mercoledì 17 giugno 2020

Un "sì" per Dio e la Chiesa in tempo di pandemia

Pubblico un articolo che mi è stato gentilmente inviato dal monastero delle Benedettine di Fermo.


Era stata fissata Domenica 7 giugno 2020, Solennità della Santissima Trinità, la professione monastica temporanea della nostra novizia Alessandra.
All’improvviso però sull’ “urbi et orbi” cala un sipario di paura e di morte per un microscopico e minaccioso virus che ha messo in ginocchio il mondo intero, paralizzandolo su tutti i fronti: sociale, politico, economico e religioso! Un’impossibilità di scambio, di vicinanza fisica, una reclusione coatta- per giusta causa-  con uscite autogiustificate per sola necessità, da soddisfare nel raggio territoriale della propria residenza.
“IO RESTO A CASA” era diventato il nostro motto, in seguito alle norme prudenziali del decreto governativo che ci ha accompagnato soprattutto nella prima “virulenta” fase epidemica. Sorprendenti le risorse alternative che comunque hanno avuto la meglio sulle “astinenze” varie, tanto da sbandierare striscioni colorati con l’arcobaleno e la scritta “ Andrà tutto bene”.
Lezioni scolastiche on line, incontri collettivi ravvicinati con zoom meeting per essere insieme, per uno scambio virtuale, ma nel contempo un vero e proprio incontro di cuori: un sostegno vicendevole per uscire, pur restando a casa! In questo grigio orizzonte, la professione monastica era diventata ormai un miraggio. Un grosso e minaccioso punto interrogativo sulla data stabilita e un “ risentiamoci più in là” intercorso in una telefonata fra me e don Michele Rogante, segretario dell’Arcivescovo. Dopo il 18 maggio, la richiesta di un’altra data purtroppo non prevedibile, nonostante la maggiore flessibilità del decreto stesso nella seconda fase. Restava solo il rimando all’anno prossimo oppure- dopo un fiat di respiro- celebrare a porte chiuse: un attimo di perplessità, ma anche uno spiraglio di luce che immediatamente fa vedere oltre. Non c’era molto tempo per preparare tutto, ma il parere delle consorelle e l’immediato affidamento alla Provvidenza preparano il miracolo. Consultata anche l’interessata che teneva tanto a questa data, prontamente mi risponde: “Madre, il mio sì è per Dio e per la Chiesa: il Vescovo c’è, la comunità pure. Mi basta così, desidero fare il passo anche in questo modo”. Decisione presa e trasmessa: ogni giorno la Provvidenza ci sbalordiva con tanti piccoli passi in breve tempo. Non sono mancati neanche gli esercizi spirituali, guidati da Don Giordano Trapasso, nostro cappellano “feriale” e Vicario per la Pastorale, previsti dal 1 al 5 giugno sul tema: Tutta la vita è una liturgia! E con un’aggiunta postuma direi: anche in tempo di pandemia! Ecco finalmente il gran giorno: un abbraccio d’amore della Santissima Trinità e di grande commozione! Concelebrano con Mons. Rocco, Padre Sante Pessot, confessore e superiore della comunità FAM di Fermo e don Enrico Brancozzi, rettore del Seminario e nostro “festivo” cappellano.
Ad immortalare i vari momenti c’è Renato Postacchini, tutto preso dalla commovente celebrazione e pronto con la macchina fotografica per i vari scatti. 
Mons. Rocco, con la sua disarmante semplicità, riesce a dare un tocco di familiarità alla celebrazione e non manca un pizzico d’umorismo durante l’omelia. Prosegue il rito  con le interrogazioni, un dialogo fra me e la candidata, la consegna dell’abito, del velo bianco, del nome nuovo.
“Alessandra, d’oggi in poi ti chiamerai Sr. Maria Maddalena”.  Ed il pensiero corre al sepolcro dove l’innamorata discepola si era recata di buon mattino ed ora sosta in pianto.
«Donna, perché piangi?»
“Hanno portato via il mio Signore” 
“Maria!”
“Rabbunì”
L’incontro col Risorto dona gioia, mette le ali, è la vittoria sulla morte…. sulla stessa pandemia…..
“Sr. Maria Maddalena, il tuo nome, un bel programma di vita!” 
La pandemia non ha frenato il tuo desiderio di essere sposa di Cristo in mezzo a noi, nella Chiesa tutta che ha pregato per te ed è stata presente, non virtualmente, ma nella fede dello stesso Signore Risorto che insieme seguiamo e serviamo. 
“Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti. Che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti.”  (Sant’ Anselmo)

Questo è il nostro augurio, cara sorella!

Madre M. Cecilia, osb
Monastero Benedettine
Fermo





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martedì 9 giugno 2020

La Divina Provvidenza

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 - 1953).

O mio Dio, che tutto ordini e disponi per altissimi fini, insegnami ad affidarmi pienamente alla tua divina provvidenza. 

1 - « La sapienza divina - dice la Sacra Scrittura - si estende con potenza da un’estremità all’altra del mondo e tutto governa con bontà » (Sap. 8, 1). La sapienza divina s’identifica così con la divina provvidenza che tutto ordina, dispone, guida al raggiungimento di un fine ben determinato: fine ultimo e supremo, la gloria di Dio; fine prossimo e secondario, il bene e la felicità delle creature. Nulla esiste senza motivo, nulla avviene a caso nel mondo, ma tutto, assolutamente tutto rientra nel grandioso piano della divina provvidenza, piano in cui ogni creatura, anche l’infima fra tutte, ha il suo posto, il suo scopo, il suo valore, in cui ogni avvenimento, anche il più insignificante, è fin dall’eternità previsto ed ordinato nei suoi minimi particolari. In questo piano vastissimo e meraviglioso tutte le creature, dalle più sublimi - come gli angeli - alle più umili - come le gocce di rugiada e i fili d’erba - sono chiamate a portare il loro contributo all’armonia ed al bene dell’insieme. 

Se certe situazioni ci sembrano incomprensibili, se non riusciamo a capire la ragion d’essere di circostanze e di creature che ci fanno soffrire, è perchè non sappiamo scoprire il posto che esse hanno nel piano della divina provvidenza, in cui tutto è ordinato al nostro ultimo bene. Sì, anche la sofferenza è ordinata al nostro bene e Dio, che è bontà infinita, non la vuole e non la permette se non a questo scopo. Crediamo ciò in teoria, ma facilmente lo dimentichiamo in pratica sì che, quando ci troviamo davanti a situazioni oscure e dolorose che vengono a spezzare o ad intralciare i nostri progetti, i nostri desideri, ci smarriamo e sulle labbra ci sale la domanda angosciosa: perchè Dio permette questo? Eppure la risposta non manca mai ed è universale ed infallibile come universale ed infallibile è la provvidenza divina: Dio lo permette unicamente per il nostro bene. È questa la grande convinzione di cui abbiamo bisogno per non scandalizzarci di fronte alle prove della vita. « La condotta di Dio è tutta bontà e fedeltà per coloro che osservano il patto e gli ordini di lui » (Sal.24, 10); possiamo dubitare di noi, possiamo dubitare della nostra bontà e della nostra fedeltà, ma non di Dio che è bontà e fedeltà infinita. 

2 - Dopo averci creati, Dio non ci ha lasciati in balìa di noi stessi ma, come tenera madre, continua ad assisterci ed a provvedere a tutte le nostre necessità: « Potrà forse una donna dimenticare il suo bambino?... e se pur questa lo potrà dimenticare - dice il Signore - io non mi dimenticherò mai di te » (Is. 49, 15). Ogni uomo può, con tutta verità, ritenere queste parole come rivolte a lui in particolare e, di fatto, la provvidenza di Dio è così immensa e potente che, mentre abbraccia l’universo intero, nello stesso tempo si prende una cura speciale di ognuna delle sue creature, anche delle più piccole. Proprio sotto questo aspetto Gesù ci ha presentato la provvidenza del Padre celeste: « Nemmeno un passero cade in terra senza il permesso del Padre vostro... Non temete, dunque, voi siete da più di molti passeri » (Mt. 10, 29 e 31). Come Dio non ci ha creati a serie, ma crea individualmente l’anima di ogni uomo che viene al mondo, così la sua divina provvidenza non si limita ad assisterci in blocco, ma ci assiste uno per uno, ben conoscendo tutte le nostre necessità, le nostre difficoltà e perfino i nostri desideri e ben sapendo quel che più conviene al nostro vero bene. Una mamma, anche la più sollecita, può ignorare qualche bisogno del figlio suo, può dimenticarlo, può sbagliare nel provvedervi o essere nell’impossibilità di farlo; ma ciò non accadrà mai a Dio, la cui provvidenza tutto sa, tutto vede, tutto può. Nemmeno il più piccolo passero è dimenticato, nemmeno il più umile fiore del campo è trascurato. « Considerate - dice Gesù - come crescono i gigli del campo; essi non lavorano e non filano. Tuttavia, neppur Salomone... fu mai vestito come uno di essi. Se dunque Dio riveste così l’erba del campo, che oggi è e domani vien buttata nel forno, quanto a maggior ragione vestirà voi, o uomini di poca fede? » (Mt. 6, 28-30). La provvidenza di Dio ci circonda da tutte le parti; di essa viviamo, per essa ci moviamo e siamo e, nondimeno, siamo così tardi a credere in essa, così diffidenti! Come abbiamo bisogno di dilatare il cuore in una fiducia, in una confidenza più grande, anzi, illimitata, poichè illimitata è la divina provvidenza! 

Colloquio - « O Dio, avendo creato il mondo, lo reggi e lo governi con ordine mirabile. Tu fai nascere le piante, le fai germogliare, a suo tempo fai sbocciare i fiori e maturare i frutti. Tu governi il sole, la luna, i pianeti e, insomma, hai creato tutto con mirabile ordine e tutto hai fatto per l’uomo. L’uomo, poi, hai fatto solo per te e vuoi riposarti in lui, nè vuoi che egli si riposi e quieti in altro che in te. Tu non hai bisogno della tua creatura, eppure ti degni cercare in essa il tuo riposo, affinchè lei ti possa poi godere e godere in eterno, possa goderti e vederti a faccia a faccia, assieme a tutto il Paradiso. 
   « La tua provvidenza divina, o Signore, è tale che Tu hai cura di tutti come se fossero uno solo; e di uno solo, come se in quello fossero tutti racchiusi. Oh, se la tua provvidenza fosse compresa, ogni creatura lascerebbe le cose di questo mondo e seguirebbe te per potersi unire con la tua provvidenza! » (S. M. Maddalena de’ Pazzi). 
   « Benefico sei, o Signore, verso tutti, e la tua pietà si spande su tutte le tue creature. Ti lodino, o Signore, tutte le tue fatture e ti benedicano i tuoi devoti. Gli occhi di tutti a te si rivolgono in attesa e Tu dai a tutti, a suo tempo, il loro cibo; allarghi la mano e colmi di favori ogni vivente. Tu rendi giustizia agli oppressi e dai il pane agli affamati. Sciogli i prigionieri, apri gli occhi ai ciechi, raddrizzi gli storpi, ami i giusti. Risani i cuori affranti e ne fasci le piaghe. Tu copri i cieli di nubi, apparecchi alla terra la pioggia e fai crescere l’erba sui monti; dai il loro cibo agli animali, ai piccoli corvi ciò che domandano. O Signore, tutte le creature si effondano nel ricordo della tua immensa bontà e acclamino alla tua liberalità! » (cfr. Sal. 144; 145; 146). 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].