giovedì 16 settembre 2021

"Benedetto il Signore, che addestra le mie mani alla guerra"

Ripubblico un post scritto da Laudem Gloriam.


Stavo usando un vecchio ferro da stiro che -non si sa per intercessione di quale santo del Carmelo, continuava misteriosamente a funzionare- sulle lenzuola, quando venne a trovarmi la Maestra di Noviziato. Il sole era alto e faceva caldo, solo un filo di vento rinfrescava l'aria afosa.

"Vedi? L'abito carmelitano ricalca quello dei Crociati. D'altronde, le origini dei Carmelitani, sul Monte Carmelo, risalgono alle Crociate, quando dei penitenti e pellegrini, iniziarono a vivere eremiticamente lì dove il Profeta Elia, nel Nome del Signore degli Eserciti, vinse i sacerdoti di Baal.", mi disse. La cappa bianca sopra l'abito come i mantelli candidi dei crociati, il soggolo come la maglia ad anelli di metallo, che stava sotto l'elmo, lo scapolare con le effiggi del Signore che si serve.. e, non per ultimo, S. Paolo quando parla dell'armatura dei credenti, cintura ai fianchi, e scudo della fede stretto sul braccio.

Mi furono particolarmente illuminanti le parole della Maestra di Noviziato, e guardai con occhi nuovi alcune cerimonie tipiche del Carmelo. Nel Coro monastico, a differenza di altri Ordini, vige una disciplina quasi "militare", lieta a fraterna, e, durante la Messa o le Ore Liturgiche, non c'è un movimento lasciato al caso, ma le due ali del coro delle monache si muovono in sincronia o a coppie durante l'uscita e l'ingresso, tanto da farmi venire in mente quegli eserciti disciplinati, che, all'ordine dei segnali della Priora (ora un tocco della sua mano sul banco, ora il dare la nota iniziale del canto, ora un'altro cenno), obbediscono secondo un ordine comune ben noto a tutte.

"Elia rispose: «Per la vita del Signore degli eserciti, alla cui presenza io sto, oggi stesso io mi presenterò a lui»" (1Re 18, 15)

Il Profeta Elia, Padre spirituale dell'Ordine del Carmelo, era alla presenza costante del Signore degli Eserciti, e questa è la vita della Carmelitana Scalza, al servizio delle Schiere del Signore, con la lancia della nuda fede, con la cotta dell'Amore ardente, in pugno il giavellotto della fiducia e dell'abbandono nel Nome del Signore.

La vita cristiana, specialmente per chi ha una vocazione particolare -non ci si illuda- è una dura battaglia: ma abbiamo un Principe, il Figlio del Re come Condottiero divino, e per vincere questa guerra che il nostro nemico ci muove costantemente, non dobbiamo nè agitare le spade, nè fremere di rabbia. L'unica vittoria sta in chi, davanti al nemico in preda all'ira, si rifugia sotto le Ali pacifiche del Principe della Pace, Gesù Cristo, e alza fiduciosa a Lui gli occhi, Lui, nostro Condottiero e Sposo, affinchè combatta Lui per noi la terribile battaglia che ci viene mossa.

Benedetto il Signore, mia roccia,
che addestra le mie mani alla guerra,
le mie dita alla battaglia,

mio alleato e mia fortezza,
mio rifugio e mio liberatore,
mio scudo in cui confido,
colui che sottomette i popoli al mio giogo.

Signore, lancia folgori e disperdili,
scaglia le tue saette e sconfiggili!

Stendi dall'alto la tua mano,
scampami e liberami dalle grandi acque!

(Sal 144)

In Cristo Vincitore,

Laudem Gloriam


lll




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