mercoledì 31 marzo 2021

La mentalità mondana è opposta a quella del Vangelo

Una studentessa liceale mi ha scritto per confidarmi che si sente attrarre alla vita religiosa.


Salve Cordialiter,                 
                                  mi chiamo [...] e vivo a […] e frequento il Liceo Scientifico. Ho scoperto il tuo (mi rivolgo con il "tu" perché so che lo preferisci) meraviglioso blog in estate, mentre ero intenta a cercare su internet informazioni riguardanti la vita religiosa.  Cerco di seguirlo quotidianamente. Quel momento a cui dedico la lettura del blog è un arricchimento spirituale che mi fa gioire e rendere conto che Gesù ci ama davvero anche grazie alle diverse testimonianze che riporti. Ho visto che non sono l'unica ragazza che segue il tuo blog e questo mi rallegra perché capisco che ci sono anche altre ragazze che provano lo stesso sentimento nei confronti di Gesù. Ogni volta che nella mia parrocchia vi è l'Adorazione Eucaristica, mi affretto nel sbrigare i miei compiti scolastici, per "scappare" e raggiungere Gesù. Questi momenti di intimità con Lui sono indispensabili per me al fine di alimentare e accrescere il mio amore nei suoi confronti. Da quando ho conosciuto il blog ho seguito anch'io i consigli che "regali" ai lettori, infatti ho iniziato a leggere alcuni scritti di Santi come "Storia di un'anima" di Santa Teresa del Bambin Gesù e il diario di Santa Faustina.

È difficile far capire ai miei compagni di scuola che Gesù ci ama [...]. Quando sto con loro mi sento "un pesce fuor d'acqua", proprio per questo non frequento luoghi mondani, sono davvero pochi o quasi inesistenti nel mio paese miei coetanei che la pensano come me. Ancora non ho parlato ai miei genitori di tutto questo, anche se si sono accorti di qualche cosa, credo che si aspetterebbero una mia richiesta di entrare in qualche istituto religioso.

Grazie per aver ascoltato la mia storia, che Dio benedica te e tutti i lettori del blog e ti incoraggi a continuare nella sua gestione.

A presto,

(lettera firmata)



Cara sorella in Cristo,
                                           stai facendo benissimo a riflettere su qual è la volontà di Dio su di te. Si tratta di una scelta di fondamentale importanza, perché solamente facendo la volontà del Signore si può essere davvero felici. La mia speranza è che tu sia stata prescelta per divenire sposa di Gesù, abbracciando la vita consacrata in un buon istituto religioso. Le donne più felici che ho conosciuto nella mia vita sono le suore appartenenti a istituti religiosi fervorosi e osservanti. Purtroppo, ci sono molti conventi e monasteri che hanno tradito il carisma della propria Fondatrice, e adesso non vivono più in maniera davvero religiosa. Per questo motivo, qualora capirai di avere la vocazione religiosa, dovrai valutare bene l'istituto da scegliere, onde evitare di finire in uno poco fervoroso e poco osservante delle proprie regole. A stabilire se hai davvero la vocazione saranno le suore, valutando principalmente le tue intenzioni. Se una ragazza desidera diventare religiosa per poter vivere più unita a Gesù, vivere in maniera più profonda e radicale il Vangelo, stare alla larga dai pericoli spirituali che dilagano nel mondo, salvarti più facilmente l'anima, fare del bene al prossimo, ecc., dimostra di avere dei tipici segni si una sincera vocazione religiosa. 

Per una persona che vuole vivere in maniera coerente il Vangelo è noromale sentirsi un "pesce fuor d'acqua" in questa società materialista e paganizzata. Se un cristiano dice di trovarsi a suo agio in questa società significa che ha fatto dei compromessi col mondo. Tutti i santi si opponevano coraggiosamente alla mentalità del mondo, la quale è opposta a quella del Vangelo. Ecco perché si sentivano a disagio in mezzo alle persone mondane che vivono come se Dio non ci fosse. 

Ti incoraggio a continuare a riflettere sullo stato di vita da eleggere. Spero con tutto il cuore che Gesù buono voglia prenderti tutta per Sé, "catturandoti" in un convento o monastero fervoroso e osservante.  

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Gesù e Maria,


Cordialiter




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martedì 30 marzo 2021

Devozione Eucaristica

Ripubblico alcune parti di alcune lettere che mi ha scritto una gentile lettrice dell'Europa dell'est.

Ciao D.,
               non ho ancora finito di leggere “Storia di un'anima”, sono ancora al capitolo del viaggio che Santa Teresina ha fatto a Roma. Non ho tanto tempo per leggere durante la settimana di lavoro. È stata proprio una settimana molto faticosa, e non sono ancora riuscita a sentire le meditazioni audio di Sant'Alfonso, perché devo essere riposata per potermi concentrare; non voglio sentirle distrattamente. Voglio "mangiare" tutta la buona lettura che mi può nutrire l'anima e insegnarmi a vivere meglio nell'amore di Dio. Ho cercato su internet questa settimana, ma non trovo nessun libro di Sant'Alfonso in rumeno. Capisco l'italiano, non c'è problema, ma non è lo stesso che leggere nella propria lingua. Poi ho letto sul tuo blog che una ragazza ha letto il diario di Santa Faustina. Ho trovato il libro nella mia lingua e l'ho comprato. Sono 600 pagine, ma dopo che finirò “Storia di un'anima”, comincerò a leggerlo. Sono curiosa di sapere come hanno scoperto questi santi la loro vocazione, come hanno scelto di dire “Sì”, che difficoltà hanno avuto, che tentazioni, ecc. Il diario di una santa o di un santo è il modo migliore di conoscerlo. Ho visto anche qualche film religioso e mi rendo conto dell'importanza che aveva l'Eucaristia cento anni fa. Che preparazione facevano i ragazzi e le ragazze per ricevere Gesù, che sentimento di desiderio nel loro cuore... e che privilegio per loro ricevere Cristo nella Santa Comunione in occasione delle grandi feste. E noi... che abbiamo la possibilità di riceverLo ogni giorno... come viviamo questo momento? Con un fuoco dentro il cuore che desidera ed aspetta Gesù, o è solo un'abitudine? […] E poi ci sono tante persone che vanno in chiesa e pregano alle statue o alle icone e si dimenticano di guardare al tabernacolo, dove c'è Gesù che ci aspetta. […] Non mi ricordo dove l'ho letto, ma c'era una persona che andava ogni giorno in chiesa e guardava il tabernacolo, senza dire niente. Qualcuno gli ha domandato cosa stesse facendo e lui ha risposto: “Io lo guardo e Lui mi guarda”. Che semplice risposta, piena di fede. È vero, dobbiamo essere più consapevoli della Sua presenza nella nostra vita. Adesso io cerco di ricordarmi di fare la preghiera prima di mangiare. Immaginando che Lui mi sta vicino e aspetta che io gli chieda di benedire ciò che Lui mi ha dato con tanto amore. Tanti pensieri...

Senti tu qualcosa... diciamo, chi cerca su googIe la parola “vocazione”, significa che vuole sapere che cos'è. Così ti ho trovato... per adesso non so qual è la mia vocazione e cerco di crescere nella fede, di migliorare il mio tempo di preghiera e di conoscere meglio Gesù, poi... chi lo sa? […] Penso di aprire un blog in rumeno simile al tuo... perché se vuoi sapere qualcosa della vocazione nella mia lingua, non trovi quasi niente. Sono indecisa, è una grande responsabilità.

Grazie per il tuo saluto. [...] Sono stata un po' dura con te nella prima lettera. ;)

Dio ti benedica con il suo amore infinito!
(lettera firmata)


Carissima sorella in Cristo,
                                               mi fa piacere ricevere lettere anche dall'estero, perché ciò è un segno dell'universalità della Chiesa. Anche se viviamo lontano e in Stati diversi, tuttavia siamo spiritualmente uniti nel comune amore per la Santissima Trinità. Dirò di più, siamo uniti nello stesso Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa Cattolica. Dunque quando vi chiamo “fratelli” o “sorelle” non è un'esagerazione, è una verità soprannaturale che capiremo bene quando ci incontreremo nella Patria Celeste, dove uniti in santa carità fraterna potremo amare Dio per tutta l'eternità. Sono contento che ti nutri spiritualmente di buone letture. Sì, mi ricordo che una ragazza italiana mi ha scritto che sta leggendo il diario di Santa Faustina, sono certo che entrambe otterrete molto profitto spirituale con questa lettura incentrata sulla “Divina Misericordia”.

Ti ringrazio per i profondi pensieri che mi hai scritto su Gesù Eucaristico Amore. Ogni Ostia conserva le apparenze del pane, ma la sua sostanza è tutto il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità di Gesù Cristo, nostro Dio. Che bello sapere che Dio arde d'amore in attesa di unirsi in comunione con noi! Se deciderai di aprire un sito vocazionale in rumeno, potresti tradurre i post del mio blog nella tua lingua. In Romania ci sono tante vocazioni, sarebbe bello poter aiutare queste persone che vogliono documentarsi sulla vita religiosa ma non sanno dove trovare informazioni. Spero che il Signore ti faccia comprendere se è Sua volontà che nasca il blog vocazionale in lingua rumena. Prego lo Spirito Santo di illuminarti affinché tu possa capire qual è lo stato di vita che la Santissima Trinità desidera che tu elegga. Santa Teresina pregava il Signore di donare la vocazione religiosa anche a sua sorella Celina, e io farò lo stesso con te che mi sei sorella nella fede. Purtroppo, però, le mie preghiere sono molto più fredde di quelle dell'eroica Carmelitana di Lisieux. Ma per essere esaudito mi rivolgerò alla Mediatrice di tutte le grazie, che è onnipotente per grazia, perché le sue richieste a Gesù sono sempre accordate.

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali saluti in Gesù e Maria.

Cordialiter




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lunedì 29 marzo 2021

Disposizioni necessarie per ben ricevere i Sacramenti

Dipendendo la quantità di grazia prodotta dai sacramenti e da Dio e da noi, vediamo come possiamo aumentarla così da una parte come dall'altra.

A) Dio è certamente libero nella distribuzione dei suoi favori; e può quindi, nei Sacramenti, concedere maggiore o minore grazia secondo i disegni della sua sapienza e della sua bontà. Ma vi sono leggi ch'egli stesso stabilì, alle quali vuole sottomettersi. Così ripetutamente ci dichiara che nulla sa rifiutare alla preghiera ben fatta: "Domandate e riceverete, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto: petite et accipietis, quærite et invenietis, pulsate et aperietur vobis"; principalmente se è appoggiata sui meriti infiniti di Gesù: "In verità, in verità vi dico, tutto ciò che domanderete al Padre in nome mio, ve lo darà: Amen, amen dico vobis, si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis". Se quindi preghiamo con umiltà e fervore, in unione con Gesù, per avere, mentre riceviamo un Sacramento, maggior copia di grazia, l'otterremo.

B) Da parte nostra, due disposizioni contribuiscono a farci ricevere più copiosa grazia sacramentale: i santi desideri prima di ricevere i sacramenti, e il fervore nel riceverli.

a) L'ardente desiderio di ricevere un sacramento con tutti i suoi frutti, ci apre e ci dilata l'anima. È un'applicazione del principio generale posto da Nostro Signore: "Beati coloro che hanno fame e sete di santità perchè saranno saziati: Beati qui esuriunt et sitiunt justitiam, quoniam ipsi saturabuntur". Aver fame e sete della comunione, della confessione e dell'assoluzione, è un aprire più ampiamente l'anima alle comunicazioni divine; e allora Dio ci sazierà le anima affamate: "Esurientes implebit bonis". Siamo dunque, come Daniele, uomini di desiderio e sospiriamo le fonti d'acqua viva che sono i sacramenti.

b) Il fervore aumenterà anche di più quest'apertura dell'anima, consistendo nella disposizione generosa di non rifiutar nulla a Dio, di lasciarlo agire nella pienezza della sua virtù e di collaborare con lui con tutta la nostra energia. Una tal disposizione approfondisce e dilata l'anima, la rende più atta alle effusioni della grazia, più docile all'azione dello Spirito Santo, più attiva nel corrispondervi. Da questa mutua collaborazione scaturiscono copiosi frutti di santificazione.

Potremo qui aggiungere che tutte le condizioni che rendono le nostre opere più meritorie [...], perfezionano in pari modo le disposizioni che dobbiamo avere nel ricevere i sacramenti e aumentano quindi la misura di grazia che ci è conferita. Ma ciò si capirà anche meglio quando avremo fatto l'applicazione di questo principio alla confessione e alla comunione.

(Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Desclée & Co., 1928)




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domenica 28 marzo 2021

Le amicizie cattive sono pericolose

Uno degli scopi di questo blog è di “far compagnia” a quelle persone che pur avendo la vocazione religiosa, sono costrette per qualche valido motivo a restare ancora un po' di tempo nel mondo. In questo periodo di attesa è importatissimo custodire la vocazione come un tesoro prezioso. A tal fine è utile fare delle buone letture spirituali. Inoltre bisogna evitare di frequentare le persone mondane, le quali in genere sono capaci di parlare quasi esclusivamente di gossip, divertimenti, oroscopo, discoteca, soldi, lussuria, moda e altre cose vane che distolgono la mente dalle cose che contano davvero nella vita, ossia conoscere, amare e servire Dio, in attesa di giungere in Cielo per amarlo per tutta l'eternità.

Se una persona chiamata dal Signore alla vita consacrata ascolta volentieri discorsi mondani, la sua mente si distrarrà dalle cose spirituali, il suo cuore si attaccherà ai beni materiali e ai piaceri carnali, e così rischierà di perdere la vocazione. Non sarebbe una perdita di poco valore, poiché solo facendo la volontà di Dio si può essere felici su questa terra.

Non dico che bisogna vivere come eremiti, ma è bene cercare di evitare di discorrere più del necessario con le persone mondane. Anche molti programmi televisivi sono dissipanti. Frequentate solo persone spirituali, leggete solo libri e siti internet che vi aiutano a custodire gelosamente il tesoro della vocazione. Fate attenzione agli “amici”, poiché costoro potrebbero dissuadervi dall'entrare in monastero. Vi diranno che se abbraccerete la vita religiosa non potrete mai più godere gli spassi e i divertimenti del mondo. Ma questi discorsi sono delle vere tentazioni. Il nostro scopo su questa terra non è di abbandonarci ai divertimenti sfrenati, che presto finiranno, ma di salvare l'anima osservando la Legge di Dio.

Molti cristiani che su questa terra hanno vissuto tra ricchezze, onori, spassi e divertimenti, poi quando sono giunti all'ora della morte, in quei momenti estremi hanno versato lacrime di pentimento al pensiero di aver sprecato un'intera vita dietro a beni passeggeri, mentre avrebbero potuto farsi santi amando Dio, che è il nostro unico bene. Filippo II, celebre re di Spagna, giunto ormai alla fine della vita, disse che avrebbe voluto non esser mai stato re, ma che sarebbe stato meglio se fosse stato frate. Quando si è ad un passo dall'abbandonare questo mondo per presentarsi innanzi all'inappellabile tribunale di Gesù Cristo per rendere conto delle proprie azioni e ricevere la sentenza eterna: inferno o paradiso, in quell'ora estrema, tutti i beni e i piaceri mondani appaiono per quel che in realtà sono, ossia beni vani che presto svaniscono.

Carissimi amici che avete la vocazione e che frequentate spesso questo blog, spero tanto di esservi di qualche aiuto, ed è per voi che ogni giorno pubblico qualche edificante pensiero spirituale, al fine di aiutarvi a custodire con premura la preziosa chiamata alla vita religiosa, invitandovi a pensare alle cose celesti, non alle cose materiali che ognuno di noi dovrà lasciare per sempre nell'ora della morte.

Anche se non ci conosciamo di persona, impegniamoci a pregare a vicenda gli uni per gli altri, nella speranza di poterci incontrare un giorno ai piedi della Beata Vergine Maria, nella Patria Celeste, ove insieme a tutti gli angeli e ai santi potremo amare Dio per sempre. Così sia.




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sabato 27 marzo 2021

Sulla terra siamo solo di passaggio per breve tempo

Brani tratti da "Riflessioni divote", di Sant'Alfonso Maria de Liguori.


Mentre siamo in questa vita siamo tanti pellegrini che andiamo vagando per questa terra, lontani dalla nostra patria il cielo, dove il Signore ci aspetta a godere eternamente la sua bella faccia (...). Se dunque amiamo Dio, dobbiamo avere un continuo desiderio di uscire da questo esilio con separarci dal corpo, e di andare a vederlo. Ciò era quello che sempre sospirava san Paolo (...).

Signore, io son pellegrino su questa terra: insegnami l'osservanza de' tuoi precetti che son la via di giungere alla mia patria il cielo. Non è maraviglia se i malvagi vorrebbero sempre vivere in questo mondo, mentre giustamente essi temono di passare dalle pene di questa vita alle pene eterne ed assai più terribili dell'inferno; ma chi ama Dio ed ha una moral certezza di stare in grazia come può desiderare di seguire a vivere in questa valle di lagrime, in continue amarezze, angustie di coscienza, e pericoli di dannarsi? e come può non sospirare di andar presto ad unirsi con Dio nell'eternità beata, ove non v'è più pericolo di perderlo? (...) Povero chi per molto tempo dovrà proseguire a vivere in questo mondo fra tanti pericoli di dannarsi! E perciò i santi di continuo hanno avuta in bocca quella preghiera: Adveniat, adveniat regnum tuum; presto Signore, presto portateci al vostro regno. 

Affrettiamoci intanto noi, come ci esorta l'apostolo, ad entrare in quella patria ove troveremo una perfetta pace e contento (...). Affrettiamoci (dico) col desiderio e non cessiamo di camminare sino ad afferrare quel porto beato che Dio apparecchia agli amanti suoi. (...) Sicché l'unica nostra preghiera per sollevarci nelle angustie ed amarezze che proviamo in questa vita deve esser quella, Adveniat regnum tuum: Signore, venga presto il vostro regno, ove uniti eternamente con voi, amandovi da faccia a faccia con tutte le nostre forze, non avremo più timore né pericolo di perdervi.

E quando ci troviamo afflitti da' travagli o vilipesi dal mondo, consoliamoci colla gran mercede che apparecchia Dio a chi patisce per suo amore: Gaudete in illa die et exultate; ecce enim merces vestra multa est in coelo. Dice s. Cipriano che con molta ragione vuole il Signore che noi godiamo ne' travagli e nelle persecuzioni, perché allora si provano i veri soldati di Dio, e si distribuiscono le corone ai fedeli: Gaudere et exultare non voluit in persecutione Dominus, quia tunc dantur coronae fidei, tunc probantur milites Dei.

Ecco, Dio mio, paratum cor meum, eccomi apparecchiato ad ogni croce che mi darete a soffrire. No che non voglio delizie e piaceri in questa vita; non merita piaceri chi vi ha offeso e si ha meritato l'inferno. Son pronto a patire tutte le infermità e traversie che mi mandate: son pronto ad abbracciare tutti i disprezzi degli uomini; son contento, se così vi piace, che mi priviate di tutti i sollievi corporali e spirituali; basta che non mi priviate di voi e di sempre amarvi. Ciò non lo merito, ma lo spero da quel sangue che avete sparso per me. V'amo, mio Dio, mio amore, mio tutto. Io vivrò in eterno ed in eterno vi amerò come spero, e il mio paradiso sarà godere del vostro gaudio infinito che voi ben meritate per la vostra infinita bontà.

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Iddio merita d'essere amato sopra ogni cosa.


Dice s. Teresa essere un gran favore che Dio fa ad un'anima il chiamarla al suo amore. Amiamolo dunque noi che siamo chiamati a quest'amore, ed amiamolo com'egli vuol essere amato: Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo. Il ven. Luigi da Ponte si vergognava di dire a Dio: Signore, io vi amo sopra ogni cosa; v'amo più di tutte le creature, più di tutte le ricchezze, di tutti gli onori e di tutti i piaceri terreni; parendogli con tali parole di dire: mio Dio, v'amo più della paglia, più del fumo, più del fango.

Ma Dio si contenta che l'amiamo sopra tutte le cose. Sicché diciamogli almeno: Signore, sì io vi amo più di tutti gli onori del mondo, più di tutte le ricchezze, più di tutti i parenti ed amici; v'amo più della sanità, più della mia gloria, più delle scienze, e più delle mie consolazioni; v'amo in somma più di tutte le cose mie e più di me stesso.

Avanziamoci ancora a dirgli: Signore, io stimo le vostre grazie e i vostri doni; ma più di tutti i vostri doni amo voi che solo siete una bontà infinita ed un bene infinitamente amabile che supera ogni altro bene. E perciò, mio Dio, qualunque cosa mi doniate fuori di voi e che non è voi stesso non mi basta; e se mi donate voi, voi solo mi bastate. Vi cerchino altri quel che vogliono: io non voglio altro cercarvi che solo voi, mio amore, mio tutto. In voi solo ritrovo quanto posso trovare e desiderare.

Dicea la sacra sposa che fra tutte le cose aveva eletto di amar il suo diletto (...). E noi chi eleggeremo di amare? Fra tutti gli amici di questo mondo, dove potremo trovare un amico più amabile e più fedele di Dio e che ci abbia amati più di Dio? Preghiamolo dunque e preghiamolo sempre: Trahe me post te, Signore tiratemi a voi, perché se voi non mi tirate io non posso venire a voi. 

Ah Gesù mio e mio Salvatore, quando sarà ch'io spogliato d'ogni altro affetto non brami né cerchi altro che voi? Vorrei staccarmi da tutto, ma spesso entrano nel mio cuore certi affetti importuni che da voi mi distraggono. Distaccatemi voi colla vostra potente mano e fatevi l'unico oggetto di tutti gli amori miei e di tutti i miei pensieri.

Dice s. Agostino che chi ha Dio ha tutto; chi non ha Dio non ha niente. A che mai serve ad un ricco il possedere più tesori d'oro e di gemme, se sta senza Dio? Che serve ad un monarca avere più regni, se non ha la grazia di Dio? A che serve ad un letterato saper molte scienze e molte lingue, se non sa amare il suo Dio? Che serve ad un capitan generale il comandare a tutto l'esercito, s'egli vive schiavo del demonio e lontano da Dio? Davide mentre era re ma stava in peccato, andava a' suoi giardini, alle sue cacce, ed altre sue delizie; ma pareagli che quelle creature gli dicessero: Ubi est Deus tuus? Tu in noi vuoi trovare il tuo contento? va, trova Dio che hai lasciato, perché egli solo ti può contentare. E perciò confessava Davide che in mezzo a tutte le sue delizie non trovava pace e piangea notte e giorno pensando che stava senza Dio (...).

In mezzo alle miserie e travagli di questo mondo chi meglio di Gesù Cristo può consolarci? (...) O pazzia de' mondani! consola più una lagrima sparsa per dolore de' propri peccati, vale più un "Dio mio" detto con amore da un'anima che sta in grazia, che mille festini, mille commedie, mille banchetti, a contentare un cuore amante del mondo. (...)

Iddio solo sia dunque tutto il nostro tesoro, tutto il nostro amore; e tutto il nostro desiderio sia il gusto di Dio, il quale non si fa vincere d'amore; egli rimunera a cento doppi ogni cosa che si fa per dargli gusto.

(...)

Ah mio Dio ed ogni mio bene, siate voi l'oggetto dominante dell'anima mia; e siccome io vi preferisco nell'amore a tutte le cose, così fate voi che in tutte le cose io preferisca il vostro gusto ad ogni mio piacere. Gesù mio, confido nel vostro sangue, nella vita che mi resta, di non amare altro che voi in questa terra, per venire un giorno a possedervi in eterno nel regno de' beati. Vergine santa, soccorretemi voi colle vostre potenti preghiere e portatemi a baciarvi i piedi in paradiso.


lll




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venerdì 26 marzo 2021

Passione di Gesù

Una ragazza partecipò più per curiosità che per devozione alla Messa “in Coena Domini” del giovedì santo. Nella tarda serata tornò in chiesa per l'adorazione eucaristica. Pensò alle ultime ore di Gesù buono su questa terra, quando Egli, pur essendo Dio, si umiliò nel lavare i piedi ai suoi Apostoli, ed istituì il Sacramento dell'Eucaristia per poter fare comunione con gli esseri umani sino alla fine del mondo. Pensò anche alla sua agonia nell'orto del Getsemani, ma ciò che la colpì maggiormente fu il pensiero che Gesù aveva patito tutte quelle sofferenze per lei, per espiare al suo posto le pene meritate dai suoi peccati. Il giorno seguente meditò sulle atroci sofferenze del Redentore nel giorno della sua morte in croce. Pensare che Gesù buono si sarebbe lasciato giustiziare innocentemente per salvare anche lei sola, la fece piangere di tenera compunzione. Sentiva di essere amata in modo ineffabile da un Dio così buono e misericordioso, e nello stesso tempo sentiva che a causare la dolorosa Passione di Cristo furono anche i suoi peccati. Da quel giorno cominciò a meditare anche sulla vocazione, aveva 17 anni ed era studentessa di ragioneria. Cominciò a seguire la Messa ogni giorno, e fece amicizia con un'altra ragazza che frequentava quotidianamente la chiesa. Diplomatasi in ragioneria, si iscrisse ad economia e commercio, ma un giorno la sua amica la invitò alla professione religiosa di sua sorella, la quale era entrata in convento. Quando vide queste giovani suore, rimase incantata dalla luce quasi magnetica che emanavano i loro volti. Erano persone piene di gioia interiore, e questa gioia traspariva sui loro volti, una gioia che non si trova sulle facce delle persone mondane, anche se immerse nei divertimenti sfrenati del secolo. La gioia delle suore era una gioia vera. Così quella studentessa decise di fare un ritiro di alcuni giorni presso un convento. Fu un'esperienza straordinaria, le sembrava di stare in paradiso. Lì ebbe la conferma che la sua era vera vocazione. Finalmente aveva trovato la risposta a tutti i suoi interrogativi, ma soprattutto aveva trovato la pace interiore. Tornata a casa per sbrigare le ultime faccende, parlò della vocazione alla sua famiglia solo qualche settimana prima della partenza definitiva. Il 2 agosto successivo, nella festa della Madonna degli Angeli, entrò in convento dando l'addio al mondo e a tutte le sue vanità che non possono rendere felice il cuore umano. Nel silenzio della sua povera cella, piena di letizia spirituale, poteva finalmente ringraziare la Madonna Mediatrice di tutte le grazie per averle dispensato la grazia della vocazione religiosa, facendola così diventare sposa di Gesù Cristo.




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giovedì 25 marzo 2021

Soffrire con rassegnazione per amore di Gesù

Mi hanno scritto tante persone che soffrono materialmente o spiritualmente. A tal proposito vorrei farvi leggere uno scritto che ho rielaborato e tradotto in italiano moderno, tratto da “Pratica di amar Gesù Cristo”, di Sant'Alfonso Maria de Liguori, Dottore della Chiesa.

Questa terra è luogo di meriti e perciò è luogo di patimenti. La nostra vera patria è il paradiso, ove Dio ci ha preparato il riposo in un gaudio eterno. In questo mondo dobbiamo starvi breve tempo, ma in questo poco tempo molti sono i travagli che dobbiamo soffrire. Bisogna patire, e tutti patiscono: sia i buoni, sia i cattivi, tutti devono portare la propria croce. Chi la porta con pazienza si salva, chi la porta con impazienza si perde. Dice Sant'Agostino che con la prova del patire si distingue la paglia dal grano nella Chiesa di Dio: chi nelle tribolazioni si umilia e si rassegna al divino volere è grano per il paradiso; chi si insuperbisce e si adira, e perciò lascia Dio, è paglia per l'inferno. Gesù col suo esempio ci ha insegnato a portare con pazienza le croci che Dio ci manda. Il Profeta chiamò il nostro Redentore: Despectum, novissimum virorum, virum dolorum (Is. LIII, 3): l'uomo disprezzato e trattato come l'ultimo di tutti gli uomini, l'uomo dei dolori. Sì, perché la vita di Gesù Cristo fu tutta piena di travagli e di dolori. Così come Iddio ha trattato il suo Figlio diletto, così tratta anche ognuno che ama e riceve per suo figlio: Quem enim diligit Dominus castigat; flagellat autem omnem filium quem recipit (Hebr. XII, 6). Un giorno Gesù disse a Santa Teresa: “Sappi che le anime più care al Padre mio sono quelle che sono afflitte da patimenti più grandi.” La stessa santa dopo la morte apparve ad un'anima e le rivelò che godeva un gran premio in cielo, non tanto per le sue opere buone, quanto per le pene sofferte volentieri per amor di Dio.

Non vi è cosa che più piaccia a Dio quanto il vedere un'anima che con pazienza e pace sopporta tutte le croci che Lui le manda. Ciò fa l'amore, rende l'amante simile all'amato. Diceva San Francesco di Sales: “Tutte le piaghe del Redentore son tante bocche le quali ci insegnano come bisogna patire per Lui. Questa è la scienza dei santi, soffrire costantemente per Gesù; e così diverremo presto santi.” Chi ama Gesù Cristo desidera vedersi trattato come Gesù Cristo, povero, straziato e disprezzato. Il merito di un'anima che ama il Signore sta nell'amare e patire. Ecco quel che disse il Signore a Santa Teresa: “Pensi tu, figlia mia, che il merito consiste nel gioire? No, consiste nel patire e amare. Mira la mia vita tutta piena di pene. Figlia, sappi che chi è più amato da mio Padre, riceve maggiori travagli da Lui, e a ciò corrisponde l'amore. Mira queste piaghe, perché non giungeranno mai a tanto i tuoi dolori. Il pensare che mio Padre ammette alla sua amicizia gente senza travaglio è uno sproposito.” E aggiunge Santa Teresa per nostra consolazione: “Iddio non manda mai un travaglio che non lo paghi subito con qualche favore.”

Sarebbe un gran guadagno il patire tutte le pene che hanno sofferto i santi martiri, in tutta la nostra vita, per godere un sol momento di paradiso; or quanto più dobbiamo abbracciar le nostre croci, sapendo che il patire della nostra breve vita ci farà acquistare una beatitudine eterna? Momentaneum et leve tribulationis nostrae... aeternum gloriae pondus operatur in nobis (II Cor. IV, 17). Ciò induceva San Francesco a dire: “Tanto è grande il ben che aspetto, che ogni pena mi è diletto.” Ma chi vuol la corona del paradiso bisogna che combatta e soffra. Non si può aver premio senza merito, né merito senza pazienza. E chi combatte con maggior pazienza avrà un premio maggiore.

Ma parlando anche di questa vita, è certo che chi patisce con più pazienza gode più pace. Persuadiamoci che in questa valle di lacrime non può aversi vera pace di cuore se non da chi tollera e abbraccia con amore i patimenti per far piacere a Dio. Non il patire, ma il voler patire per amor di Gesù Cristo è il segno più certo per vedere se un'anima ama il Signore. Ecco quello che Gesù consiglia a chi vuole essere suo seguace, il prendere e portare la sua croce: Tollat crucem suam... et sequatur me (Luc. IX, 23). Ma bisogna prenderla e portarla non con ripugnanza, ma con umiltà, pazienza e amore. Un giorno Santa Gertrude domandò al Signore che cosa poteva offrirgli per fargli maggior piacere, ed Egli le rispose: “Figlia, tu non puoi farmi cosa più grata che sopportare con pazienza tutte le tribolazioni che ti si presentano.”

Un'anima che desidera di essere tutta di Dio deve abbracciare con avidità tutte le mortificazioni volontarie, e con maggior avidità e amore le involontarie, perché queste sono più care a Dio. Preghiamo il Signore che ci faccia degni del suo santo amore; che se perfettamente l'ameremo, ci sembreranno fumo e fango tutti i beni di questa terra, e ci diverranno delizie le ignominie e i patimenti.




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mercoledì 24 marzo 2021

Vocazione all'Amore?

Una lettrice si sente attrarre da Gesù alla vita religiosa. Ha ricevuto forse la "vocazione all'Amore" come Santa Teresina?

Caro D.,
               hai sempre belle parole!

Più il tempo passa, e più mi sento disposta a lasciarmi guidare fino alla fine. Cosa voglio dire?

Non so ancora cosa voglia da me il Signore, ma non demordo. Non sono mai stata così serena e così in pace con me stessa: desidero sempre più pregare e stare insieme al Signore invocando Maria e dall'altra parte sempre più aiutare i miei fratelli più bisognosi.

Sono davvero molto serena...e felice!!!! Non ho mai avuto relazioni così vive, così intense!!! È davvero indescrivibile. Quindi non temere, non demordo, ma soprattutto: ben venga condividere tutto questo con qualcuno, ad esempio te!

Sursum Corda!

(Lettera firmata)

Carissima sorella in Cristo,
                                              dalle lettere che mi scrivi noto che sei sempre più innamorata di Gesù buono e sei determinata a continuare il discernimento vocazionale nella speranza di comprendere di essere stata prescelta dal Redentore a divenire sua casta sposa. Che grazia enorme la vocazione religiosa! Spero con tutto il cuore che tu possa ricevere dal Signore questo dono inestimabile. Gesù è il miglior Sposo che una donna possa avere, perché Lui ama con un amore puro e disinteressato, e non maltratta mai le sue spose, al contrario di ciò che fanno non pochi uomini di mondo.

Se tutte le ragazze comprendessero ciò, con le lacrime agli occhi supplicherebbero il Signore il dono di poter entrare in qualche convento fervoroso e osservante. Fortunata te che stai comprendendo queste cose, altro che discoteche, carriera lavorativa, soldi e successo! Nell'ora della morte si perdono tutti i beni materiali accumulati, e rimangono solo le nostre buone o cattive opere fatte nel corso degli anni. In un monastero fervoroso e osservante è facile salvarsi l'anima e santificarsi, mentre nel mondo ci sono molte più occasioni di offendere Dio col peccato.

Ti incoraggio a perseverare nell'ascolto della volontà di Dio, spero che entro l'anno tu possa fare una bella esperienza vocazionale. Hai ragione a dire “sursum corda” (in alto i cuori), sì, dobbiamo innalzare i cuori a Dio, distaccandoci dalle cose della terra.

Ti saluto cordialmente in Gesù e Maria,

Cordialiter




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martedì 23 marzo 2021

L'esercizio della presenza di Dio

Dagli scritti di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932).


Il frequente e affettuoso pensiero di Dio durante il giorno continua e compie i felici effetti dell'orazione: pensando a Dio lo amiamo di più e l'amore affina la nostra conoscenza. [...] L'affettuosa conoscenza di Dio ci conduce al santo esercizio della presenza di Dio, di cui indicheremo brevemente il fondamento, la pratica e i vantaggi.

A) Il fondamento è la dottrina dell'onnipresenza di Dio. Dio è da per tutto non solo con lo sguardo e con l'operazione ma anche con la sostanza. Come diceva S. Paolo agli Ateniesi, "in lui noi abbiamo la vita, il movimento e l'essere: in ipso enim vivimus, movemur et sumus;" il che è vero così sotto l'aspetto naturale come sotto il soprannaturale. Come Creatore, dopo averci dato l'essere e la vita, ce li conserva, e col suo concorso mette in moto le nostre facoltà; come Padre, ci genera alla vita soprannaturale, che è una partecipazione della stessa sua vita, e lavora con noi, come causa principale, alla sua conservazione e al suo incremento, onde si trova intimamente presente in noi, fin nel centro dell'anima, senza però lasciare di essere distinto da noi. È [...] il Dio della Trinità che vive in noi, il Padre che ci ama come figli, il Figlio che ci tratta come fratelli, e lo Spirito Santo che ci dà e i suoi doni e la sua persona.

B) La pratica. Per trovar dunque Dio non occorre che andiamo a cercarlo in cielo, perchè lo troviamo: a) vicinissimo a noi nelle creature che ci circondano; in queste andiamo da principio a cercarlo: tutte infatti ci richiamano qualcuna delle divine perfezioni, massime le creature che, dotate d'intelligenza, possiedono in sè il Dio vivente [...]; tutte ci servono come di scalini per giungere a lui; b) rammentiamo poi ch'egli è vicinissimo a coloro che lo pregano con fiducia: "Prope est Dominus omnibus invocantibus eum"; e l'anima nostra si diletta di invocarlo ora con semplici giaculatorie ora con preghiere più lunghe.

c) Ma soprattutto rammentiamo che le tre divine persone abitano in noi e che il nostro cuore è un tabernacolo vivente, un cielo ove esse già si danno a noi. Ci basta quindi rientrare in noi stessi, nella cella interiore, come dice S. Caterina da Siena, e fissare con l'occhio della fede l'ospite divino che si degna abitarvi. Allora vivremo sotto il suo sguardo, sotto la sua azione, l'adoreremo e lavoreremo con lui alla santificazione dell'anima nostra.

C) È facile scorgere quali siano i vantaggi di questa pratica rispetto alla nostra santificazione.

a) Ci fa diligentemente schivare il peccato. Chi mai oserebbe offendere la divina maestà nel momento stesso che sa che Dio abita in lui con la infinita sua santità che non può soffrire la minima macchia, con la sua giustizia che l'obbliga a punire anche le più piccole colpe, con la sua potenza che arma il braccio contro il colpevole, e principalmente con la sua bontà che sollecita il nostro amore e la nostra fedeltà?

b) Stimola il nostro ardore per la perfezione. Se un soldato che combatte sotto gli occhi del generale si sente spinto a moltiplicar le prodezze, come non sentirci pronti alle più dure fatiche, agli sforzi più generosi, quando sappiamo di combattere non solo sotto lo sguardo di Dio ma con la sua sempre vittoriosa collaborazione? come non sentirci animati dalla corona immortale che ci promette e principalmente dall'aumento d'amore che ci dà come ricompensa?

c) Quale confidenza non ci dà questo pensiero! Quali che siano le prove, le tentazioni, le fatiche, le debolezze, non siam forse sicuri della vittoria finale, quando rammentiamo che Colui che è la stessa onnipotenza e a cui nulla resiste, vive in noi e mette a nostro servizio la divina sua virtù? Possiamo certamente toccar parziali sconfitte, passar per dolorose angosce, ma siamo sicuri che, appoggiati su di lui, trionferemo e che le stesse nostre croci non servono che a farci maggiormente amar Dio e a moltiplicarci i meriti.

d) Finalmente qual gioia per noi il pensare che Colui che forma la felicità degli eletti e che un dì contempleremo nel cielo, è già in nostro possesso, e che possiamo goderne la presenza e conversar con lui nel corso di tutto il giorno?

La conoscenza e il frequente pensiero di Dio sono dunque grandemente santificanti; e lo stesso è della conoscenza di noi stessi.


[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]




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lunedì 22 marzo 2021

Incompresa dai parenti

Tempo fa una lettrice mi confidò che molti amici e parenti non avevano accolto bene la sua decisione di abbracciare la vita religiosa.


Ciao D.,
              ebbene Sì!!! E' scoccato l'innamoramento! :o)  La Madre Priora del monastero ha confermato i miei "sospetti" (scusa se uso questo termine, ma come ben sai ero un po' refrattaria all'idea di abbracciare la vita religiosa), e mi ha detto che ho una vocazione bella forte. Affidandomi alle sue parole (giacché lei non le dice a vuoto, ma è responsabile dinnanzi al Signore delle persone che incontra nel suo cammino), ho detto "sì" al Signore.

Avevo deciso anche la data d'ingresso, e le sorelle mi avevano avvisato che avrei dovuto far fronte ad una serie di "bombardamenti" una volta tornata nel mondo... Ebbene, una volta tornata a casa, mi sono dovuta scontrare con le resistenze e le lacrime dei miei cari e della mia amica del cuore. […] So che finché sono nel mondo sarò in pericolo, e per questo nelle mie orazioni chiedo alla S. Vergine di conservarmi la grazia della vocazione. Ho capito che se voglio veramente spendermi per la Chiesa, la vita religiosa è l'unico modo per me. Spero di sentirti presto e di aver qualche buon consiglio da te su come vivere questi ultimi giorni che trascorrerò nel mondo. Ciao amico mio... avevi ragione tu: i compromessi con Gesù non servono... o tutto o niente!!!! :o)

A Gesù ho già detto il mio "sì" ... spero di non dover far "attendere" lo Sposo Celeste per troppo tempo....

Ti abbraccio in Cordibus Jesu et Mariae,
(lettera firmata)

P. S. ho molto timore di perdere la grazia della Vocazione. Ho compreso l'immensità di questo dono e non voglio sprecarlo, ma il mondo è una piovra che coi suoi tentacoli si insinua ovunque e tenta di tirarci giù... e io invece vorrei salire. Stammi vicino in questi giorni di "fuoco"... ho accennato questa cosa a tante persone, e i più non mi hanno capita. Spero di conservare questo immenso dono di Gesù, sono sicura che proprio tu (che sei stato lo "strumento" del Signore che mi ha indirizzata "a casa mia", cioè nel monastero in cui andrò) mi capirai e custodirai con me questo desiderio di unirmi quanto prima a Gesù. Ormai Gli ho fatto resistenza per troppo tempo. Sono in attesa di tue....


Cara sorella in Cristo,
                                      sono felice di sapere che la tua esperienza vocazionale sia stata positiva, e che hai deciso di entrare tra le monache del monastero di [...]. Sapere che ti hanno preso è una notizia che mi fa gioire interiormente. Fin dalla prima lettera che mi hai scritto ho sperato che Gesù buono ti catturasse in qualche monastero fervoroso, e finalmente ti sei arresa al suo smisurato amore per te. Se tu avessi donato il tuo cuore a un povero uomo della terra, ti confesso che mi sarei un po' preoccupato, poiché so che molti mariti fanno soffrire le proprie mogli, soprattutto a causa di maltrattamenti e tradimenti. Fortunatamente tu non avrai mai questi problemi, perché Gesù buono, il tuo futuro Sposo, è incapace di fare del male, può fare solo del bene. Che grande grazia essere sposa di Cristo! In quel monastero fervoroso e osservante sarà facile per te salvarti l'anima e accumulare innumerevoli meriti spirituali, mentre vivendo nel mondo è più facile dannarsi, come spiega Sant'Alfonso Maria de Liguori nei suoi preziosissimi scritti spirituali ed ascetici.

Per quanto riguarda le critiche che stai ricevendo dalle persone di mondo, non mi stupisco affatto, è una cosa "normale". I mondani hanno una visione materiale della vita, non comprendono le cose spirituali. Per loro è assurdo andare a rinchiudersi in un monastero di clausura, non riescono a capire a cosa servano. In realtà le suore di clausura sono utilissime all'umanità, poiché con le loro preghiere e penitenze ottengono da Dio innumerevoli grazie materiali e spirituali per tanta gente. Ogni tanto capita di sentire che una persona improvvisamente si è convertita e ha cominciato a praticare le virtù cristiane. Ma come è potuta accadere una cosa del genere, se quella persona non pregava mai? Come ha fatto ad ottenere la grazia della conversione? Probabilmente ad ottenerla è stata qualche sconosciuta suora di clausura, che dal suo monastero innalza incessantemente fervide preghiere al Signore per tutta l'umanità. Ah, se ci fossero più monasteri di clausura, il mondo sarebbe certamente migliore! Sarebbe meraviglioso se potesse sorgere un monastero in ogni paese! Tra l'altro, come tu stessa hai potuto notare, le suore fervorose sono le donne più felici della terra.

Quella che stai patendo è una vera e propria prova d'amore nei confronti di Gesù. Purtroppo, ci sono state delle ragazze che hanno preferito rinunciare a divenire suore, pur di non rattristare parenti ed amici. Io comprendo che il distacco dalle persone che si amano può essere doloroso, ma per amore di Cristo bisogna essere disposti a sopportare qualsiasi sacrificio.

“Gaudere et exultare nos voluit in persecutione Dominus, quia tunc dantur coronae fidei, tunc probantur milites Dei”, diceva l'eroico vescovo San Cipriano. È proprio così, il Signore vuole che nelle persecuzioni dobbiamo gioire ed esultare, perché è in esse che vengono messi alla prova i soldati di Dio e si riceve la corona della fede. Insomma, è nei momenti di difficoltà che si vede se una persona ama veramente Gesù. Coloro che lo amano poco, si arrendono, mentre coloro che lo amano assai continuano con ardore la battaglia. I martiri combatterono tenacemente e preferirono la morte anziché tradire il Redentore Divino. Perdere la vita terrena per salvare la vita eterna dell'anima. “Un'anima, un'eternità!”, diceva Santa Teresa d'Avila alle sue seguaci.

Rimandare la partenza per il monastero non mi sembra una buona idea. Non rimpiangere di lasciare il mondo traditore, che promette di far felici i suoi seguaci, ma non mantiene la promessa. Con tutta sincerità puoi dire così: “Mondo, mondo, ti ho conosciuto, non fai più per me! Addio mondo traditore, non mi rivedrai mai più!”

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Gesù e Maria,

Cordialiter




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domenica 21 marzo 2021

Le false amicizie

Dagli scritti di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932)



DELLE FALSE AMICIZIE.

Ne esporremo la natura, i pericoli, i rimedi.

A) La natura. a) Le false amicizie sono quelle che si fondano su doti sensibili o frivole, mirando a godere della presenza e dei vezzi della persona amata. È dunque in fondo mascherato egoismo, perchè si ama uno per il piacere che si prova in sua compagnia. È vero che si è pronti a rendergli servizio ma per il piacere che si prova a maggiormente affezionarselo. 

b) S. Francesco di Sales ne distingue tre specie: le amicizie carnali, che cercano i diletti della voluttà; le amicizie sensuali, che si attaccano principalmente alle doti esterne e sensibili, "come il diletto di veder la bellezza, d'udire una voce soave, di toccare e simili"; le amicizie frivole, fondate su certe vane qualità che le teste piccole chiamano virtù e perfezione, come sarebbe di ballar bene, giocar bene, cantar bene, acconciarsi bene, sorridere con grazia, aver grazioso l'aspetto. 

c) Queste specie di amicizie cominciano generalmente all'età della pubertà; nascono dal bisogno istintivo che allora si prova di amare e di essere amati. Sono spesso una specie di deviazione dell'amore sessuale: fuori delle comunità tali amicizie si formano tra i giovani e le giovani, e quando vanno un po' troppo oltre, prendono il nome di innamoramenti. Nelle comunità chiuse si formano tra persone dello stesso sesso e si chiamano amicizie particolari. Si provano talora anche in età più avanzata; così certi uomini sentono affetto sensibile verso giovani che hanno giovanile e grazioso aspetto, indole aperta e amabili maniere. 

d) I segni caratteristici onde si riconoscono le amicizie sensibili, si desumono dall'origine, dallo sviluppo, dagli effetti. 

1) Quanto all'origine, cominciano repentinamente e fortemente, perchè provengono da simpatia naturale e istintiva; si fondano su doti esterne e brillanti o che almeno paiono tali; e sono accompagnate da emozioni vive e talora appassionate. 

2) Nel loro sviluppo s'alimentano di conversazioni talora di nessuna importanza ma affettuose, talora troppo intime e pericolose; di sguardi frequenti, che, in certe comunità, suppliscono alle conversazioni particolari; di carezze, di strette di mano espressive ecc. 

3) Quanto agli effetti, sono premurose, predominanti, esclusive; parebbe che debbano durare eterne; ma basta una separazione a cui seguono altri affetti per troncarle spesso molto bruscamente. 

B) I pericoli di queste specie d'amicizie sono evidenti. 

a) Sono uno dei più grandi ostacoli al progresso spirituale: Dio, che non vuole saperne di cuori divisi, comincia col fare interni rimprovero, e, se la sua voce non viene ascoltata, si ritira a poco a poco dall'anima, privandola di lumi e di consolazioni interiori. A mano a mano che queste affezioni crescono, si perde il raccoglimento interiore, la pace dell'anima, il gusto degli esercizi spirituali e del lavoro. 

b) Onde perdite considerevoli di tempo: il pensiero corre troppo spesso all'amico assente, e impedisce l'applicazione della mente e del cuore alle cose serie e alla pietà. 

c) Sottentra il disgusto e lo scoraggiamento; la sensibilità prende il sopravvento sulla volontà che diventa debole e languida. 

d) Sorgono allora pericoli per la santa purità. Si vorrebbe bene contenersi nei limiti dell'onestà, ma si pensa che l'amicizia dia certi diritti e si ammettono familiarità sempre più sospette. È pendìo sdrucciolevole, e chi si espone al pericolo finisce col soccombervi. 

C) Il rimedio sta nel combattere queste false amicizie fin dal principio, vigorosamente e con mezzi positivi. 

a) Fin dal principio, essendo allora più facile perchè il cuore non è ancora profondamente attaccato; con qualche energico sforzo vi si riesce, sopratutto se si ha il coraggio di parlarne al confessore e accusarsi delle minime debolezze. Aspettando, il distacco sarà assai più laborioso. 

b) Ma, per trionfare, occorrono provvedimenti radicali: "Tagliate, troncate, spezzate; non basta scucire in queste folli amicizie, bisogna stracciare; non basta scogliere i nodi, bisogna rompere o troncare". Quindi non solo non si deve andare a cercare colui che si ama in questo modo, ma schivar pure di pensare volontariamente a lui; e se talora non si può evitare di trovarsi in sua compagnia, bisogna trattarlo con gentilezza e carità ma senza fargli confidenze o dargli speciali segni d'affetto. 

c) A meglio riuscirvi si adoprano mezzi positivi, cercando di occuparsi e di immergersi più attivamente che sia possibile nella pratica dei doveri del proprio stato; e quando ciò non ostante si presenta alla mente il pensiero di colui che si ama, se ne coglie occasione per fare un atto d'amore verso Nostro Signore, dicendo per esempio: "Voi solo, o Gesù, io voglio amare, unus est dilectus meus, unus est sponsus meus in æternum", A questo modo uno si approfitta della stessa tentazione per maggiormente amar colui che solo si merita il nostro cuore.

3° DELLE AMICIZIE SOPRANNATURALI E NELLO STESSO TEMPO SENSIBILI. 

Avviene talvolta che nelle nostre amicizie vi è un misto di naturale e di soprannaturale. Si vuole veramente il bene soprannaturale dell'amico, ma si desidera nello stesso tempo di goderne la presenza, la conversazione, e si soffre troppo della sua assenza. Il che viene molto bene descritto da S. Francesco di Sales: "Si comincia con l'amor virtuoso, ma, se non si è molto prudenti, vi si mescolerà presto l'amor frivolo, poi l'amor sensuale, poi l'amor carnale; sì, vi è pericolo anche nell'amor spirituale se non si sta ben in guardia, benchè in questo sia più difficile di prendere abbaglio, perchè la sua purezza e il suo candore fanno rilevar meglio le sozzure che Satana ci vuol mescolare; onde, quando vi si mette, lo fa con maggior astuzia, tentando di insinuarvi le impurità quasi insensibilmente". Qui pure bisogna dunque vigilare sul proprio cuore e prendere mezzi efficaci per non scivolare sul pericoloso pendìo. 

a) Se predomina l'elemento soprannaturale, l'amicizia si può conservare e fomentare purificandola. Ma occorre prima di tutto astenersi da ciò che fomenta l'elemento troppo sensibile, conversazioni frequenti e affettuose, familiarità ecc.; bisogna ogni tanto sapersi privare di una visita, che sarebbe del resto legittima, e troncare una conversazione che diventa ormai inutile. A questo modo si acquista una certa padronanza sulla propria sensibilità e se ne schivano i pericolosi traviamenti. 

b) Se predomina l'elemento sensibile, bisogna, per alquanto tempo, rinunciare a ogni relazione particolare con quell'amico, fuori degli incontri necessarii; e in tali incontri sopprimere ogni parola affettuosa. Si lascia così raffreddare la sensibilità, aspettando che regni la calma nell'anima per riprendere le relazioni. Le nuove relazioni assumono allora un tutt'altro carattere; che se avvenisse altrimenti, bisognerebbe sopprimerle per sempre. 

c) In ogni caso, bisogna giovarsi di queste occasioni per rinvigorir l'amore a Gesù, protestando che non si vuole amare che in lui e per lui, e rileggere spesso i due capitoli VII e VIII del secondo libro dell'Imitazione di Cristo. Così le tentazioni ci si convertono in occasione di vittoria. 



[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]





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sabato 20 marzo 2021

Nutrirsi di Gesù

Ripubblico una bella lettera piena d'amore per Gesù buono...

Caro D.,
              come stai? Non so niente di te, a parte il carisma della tua anima che emerge dal blog, ma sento di avere un gran bisogno di amicizie spirituali. In questo mondo tecnologico e mirato al divertimento immediato, non è semplice trovare anime che vogliano anticipare il rapporto di amore spirituale del Paradiso già qui sulla terra. Per fortuna però, anche se rare, ci sono!

Come procede la tua Quaresima? Io sto cercando di viverla come meglio posso, impegnandomi nel correggere giorno dopo giorno i miei vizi, i miei errori e i difetti ai quali sono maggiormente incline. Tenterò di confessarmi una volta a settimana per rimanere più perfettamente nella grazia di Dio, rifiutando categoricamente di offenderLo volontariamente anche con il più piccolo gesto. In questi giorni, dopo un breve periodo di grave aridità spirituale, Gesù ha voluto portare nel mio cuore un vento di primavera che ha inebriato la mia anima, destandola dal dubbio e dal timore, irrorandola del Suo immenso amore. In certi momenti mi sembra di danzare tra le dolci note della Sua voce e vorrei trovarmi già in Paradiso a contemplarLo, ad adorarLo per l’eternità. Ma sono ancora qui sulla terra e allora mi chiedo come possa vivere nel modo migliore per farLo felice. Darei qualsiasi cosa per asciugare anche una sola lacrima dal Suo dolcissimo viso, per consolare la terribile sofferenza che gli uomini Gli infliggono con il peccato e con l’indifferenza. O quanto arde il mio cuore di questo desiderio! Quanto ancora, Gli chiedo, dovrò vedere quanto la gente ignora il Suo amore? Vedere quanto Lo ignorano subito dopo averLo ricevuto nella Santissima Eucaristia? È un pensiero che mi consuma il cuore: Lui vivo e vero, il Dio eterno e infinito, piccolo piccolo nell’Eucaristia perché ci ama troppo! Ogni giorno, prima di alzarmi dall’umiliazione delle mie ginocchia per andare a riceverLo, chiedo alla Madre Santissima di preparare il mio cuore, di fare spazio liberandolo dalle cose superflue, lasciando solo l’amore sincero che provo per Lui: non la parte egoistica che Lo cerca per interesse dell’anima, ma quella che ricerca solo il Suo piacere e la Sua consolazione. Così la dolce Mamma del Cielo lo trasforma in un caldo giaciglio in cui Lo ricevo. Non posso che riceverLo in ginocchio, ma avanzando verso l’altare penso che non sono degna neppure di raggiungerLo a testa bassa, ma piuttosto vorrei strisciare sulle ginocchia fino a Lui. Perché io sono il nulla che deve ricevere il tutto. E poi, una volta in me, esplodo d’amore. Sento tutta la Sua potenza invadermi, mentre Gli ripeto di nutrirsi del mio povero cuore, di insegnarmi ad amarLo. E sprofondo sempre più in Lui, mi perdo interamente in Lui e vorrei non dovermi mai più ritrovare! Per questo soffro tanto nel vedere le indifferenze degli uomini. Il nostro cuore è già fin troppo poco per ricambiare il Suo amore! In queste ultime settimane ho avuto nel cuore una consapevolezza: voglio essere Sua, ma temo che passerà ancora un po’ di tempo. Condivido quella che forse è una vocazione del Signore con una mia cara amica spirituale. Anche lei ha la vocazione nel cuore e le nostre strade camminano parallele. Condividiamo un passato turbolento, immerso nel peccato e nei travagli della vita. Ma siamo anche entrambe innamorate di Gesù. […] Non ho altro scopo se non quello di darmi interamente a Gesù, per sempre su questa terra e per l’eternità nel Paradiso. Ho preso la mano della Santissima Vergine e sono certa che Lei mi condurrà per la giusta via, facendomi bella per il Suo divin Figlio. […].

Un saluto fraterno in Gesù e Maria, sei nelle mie preghiere e che Dio ricolmi di benedizioni te e le tue buone opere!

(lettera firmata)




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venerdì 19 marzo 2021

Vocazione e carità verso i poveri

Una lettrice del blog mi ha confidato di voler abbracciare la vita religiosa e di dedicare il resto della sua vita ad aiutare il prossimo...

Caro D.,
               non so se ti ricordi di me, ti ho scritto molto tempo fa! In realtà non so nemmeno perché ti scrivo questa lettera... sento però la necessità di farlo, quindi eccomi qui! Seguo giornalmente il tuo blog e sono molto felice di sapere che ci sono tanti ragazzi e ragazze che bramano abbracciare la vita religiosa, come me del resto! Non so ancora dove il mio cammino mi porterà, ma non vedo l'ora di spiccare il volo e raggiungere la felicità completa tra le braccia di Gesù!

Sono in discernimento vocazionale da un anno ormai, ho conseguito la laurea e sono impaziente di fare qualche esperienza nei diversi ordini per capire come servire al meglio il mio Gesù! Da tempo ho capito che il mio desiderio è quello di servirLo ed amarLo nei poveri... è lì che Lo trovo, Lo curo, Lo accudisco! E' il servizio caritatevole che mi riempie il cuore della Sua grazia, della Sua luce e della Sua gioia!! Ho parlato di questo mio desiderio con il mio padre spirituale ed ho espresso anche i miei dubbi sul fatto che temo che tutto ciò sia troppo oltre le mie capacità e forze, ma lui mi ha rassicurata dicendomi che la grazia di nostro Signore mi sosterrà nella fatica e nella difficoltà!

Ti chiedo di sostenermi con la preghiera, io ti ricordo nella mia. :)
Un caro abbraccio,
(lettera firmata)


Cara sorella in Cristo,
                                    il tuo direttore spirituale ti ha dato una saggia risposta. È proprio così, il Signore quando chiama qualcuno alla vita religiosa, gli dà anche la grazia necessaria per adempiere la propria vocazione. In realtà, senza l'aiuto di Dio, noi esseri umani non possiamo fare nulla di buono.

Sono contento che hai terminato l'università, adesso spero che tu possa fare qualche esperienza vocazionale per comprendere qual è l'ordine religioso in cui dovrai servire il Signore e il prossimo. È bellissimo il tuo desiderio di aiutare i poveri, l'importante è che tu stia alla larga da coloro che hanno adottato una mentalità secolarizzata. In questa società scristianizzata c'è un grosso pericolo, il quale consiste nel fare opere di beneficenza che non sono delle vere opere di carità. Adesso mi spiego meglio: le opere benefiche fatte senza lo spirito del Vangelo sono “spiritualmente vuote”, perché si cerca di fare del bene al prossimo senza il desiderio di portarlo a Cristo. Insomma, si tratta di sterile filantropia, non di carità cristiana; si tratta di due cose molto diverse. Qual è la differenza? Ecco quel che diceva in proposito Padre Giuseppe M. Leone: “La carità è amore verso Dio e verso il prossimo, la filantropia è amore solo verso l'uomo; la filantropia è naturalistica e materialistica e i filantropi molto spesso, mentre "proclamano giustizia, legge, onestà", violano "ogni legge umana e divina". La carità è, invece, la "regina delle virtù", perché mette prima Dio e poi gli uomini, sicché di "matrice divina" è l'amore verso questi ultimi.”

Se sei alla ricerca di un buon ordine religioso dedito a opere di carità nei confronti dei bisognosi, ti consiglio di contattare le Servidoras. Resterai colpita dall'entusiasmante e gioioso zelo apostolico di queste suore. Le donne che desiderano fare un'esperienza vocazionale presso questo ordine religioso, possono chiedere informazioni scrivendo all'indirizzo: vocazione@servidoras.org

Spero di esserti stato di qualche utilità. Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali saluti in Gesù e Maria,

Cordialiter




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giovedì 18 marzo 2021

Desiderare la perfezione cristiana

Il primo mezzo che deve prendere una religiosa per giungere alla perfezione ed esser tutta di Dio, è il desiderio della perfezione. Bisogna desiderare di raggiungere il maggior grado di santità a cui si può arrivare. Chi non desidera di giungere ad ottenere il tesoro della perfezione, sembrandogli troppo dura la fatica per ottenerla, resterà sempre negligente nella sua tiepidezza, senza mai fare un passo nella via di Dio. Anzi, chi non desidera e non si sforza di avanzare nella via del Signore, come dicono tutti i maestri di spirito e come insegna l'esperienza, andrà sempre indietro e si porrà in gran pericolo di perdersi. Nella via dello spirito, il non andare avanti equivale all'andare indietro. Dice Sant'Agostino che la vita di un buon cristiano è un continuo desiderio della perfezione: "Tota vita christiani boni sanctum desiderium est". Sicché colui che non conserva nel cuore il desiderio di farsi santo, sarà cristiano, ma non buon cristiano. E se ciò vale generalmente per tutti, specialmente vale per i religiosi, i quali, benché non siano obbligati ad essere perfetti, ciò nonostante devono in modo speciale tendere alla perfezione, come insegna San Tommaso d'Aquino. Insomma, così come non c'è uomo che giunga alla perfezione di qualche scienza o arte, se prima non desidera ardentemente di raggiungerla, così non c'è stato mai santo che sia giunto alla santità senza un gran desiderio di conseguirla.




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mercoledì 17 marzo 2021

Abbracciare la vita religiosa

Sono contento che ci sono ancora tante persone che ardono d'amore per Gesù e desiderano donargli il proprio cuore. Ecco un'e-mail che mi scrisse una ragazza prima di entrare in convento.


Carissimo fratello in Cristo,
                                             ho una bellissima notizia da darti: venerdì andrò a Segni per iniziare l'aspirantato!!!!!!  Mancano solo pochi giorni, ti rendi conto? A me non sembra vero che tra pochissimo sarò in convento...non puoi immaginare quanto sono felice, credo che scoppierò dalla gioia quando arriverò lì... Finalmente io e Gesù potremo fidanzarci "ufficialmente" e sarò tutta Sua! E' davvero una gioia immensa pensare che entrando in convento compirò finalmente la Sua volontà, quello che Lui desidera da prima che io nascessi; forse così Gli farò piacere e asciugherò una Sua lacrima di dolore per i nostri peccati. Ormai lo sai che non desidero altro che farGli piacere e amarLo per chi non Lo ama. Finalmente potrò realizzare pienamente questi miei desideri! Non si può spiegare a parole quello che provo, bisogna averla provata una gioia così per poterla capire. Ti chiedo solo di unirti alle mie preghiere alla Madonna, affinché Ella prepari il mio cuore ad accogliere il Signore. Voglio che Gesù lo riempia d'amore vero e delle Sue virtù, rendendolo sempre più simile al Suo perchè sia un po' più degna di essere la Sua fidanzata e perchè possa esserGli sempre fedele in vita e amarLo eternamente il Paradiso.

Ti ringrazio ancora di tutto quello che hai fatto per me ;) sicuramente adesso ricorderò ancora di più te e tutti i lettori del blog, specialmente durante l'Adorazione al SS. Sacramento, quando potrò parlare liberamente con Gesù.

Un caro saluto in Gesù e Maria,

(lettera firmata)


Cara sorella in Cristo,
                                     sono contentissimo di sapere che tra pochi giorni partirai per il convento!

Sapere che presto vivrai in una casa religiosa mi riempie di gioia. Sono felice per te, ma soprattutto sono felice per Gesù buono. Io voglio che tutti amino il Redentore Divino con tutto il cuore e con tutte le proprie forze. Per questo motivo gioisco quando qualcuno abbraccia la vita consacrata. Sì, anche nel mondo si può amare il Signore con tutto il cuore, ma è più difficile perché ci sono molte distrazioni, dissipazioni e tentazioni. Nel mondo la gente pensa ai soldi, alla carriera, al successo, ai divertimenti, agli svaghi, eccetera. Pochi sono coloro che pensano solo a dare gusto a Dio.

In convento potrai assistere ogni giorno alla Santa Messa celebrata devotamente dai zelantissimi sacerdoti dell'Istituto del Verbo Incarnato. Il Concilio di Trento insegna che la Messa è la rinnovazione incruenta del Santo Sacrificio di Cristo, cioè al momento della Consacrazione si rinnova lo stesso sacrificio che il Redentore compì sul Calvario come vittima di espiazione per i nostri peccati. Per questo motivo la Messa è l'atto di culto più importante che possiamo dare alla Santissima Trinità. Purtroppo, in molte chiese la Messa viene celebrata male, ad esempio utilizzando dei canti non adatti a un rito sacro. Fortunatamente lì dalle Servidoras la Messa viene celebrata bene, si respira davvero un'atmosfera sacra.

Inoltre a Segni potrai fare ogni giorno un'ora di adorazione Eucaristica! Sant'Alfonso Maria de Liguori scrisse un devoto libretto intitolato “Visite al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima” che contiene delle bellissime meditazioni piene d'amore per Gesù e la Madonna. Come sarebbe bello poter stampare milioni di copie di questo devoto libretto e diffonderle gratuitamente tra i cristiani, nella speranza che possa crescere l'amore per il Santissimo Sacramento.

Uno dei motivi per cui sono contento che entrerai tra le Servidoras, è che potrai avere una buona preparazione ascetica e dottrinale. Purtroppo, spesso nelle scuole statali (e anche in molte scuole private) certe materie vengono insegnate in maniera irreligiosa. Ad esempio la filosofia viene insegnata in modo da distruggere i principi del cristianesimo. Lì a Segni scoprirai gli errori filosofici e morali che spesso vengono insegnati nelle scuole.

Entrare in convento a 18 anni è davvero una grazia immensa. Che io sappia, tra le varie lettrici del mio blog che hanno abbandonato il mondo, tu sei la più giovane di tutte! Gesù buono è stato particolarmente generoso con te, ma adesso per ricompensa devi amarlo assai assai. Devi ardere d'amore per Colui che ti ha prescelta per divenire sua sposa. Pensa che nel mondo ci sono tante altre ragazze migliori di te che però non hanno avuto il dono della vocazione religiosa. Ecco perché devi essere immensamente grata per essere stata prescelta. Nell'ora della morte comprenderai meglio quanto grande sia stata la grazia di essere diventata suora e di aver donato il tuo cuore a Dio. La vita su questa terra finisce presto, il nostro scopo è di salvarci l'anima. In un buon istituto religioso è molto facile vivere da veri cristiani, salvarsi l'anima e andare così in Cielo ad amare Dio per tutta l'eternità.

Ti confesso che quando mi hai scritto la prima volta e mi hai detto che avevi solo 16 anni, ero un po' preoccupato perché non sapevo se saresti riuscita a perseverare. Ricordo bene che hai dovuto superare tante difficoltà prima di giungere al sospirato momento della partenza. Immagino che le prove più terribili sono state quelle interiori, e cioè i dubbi che avevi sull'autenticità della vocazione. Sono contento che sei riuscita a sconfiggere queste pericolose tentazioni. Purtroppo, tante altre persone si sono lasciate ingannare dal demonio e hanno scartato la chiamata alla vita religiosa. Che grave perdita!

Quando sarai inginocchiata nella cappella conventuale in adorazione di Gesù Sacramentato, ti chiedo (se vorrai) di supplicare il tuo Fidanzato di “catturare” tanti altri giovani alla vita consacrata. Pensa quante ragazze della tua età vivono paganamente, come se Dio non ci fosse, e col cuore attaccato alle discoteche, alle mode, ai cosmetici, ai cinema, alle mondanità, alle cose materiali e a tutte le altre cose vane della terra. Che vita triste vivere lontano da Gesù buono! Per questo motivo bisogna cercare di strappare al mondo più anime possibili e donarle al Signore. Ma come possiamo fare? Con l'arma più forte di tutte: la preghiera. In “Storia di un'anima” si legge che Santa Teresina pregò il Signore di “catturare” la sorella di una novizia, ed effettivamente dopo poche settimane quella ragazza si sentì attrarre improvvisamente alla vita religiosa ed entrò in monastero. Una vera sposa di Gesù non deve accontentarsi di amare ardentemente il proprio Sposo, deve desiderare che il Signore sia amato ardentemente anche dagli altri. Bisogna supplicare il Re del Cielo di donare la vocazione a tanti altri giovani, e di dar loro l'aiuto necessario per perseverare in convento per tutto il resto della loro vita. Tra l'altro c'è tanto bisogno di numerosi missionari che vadano ad evangelizzare quei popoli che ancora non conoscono Gesù. Che grande grazia abbiamo avuto nel nascere in famiglie cattoliche che ci hanno fatto ricevere il battesimo da bambini! Pensa se fossimo nati in Cina, in Giappone o in Congo, in qualche famiglia non cristiana. Ah, poveri noi!

Carissima in Cristo, parti con gioia per Segni, che bella sorte poter entrare in un buon istituto religioso a 18 anni! Se il nemico del genere umano dovesse tentarti facendoti venire nostalgia del mondo, non farti ingannare, resisti con tenacia! Se le suore hanno accettato di accoglierti, è perché durante l'esperienza vocazionale che hai fatto tra loro hanno visto che hai dei concreti segni vocazionali. Dunque, tu non sei fatta per il mondo (in questa società materialista saresti come un pesce fuor d'acqua), sei fatta per fare la suora, il tuo habitat naturale è il convento (o il monastero, se deciderai di passare nel ramo contemplativo dell'istituto). Solo Cristo Re merita di possedere tutto il tuo cuore.

Approfitto dell'occasione per porgerti cordiali saluti in Gesù Redentore e Maria Corredentrice del genere umano,

Cordialiter




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