mercoledì 30 giugno 2021

Esercizi spirituali

 

Ecco le prossime date degli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio organizzati dall'Istituto del Verbo Incarnato in collaborazione con le Servidoras.

UOMINI:

2021

- Dal 9 al 13 agosto


DONNE:

2018

- Dal 14 al 18 luglio

- Dal 9 al 13 agosto

Per ricevere maggiori informazioni è possibile contattare le Servidoras all'indirizzo: esercizispirituali@servidoras.org

Il disporre l'anima a liberarsi dagli affetti disordinati, e poi il cercare di adempiere la divina volontà circa il modo di vivere per raggiungere lo scopo di salvare l'anima, queste cose secondo S. Ignazio sono da considerare “esercizi spirituali”.

Siate apostoli degli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio di Loyola, fateli conoscere ai vostri parenti ed amici! Tanta gente ha cambiato vita grazie alle meditazioni fatte durante gli esercizi ignaziani, i quali durano pochi giorni, ma possono valere un'eternità.








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Una mamma felice di avere un figlio in convento

Una mamma mi ha scritto per dirmi di essere entusiasta del fatto che uno dei suoi figli ha abbracciato la vita religiosa.

Caro Cordialiter,
                            da un po' di tempo seguo il tuo bellissimo blog e sento il desiderio di raccontarti la mia esperienza, che forse può essere utile anche ad altre persone.

Sono la mamma di un ragazzo di 19 anni che dopo due anni di discernimento ha iniziato da 6 mesi il suo percorso di consacrazione ed è entrato in noviziato presso un meraviglioso ordine che tu consigli spesso. […] Il mio cuore di mamma sapeva già da tempo che mio figlio aveva in sé il germe della vocazione, e questo ancora prima che lo comprendesse lui stesso. Quando è arrivato alla consapevolezza della chiamata, le prime persone a cui lo ha confidato siamo stati noi genitori. Ti assicuro che questo ha cambiato la nostra vita: eravamo cattolici, ma vivevamo un cattolicesimo "stanco", fatto di abitudini e privo di quella capacità di meravigliarsi per i doni del Signore, che è la gioia e il fondamento della nostra religione. I primi ad essere convertiti da nostro figlio siamo stati noi!!! Quando un ragazzo di 17 anni, tuo figlio, ti dice determinate cose, esprime concetti che dovresti essere tu a insegnare a lui e non viceversa, un genitore deve mettersi  in discussione!!! Dal giorno in cui ci ha confidato il suo desiderio, la nostra vita è cambiata, e la gioia è entrata a far parte della nostra esistenza in modo dirompente e incontrollato. I veri valori della vita ce li ha trasmessi nostro figlio e noi siamo grati a Dio per questo!!! I genitori non devono avere paura di perdere un figlio, di affidarlo a una vita "lontana dalla realtà": non esiste altra realtà se non Gesù Cristo, non esistono altri valori se non quelli dell'amore e della gioia. La grazia della chiamata alla vita sacerdotale investe anche chi sta vicino alla persona che viene chiamata. In questa ottica, i genitori partecipano alla scelta del figlio in un modo che non può che trasmettere gioia! Tutto viene visto in un'altra prospettiva e si riesce a dare vero valore alle cose: se tuo figlio è felice e sorride sempre ringraziando il Signore pur vivendo senza riscaldamento né acqua calda, mangiando solo quello che viene dalla bontà dei benefattori, senza televisione, videogiochi, musica, vestiti firmati, i genitori devono chiedersi cosa è veramente importante, se questa vita frenetica sempre a caccia di soldi e successo è quella giusta, o  se invece esistono cose più importanti che i nostri figli, e non noi adulti dall'alto della nostra "esperienza", sono riusciti a cogliere nonostante i nostri tentativi d "distrarli". Questo voglio dire ai genitori dei ragazzi e ragazze che sentono il desiderio di consacrarsi: ricordatevi che i figli non sono nostra proprietà, sono solo "piccole anime che Dio ci ha affidato in prestito". Imparate dai vostri figli, siate i primi convertiti del loro apostolato, lasciatevi avvolgere dalla gioia che si sprigiona dai loro occhi quando parlano di Gesù, non abbiate paura della Verità. Ai ragazzi invece voglio chiedere di non smettere mai di essere felici per la loro scelta: prima o poi qualunque genitore si convincerà davanti a tanta gioia. Testimoniate con il vostro esempio e con la vostra perseveranza quello che conta veramente nella vita. In fin dei conti, la missione dei genitori nel mondo è quella di volere la felicità per i propri figli, e quale felicità più grande ci può essere di quella di servire Gesù Cristo e portare a Lui tutti gli uomini?

Con tanto affetto!!!

Una mamma


Cara sorella in Cristo,
                                     ti ringrazio per la bella testimonianza che mi hai scritto, sono contento che tu e tuo marito siate entusiasti del fatto che Gesù buono ha chiamato uno dei vostri figli alla vita consacrata in un istituto religioso fervoroso e di stretta osservanza. 

Purtroppo, il vostro caso è solo un'eccezione, infatti in genere i genitori si oppongono tenacemente alla vocazione dei figli. Mi hanno scritto alcune signore che da giovani volevano diventare suore, ma i genitori (soprattutto le mamme) si sono opposti e le hanno convinte a restare nel mondo. Adesso rimpiangono di non essere entrate in monastero. Per questo motivo consiglio a coloro che hanno la vocazione, di confidarsi coi genitori solo poco tempo prima di partire, cioè quando ormai ci si è accordati con un monastero in cui entrare. Confidarsi prima di aver fatto un'esperienza vocazionale, significa mettere a repentaglio la propria vocazione, come dimostra l'esperienza.

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Gesù e Maria,

Cordialiter




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martedì 29 giugno 2021

Morte di un uomo mondano

Dagli scritti di Sant'Alfonso Maria de Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa.


Sentimenti d'un moribondo trascurato, che poco ha pensato alla morte.

Dispone domui tuae, quia morieris, et non vives (Isa 38,1)

PUNTO I


Figuratevi di trovarvi presente ad un infermo, a cui non restano che poche ore di vita. Povero infermo, mirate come sta oppresso da' dolori, dagli svenimenti, suffogazioni di petto, mancanza di respiro, sudor freddo, colla testa svanita a tal segno che poco sente, poco capisce e poco può parlare. Tra le sue miserie la maggiore è quella ch'egli già sta vicino a morire, ed in vece di pensare all'anima e ad apparecchiar i conti per l'eternità, non pensa che a' medici, a' rimedi, per liberarsi dall'infermità e da' dolori che lo vanno uccidendo. "Nihil aliud quam de se cogitare sufficiunt", dice S. Lorenzo Giustiniani, parlando di tali moribondi. Almeno i parenti, gli amici l'avvertissero dello stato pericoloso in cui si trova; no, non v'ha fra tutt'i suoi parenti ed amici chi abbia l'animo di dargli la nuova della morte e di avvisargli che prenda i Sagramenti; ognuno ricusa di dircelo per non dargli disgusto.

(O mio Dio, da ora io vi ringrazio che in morte mi farete assistere da' miei cari Fratelli della mia Congregazione, i quali non avranno altro interesse allora che della mia eterna salute, e tutti mi aiuteranno a ben morire).

Ma frattanto, benché non si dà l'avviso della morte, nulladimeno l'infermo vedendo la famiglia in rivolta, i collegi de' medici che si replicano, i rimedi moltiplicati, spessi e violenti che si adoprano; il povero moribondo sta in confusione e spavento tra gli assalti de' timori, de' rimorsi e delle diffidenze, dicendo tra sé: Oimé chi sa, se già è arrivata la fine degli anni miei? Or quale sarà poi il sentimento dell'infermo, quando già riceve la nuova della sua morte? "Dispone domui tuae, quia morieris, et non vives". Che pena avrà in sentirsi dire: Signor tale, la vostra infermità è mortale, bisogna che prendiate i Sagramenti, vi uniate con Dio e vi andiate licenziando dal mondo. Licenziando dal mondo? Come? si ha da licenziar da tutto? da quella casa, da quella villa, da quei parenti, amici, conversazioni, giuochi, spassi? Sì, da tutto. Già è venuto il notaio e scrive questa licenziata: "Lascio, lascio". E con sé che si porta? non altro che un misero straccio, che tra poco dovrà infracidarsi insieme con lui dentro la fossa.

Oh che malinconia e turbamento apporterà al moribondo allora il veder le lagrime de' domestici e 'l silenzio degli amici, che in sua presenza tacciono e non hanno animo di parlare! Ma le maggiori pene saran per lui i rimorsi della coscienza, che in quella tempesta si faran più sentire, per la vita disordinata fatta sino ad allora, dopo tante chiamate e lumi divini, dopo tanti avvisi de' padri spirituali, e dopo tante risoluzioni fatte, ma o non eseguite mai, o appresso trascurate. Dirà egli allora: Oh povero me, ho avuto tanti lumi da Dio, tanto tempo da aggiustare la mia coscienza, e non l'ho fatto; ed ecco che ora già sono arrivato alla morte! Che mi costava il fuggir quell'occasione, lo staccarmi da quell'amicizia, il confessarmi ogni settimana? E benché avesse avuta a costarmi assai, io dovea far tutto per salvarmi l'anima, che importava tutto. Oh se avessi posta in esecuzione quella buona risoluzione da me fatta; se avessi seguitato, come allora cominciai, ora quanto me ne troverei contento? ma non l'ho fatto, ed ora non v'è più tempo di farlo. I sentimenti di tali moribondi, che sono stati in vita trascurati di coscienza, son simili a quelli de' dannati, che nell'inferno anche si dolgono de' loro peccati, come causa della loro pena, ma senza frutto e senza rimedio.

PUNTO II

Oh come in punto di morte si fan conoscere le verità della fede, ma per maggior tormento di quel moribondo, ch'è vivuto male; e specialmente s'era persona consagrata a Dio, sì che abbia ella avuto più comodo di servirlo, più tempo, più esempi e più ispirazioni. Oh Dio che pena avrà in pensare e dire: Io ho ammoniti gli altri, e poi ho fatto peggio di loro! Ho lasciato il mondo, e poi son vivuto attaccato ai diletti, alle vanità ed agli amori del mondo! Qual rimorso le sarà il pensare che coi lumi, ch'ella ha ricevuti da Dio, si sarebbe fatto santo anche un pagano! Qual pena avrà in ricordarsi di aver disprezzate in altri le pratiche di pietà, come debolezze di spirito, e di aver lodato certe massime di mondo, di stima propria, o d'amor proprio, cioè di non farsi mettere il piede avanti, di non farsi patire, e di prendersi tutti gli spassi che si presentano!

"Desiderium peccatorum peribit" (Ps 111,10). In morte quanto sarà desiderato quel tempo, che ora si perde! Narra S. Gregorio ne' suoi Dialoghi che vi fu un certo Crisanzio, uomo ricco, ma di mali costumi, il quale ridotto in morte gridava contro i demonii, che visibilmente gli apparvero per prenderselo: "Datemi tempo, datemi tempo sino a domani". E quelli rispondevano: O pazzo, ora cerchi tempo? tu ne hai avuto tanto e l'hai perduto, e l'hai speso a peccare; ed ora cerchi tempo? Ora non ci è più tempo. Il misero seguiva a gridare ed a cercare aiuto. Si ritrovava ivi un suo figlio monaco, chiamato Massimo, e 'l moribondo al figlio diceva: "Figlio mio, aiutami; Massimo mio, aiutami". E frattanto colla faccia fatta di fuoco si sbalzava furiosamente dall'una e dall'altra parte del letto, e così agitandosi e gridando da disperato spirò infelicemente l'anima.

Oimé che questi pazzi amano in vita la loro pazzia, ma in morte poi aprono gli occhi e confessano di essere stati pazzi, ma allora ciò non serve che ad accrescere la diffidenza di rimediare al mal fatto; e morendo così, lasciano molta incertezza della loro salute.

Fratello mio, or che leggete questo punto, penso che voi anche dite: Così è. Ma se così è, sarebbe assai più grande la vostra pazzia e disgrazia, se conoscendo già queste verità in vita, non vi rimediaste a tempo. Questo stesso, che avete letto, sarebbe una spada di dolore per voi in morte.

Via su dunque, giacché siete a tempo di evitare una morte così spaventosa, rimediate presto; non aspettate quel tempo, che non sarà più tempo opportuno a rimediare. Non aspettate né l'altro mese, né l'altra settimana. Chi sa, se questa luce, che ora Dio vi dà per sua misericordia, sia l'ultima luce e l'ultima chiamata per voi. È sciocchezza il non voler pensare alla morte, la quale è certa, e da cui dipende l'eternità; ma è maggiore sciocchezza il pensarvi e non apparecchiarsi alla morte. Fate ora quelle riflessioni e risoluzioni che fareste allora: ora con frutto, allora senza frutto: ora con confidenza di salvarvi, allora con gran diffidenza della vostra salute. Licenziandosi un gentiluomo dalla corte di Carlo V per vivere solamente a Dio, gli domandò l'imperatore perché lasciava la corte? Rispose: È necessario per salvarsi che tra la vita disordinata e la morte v'interceda qualche spazio di penitenza.

PUNTO III

Al moribondo che in vita è stato trascurato circa il bene dell'anima sua, tutte le cose che gli si presenteranno, gli saranno spine: spina la memoria degli spassi presi, de' puntigli superati e delle pompe fatte: spine gli amici che verranno a visitarlo con ogni cosa che gli ricorderanno: spine i padri spirituali, che a vicenda gli assisteranno: spine i Sagramenti che dovrà prendere della confessione, della comunione ed estrema unzione: spina gli diventerà anche il Crocifisso, che gli sarà posto accanto, leggendo in quella immagine la mala corrispondenza usata all'amore di un Dio morto per salvarlo.

Oh pazzo che sono stato, dirà allora il povero infermo! Poteva farmi santo con tanti lumi e comodità che Dio m'ha date; potea fare una vita felice in grazia di Dio, ed ora che mi trovo in tanti anni che ho avuti, se non tormenti, diffidenze, timori, rimorsi di coscienza e conti da rendere a Dio? e difficilmente mi salverò. E quando ciò lo dirà? quando già sta per finire l'olio alla lampa, e chiudersi per lui la scena di questo mondo, ed egli si trova già a vista delle due eternità, felice ed infelice; e già s'accosta a quell'ultima aperta di bocca, da cui dipende l'esser beato o disperato per sempre, mentre Dio sarà Dio. Quanto egli pagherebbe allora per avere un altro anno o mese o almeno un'altra settimana di tempo, colla testa sana; perché stando allora con quello stordimento di capo, affanno di petto e mancanza di respiro, non può far niente, non può riflettere, non può attuar la mente a far un atto buono: si ritrova come chiuso in una fossa oscura di confusione, dove non concepisce altro che una gran rovina che gli sovrasta, a cui si vede inabile di rimediare. Onde vorrebbe tempo, ma gli sarà detto: "Proficiscere"; presto, aggiusta i conti fra questo breve spazio, come meglio puoi, e parti; non lo sai che la morte non aspetta, né porta rispetto ad alcuno?

Oh che spavento gli sarà allora il pensare e dire: Stamattina son vivo, stasera facilmente sarò morto! oggi sto in questa camera, domani starò in una fossa! e l'anima mia dove starà? Che spavento, quando vedrà apparecchiarsi la candela! quando vedrà comparire il sudor freddo della morte! quando udirà ordinarsi a' parenti che si partano dalla stanza e non v'entrino più! quando comincerà a perder la vista, oscurandosi gli occhi! Che spavento finalmente, quando già s'allumerà la candela, perché la morte è già vicina! O candela, candela, quante verità che allora scoprirai! o come farai allora vedere le cose differenti da quelle che ora compariscono! come farai conoscere che tutt'i beni di questo mondo son vanità, pazzie ed inganni! Ma che servirà intendere queste verità, quand'è finito il tempo di potervi rimediare?


[Meditazione tratta da "Apparecchio alla morte", di Sant'Alfonso Maria de Liguori].



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lunedì 28 giugno 2021

Addio!

Ripubblico la lettera che una gentilissima lettrice mi scrisse prima di abbandonare il mondo traditore ed entrare in un monastero di clausura.


Ciao D., come stai? Voglio comunicarti che tra 14 giorni finalmente entrerò in Monastero! Nel cuore ho una grande pace, e sento la Grazia del Signore che agisce e mi accompagna. Il dolore per il distacco dai miei cari è forte, ma non confido nelle mie forze, bensì nella Sua Grazia! Lasciandoci dolcemente plasmare dall'Autore della Vita sarà Lui stesso a condurci all'Altra Riva! Lasciamoci "santificare" senza resistenze, perché senza di Lui non possiamo fare niente! Prima  pensavo che il desiderio di Santità fosse superbia, ma ho capito che aspirare alla Santità è aspirare a Dio stesso, che è Santità perfetta!  Spero di aver trovato la strada che il nostro Dio ha pensato per me, e di esservi fedele fino alla fine, riuscendo a pronunciare ogni giorno il mio piccolo FIAT! Prega tanto anche per me e per la mia famiglia. Il Signore benedica ogni tuo passo per la Sua Gloria! Vi porto tutti nel mio cuore e nelle mie misere preghiere. Diamoci appuntamento in Paradiso...e impegniamoci a mantenere la Promessa!

(Lettera firmata)


Cara sorella in Cristo,
                                         ti ringrazio per la splendida notizia che mi hai dato! Sono davvero felice per te che finalmente lascerai questa società paganizzata per entrare in uno dei migliori monasteri di clausura d'Italia, nel quale potrai vivere sempre alla presenza di Dio, cioè col cuore costantemente rivolto al Signore. 

Su questa terra siamo solo di passaggio per breve tempo. Passa in fretta la scena di questo mondo. Il nostro scopo è di salvarci l'anima per dare maggior gloria a Dio, mentre tutto ciò che non giova a questo fondamentale obiettivo è vanità delle vanità. Ci sono tanti monasteri di clausura appartenenti all'ordine religioso in cui entrerai tra pochi giorni, ma tu hai scelto uno dei più fervorosi e di stretta osservanza. Lì sarà facile per te salvarti l'anima e impegnarti a diventare santa cercando di praticare con maggiore perfezione possibile le virtù cristiane.

Sant'Alfonso Maria de Liguori diceva che uno dei mezzi con cui il demonio tenta di far perdere la vocazione consiste nell'insinuare nel giovane vocato un eccessivo attaccamento alla famiglia. Certo bisogna voler bene ai parenti, ma per amore di Gesù Cristo bisogna esser pronti a rinunciare a tutto. Anche Santa Teresa d'Avila soffrì molto quando scappò di casa per entrare in monastero, la stessa sofferenza l'hanno sentita anche altri santi. Quindi sappi che il dolore che senti nel cuore è una cosa normale negli esseri umani. Coraggio, affidati alla Madonna e certamente riuscirai a superare questa prova d'amore. Devi dimostrare a Gesù buono, il tuo futuro Sposo, di amarlo sopra ogni altra cosa. Per questo sacrificio, Egli saprà ricompensarti abbondantemente già su questa terra, ma soprattutto nell'eternità.

Che grande grazia hai ricevuto! Tra tante altre ragazze che vivono su questa terra, tu sei stata una delle prescelte a divenire sposa di Cristo, il Re del Cielo! Quando giungerà l'ora della morte vedrai con maggiore evidenza quanto grande sia stata la grazia di abbandonare il mondo traditore per abbracciare la vita consacrata. In quell'ora estrema della vita si comprende più facilmente che le ricchezze, gli onori, i piaceri immorali e i divertimenti mondani, sono solo vanità delle vanità che svaniscono come fumo al vento. L'unica cosa che conta davvero è amare il Signore con tutto il cuore e servire Lui solo.

Quando sarai finalmente a casa del tuo Sposo, nel silenzio della tua cella monastica, sarebbe bello se tu pregassi ogni giorno Gesù buono di donare a tanti altri giovani la grazia della vocazione religiosa. La società è allo sbando, si vive come ai tempi del paganesimo, immersi in uno spaventoso materialismo idolatrico. A mio avviso per rievangelizzare il mondo è necessario rilanciare la vita religiosa. C'è tanto bisogno sia di missionari, sia di anime contemplative che con la preghiera e la penitenza ottengano da Dio la conversione delle anime. Bisogna pregare specialmente per la conversione dei sacerdoti che vivono stabilmente in peccato mortale, perché quando i sacerdoti sono santi, anche i fedeli si santificano, mentre quando i sacerdoti vivono malamente, anche gran parte dei fedeli vivono in maniera immorale, come dimostra l'esperienza. Supplichiamo il Signore di “catturare” più anime possibili alla vita consacrata in monasteri e conventi fervorosi e osservanti. 

Addio carissima sorella in Cristo, speriamo di poter ritrovarci un giorno insieme a tutti gli altri lettori del blog ai piedi della Beata Vergine Maria, nella Patria Celeste, dove con gli angeli e i santi potremo finalmente contemplare la Santissima Trinità per omnia sæcula sæculorum. Così spero, così sia.

Cordialiter




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domenica 27 giugno 2021

Le letture e le esortazioni spirituali

Dagli scritti di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932).


Degli autori spirituali. Sono, chi li sappia scegliere tra i migliori, specialmente tra i santi, maestri insieme ed ammonitori. 

a) Sono maestri, che, possedendo la scienza dei santi e avendola praticata, ci fanno capire e gustare i principi e le regole della perfezione; ci rinsaldano la persuasione rispetto all'obbligo di tendere alla santità; ce ne indicano i mezzi, mezzi tanto più efficaci in quanto che li praticarono loro stessi; ci esortano, ci animano, ci traggono a seguirli. Sono maestri tanto più utili in quanto che sono sempre a nostra disposizione; e, con l'aiuto del direttore, possiamo scegliere quelli che convengono meglio allo stato dell'anima nostra trattenendoci con loro quanto vogliamo. Vi sono infatti ottimi autori adatti alle condizioni di ogni anima, e che rispondono a tutti i loro attuali bisogni; tutto sta a saperli scegliere bene e leggerli col desiderio di trarne profitto. 

577.   b) Sono pure ammonitori assai benevoli, che ci svelano i nostri difetti con riguardo e dolcezza. Son paghi di mostrarci l'ideale da perseguire, invitandoci a studiar noi stessi con l'aiuto di questo specchio spirituale, per rilevar lealmente le nostre buone qualità e i nostri difetti, le tappe già percorse e quelle che dobbiamo ancora percorrere per accostarci alla perfezione. Ci sono così agevolate le riflessioni su noi medesimi e le generose risoluzioni. 
Non è quindi meraviglia che la lettura dei libri spirituali, comprese le vite dei Santi, abbiano causato conversioni come quelle d'Agostino e d'Ignazio, e condotto ai più alti gradi di perfezione anime che altrimenti sarebbero vissute nella mediocrità.

578.   C) Delle conferenze spirituali. Queste conferenze hanno sulle letture un doppio vantaggio: a) s'adattano meglio ai bisogni speciali degli uditori, essendo state composte espressamente per loro; b) sono più vive e, a parità di condizioni, più efficaci dei libri, più atte a trasfondere la persuasione nelle anime: lo sguardo, il tono della voce, il gesto, in una parola l'azione oratoria, fanno risaltar meglio il valore delle cose dette. Ma, perchè ciò avvenga, è chiaro che chi parla deve essersi nutrito l'anima alle migliori sorgenti, sentirsi profondamente convinto di ciò che dice e chiedere a Dio di benedire e di avvivare le sue parole. E si richiede pure che gli uditori siano ben disposti. 

II. Disposizioni per approfittare delle letture e delle conferenze.

579.   La lettura spirituale è in sostanza destinata ad alimentare lo spirito di preghiera, ed è un modo di far meditazione e di trattenersi con Dio, di cui l'autore spirituale è interprete. [...]

Ci vuole un sincero desiderio di santificarsi: non si trae infatti vantaggio dalle letture o dalle conferenze se non in quanto uno vi cerca la propria santificazione. Si deve quindi: 
a) Aver fame e sete di perfezione, ascoltare o leggere con quella attenzione operosa che cerca avidamente la parola di Dio, che applica a sè e non agli altri ciò che legge o sente, ruminandolo per meglio digerirlo e metterlo in pratica. Vi si trova allora copioso alimento, qualunque sia l'argomento trattato, perchè nella vita spirituale tutto si intreccia e si connette: ciò che direttamente si applica agli incipienti si può facilmente adattare a quelli che sono più progrediti; ciò che si dice per costoro serve d'ideale ai primi; ciò che si riferisce al futuro consiglia risoluzioni per il presente, perchè a questo modo uno si dispone a ben compire i doveri che obbligheranno solo più tardi; e così la lotta vittoriosa contro le tentazioni future si prepara con la vigilanza nel presente. Si può quindi trar sempre partito per il presente da tutto ciò che vien detto, sopratutto poi se si presta orecchio al predicatore interiore che parla nel più intimo dell'anima a chi lo sappia ascoltare "Audiam quid loquatur in me Dominus Deus". 

582.   b) Ecco perchè è necessario leggere lentamente, "fermandovi, dice S. G. Eudes, a considerare, ruminare, pesare, gustare le verità che maggiormente vi commuovono, per imprimervele bene nella mente e trarne atti ed affetti". La lettura o l'esortazione diventa allora una meditazione: infatti uno si investe a poco a poco dei pensieri e dei sentimenti che si leggono o si ascoltano, si desidera di metterli in pratica, e se ne chiede internamente la grazia. 

583.   3° Ci vuole finalmente lo sforzo serio per cominciare a mettere in pratica ciò che si legge o si ascolta. È ciò che raccomandava S. Paolo ai suoi lettori, scrivendo che non sono già giusti coloro che ascoltano la legge ma quelli che la mettono in pratica [...]. Non fa del resto che commentar la parola del Maestro, il quale, nella parabola della semente, dichiara che traggono profitto della parola di Dio quelli che, "avendo ascoltata la parola con cuore buono ed ottimo, la custodiscono e la fanno fruttificare per mezzo della costanza".

Dobbiamo quindi imitare S. Efrem, che riproduceva nelle opere ciò che aveva appreso nelle letture [...]. La luce non ci vien data se non per l'opera, onde il primo atto deve essere uno sforzo per vivere secondo l'insegnamento ricevuto "Estote factores verbi et non auditores tantum". 


[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]




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sabato 26 giugno 2021

Intervista a una studentessa universitaria

Una lettrice del blog che frequenta l'università è in contatto con me da diverso tempo (mi scrive soprattutto tramite Whatsapp). Ho notato con gioia che desidera vivere il cristianesimo in maniera profonda e coerente col Vangelo, non in maniera superficiale e annacquata. Ho pensato di rivolgerle alcune domande su temi spirituali, alle quali ha risposto volentieri. Più che un'intervista è una vera e propria testimonianza di fede.


- So che attualmente sei innamorata di Dio e desideri vivere in maniera profonda e coerente la vita cristiana. In passato eri una persona mondana?

- Purtroppo sì, ero una persona mondana. Andavo in Chiesa solo per tradizione e avevo gravi peccati mortali sulla coscienza, senza che me ne rendessi conto sul serio. Mi ricordo quel continuo senso di insoddisfazione, quel vuoto incredibile che sentivo dentro, che solo l'amore di Dio è riuscito poi a colmare...

- Come è nato il tuo interesse per la vita consacrata?

- Il mio interesse per la vita consacrata è nato quando sono andata a Roma e ho incontrato delle spose di Cristo. Mi sono sentita subito fortemente attratta da quello stile di vita, e da allora continuo a pregare per comprendere la volontà di Dio.

- Ti senti più attratta dalla vita religiosa attiva e apostolica oppure da quella contemplativa?

- Inizialmente dalla vita religiosa attiva, ma successivamente anche da quella contemplativa, soprattutto perché ho potuto approfondire la vita claustrale su YouTube grazie ai video "I passi del silenzio" di TV2000.

- Ho notato che ti sforzi di evitare non solo i peccati gravi ma anche quelli veniali, e ciò è davvero molto importante nella vita spirituale. Perché ci tieni tanto ad evitare anche i piccoli peccati?

- I peccati veniali ostacolano i progressi dell'anima nell'esercizio delle virtù, attivano uno "tsunami" di mali temporali e soprattutto offendono il Sommo Bene! Chi è innamorato del Signore non può commetterli ad occhi aperti e a cuor leggero, perché feriscono il Suo dolcissimo Cuore.

- Tu ami profondamente Gesù, lo ami più di ogni altra cosa. Cosa provi quando accogli il Redentore Divino dentro di te nutrendoti col sacramento dell'Eucaristia?

- La Comunione è un incontro con l'Amato, è una fusione tra il Creatore e la creatura: il Suo Cuore batte nel mio petto, il Suo sangue scorre nelle mie vene... Cerco di vivere questi momenti con raccoglimento e adorazione perché come dice Santa Faustina, sono i più importanti della vita!

- La Chiesa Cattolica insegna che l'aborto è un abominevole delitto e che non è mai lecito eseguire un aborto volontario. Ti dispiace sapere che ogni anno nel mondo vengono abortiti (e quindi uccisi) milioni di bambini?

- Mi ferisce e mi addolora enormemente, l'aborto è un orribile crimine e bisogna al più presto far celebrare Messe per quei bambini non nati! Mi colpì molto ciò che disse Padre Pio: "Basterebbe un giorno senza nessun aborto e Dio concederebbe la pace al mondo fino al termine dei giorni".

- Le persone mondane cosa pensano di te? Ti hanno mai criticato a causa del tuo stile di vita "controcorrente"?

- Ho ricevuto molte derisioni e critiche, soprattutto dai miei familiari. Sono stata etichettata come "esagerata" e "fanatica", mi hanno detto che sono cambiata, che non mi riconoscono più, che non vivo bene i miei 20 anni... e cose peggiori. Ho passato dei mesi veramente difficili ma se il Signore l'ha permesso sicuramente è in vista di un bene maggiore: Lui stesso disse: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno, e mentendo diranno ogni male contro di voi a causa mia: gioite ed esultate, poiché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.

- Io ho una grande stima nei confronti di quei cristiani che non vogliono adeguarsi alla corrotta e immorale mentalità mondana, la quale è contrapposta agli insegnamenti evangelici. È necessario avere molto coraggio per seguire il Vangelo e non farsi ammaliare dalla perfida mentalità mondana?

- Ci vuole molto coraggio e soprattutto tanta fede, perseveranza e fiducia in Gesù e Maria! Senza la grazia non possiamo fare nulla: sono la preghiera e i sacramenti (specialmente l'Eucaristia) che rafforzano l'anima per le battaglie spirituali di tutti i giorni.

- Quali sono i santi a cui sei più devota?

- Provo grande devozione per tutti i santi, ho letto molti loro diari e scritti spirituali che sono stati fondamentali per la mia conversione, in particolare Santa Faustina Kowalska e Santa Geltrude la grande, le quali hanno maggiormente acceso il mio cuore d'amore per Gesù. Ricorro quotidianamente a Maria Santissima, San Giuseppe, Santa Rita da Cascia, ai Santi Angeli e Arcangeli, e al Santo del giorno.

- Tutti i fedeli hanno il dovere di tendere alla santità, praticando con intensità le virtù cristiane. Ti senti attratta dalla vita ascetica, cioè dalla ricerca della perfezione cristiana?

- È impossibile che chi ha incontrato il Signore non si senta attratto dalla vita ascetica, infatti ogni cristiano dovrebbe tendere alla santità e alla perfezione cristiana con tutte le proprie forze in quanto il Paradiso è la nostra vera patria.




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venerdì 25 giugno 2021

Vivere unita a Gesù

Con grande gioia ripubblico la lettera di una studentessa universitaria innamorata di Gesù.

Carissimo fratello in Cristo,
                                               sono una tua lettrice accanita e oggi avevo piacere di raccontarti la mia storia. Mi chiamo [...], ho 22 anni e sono di [...]. Nella mia vita Gesù è stato sempre presente, ma in maniera piuttosto "blanda". Ho vissuto un'adolescenza tranquilla, ho avuto qualche fidanzatino, ma Gesù era presente solamente in quei 50 minuti della Messa domenicale. A 18 anni ho conosciuto un ragazzo splendido, in grado davvero di donarsi agli altri, che mi ha portato ad avere una fede più profonda, così profonda che dopo 3 anni di fidanzamento assolutamente perfetti, in cui pensavamo davvero di essere fatti l'uno per l'altra, mi sono innamorata di Gesù. All'inizio non capivo nemmeno io cosa mi stava succedendo, perchè avessi il desiderio di andare a Messa anche nei giorni feriali, di pregare il rosario di tanto in tanto, di recitare lodi e compieta. Poi dopo un paio di mesi di preghiera, non dico intensa, ma sicuramente più forte di prima, sono partita 4 giorni con i miei genitori, e proprio in quei giorni mi sono resa conto di quanto mi mancasse l'incontro con Gesù nella Messa, che ormai era diventato quotidiano, e di quanto quell'incontro fosse diventato fondamentale per la mia vita. Tornata da quella breve vacanza, ho iniziato davvero a pregare intensamente per cercare di comprendere la volontà del Signore. Ma più i giorni passavano, più il mio amore per Lui cresceva, più il desiderio di donarmi a Lui si faceva forte. Così, con tanta sofferenza nel cuore, mi sono decisa a lasciare il mio fidanzato, spiegandogli che la mia vita sarebbe stata un'intera consacrazione al Signore. Un mese dopo, ho trovato il coraggio di dirlo anche ai miei genitori, ahimè molto poco credenti, ma inspiegabilmente non l'hanno presa così male come mi aspettavo.

Oggi mi ritrovo con pochissimi esami al termine dell'università, con la certezza nel cuore che Dio è la mia vita, ma con ancora tanti dubbi riguardo a dove concretamente svolgerò la mia "missione". Ho un carattere molto aperto, solare, infatti mi piace moltissimo stare a contatto con le persone; proprio l'altro giorno, un ragazzo disabile, che non mi conosceva affatto perché è entrato da poco nella struttura dove faccio volontariato, mi ha detto che nei miei occhi e nel mio sorriso ha visto una luce che non aveva mai visto prima. Il mio cuore è sobbalzato! Non credevo che il mio amore per Gesù trapelasse così tanto :) ! Che bello però sapere che Gesù mi usa come un suo strumento per portarLo agli altri. Credo quindi di essere maggiormente portata ad una vita attiva, piuttosto che ad una contemplativa. Comunque non mi preoccupo più di tanto riguardo a dove il Signore mi vorrà, perché sono certa che quando sarà il momento, quando finirò l'università, Lui me lo farà capire e io accetterò con gioia qualsiasi cosa, pur di compiere la Sua volontà!

Ti ringrazio davvero di cuore per tenere questo splendido blog, è davvero utile a tanti giovani in ricerca come me.

Un abbraccio nel Signore,

(lettera firmata)



Carissima sorella in Cristo,
                                               ti ringrazio per avermi scritto, è davvero edificante constatare che nonostante il materialismo pagano che dilaga nella società, Gesù buono continua ancora a catturare i cuori di tante persone. La carriera, i soldi, i viaggi, i divertimenti sfrenati e tutte le altre cose passeggere della terra, non potranno mai saziare le nostre anime che sono state create per conoscere, amare e servire Dio in questa vita, per poi poterlo amare in Cielo per tutta l'eternità. Sono davvero molto felice di sapere che senti il desiderio di donare il resto della tua vita all'amorevole Redentore delle anime nostre. Diventare sposa del Re del Cielo, ti rendi conto? Gesù si donerà tutto a te, e tu ti donerai tutta a Lui. Continua a perseverare, poiché è troppo grande il dono della vocazione religiosa. Solo in Cielo capirai con pienezza quanto grande sia stata la grazia di aver abbracciato la vita consacrata. Dispiace che i mondani non possono capire queste cose, altrimenti i conventi e i monasteri verrebbero invasi da una moltitudine di postulanti.

Non mi stupisco affatto che quel ragazzo disabile si sia accorto che in te c'è qualcosa che brilla. Quando una persona è innamorata di Gesù, la grazia di Dio la trasforma in un essere mansueto, dolce e caritatevole che attira la benevolenza delle anime di buona volontà. Ecco perché San Francesco di Sales e il Santo Curato d'Ars riuscivano a convertire tante anime. La carità e la grazia di Dio affascinano persino i pagani, i quali ai tempi di San Paolo rimanevano colpiti nel vedere che i cristiani si amavano come fratelli. Continua ad amare Dio e il prossimo, soprattutto i poveri e i disabili, perché è in base alla carità che si vede se un tale è davvero seguace di Gesù Cristo. Non dobbiamo dimenticarci che un Giorno saremo giudicati sull'amore. Inoltre la carità fraterna è un potente strumento d'apostolato, pensiamo ad esempio a quanti pagani si sono convertiti al cattolicesimo dopo essere stati folgorati dalla carità fraterna dei missionari. Il vero cristiano deve ardere dal desiderio di veder la Santissima Trinità amata da tutti, e per questo motivo deve zelare la salvezza delle anime redente dal Sangue di Cristo.

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali saluti in Cristo Re e in Maria Mediatrice e Corredentrice del genere umano,

Cordialiter




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giovedì 24 giugno 2021

Consigli ad un novizio per conservare il fervore della vocazione

Quando viene ripreso o accusato (anche ingiustamente di cose di poca importanza), eviti di scusarsi, ed ami con affetto speciale chi lo accusa e lo riprende. Ami d'esser disprezzato in tutto, nelle mansioni affidategli, negli abiti, nella stanza, nel vitto, ecc. Non si intrometta a dire il suo parere se non quando viene interrogato. Si mortifichi in tutto secondo la prudenza e l'obbedienza, nel mangiare, nel dormire, nel guardare, nel sentire ecc. Osservi la modestia sia con sé, che con gli altri. Tenga quasi sempre gli occhi bassi, specialmente quando cammina per strada. Conservi il silenzio, fuorché quando bisogna parlare o per la gloria di Dio, o per l'utile proprio o del prossimo. Durante le ricreazioni non alzi la voce, e sfugga i contrasti e tutti i discorsi vani e mondani. Cerchi sempre d'introdurre discorsi devoti, sulla vanità del mondo, sull'amore per Gesù e Maria, sugli esempi dei santi e sul modo di avanzare nel cammino di perfezione. Dopo aver commesso un difetto, faccia subito un atto di umiltà, si penta e si metta in pace. Non desideri niente, ma solo quel che vuole Dio. Non domandi consolazioni. Durante i periodi di aridità di spirito si umilii e si rassegni nelle mani del Signore.




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mercoledì 23 giugno 2021

Testimonianza di una ragazza

Ripubblico la testimonianza di una lettrice del blog rinvigorita nella fede dopo aver partecipato alle "Giornate Universitarie" e agli esercizi spirituali di Sant'Ignazio. 

Carissimo D.,
                     come stai? Leggo dal tuo blog che tantissime giovani che si tenevano in contatto con te hanno deciso di abbracciare la vita religiosa! Il cuore di Maria Santissima Corredentrice sarà colmo di gioia, e questo è anche merito tuo! Con quanta pazienza e sensibilità aiuti tantissimi a trovare la loro strada!

Anche il mio cammino spirituale è fiorito grazie ai tuoi preziosi consigli. Grazie a te sono entrata in contatto con le Servidoras. Ho partecipato alle Giornate Universitarie di Formazione Cattolica. Che esperienza! È stato meraviglioso conoscere tanti ragazzi, che come me non condividono la logica del mondo, ma amano profondamente Gesù e Maria. Ogni tanto mi sento così sola! Non mi interessano più le cose vane: televisione e discoteche non hanno più nessuna attrattiva. Le persone intorno a me, la famiglia e gli amici, non capiscono; e qualche volta ho dei momenti di scoraggiamento. Ma adesso so che ci sono altri come me e non ho più paura della solitudine.

Per grazia di Dio dopo le Giornate di Formazione sono rimasta per gli Esercizi Spirituali. Quei giorni di silenzio sono di un'intensità... assordante! Sono davvero nutrimento per lo spirito e portano un tale numero di doni celesti....! Un'esperienza che ogni cristiano dovrebbe fare con una certa periodicità. Purtroppo sono pochissime le parrocchie che la propongono ai loro fedeli.

Sono ancora in discernimento vocazionale. Non so se è Dio che desidera aspettare a rivelarmi la mia strada o se sono io che sono... sorda! Cerco di mettermi ogni giorno con la preghiera nelle mani di Gesù. Desidero solo fare ciò che a Lui piace. Mi affido alla Divina Provvidenza, che conosce tutti i nostri bisogni.

Ti ringrazio tanto per la pazienza con cui rispondi alle mie lettere e per il preziosissimo lavoro che fai con il blog. Che Dio ti benedica.

Un affettuoso saluto in Gesù e Maria,
(lettera firmata)

Carissima sorella in Cristo,
                                           sono contento che hai partecipato alle Giornate Universitarie di Formazione Cattolica organizzate dall'Istituto del Verbo Incarnato in collaborazione con le Servidoras. Al giorno d'oggi è importantissimo avere una solida preparazione dottrinale, onde evitare di farsi ingannare dai sofismi e dalle menzogne di coloro che vivono come se Dio non ci fosse, e che spesso gestiscono le scuole, le università, la stampa, le televisioni, ecc. C'è bisogno di cattolici coraggiosi e militanti che sappiano contrastare l'avanzata della secolarizzazione della società. Apprezzo il fatto che state cercando di organizzare un gruppo di giovani cristiani legati alla Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato. In questo modo potrete organizzare varie iniziative apostoliche per il bene delle anime, cioè per portarle a Dio; inoltre vi darete aiuto e coraggio a vicenda. Poter condividere con altre persone l'amore per il Redentore Divino, procura una grande gioia. I pagani rimanevano impressionati nel vedere che i cristiani dei primi tempi si amavano gli uni gli altri come fratelli. La carità fraterna è un potente mezzo di apostolato, perché un atto di pura carità vale più di mille parole. 

É meraviglioso sapere che ormai le discoteche, la televisione e le cose mondane della società non ti attraggono più. Quando una persona si innamora di Gesù Cristo, tutte le cose vane della terra non le interessano più, perché perdono ogni valore. Solo Dio è l'unico nostro bene!

Dopo le “Giornate Universitarie” hai fatto benissimo a partecipare anche agli esercizi spirituali di sant'Ignazio di Loyola, i quali sono un'occasione d'oro per riflettere sul vero senso della vita, che non consiste nell'ammassare beni materiali e immergersi nei divertimenti sfrenati. Il nostro scopo su questa terra è di conoscere, amare e servire Dio, per poter poi andare in Cielo ad amarlo per sempre. Tutto ciò che non conduce a questo fine, è vanità delle vanità.

Circa l'elezione dello stato di vita, spero tanto che tu sia stata prescelta da Gesù buono per divenire sua casta sposa abbracciando la vita religiosa. Certo, anche nel mondo è possibile praticare le virtù cristiane, ma è molto più difficile, perché si è costretti a vivere in mezzo a tante preoccupazioni materiali, per non parlare delle innumerevoli tentazioni. Invece in un convento fervoroso e osservante è molto più semplice fare vita devota e ascetica.

Carissima in Cristo, continua a combattere la buona battaglia della fede. La nostra permanenza in questa valle di lacrime è breve, infatti passa in fretta la scena di questo mondo. Tra cento anni al massimo, sia io che scrivo, sia tu che leggi, saremo entrati nell'eternità. Ancora un po' di sofferenza  su questa terra e poi potremo finalmente incontrare Dio. Accettiamo per amore di Cristo le sofferenze di questa vita, e così potremo dimostrare al Redentore Divino di amarlo davvero. Offriamo al Signore le nostre pene per la salvezza delle anime! La Madonna a Fatima disse che molte anime vanno all'inferno perché non c'è nessuno che offre preghiere e penitenze per la conversione dei peccatori. Sacrifichiamoci per il trionfo del Cuore Immacolato di Maria e la maggior gloria della Santissima Trinità!

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Cordibus Jesu et Mariae,

Cordialiter




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martedì 22 giugno 2021

Pace di un giusto che muore

Dagli scritti di Sant'Alfonso Maria de Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa.


Punto I

"Iustorum animae in manu Dei sunt". Se Dio tiene strette nelle sue mani l'anime de' giusti, chi mai potrà strapparle dalle sue mani? È vero che l'inferno non lascia di tentare e d'insultare anche i Santi nella loro morte, ma Dio non lascia di assisterli e di accrescere gli aiuti a' servi suoi fedeli, dove cresce il loro pericolo [...]. Quando il servo d'Eliseo vide la città circondata da' nemici, restò atterrito; ma il Santo gli fece animo dicendo: "Noli timere, plures enim nobiscum sunt, quam cum illis" (4 Reg 6,16). E poi gli fe' vedere un esercito d'Angeli mandati da Dio in difesa. Verrà sì bene il demonio a tentare, ma verrà anche l'Angelo Custode a confortare il moribondo: verranno i SS. Avvocati: verrà S. Michele, ch'è destinato da Dio a difendere i servi fedeli nell'ultimo contrasto coll'inferno; verrà la divina Madre a discacciare i nemici, con ponere il suo divoto sotto il suo manto: verrà sopra tutti Gesù Cristo a custodire dalle tentazioni quella sua pecorella innocente, o penitente, per cui salvare ha data la vita: Egli le darà la confidenza e la forza, che in tal combattimento le bisognano, ond'ella tutta coraggio dirà: "Dominus factus est adiutor meus" (Ps 29,11). "Dominus illuminatio mea, et salus mea, quem timebo?" (Ps 26,1). Preme più a Dio, dice Origene, la nostra salvezza, che non preme al demonio la nostra perdizione; perché assai più ci ama Dio, che non ci odia il demonio: "Maior illi cura est, ut nos ad salutem pertrahat, quam diabolo, ut nos ad damnationem impellat".

Dio è fedele, dice l'Apostolo, non permette che noi siamo tentati oltre le nostre forze: "Fidelis Deus non patietur vos tentari supra id quod potestis" (1 Cor 10,13). Ma direte: Molti Santi son morti con gran timore della loro salute. Rispondo: pochi sono gli esempi, che si leggono di questi tali, che han menata buona vita e poi son morti con questo timore. Dice il Belluacense che il Signore ciò lo permette in alcuni, per purgarli in morte di qualche loro difetto: "Iusti quandoque dure moriendo purgantur in hoc mundo". Del resto di quasi tutt'i Servi di Dio leggesi che son morti col riso in bocca. A tutti dà timore in morte il divino giudizio, ma dove i peccatori dal timore passano alla disperazione, i Santi dal timore passano alla confidenza. Temea S. Bernardo stando infermo, come narra S. Antonino, ed era tentato di diffidenza; ma pensando a i meriti di Gesù Cristo, discacciava ogni timore dicendo: "Vulnera tua, merita mea". Temea S. Ilarione, ma lieto poi disse: "Egredere, anima mea, quid times? Septuaginta prope annis servisti Christo, et mortem times?". E voleva dire: Anima mia, che temi, avendo servito ad un Dio, ch'è fedele, e non sa abbandonare chi gli è stato fedele in vita? Il P. Giuseppe Scamacca della Compagnia di Gesù, dimandato se moriva con confidenza, rispose: E che ho servito a Maometto, ch'io abbia ora a dubitare della bontà del mio Dio, che non mi voglia salvare?

Se mai in morte ci tormenterà il pensiero di aver offeso Dio in qualche tempo, sappiamo che il Signore si è protestato di scordarsi de' peccati de' penitenti: "Si impius egerit poenitentiam, omnium iniquitatum eius non recordabor" (Ezech 18). Ma, dirà taluno, come possiamo star sicuri che Dio ci abbia perdonati? Ciò dimanda anche S. Basilio: "Quomodo certo persuasus esse quis potest, quod Deus ei peccata dimiserit?". E risponde: "Nimirum si dicat: iniquitatem odio habui, et abominatus sum". Chi odia il peccato, può star sicuro che Dio l'ha già perdonato. Il cuore dell'uomo non può star senz'amare: o ama le creature o ama Dio; se non ama le creature, dunque ama Dio. E ama Dio, chi osserva i precetti: "Qui habet praecepta mea, et servat ea, ille est qui diligit me" (Io 14). Chi muore dunque nell'osservanza de' precetti, muore amando Dio; e chi ama Dio, non teme: "Caritas mittit foras timorem" (1 Io 4,18).

Punto II

"Iustorum animae in manu Dei sunt, non tanget illos tormentum malitiae, visi sunt oculis insipientium mori... illi autem sunt in pace" (Sap 3,3). Sembra agli occhi degli stolti che i Servi di Dio muoiano afflitti e contro voglia, come muoiono i mondani; ma no, che Dio sa ben consolare i figli suoi nella loro morte; ed anche tra i dolori della morte fa loro sentire certe grandi dolcezze, come saggi del paradiso che tra poco vuol loro dare. Siccome quei che muoiono in peccato, cominciano sin da sopra quel letto a sentire certi saggi d'inferno, di rimorsi, di spaventi e di disperazione; così all'incontro i Santi cogli atti d'amore che allora fanno più spesso verso Dio, col desiderio e colla speranza che tengono di presto goderlo, già prima di morire cominciano a sentire quella pace, che pienamente poi goderanno in cielo. La morte a' Santi non è castigo, ma premio: "Cum dederit dilectis suis somnum, ecce hereditas Domini" (Ps 126,2). La morte di chi ama Dio, non si chiama morte, ma sonno, sicché ben egli potrà dire: "In pace in idipsum dormiam, et requiescam" (Ps 4,9).

Il P. Suarez morì con tanta pace, che morendo giunse a dire: "Non putabam tam dulce esse mori": non potea mai immaginarmi, che la morte mi dovesse riuscire così soave. Il Cardinal Baronio ammonito dal medico a non pensar tanto alla morte, rispose: e perché? che forse io la temo? io non la temo, ma l'amo. Il Cardinal Ruffense, come narra il Santero, quando andò a morir per la fede, procurò di porsi le migliori vesti che avea, dicendo che andava alle nozze. Quando fu poi a vista del patibolo, buttò il suo bastoncello, e disse: "Ite, pedes, parum a paradiso distamus": via su piedi miei, presto camminate, poco ci è lontano il paradiso. E prima di morire intonò il "Te Deum", in ringraziamento a Dio, che lo facea morire martire per la santa fede; e così tutto allegro pose la testa sotto la mannaia. S. Francesco d'Assisi cantava morendo, ed invitava gli altri al canto. Padre, gli disse Fra Elia, morendo bisogna piangere, non cantare. Ma io non posso (rispose il Santo) fare a meno di cantare, vedendo che tra breve ho d'andare a godere Dio. Una religiosa teresiana, morendo giovinetta, e stando l'altre monache a piangere d'intorno, loro disse: Oh Dio perché piangere? io vado a ritrovare Gesù Cristo mio; rallegratevi meco, se m'amate.

Narra il P. Granata che un certo cacciatore trovò un Solitario lebbroso, che stava morendo, e cantava. Come, disse quegli, stando così puoi cantare? Rispose il romito: Fratello, tra me e Dio non si frappone che il muro di questo mio corpo; ora io vedo caderlo a pezzi, e che si sfabbrica la carcere, e vado a vedere Dio; e perciò mi consolo, e canto. Questo desiderio di veder Dio facea dire a S. Ignazio Martire che se le fiere non fossero venute a torgli la vita, egli le avrebbe irritate a divorarlo: "Ego vim faciam, ut devorer". S. Caterina da Genova non potea soffrire che taluni tenessero la morte per disgrazia, e diceva: O morte amata, quanto sei malveduta! e perché non vieni a me, che giorno e notte ti chiamo? E S. Teresa desiderava tanto la morte che stimava sua morte il non morire; e con tal sentimento compose quella sua celebre canzone: "Muoio, perché non muoio". Tale riesce la morte a' Santi.

Punto III

E come mai può temere la morte chi spera dopo la morte d'esser coronato re del paradiso? "Non vereamur occidi" (dicea S. Cipriano), "quos constat quando occidimur coronari". Come può temere di morire chi sa che morendo in grazia, il suo corpo diventerà immortale? "Oportet mortale hoc induere immortalitatem" (1 Cor 15,53). Chi ama Dio e desidera di vederlo, stima pena la vita e gaudio la morte. "Patienter vivit, delectabiliter moritur", dice S. Agostino. E S. Tommaso da Villanova dice che la morte, se trova l'uomo dormendo, ella viene come ladro, lo spoglia, l'uccide e lo butta nel pozzo dell'inferno; ma se lo trova vigilante, ella come ambasciatore di Dio lo saluta e gli dice: Il Signore ti aspetta alle nozze, vieni ch'io ti condurrò al regno beato, che desideri: "Te Dominus ad nuptias vocat, veni, ducam te quo desideras".

Oh con quanta allegrezza sta aspettando la morte chi si ritrova in grazia di Dio, sperando di veder presto Gesù Cristo, e di sentirsi dire: "Euge serve bone et fidelis, quia in pauca fuisti fidelis super multa te constituam" (Matth 25,21). Oh come allora consoleranno le penitenze, le orazioni, il distacco da' beni terreni e tutto ciò che si è fatto per Dio! "Dicite iusto, quoniam bene, quoniam fructum adinventionum suarum comedet" (Is 3,10). Allora chi ha amato Dio, gusterà il frutto di tutte le sue opere sante. Perciò il P. Ippolito Durazzo della Compagnia di Gesù, quando moriva un religioso suo amico con segni di salvezza, non piangeva, ma tutto si rallegrava. Ma quale assurdo sarebbe, dicea S. Gio. Grisostomo, credere un paradiso eterno e poi compatire chi ci va? "Fateri coelum, et eos, qui hinc eo commearunt, luctu prosequi?". Qual consolazione specialmente sarà allora ricordarsi degli ossequi fatti alla Madre di Dio, di quei Rosari, di quelle visite, di quei digiuni nel sabato, di aver frequentata la di lei Congregazione! "Virgo fidelis", si chiama Maria; oh com'Ella è fedele in consolare in morte i suoi fedeli servi! Un certo divoto della S. Vergine disse morendo al P. Binetti: "Padre, non potete credere la consolazione, che apporta in morte il pensiero di aver servito alla Madonna! Oh padre mio, se sapeste qual contento io sento, per aver servito a questa Madre mia! io non so spiegarlo". Qual gaudio poi apporterà a chi ha amato Gesù Cristo, e che spesso l'ha visitato nel SS. Sagramento, e spesso l'ha ricevuto nella santa Comunione, il vedersi entrare nella stanza il suo Signore col SS. Viatico, che viene ad accompagnarlo nel passaggio dell'altra vita! O felice chi potrà allora dirgli con S. Filippo Neri: "Ecco l'amor mio, ecco il mio amore; datemi il mio amore!".

Ma chi sa (dirà qualcuno) qual sorte mi toccherà? chi sa, se infine farò una mala morte? Ma a te, che parli così, io domando: Che cosa mala rende la morte? solo il peccato; solo dunque il peccato dobbiam temere, non già la morte. "Liquet (dice S. Ambrogio) acerbitatem non mortis esse, sed culpae; non ad mortem metus referendus, sed ad vitam". Vuoi dunque non temere la morte? vivi bene. "Timenti Deum bene erit in extremis".

Il P. La-Colombier tenea per moralmente impossibile che faccia una mala morte, chi è stato fedele a Dio nella vita. E prima lo disse S. Agostino: "Non potest male mori, qui bene vixerit". Chi sta apparecchiato a morire, non teme qualunque morte, benché improvvisa. "Iustus quacunque morte praeoccupatus fuerit, in refrigerio erit" (Sap 7,7). E giacché non possiamo andare a godere Dio, se non per mezzo della morte, ci esorta S. Gio. Grisostomo: "Offeramus Deo, quod tenemur reddere". Ed intendiamo che chi offerisce a Dio la sua morte, fa un atto d'amore il più perfetto che può fare verso Dio; poiché abbracciando di buona voglia quella morte che piace a Dio, ed in quel tempo e modo che vuole Dio, egli si rende simile a' santi Martiri. Chi ama Dio, bisogna che desideri e sospiri la morte; perché la morte ci unisce eternamente con Dio, e ci libera dal pericolo di perderlo. È segno di poco amore a Dio il non aver desiderio di andar presto a vederlo, con assicurarsi di non poterlo più perdere. Frattanto in questa vita amiamolo quanto più possiamo. A questo solo dee servirci la vita, per crescere nell'amore; la misura del nostro amore, con cui ci troverà la morte, sarà la misura dell'amar che faremo Dio nella beata eternità.


[Brano tratto da "Apparecchio alla morte" di Sant'Alfonso Maria de Liguori]




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lunedì 21 giugno 2021

Salvato dalla Madonna

Alcuni sentono un ardente desiderio di entrare in convento, ma il ricordo dei peccati commessi prima di convertirsi davvero a Dio, li fa credere indegni dello stato religioso. Sant'Agostino in gioventù non fu un peccatore? Eppure dopo la conversione venne elevato addirittura all'episcopato. Ma sentite quest'altro fatto raccontato da Sant'Alfonso Maria de Liguori nel suo capolavoro intitolato “Le Glorie di Maria”.

Nelle Fiandre (la regione settentrionale dell'attuale Belgio), vi erano due studenti che invece di applicarsi seriamente agli studi, se la spassavano allegramente tra feste, pranzi ed altri divertimenti mondani. Una notte andarono a casa di una “mala femmina”. Dopo un po' di tempo, uno dei due studenti se ne ritornò al suo domicilio, mentre l'altro restò ancora un po'. Quello che era ritornato al domicilio, pur essendo in peccato mortale, prima di mettersi a letto volle recitare alcune preghiere alla Madonna, come era solito fare (forse era una devozione che imparò dalla mamma quando era bambino). Recitò mezzo addormentato e frettolosamente le preghiere, poi si mise a dormire vinto dal sonno. A un certo punto della notte, sentì bussare alla porta di casa, e poi subito dopo vide l'orribile anima del suo amico nella stanza, il quale gli disse che uscendo dall'infame casa di quella donna, morì soffocato, ed essendo in peccato mortale, era stato condannato all'inferno eterno. Inoltre disse che quella stessa notte, anche lui sarebbe dovuto morire per castigo divino, ma la Madonna lo aveva salvato a causa di quella devozione mariana che praticava. E così l'anima dannata disparve. Lo studente sopravvissuto era sconvolto e terrificato per l'apparizione avuta, ma proprio in quel momento sentì suonare la campana di un convento francescano lì vicino, che chiamava i frati alla preghiera del mattutino. Si pentì della vita scellerata che aveva condotto, e si recò dai frati per raccontare la sua storia ed essere accolto nel loro ordine per fare penitenza tutto il resto della vita. Per strada venne trovato il cadavere del suo amico dannato, e i frati credettero al suo racconto. L'ex studente non solo visse santamente, ma ebbe la grazia di essere spedito in missione per convertire altre anime a Dio. Morì martire in terra di missione. Grazie alla devozione alla Madonna passò da una casa malfamata alla patria del Cielo.




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domenica 20 giugno 2021

Gesù Eucaristia

Tempo fa un'assidua lettrice del blog mi ha detto che stava cercando un buon monastero di clausura in cui fare adorazione Eucaristica...

Caro fratello in Cristo,
                                         ti saluto con affetto. È ormai da più di un mese che seguo il tuo blog vocazionale, del quale sono molto entusiasta. Mi ha aiutato molto nella mia scelta sullo stato di vita da eleggere (e per il quale sto lottando dall'inizio di quest'anno per riuscire a realizzare ciò che ho nel cuore). Un po' tardi, forse... (ho compiuto 35 anni a Gennaio). Sono ormai più che convinta di entrare in un monastero di stretta clausura, e ne sono molto felice. Sono, però, un po' in ansia perchè non ho ancora compreso il carisma dove consacrarmi. Spero tu mi possa, in qualche modo, essere d'aiuto. Recentemente ho effettuato un ritiro di 4 giorni presso il Monastero di […] e mi sono innamorata della loro spiritualità; ma, dopo aver parlato con la superiora, sono stata messa, per così dire, "in lista d'attesa", nel senso che mi ha detto che dovrei aspettare uno o due anni, perchè, parlando con la Madre generale, ha avuto l'ordine di farmi aggregare con altre 5 ragazze (per fare la formazione insieme) che ancora devono terminare gli studi. Non volendo aspettare, quindi, per illuminazione del buon Dio, ho pensato di cercare un altro Ordine. Cosa che, però, a quanto mi è sembrato (ricercando nei siti dei Monasteri femminili), è molto complessa, più che altro per la grande quantità di carismi... ed inoltre, quasi tutti ubicati nel nord Italia, e per me, non è facile andare, per ora, molto distante dalla mia zona. Spero di non averti fatto spazientire. Unita in preghiera con Gesù Cristo e Maria Santissima ti saluto con affetto sperando in un riscontro.

(Lettera firmata)

P.S. non ho ancora trovato un buon direttore spirituale.


Cara sorella in Cristo,
                                        gioisco ogni volta che qualche persona mi confida che desidera abbandonare il mondo e abbracciare la vita religiosa. Coloro che hanno la vocazione devono essere grati a Gesù buono per essere stati prescelti tra tanti altri. Nell'ora della morte, quando sarà imminente il momento di presentarsi innanzi a Cristo Giudice per rendere conto della propria vita, comprenderanno meglio quanto sia stato prezioso il dono della chiamata alla vita religiosa. Inoltre le suore dovrebbero avere una gratitudine particolare verso Gesù. Infatti, le donne che si sposano con gli uomini di mondo, spesso si pentono poiché ricevono dai loro mariti maltrattamenti e tradimenti (il Vangelo insegna che si tradisce la propria moglie anche semplicemente desiderando altre donne). Insomma, un conto è essere sposa di un povero peccatore (noi umani siamo tutti peccatori), altro conto è essere sposa del Redentore Divino. Se tutte le donne comprendessero questi discorsi, difficilmente si lascerebbero ingannare da quegli uomini che promettono di renderle felici e invece le farebbero solo soffrire.

Non sono stupito del fatto che tu non abbia ancora trovato una valida guida spirituale. Purtroppo, è difficile trovarne una davvero adatta a tale scopo. Deve essere una persona esperta di ascetica, altrimenti i suoi consigli rischiano di essere inefficaci o addirittura dannosi. Ahimè, oggi si preferisce studiare i manuali di psicologia anziché quelli di ascetica. Alle anime amanti della perfezione cristiana e desiderose di approfondire questa materia, consiglio di leggere il celebre ed autorevole “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica” di Padre Adolfo Tanquerey.

Per quanto riguarda la tua situazione, penso che far aspettare una ragazza altri due anni nel mondo mi sembra un pericolo per la vocazione. Del resto, nulla capita per cieco caso, poiché non cade foglia che Dio non voglia. Se il Signore ha voluto o permesso questo imprevisto, certamente ci sarà una motivazione che noi adesso ignoriamo. Comunque, anche io se fossi nella tua situazione cercherei di trovare qualche altro ordine religioso con una spiritualità simile, cioè incentrata sull'adorazione Eucaristica, che a te piace tanto. Nella lettera che ti ho inviato in privato ti ho segnalato alcuni monasteri della tua regione. Qualsiasi cosa deciderai di fare, ti incoraggio a perseverare sulla strada della vocazione religiosa! La vita claustrale è una vita semplicemente splendida! La gente ti criticherà quando verrà a sapere che sei diventata monaca di clausura, ma non devi prendere in considerazione le critiche della gente, il mondo non capisce quanto sia bello vivere uniti a Dio e trascorrere la vita amando il Signore e adorandolo nel Santissimo Sacramento.

Approfitto dell'occasione per porgerti cordiali saluti in Gesù e Maria,

Cordialiter




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sabato 19 giugno 2021

I due gran mezzi per farsi santo: desiderio e risoluzione

Brani tratti da "Riflessioni divote", di Sant'Alfonso Maria de Liguori.



Tutta la santità consiste nell'amar Dio: l'amor divino è quel tesoro infinito in cui acquisteremo l'amicizia di Dio (...). Iddio è pronto a donarci questo tesoro del suo santo amore, ma vuole che noi molto lo desideriamo. Chi poco desidera qualche bene poco si affatica a ritrovarlo. (...) E così chi poco ambisce di avanzarsi nell'amor divino in vece d'infervorarsi alla perfezione andrà sempre più raffreddandosi, e seguendo a raffreddarsi starà in gran pericolo di cader finalmente in qualche precipizio. All'incontro chi aspira con grande brama alla perfezione, e si sforza ogni giorno di avanzar cammino, a poco a poco col tempo vi giungerà. Dicea s. Teresa: Dio non fa molti favori, se non a chi molto desidera il suo amore. Ed in altro luogo: Dio non lascia senza paga qualunque buon desiderio. Onde la santa esortava tutti a non avvilire i nostri desideri, perché, confidando in Dio (dicea), e sforzandoci a poco a poco potremo giungere ove giunsero i santi.

È un inganno del demonio (secondo il sentimento di detta santa) il pensare che sia superbia il desiderare di farci santi. Sarebbe superbia e presunzione se confidassimo nelle nostre opere o ne' nostri propositi; ma non, se tutto speriamo da Dio; sperandolo da Dio, egli ci darà quella forza che noi non abbiamo. Desideriam dunque con gran desiderio di arrivare ad un sublime grado d'amor divino e diciamo con coraggio: Omnia possum in eo qui me confortat. E se non lo troviamo in noi questo gran desiderio, almeno cerchiamolo instantemente a Gesù Cristo ch'egli ce lo darà.

Passiam ora al secondo mezzo della risoluzione. I buoni desideri debbono essere accompagnati dall'animo risoluto di sforzarci d'acquistare il bene desiderato. Molti desiderano la perfezione, ma ne prendono mai i mezzi: bramano d'andare in un deserto, di fare gran penitenze, grande orazione, di sopportare il martirio; ma tali desideri tutti poi si riducono a mere velleità, le quali in vece di giovare loro fanno più danno. Questi son quei desideri che uccidono il pigro (...). Mentre pascendosi di quei desideri inefficaci non attende a togliersi i difetti, a mortificare i suoi appetiti, a soffrir con pazienza i disprezzi e le cose contrarie. Desidera di fare gran cose, ma incompatibili col suo stato presente e frattanto cresce nelle imperfezioni: in ogni avversità si disturba, ogni infermità lo rende impaziente e così vive sempre imperfetto, ed imperfetto se ne muore.

Se dunque veramente vogliamo farci santi risolviamoci per 1. a fuggire ogni colpa veniale per minima che sia. Per 2. stacchiamoci da ogni affetto a cose di terra. Per 3. non lasciamo mai i soliti esercizi di orazione e di mortificazione per quanto sia il tedio e la svogliatezza che vi troviamo. Per 4. meditiamo ogni giorno la passione di Gesù Cristo che infiamma d'amor divino ogni cuore che la medita. Per 5. rassegniamoci con pace alla volontà di Dio in tutte le cose contrarie. Diceva il p. Baldassarre Alvarez: Chi si rassegna ne' travagli al volere divino corre a Dio per le poste. Per 6. domandiamo continuamente a Dio il dono del suo s. amore.

Risoluzione, risoluzione, diceva s. Teresa: Di anime irresolute non ha paura il demonio. All'incontro chi si risolve da vero di darsi a Dio ben supererà quel che gli pareva insuperabile. Volontà risoluta vince tutto. Procuriamo di rimediare al tempo perduto; il tempo che ci resta diamolo tutto a Dio. Tutto il tempo che non si spende per Dio è tutto perduto. E che aspettiamo? che Dio ci abbandoni nella nostra tepidezza, la quale poi ci conduca all'ultima ruina? No, facciamoci animo e viviamo da ogg'innanzi con questa santa massima: Si dia gusto a Dio e si muoia. Queste anime così risolute il Signore le fa volare nella via della perfezione.

Chi desidera d'esser tutto di Dio bisogna che risolva per 1. di non commetter mai alcun peccato veniale per minimo che sia. Per 2. di darsi a Dio senza riserba e perciò non lasciar d'eseguire ogni cosa ch'è di gusto di Dio (...). Per 3. eleggere fra le opere buone quella di maggior gusto di Dio. Per 4. non aspettare il domani: quel che può farsi oggi oggi si faccia. Per 5. pregare ogni giorno Iddio a farci crescere nel suo amore. Coll'amore si farà tutto, senz'amore non si farà nulla. Bisogna dare il tutto per acquistare il tutto. Gesù ci ha dato tutto sé acciocché siamo tutti suoi.

Povero me, o Dio dell'anima mia! da tanti anni sto sulla terra e quale avanzo ho fatto nel vostro amore? l'avanzo mio è stato nei difetti, nell'amor proprio e ne' peccati! E avrò io da fare questa vita sino alla morte? No, Gesù mio Salvatore, aiutatemi, non voglio morire così ingrato come vi sono stato sinora. Io voglio amarvi da vero e voglio lasciar tutto per dar gusto a voi. Datemi voi la mano, Gesù mio, che avete sparso tutto il vostro sangue per vedermi tutto vostro. Sì, tale voglio essere colla grazia vostra. M'accosto alla morte, aiutatemi a sciogliermi da ogni cosa che m'impedisce d'esser tutto di voi che m'avete tanto amato. Fatelo per li meriti vostri, da voi lo spero. E lo spero anche da voi, o madre mia Maria; colle vostre preghiere che tutto possono appresso Dio ottenetemi la grazia d'esser tutto suo. 





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venerdì 18 giugno 2021

Santa povertà

Circa la perfezione della santa povertà, è necessario che ogni religioso si spogli da ogni affetto alle cose terrene. L'amore per le cose terrene è come una catena che impedisce all'anima di volare a Dio. Al contrario, la povertà è una grande ala che fa volare al cielo. O beata povertà volontaria! Chi è volontariamente povero, non teme di perdere nulla ed è sempre con l'animo gioioso. A tal fine Gesù Cristo per nostro bene volle darci il buon esempio vivendo poveramente su questa terra fin dalla nascita a Betlemme, ove nacque in un'umile stalla, ed ebbe come culla una mangiatoia per animali. Un'anima che ama assai Gesù Cristo, disprezza i beni della terra e li considera come sterco, come faceva l'eroico San Francesco d'Assisi. Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum caelorum (Matth. V, 3). Beati i poveri in spirito, poiché di essi è il regno dei cieli. Diceva Santa Teresa d'Avila che quanto più saremo poveri su questa terra, tanto più godremo nell'eternità, conformemente all'amore col quale avremo imitato la vita di Gesù Cristo. Le ricchezze possono essere paragonate alle spine, poiché quanto più sono maggiori, tanto più pungono e tormentano l'anima con le sollecitudini, coi timori di perderle e col desiderio di accrescerle. “Avarus terrena esurit ut mendicus”, disse il dotto San Bernardo di Chiaravalle. In effetti gli avari soffrono di fame come mendicanti, poiché non giungono mai a saziarsi dei beni che desiderano; ne vorrebbero sempre di più, e vivono sempre inquieti. Oh che tesoro godono i religiosi che non possiedono niente e niente desiderano in questo mondo! Essi godono la vera pace, che vale più di tutti i beni della terra, i quali non possono saziare il cuore dell'uomo, poiché è stato creato per amare Dio, e solo in Lui può trovare la felicità.




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