti a Gesù per le mani di Maria secondo gli insegnamenti di San Luigi Grignon de Montfort. Non sarai più padrona di te stessa, ma diventerai schiava della Madonna, la quale potrà fare di te tutto ciò che vorrà! Ovviamente, essendo la più buona delle madri, ti ordinerà di fare solo cose che gioveranno alla tua anima. Se nel mondo fossero tutti schiavi della Beata Vergine Maria, la terra sarebbe l'anticamera del Paradiso!

Per quanto riguarda gli esercizi spirituali di sant'Ignazio, ti consiglio di partecipare a quelli organizzati dalle Servidoras e dai Padri dell'Istituto del Verbo Incarnato. Si svolgono nel Lazio, quindi abbastanza vicino da casa tua. Se vorrai, potrai andare lì da loro qualche giorno prima, così potrai trascorrere alcuni giorni con le suore e vedere coi tuoi occhi il loro stile di vita ricco di fervore nella pratica delle virtù cristiane e di zelo per la salvezza delle anime. Tra l'altro le Servidoras oltre ai tradizionali voti di povertà, castità e obbedienza fanno anche un voto di consacrazione alla Madonna secondo la spiritualità di San Luigi Grignon de Montfort. Se vuoi iscriverti o avere maggiori informazioni, puoi scrivere all'indirizzo: esercizispirituali@servidoras.org

Ti auguro ogni bene in Gesù Salvatore e Maria Corredentrice,

Cordialiter




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venerdì 1 maggio 2020

Affrontare le avversità

Una ragazza mi ha raccontato delle sue incertezze sulla vocazione religiosa. Ecco i consigli che le ho dato.

Cara sorella in Cristo,
                                   comprendo molto bene il tuo attuale stato d'animo. Questo è un momento importantissimo della tua esistenza, perché ormai è giunta l'ora di eleggere lo stato di vita. Non si tratta di una scelta qualsiasi, ma di una scelta di fondamentale importanza, pertanto è necessario non commettere errori.

Il fatto che tu sia incerta sul da farsi è una cosa “normale”, infatti “nemo iudex in causa sua”, cioè nessuno è buon giudice nelle cause che lo riguardano. Ecco perché è cosa buona avere un buon direttore spirituale, ma è molto difficile trovarne uno davvero adatto a tale scopo. Se una persona non è pratica di vita ascetica, come farà a guidare l'anima di un figlio spirituale? Un altro rischio è rappresentato da quei direttori che pur essendo sufficientemente istruiti su questioni morali e ascetiche, tuttavia sono troppo aspri e rigorosi coi figli spirituali. Insomma non è facile trovare una guida spirituale che oltre a non essere ignorante in questioni di vita spirituale non sia né lassista né rigorista, né sdolcinato né aspro.

Dunque, che fare? Secondo me la cosa migliore è trascorrere una o due settimane in un buon convento di suore a fare discernimento e a vedere se sei portata per la vita religiosa. Quando il nemico del genere umano si accorge che una persona potrebbe avere la vocazione religiosa, cerca in ogni modo possibile di farle “cambiare idea” distogliendola dal proposito di donare la propria vita a Dio. Se riesce a farle perdere la vocazione, non metterà nei guai spirituali solo quell'anima, ma anche tante altre. Infatti, se quella persona fosse entrata in monastero, avrebbe potuto salvare tante altre anime con la sua preghiera e con l'apostolato. Molte conversioni che avvengono nel mondo sono il frutto delle preghiere e buone opere delle suore di clausura.

Nessuna donna è degna di diventare sposa di Gesù Cristo, Re del Cielo, però Lui chiama alla sua sequela, non in base ai meriti, ma per puro e gratuito amore. Anche se tu in passato avessi commesso delle colpe, non devi desistere dal proposito di donare a Dio il resto della tua vita, anzi, il sapere che nonostante i tuoi difetti e le tue mancanze, Sua Maestà il Redentore Divino abbia deciso ugualmente di prenderti come sua sposa, deve farti ardere d'amore e di riconoscenza nei Suoi confronti. A te il Signore ha fatto delle grazie speciali e adesso ti sta facendo sentire l'attrazione per la vita consacrata... pensa che tante altre ragazze del mondo vivono come se Dio non ci fosse semplicemente perché non hanno avuto la grazia di conoscere l'amore di Gesù per noi. Se queste ragazze che vivono paganamente avessero avuto tutte le grazie che hai avuto tu, molte di loro con immensa gratitudine avrebbero già abbandonato il mondo traditore e con grande gioia avrebbero accettato la chiamata di Gesù alla vita religiosa, che è lo stato di vita più perfetto.

Il nemico del genere umano potrebbe insinuarti il dubbio che entrando in convento, dopo alcune settimane potresti stancarti. Questa è una tipica tentazione diabolica. Innanzitutto io non credo che ti stancherai di vivere in convento. L'unica cosa che può spingerti ad abbandonare il mondo per entrare in convento è l'amore verso Gesù. Si tratta di puro amore, non dell'amore falso che regna nel mondo. Il vero amore ha la caratteristica di non esaurirsi mai, e quindi di non annoiare mai. Anzi, questo amore cresce giorno per giorno, come un incendio che divampa sempre di più. Quindi puoi stare certa che non ti stancherai mai, ma se per assurda ipotesi dovessi annoiarti, sarai liberissima di tornartene a casa tua. Infatti, prima di emettere i voti perpetui, dovrai fare il postulandato, il noviziato e poi emettere i voti temporanei, quindi avrai tanto tempo a disposizione per vedere se rischi di "stancarti" oppure se (come penso io) ti convincerai definitivamente che si tratta di una vita gioiosa e piena d'amore. Io credo che le donne più felici del mondo siano le suore di ordini fervorosi e osservanti.

Un'altra trappola del demonio è il far credere alla persona chiamata alla vita religiosa di essere vittima di un'illusione fomentata da troppo sentimentalismo. Le false vocazioni, cioè quelle che non nascono da Gesù, ma sono figlie del sentimentalismo, non hanno radici, quindi nascono e tramontano nel giro di pochi giorni o al massimo nel giro di qualche settimana. Inoltre, appena queste persone entrano in convento, non riescono a resistere per più di un paio di giorni. Tu invece è da molti mesi che senti il desiderio di donarti a Dio. La differenza tra l'amore e il sentimentalismo è abissale: il primo è puro, forte, radicale e profondo, il secondo è superficiale e passeggero. I cristiani “sentimentali” si smascherano facilmente perché conducono uno stile di vita incoerente, costoro infatti tentano di coniugare vita mondana con la vita spirituale, ma ciò è impossibile. La tua conversione invece è stata profonda, infatti tu disprezzi le mancanze del passato e adesso ti sforzi di vivere il più possibile in maniera coerente.

Sant'Alfonso Maria de Liguori negli “Avvisi spettanti alla vocazione religiosa” svela un'altra tipica trappola del demonio, la quale consiste nel mettere il dubbio nella persona chiamata da Dio alla vita religiosa, che anche restando nel mondo potrebbe farsi santa. Tutti possono diventare santi, anche coloro che vivono nel mondo, ma solo se hanno la vocazione alla vita secolare, altrimenti è moralmente impossibile che ciò possa avvenire. Anche per diventare santi nella vita coniugale bisogna avere una specifica “vocazione matrimoniale”. Bisogna dire però che San Paolo Apostolo consiglia (è solo un consiglio, non un precetto) di vivere in castità, mentre il matrimonio lo consiglia solo a coloro che per propria negligenza non vogliono vivere in castità. In questo caso è meglio sposarsi anziché ardere dalla passione.

Tra le numerose persone che mi hanno scritto ci sono anche delle persone sposate (in maggioranza donne) che mi hanno fatto comprendere più o meno esplicitamente che rimpiangono di non aver abbracciato la vita religiosa. Tu invece stai pensando in questo periodo allo stato di vita da eleggere, e hai due principali alternative: da una parte c'è Gesù buono, l'Agnello di Dio che si è immolato sulla croce per redimerti, il quale ti sta chiamando a divenire sua sposa, dall'altra parte c'è il mondo con tutte le sue luccicanti attrattive, il quale vorrebbe invece che tu prendessi come sposo un uomo della terra. Rifletti attentamente sulla scelta da fare, ricordati però che abbiamo solo un'anima e che al termine della vita su questa terra ci attende l'eternità: o sempre felice in Cielo con Dio oppure sempre infelice all'inferno, dove non sarà più possibile amare il Signore. Un'anima, un'eternità!

Quando il diavolo si accorge che una ragazza è ormai decisa ad entrare in convento, tenta un altro pericoloso inganno. Cerca di insinuarle il dubbio che l'ordine che ha scelto non è quello giusto, e che Dio la desidera in un altro istituto. Se ad esempio lei voleva diventare suora di clausura, le dice che la sua vocazione è per la vita attiva (e viceversa). In questo modo la tortura col dubbio e le fa perdere la tranquillità. Lui cerca di fomentare la confusione perché nel torbido riesce sempre a pescare qualcosa. Se per ipotesi una ragazza vuole entrare nelle benedettine, lui sussurra che deve entrare tra le carmelitane o tra le clarisse o in qualche altro ordine. Ogni scusa è buona per seminare dubbi e confusione. Non bisogna ascoltare i suoi inganni, e una volta presa una decisione, bisogna andare avanti con decisione. Se poi davvero l'ordine che ha scelto non era quello giusto per lei, avrà sempre il tempo (ad esempio durante il postulandato o il noviziato) di uscire dal monastero e di entrare in un altro ordine.

Se un orologio ad ingranaggi ha la ruota maestra guasta non può più funzionare correttamente, allo stesso modo colui che sbaglia il proprio stato di vita condurrà un'esistenza squilibrata poiché gli verranno a mancare gli aiuti spirituali che Dio gli aveva preparato nello stato in cui lo chiamava. Gesù è amore infinito, pertanto è incapace di fare o desiderare il male. Lui ci vuole troppo bene, ce lo ha dimostrato sulla croce. Nella sua sapienza infinita ha progettato il percorso più facile per ciascuno di noi per giungere alla salvezza eterna. Per alcuni questo percorso è la vita nel mondo, per altri è la vita in convento. Se uno elegge lo stato di vita sbagliato si mette da se stesso nei guai spirituali, ma la colpa non è di Gesù che gli aveva dolcemente suggerito la strada da seguire.

Come ho già detto, scegliere di entrare in convento non comporta rischi, perché se uno in seguito si accorge di non avere la vocazione, ha molto tempo a disposizione prima dei voti perpetui per ritornarsene a casa. Ed anche dopo aver emesso i voti perpetui ha la possibilità di chiedere alla Santa Sede di essere dispensato dai voti (come hanno fatto alcuni religiosi e sacerdoti che si sono sposati). Invece il matrimonio, una volta che è rato (cioè valido) e consumato, non può più essere sciolto da nessuno, nemmeno dal Papa. Solo la morte di uno dei due coniugi scioglie lo stato coniugale.

Se farai un'esperienza vocazionale potrai capire meglio la volontà di Gesù su di te. Immersa nel silenzio, sarà più facile raccoglierti interiormente e ascoltare quel che Dio vuole da te. Nel mondo è più difficile trovare il tempo e la tranquillità per immergersi nella preghiera e nella meditazione.

Scrivere questa lunga lettera mi è costato un po' di tempo e fatica, ma l'ho scritta volentieri nella speranza di aiutarti ad allontanare i dubbi che ti infastidiscono. Spero di esserti stato di qualche giovamento. Prego ardentemente il mio amatissimo Gesù di prenderti come sua sposa facendoti entrare in convento al più presto. Continuerò a pregare con tenacia fino a quando non verrò a sapere che ti sei arresa al suo amore per te. E chi altro potresti amare all'infuori di Lui? Non conosco nessun uomo che si lascerebbe flagellare, coronare di spine e inchiodare alla croce per dimostrarti il suo amore.

In Cordibus Jesu et Mariae,

Cordialiter




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